The Maze Runner: Una Ragazza...

By bethemoon

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❝Sei diversa, Mack, sei speciale. Il futuro dell'umanità dipende da te e dai tuoi amici.❞ [The Maze Runner: I... More

➡ THE MAZE RUNNER: Una Ragazza nella Radura
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━ Capitolo 4

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By bethemoon

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

| Rob e i suoi allenamenti |

Non era ancora spuntato il sole, quella mattina si vedeva chiara e ancora un poco oscura, scesi dall'amaca in silenzio per non svegliare nessuno. Mi allontanai da lì e mi diressi verso l'Orto.

Non vidi nessuno, aspettai un paio di minuti e Minho mi sorprese da dietro.

―Sei pronta, fagio?― chiese camminando verso le porte, facendo in modo che lo seguissi.

―Così sembra― dissi nervosa.

―Bene― disse, fermandosi di scatto―. Cominciamo con il riscaldamento, va bene?

Minho cominciò a riscaldare ogni muscolo del suo corpo e io feci lo stesso, o almeno ci provai.

Per un momento pensai che mi stesse prendendo in giro, era stato davvero così facile convincerlo a nominarmi Velocista? E davvero faceva riscaldamento tutte le mattine?

―Continua a riscaldare, adesso arrivo― disse alzandosi, cominciò a correre verso dei ragazzi, anche loro Velocisti. Feci finta di niente e continuai come mi aveva detto.

―Quindi vuoi essere Velocista, eh?― disse un ragazzo avvicinandosi―. Mi chiamo Rob― disse allungando la mano per aiutarmi ad alzarmi, grazie ai suoi vestiti capii che anche lui era un Velocista.

―Mack― disse con un sorriso.

―Minho mi ha detto che di insegnarti tutto mentre fa il suo solito giro con Ben e Clay― mi disse il rosso.

―Tu non devi andare con loro?― chiesi con un cipiglio.

―L'altro giorno, nel mio settore, sono caduto e mi sono fatto male al braccio. Non potrò ritornare a correre per altri tre giorni, quando starò meglio. Comunque, andiamo nel bosco― mi disse in tono triste.

Perché?― mi sorprese che volesse andare lì.

―Devo insegnarti ad essere una Velocista― disse, cominciando a correre lentamente, quasi trotterellando.

Feci la stessa cosa e ci adentrammo nel bosco. Cominciammo a fare un sacco di prove. Come corsa con gli ostacoli, flessioni, addominali, perfino salire sugli alberi. Rob mi stava simpatico, mi aiutava ed era gentile, che era la cosa più importante. Si fidava di me e che sarei stata capace di farlo... che sarei stata capace di diventare una Velocista.

―Allora, va bene così per oggi― disse guardando il cielo, il sole cominciava a sorgere―. Ogni mattina, fai le stesse cose di oggi, d'accordo?

―Va bene― dissi, sbattendo le mani, le avevo piene di fango a causa delle flessioni.

―Adesso vai a fare il suo lavoro, a dopo― disse cominciando a correre per uscire dal bosco. Mi riposai un momento e uscii di lì. Vidi Newt che mi aspettava con i miei vestiti puliti ed asciutti.

―Dov'eri finita, fagio? Ti stavo cercando, tieni, i tuoi vestiti, adesso va a cambiarti― disse dandomi i capi.

―Aspetta, dove vi fate la doccia qui? Da quando sono arrivata non ho potuto fare la doccia― dissi, richiamando nuovamente la sua attenzione.

―Giusto. Jeff, Clint, venite qui! Sono i Medicali, per quello che so non hanno nessuno da curare― disse chiamando a dei ragazzi che parlavano, lontano da loro.

―Che succede, Newt?― chiese Jeff, me l'avevano presentato la scorsa sera.

―Mack deve farsi la doccia, dovete vigilare l'entrata, per darle un po' di spazio― disse segnalandoli entrambi.

―Certo― dissero all'unisono―. Andiamo― disse Clint facendo un gesto perché lo seguissi.

