~Scheggia Rossa~

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Scarlett Reid scese dall'autobus sospirando di sollievo, felice di allontanarsi da tutta quella confusione. Odiava gli autobus, ma casa sua era troppo lontana dalla scuola per farsela a piedi, ma avrebbe pagato oro pur di non sentire tutte le stupide chiacchiere e urla delle persone.

Una volta in vicina al portone di casa, prese le chiavi dalla giacca a vento a cui era particolarmente affezionata, nonostante sapesse che presto avrebbe dovuto cambiarla con una giacca più pesante, si avvicinò alla porta e la aprì

«Mamma! Sono a casa!» Urlò per farsi sentire.
Casa sua non era così grande, ma era capitato che sua madre, magari perché distratta, non la sentisse e ogni volta rischiava un infarto vedendola apparire improvvisamente davanti a sé, come un fantasma.
Scarlett ogni volta si metteva a ridere, ma non poteva non pensare che un giorno sua madre ci avrebbe lasciato le penne.

'Finalmente a casa!' Pensò sollevata.

Non ebbe neanche il tempo di finire il pensiero, che vide sua sorella minore andarle incontro, abbracciandola di scatto.

La sua sorellina Margaret, un metro e cinquanta di caos, cambiava spesso umore. Difficilmente potevi capire se da lì a poco ti avrebbe rivolto parole affettuose o dato uno schiaffo.

Margaret si allontanò velocemente, guardandola male e colpendola al braccio.

«Muoviti che il pranzo è pronto!» Poi si girò e se ne andò, i suoi lunghi capelli mossi le svolazzarono attorno. Se c'era una cosa che Scarlett le invidiava erano proprio i capelli.
Solo i capelli.

'Ma che adorabile sorellina che mi ritrovo'
Si ritrovò a pensare con sarcasmo, alzando gli occhi al cielo.

Si diresse verso la sua camera, aprendo la porta con su scritto: "Lasciate ogni speranza voi che entrate".
Aveva decorato la sua stanza con frasi di libri e serie tv, le sue preferite ovviamente, e quando si era ritrovata a decidere quale frase mettere sulla porta, trovò abbastanza divertente mettere una frase come quella della Divina Commedia.

Posò lo zaino sul letto -o sarebbe meglio dire che lo scaraventò- e andò nella stanza da pranzo, dove si trovava la tavola già apparecchiata, sedendosi con la sua solita eleganza da elefante.

Margaret la guardò male, ancora, ma Scarlett la ignorò, sua madre invece non ci fece neanche caso.

«Allora, Scarlett, com'è andata a scuola? Ti vedo un po' giù»
disse mentre la osservava.

Scarlett iniziò a mangiare e infine rispose: «Odio gli autobus, tutto qui.»
Poi iniziò a parlare della sua giornata.

La vita di Scarlett era monotona, molto monotona, ogni giorno faceva sempre le stesse cose: si alzava, andava a scuola, veniva come al solito ignorata, tornava, mangiava, faceva i compiti, leggeva, mangiava, e poi andava a letto, e il giorno dopo doveva fare di nuovo tutto da capo. Forse era anche per questo che si era lasciata convincere ad andare a quella festa.
Luisa, forse l'unica ragazza della sua classe non cosi antipatica, le aveva parlato di questa festa che si sarebbe svolta proprio quella sera, aveva insistito un po' continuando a dire "Non è niente di che, una festa tranquilla, per cambiare un po'!"
Scarlett, alla fine, si era lasciata convincere.

Sperava davvero di non pentirsene amaramente.

Quando Scarlett disse a sua madre di dover andare a una festa, quasi sperava che sua madre glielo vietasse, ma ovviamente le sorrise e le disse: «Ma certo che puoi andarci!»

'Dovrò andare davvero a quella festa, povera me!
Beh, dai, Scarlett è solo una festa, puoi farcela.'

Le ultime parole famose.

Ma Scarlett si sarebbe terribilmente pentita di quella scelta. Otto ore dopo, si ritrovò a passeggiare nel buio della notte, mentre combatteva contro la voglia di sbattere la testa da qualche parte pur di farla stare ferma.

Non andrò mai più ad una festa, neanche se minacciano di uccidermi

Scarlett continuava a camminare -sarebbe più appropriato dire che barcollava - in mezzo alla strada, noncurante del fatto che una macchina potesse passare all'improvviso e prenderla di petto.

