~Prologo

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In questa storia sono presenti scene di sesso e di violenza, quindi se non avete almeno 14 anni, vi invito a non leggere.

Ma lo leggerete comunque, quindi. Buona lettura! :)

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MINE

~Prologo

Londra, 10 Novembre 1950.

Due famiglie, un contratto per i propri interessi.

Due firme : Blake, Malik.

Due ragazzi destinati ad incontrarsi.

La loro storia inizia così.

Italia, 15 Luglio 2014.

Stavo camminando per le strette vie della mia città in Italia. Nonostante fosse Luglio, il tempo non prometteva nulla di buono. Mi stringevo nella mia giacca azzurra, riparandomi dal vento che mi scompigliava i lunghi capelli biondi. La vibrazione del cellulare che tenevo nella tasca dei jeans mi fece sobbalzare. Lo presi, era mia madre.

-"Pronto, mamma?"

-"L-Lorelay.." la sua voce sembrava spezzata dal pianto.

-"Mamma stai piangendo?" mia madre non aveva mai pianto, il ché mi fece preoccupare.

-"No, piccola, ma vieni a casa." la sua voce suonò come una supplica, così, anche se lei non poteva vedermi, annuii.

-"Arrivo." dissi, prima di terminare la chiamata. Riposi il cellulare nella tasca, guardandomi intorno, notando che non c'era molta gente in giro. Aumentai il passo, nonostante non fissi molto lontana da casa mia, ma volevo davvero sapere che stava succedendo.

Arrivai solo dopo qualche minuto e mi affrettai ad aprire la porta principale. Entrando, vidi un uomo seduto davanti ai miei genitori, che stringeva tra le mani un foglio di carta. Ero preoccupata, non capivo cosa stava succedendo. Chi era quell'uomo? Cosa c'era scritto in quel foglio?

-"Mamma che sta succedendo?" il mio tono era più simile ad un sussurro. Mia madre cercò di parlare ma non ci riuscii, i singhiozzi le impedivano di farlo.

L'uomo si avvicinò a me porgendomi il foglio. Era ingiallito ma non stropicciato. Sembrava antico ma conservato con cura. Lo presi tra le mani, ma non lo lessi subitio; prima alzai lo sguardo verso la persona che stava davanti a me.

-"Cos'è?" chiesi, stranita e preoccupata allo stesso tempo.

-"Un contratto." rispose, ovvio.

I miei occhi scesero a guardare le scritte di quel sottile pezzo di carta. Parlava di due famiglie, di un contratto stipulato più di cinquant'anni prima che diceva che la primogenita della famiglia Blake, ossia la mia, era stata venduta al primogenito della famiglia Malik, per gl'interessi di entrambe le famiglie, e che, all'età di diciotto anni, diventava di sua proprietà. Quasi persi un battito capendo che la ragazza di cui parlava il contatto, ossia la prima e unica figlia dei Blake, ero io.

-"È illegale." sibilai, stringendo tra le mani il 'contatto' ed alzando lo sguardo.

-"Adesso si, ma è stato stipulato con una vecchia legge, quindi in teoria è legale." il moro davanti a me, prese il foglio dalle mie mani, riponendolo in una valigetta. Non potevo credere che stesse dicendo sul serio e ancor meno che i miei genitori non stessero facendo nulla per impedirlo.

-"Voi non potete farlo! Io non sono un oggetto!" quasi urlai, lacrime salate si stavano facendo spazio sul mio viso, nonostante cercassi di non piangere.

-"Noi non vogliamo..." fu mio padre a parlare, prima di venire interrotto dall'uomo, adesso, accanto a me.

-"Ma è un contratto, firmato dai tuoi nonni. Quando compi diciotto anni?" chiese ancora l'uomo, del quale notai di non conoscere ancora il nome. Era alto, robusto, aveva i capelli castani, lisci, gli occhi verdi. Sembrava avere più o meno l'età di mio padre.

-"Tra...tre giorni." sussurrai, abbassando lo sguardo.

-"Verrò a prenderti la mattina successiva, per portarti dalla famiglia Malik. Abitano a Londra."

-"Londra? Ma è dall'altra parte del mondo!" urlai, sapevo che non era poi così distante, ma per me era già abbastanza lontana. Mi sarei ritrovata sola, in un luogo che non conoscevo.

Lui m'ingnorò e, salutando i miei, andò via, chiudendo la porta alle sue spalle.

Guardai i miei genitori per qualche secondo, prima di salire le scale che portavano in camera mia, lasciandomi cadere sul letto, iniziando a piangere. Mi sentivo un oggetto. Beh, in questo momento mi stavano trattando come tale. Sembrava che a nessuno importasse di me e di ciò che provavo. Speravo solo che a Londra mi avrebbero trattata bene, aspettando che tutto questo si sistemasse.

-"Noi non possiamo farlo! Mia figlia non può essere portata via da un ragazzino che ha trovato uno stupido figlio di carta!" urlava, mio padre, dal piano di sotto. Loro non volevano e lo sapevo, ma dovevano.

-"Non lo voglio neanche io! Non urlare con me, so bene come sono i Malik!" urlava mia madre,;a sua volta. Le loro voci erano udibili nonostante la porta della mia stanza fosse chiusa.

-"Puttanieri, ecco cosa sono! Non voglio immaginare cosa faranno a nostra figlia!" a quelle parole rabbrividii, sperando che si sbagliassero.

Un contratto, uno stupido contratto aveva rovinato la mia vita. I miei nonni, perfino prima che nascessi, avevano deciso per me un destino che sembrava del tutto diverso da quello che immaginavo.

***

Il diciottesimo compleanno di una ragazza dovrebbe essere il giorno più bello della sua vita, il giorno in cui si sente una vera principessa. Eppure, per me, non fu così. Per me quel giorno segnava l'inizio della fine. Perché si, anche se i miei genitori si erano opposti, il giorno dopo sarei partita per Londra. Questo fu il motivo per cui non volli festeggiare, per cui ignorai i messaggi d'auguri dei miei amici. Non ero brava negli addii. Non riuscivo a pronunciare quelle parole.

-"Ci sentiremo ogni giorno, piccola mia." mi aveva detto mia madre tra le lacrime, in aeroporto.

-"Se quel Malik ti fa qualcosa, gli rompo il naso." mio padre mi aveva abbracciata.

Li salutai con la mano, poi, dal finestrino dell'aereo, prima di vederli diventare sempre più piccoli, per poi sparire.

Avrei dovuto salutare anche l'Italia, poiché probabilmente non l'avrei rivista presto, ma non lo feci. Non volevo accettarlo, non volevo crederci.

-"Come ti chiami?" chiesi all'uomo che mi aveva accompagnata, lo stesso che quel fatidico giorno era venuto a casa mia.

-"Paul. Sono l'assistente del signorino Malik."

-"E come si chiama il signorino?"

-"Si chiama Zayn."

Signorino Malik...bene Zayn, non vedo l'ora di sapere che faccia hai.

Così mi girai dall'altra parte, prima che un'ultima lacrima lasciasse i miei occhi.

Mine [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now