―Ah, ed un'altra cosa. Se vi vedo a spiarla, quasta notte dormite nel Labirinto, avete capito?― disse Newt, avvertendoli. Senza volerlo, un sorriso prese posto sulle sue labbra.

―Si― rispose di nuovo insieme.

Li seguii e mi portarono in una specie di capanna con le cortine, loro rimasero fuori e io rimasi a guardare ogni dettaglio di quel posto. Come avevano costruito una doccia? Magari era già qui quando arrivò il primo...

Finalmente entrai sotto la doccia e mi potei rilassare, notai come l'acqua mi accarezzava la pelle, era una sensazione rilassante, per un momento mi dimenticai di quel posto, la realtà spariva.

Cuando finii, mi vestii e ringraziai i ragazzi per controllare l'entrata. Loro tornarono a fare le loro cose e io mi diresse all'Orto per chiedere a Newt che avrei dovuto fare quel giorno.

―Com'è stata la doccia?― chiese Newt quando mi vide tornare.

―Incredibile― risposi, mi sentivo pulita e nella gloria.

―Immagino... comunque, va da Frypan, ti spiegherà che devi fare, io devo occuparmi di altre cose― disse mettendosi le mani sui fianchi.

―Va bene, ciao― dissi, incamminandomi verso la cucina. Lui mi salutò con la mano e ognuno continuò per la sua strada.

Frypan era un ragazzo amichevole, non avevo parlato molto con lui, ma quel poco tempo che avevamo conversato mi sembrò una persona molto dolce.

―Eh, Frypan, Newt mi ha detto che hai del lavoro per me― disse, disposta ad aiutare.

―Certo, aiutami con i peperoni― disse, dandomi una cassa piena di peperoni verdi.

Li pulimmo e preparammo per cucinarli mentre mi parlava un po' della Radura.

―Perché sono l'unica ragazza?― chiesi dopo averci pensato.

―Non ne ho idea, pero sempre c'è una prima volta, magari il prossimo fagiolino sarà una ragazza, chi lo sa― disse, tagliando i piccioli dei peperoni con un coltello.

―Si, in realtà essere l'unica ragazza è strano― mi sentivo diversa. Nonostante mi trattassero come tutti gli altri.

―Siamo delle brave persone, non preoccuparti― risi alla sua risposta e continuammo a parlare.

Finimmo con le verdure e mi diressi nuovamente verso il bosco. Avevo intenzione di allenarmi per conto mia, cominciai a fare gli stessi esercizi che avevo fatto in mattinata. Mi le gambe su un ramo di un albero mentre mi matenevo in equilibrio con le ginocchia e rimasi a testa in giù.

Quella volta non c'era Rob a prendermi se cadevo, ma non mi importò, sapevo di poterlo fare, e poi il ramo non era molto alto. Cominciai a fare gli addominali quando qualcuno mi spaventò.

―Che fai?― chiese Newt, seguito da una risata, suppongo che fu divertente trovarmi in quel modo. Però mi sorprese e caddi dall'albero.

―Cacchio!― dissi quando vidi il mio ginocchio sanguinare.

―Stai bene?― disse, progendomi la mano. Come diavolo faceva a sapere dov'ero? Questo ragazzo appariva ogni due per tre.

―So che ti stai trattenendo― dissi vedendo come si mordeva la labbra. In quel momentò esplose in una risata e io feci lo stesso.

―Vieni, dai, andiamo a curarti― disse, cominciando a camminare al mio fianco.

Entrammo in quella che sarebbe dovuta essere l'iinfermeria, e dico dovrebbe essere perché sembrava una stanza come le altre. Mi sedetti su una sedia e lui si sedette nell'altra, prese la mia gamba e la posò sulle sue delicatamente, prese del cotone o qualcosa di simile e lo bagnò con un liquido... non mi interessava sapere quale o com'era fatto, non si sapeva se era un'altra invenzione di Gally. Bruciava abbastanza, ma non volevo sembrare debile e cambiai di argomento per distrarmi.

―E dimmi, da quando sei qui?

―Due anni e qualcosa― disse senza distogliere lo sguardo dal mio ginocchio.

―Wow... sai quanti anni hai?

