Capitolo 9.

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Sono arrivato alla mia meta.

Prima di varcare la soglia prendo un respiro profondo.
Cammino lentamente tra quei blocchi di marmo; sono tutti uguali, nessuno dice una parola, ma è pieno di storie da ascoltare.

Ho raggiunto la persona che cercavo.
Sono di fronte a lei, a testa bassa, con la voce spezzata:
- Ciao Maggie, scusa se non sono venuto a trovarti prima, ma i cimiteri proprio non li sopporto. Non ti ho mai detto quanto tu sia stata importante per me, forse perché non me ne rendevo conto. Se solo fossi ancora viva, avrei mille domande da porti. Sai, sto facendo un casino con la mia vita. A volte mi chiedo se sia ancora degna di essere vissuta.
Non so che fare Maggie, sono di fronte ad un bivio: l'amore di Dylan ed una vita difficile, o il futuro ideale ma privo di sentimenti con Colette?
Mi manchi Mag -

Passo qualche minuto in silenzio, fino a quando una voce familiare mi richiama tra i vivi:
- Jonathan, che ci fai qui? -
- Mamma. Niente -
- Amore mio -

Mi stringe in un abbraccio, uno di quelli che mi dava da bambino:
- Mi dispiace per lei -
- Anche a me -
- Le volevi bene, vero? -
- Molto - una lacrima mi scende.
- Sono certa che anche lei te ne volesse, Jonathan -
- Lo spero -
- Dai piccolo, torniamo a casa, sta iniziando a piovere -

[...]

È ormai sera. I miei sono usciti con gli Smith, mentre Travor è in camera sua con la Playstation.

Approfitto di questo silenzio per fumarsi una sigaretta in tranquillità.
Alzo lo sguardo verso il ciliegio. È molto vecchio, chissà quanti amori a visto sbocciare ed appassire in questo giardino.

- Jona -
- Vattene via, Dylan -
- Scusa -
- Vattene ho detto -
- Credi che si facile per me? - sorride con amarezza - Credi che i miei sappiano che sono gay? Forse mi caccerebbero di casa -
- Mia madre si ucciderebbe -
- Jona, come siamo arrivati a questo? -
- Non lo so, non me lo ricordo -
- So che vorresti che non mi fossi mai trasferito qua ma -
- Ti sbagli - lo interrompo.
- Certo, come no -
- Non rimpiango nulla. Voglio stare con te ora, solo con te -
- È impossibile, Jonathan -
- Niente è impossibile se lo vuoi -
- Dio! Sii serio! Tu vedi un futuro con me per caso? Eh? - urla.
- Ce la faremo, fidati! -
- Come? Non posso darti niente, niente. Ma mia sorella, lei può darti tutto, amore, un figlio -
- Questi non sono problemi, i figli si adottano! -
- Ma non è l'unico problema! Jonathan! Apri gli occhi, sei un bambino cresciuto -
- Ma io voglio te! Voglio noi! -

Fa una pausa:
- C'è ancora un noi? - sussurra.

Spengo la sigaretta e mi avvicino a lui. Appoggio la mia mano sulla sua guancia coperta da un impercettibile strato di barba:
- C'è stato fin dal primo giorno, Dylan -

Ci baciamo. Avere le sue labbra calde sulle mie penso sia una delle più belle sensazioni che abbia mai provato.
Ogni volta che le nostre bocche si incontrano, nel mio stomaco esplodono centinaia di farfalle. Non mi è mai capitato con nessun altro.

Se questo è amore, prima di lui, il mio cuore non conosceva alcun amore.

Ci stacchiamo l'uno dall'altro appena in tempo. Colette irrompe nel silenzio con la sua vocetta acuta:
- Jonathan! Che fai qui fuori? -
- Grazie della considerazione - dice sarcasticamente Dylan, strappandomi un sorriso.
- Uff, che noioso che sei. Dai Jona, vieni in camera mia -

Dylan mi guarda quasi sconsolato, come a darmi l'approvazione per andare con lei.

- Scusa Colette, sto poco bene. Me ne vado a dormire -

Mi volto e cammino verso la porta; nel passare sfioro con le dita la mano di Dylan.

È inutile, al cuore non si può imporre nulla. Non so di preciso cosa provo per Dylan, ma qualunque cosa sia, è solo nostra e mi sento in dovere di proteggerla.

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