Ma il fatto era che in quel momento ben poco le sarebbe importato.

Arrivata alla festa si era resa conto che non fosse affatto "niente di che" come aveva detto quell'essere chiamato Luisa.
Aveva deciso di andare alla festa da sola, era abbastanza vicino da casa e sua madre si fidava di lei. Appena arrivata a qualche metro di distanza dalla festa -che si trovava in un locale- le venne voglia di fare dietrofront.

C'erano tantissime persone, riusciva a vederle anche da fuori, per non parlare della musica che le spaccava i timpani già da fuori.

Stava davvero per tornare a casa quando purtroppo la sua cara, e orribile, quasi amica Luisa la vide e la trascinò dentro, le fece conoscere i suoi amici, tutti abbastanza carini e simpatici, ma Scarlett capiva a malapena le loro parole, la musica era troppo alta, davvero troppo.
Sentiva il cuore tremare, l'intero corpo scosso, e non era una sensazione piacevole.

Poi la situazione era degenerata, non sapeva neanche come si era ritrovata a bere una strana bevanda, si era innervosita, aveva bevuto ancora, aveva litigato con gli amici della sua compagna di scuola e infine era uscita con la scusa di aver bisogno di una boccata d'aria.

Sospirò, frustata e delusa di non essere riuscita a tenere sotto controllo la situazione, si appoggiò ad un palo della luce, con la testa che continuava a girare.

Con un altro sospiro provò a guardarsi intorno. Vide case e case diroccate e capì di essersi allontanata dalla festa decisamente troppo. Conosceva quel quartiere e sapeva che stare di notte, da soli, su quella strada, mezzi ubriachi, non era una cosa buona.

Cercò di soffocare la parte paranoica di sé, si girò dall'altra parte e iniziò a camminare, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Si trovava dall'altra parte della strada, vicino al marciapiede e in mezzo a delle erbacce, sarebbe stato quasi nascosto eppure lei lo aveva visto. Per una frazione di secondo aveva visto qualcosa brillare.
Guardò meglio, indecisa se avvicinarsi o meno, poi la luna tornò di nuovo ed eccolo ancora.
Alzò la testa e notò la luna piena.

Era un po' più grande del solito e anche più bianca o magari era solo lei che aveva bevuto troppo, intorno alla luna c'erano diverse nuvole scure, quindi, molto probabilmente, si sarebbe messo a piovere a breve.

'C'è la luna piena, magari mi trasformo in un licantropo, oh santo cielo, quanto odio i licantropi, molto meglio i vampiri'

Abbassò di nuovo lo sguardo e si avvicinò, quasi inconsciamente, all'altra parte della strada.
Lentamente si abbassò e finalmente vide di cosa si trattasse.

Sembrava una scheggia di vetro, di colore rosso cremisi, era grande quanto una sua unghia e sembrava particolarmente tagliente, Scarlett fece molto attenzione a toccarla.

Si alzò in piedi continuando a guardarla, alzò il braccio e la posizionò davanti alla luna, sorrise come una stupida quando notò il modo in cui brillava.

'È così bella! Così rossa, lucente, tagliente, come un vampiro'

Scosse leggermente la testa cercando di tornare in sé. Che c'entravano i vampiri con una scheggia rossa?

Mentre continuava a guardarla successe una cosa strana.
Iniziò a sentire caldo, all'inizio era come un leggero venticello, paragonabile a quello che si può avvertire d'estate, ma il calore iniziò ad aumentare in modo troppo drastico per essere naturale.
Diventò insopportabile, le impediva di respirare bene, goccioline di sudore sparse sulla sua fronte e sul collo, la sua pelle bollente.
Non era normale.

'Che diavolo c'era in quel bicchiere?'

Il calore continuò a crescere. Bruciava dall'interno, ogni muscolo, osso, vena sembrava aver preso fuoco

Cercò di respirare. Una mano andò al collo in un inutile tentativo di respirare meglio. Strinse le dita intorno alla scheggia rossa e urlò quando sentì quella punta di dolore in mezzo alla lava incandescente che sentiva dentro di sé.

Il caldo si alzò, troppo per un qualsiasi corpo umano.
Chiuse gli occhi e perse i sensi, mentre l'inferno la divorava.

The Sons Of Elements - I Guardiani  (In revisione)Where stories live. Discover now