―No, dicono che ne dovrei avere 17 o 18, chi lo sa...― disse sospirando.

―Ed io? Quanti anni credi che ho?― smise di fare quello che stava facendo e mi guardò.

―Direi 16, sei alta 170 centimetri. Hai i capelli ondulati e castani. I tuoi occhi sono grandi e marroni... e le tue labbra sono rosate e carnose― disse, osservandomi pensieroso.

―Beh... ― mi soprese quelle descrizione veloce. Non mi ero mai immaginata in quel modo.

―Sei molto bella― disse, guardandomi negli occhi con un sorriso. Il mio cuore cominciò a battere più velocemente, notai come mi si colorarono gli zigomi e distolsi velocemente lo sguardo―. Certo, ma sei anche testarda e un poco melodrammatica― disse con un sorriso, ritornando a fare quello che stava facendo.

―Melodrammatica te lo sei appena inventato― disse, cercando di sembrare infastidita.

―Ho detto un poco. Beh, ho finito― disse, conservando le cose. Tolsi la gamba dalle sue e mi alzai. Non mi faceva molto male, era solo una sbucciatura.

―Grazie― dissi, abbracciandolo. Credo che fosse la prima volta che lo abbracciavo davvero... ero grata per ciò che stava facendo per me, era attendo e mi piaceva che lo fosse con me.

―E questo abbraccio?― chiese quando ci separammo.

―Non posso abbracciarti?― chiesi uscendo da lì, mentre mi seguiva.

―Non è questo, mi hai solo sorpreso. Comunque, ti consiglio di non salire più sugli alberi, si può sapere che ci facevi lì?― disse con un sorriso, supposi che stava ricordando la caduta.

―Ehm... niente― ricordai che non potevo dirlo a nessuno. Si suppone che non ci sono allenamenti e non era una segreto che Alby non sarebbe stato d'accordo, così non potevo rischiare di raccontarlo a Newt.

―Certo...― disse, facendo scomparire il sorriso, supposi che sa che gli stavo nascondendo qualcosa.

Uscimmo di lì e vidi i ragazzi vicino alle porte. Non sapevamo cosa stesse succedendo e ci avvicinammo.

―Hey, che sta succedendo?― chiesi senza distogliere lo sguardo dalle porte, desiderando di poter oltrepassarle per vedere cosa ci fosse al di là di quelle mura.

―È Clay, non è ancora tornato dal suo giro― disse Minho avvicinandosi. Clay era l'altro Velocista, non lo conoscevo, ma come tutti gli altri, sembrava simpatico.

―Perché non è tornato?― chiesi guardando Minho.

―Si sarà intrattenuto, è ancora giorno, non gli può succedere niente― disse uscendo di lì. Gli altri lo seguirono e ritornarono a lavorare.

Passarono le ore e si fece notte, Clay non era tornato e stavo cominciando a diventare nervosa perché magari stava gridando aiuto e noi rimanevamo lì come se niente fosse.

―Non è ancora tornato...― dissi mentre mangiavo accanto a Minho e Newt.

―Ce ne siamo resi conto, fagio― disse Minho

―Ma se non torna... che farete?

―Andare avanti, continuando a fare quello che facciamo. Credimi, se ci fossimo fermati ogni volta che moriva qualcuno non saremmo mai arrivati fin qui― disse Minho.

―Si, però...― stavo per continuare a parlare quando Newt mi interruppe.

―Eh, Mack, lascia stare, va bene? È già sera, le porte si sono chiuse, bisogna dimenticarsi di lui― disse con un'espressione stanca, sembrava arrabbiato.

―Ma non è vostro amico?― chiesi, infastidita.

―Si, ma non insistere. Che pretendi che facciamo?― chiese Minho, con un tono infastidito.

―Beh, andare a cercarlo― dissi un po' arrabbiata. Un amico non si può dare per morto.

―E morire anche noi?― disse Newt, alzandosi arrabbiato, ma che gli succedeva?

―Potrebbe aver bisogno del nostro aiuto!― dissi alzandomi anche io.

―Sai, non dovresti afferrarti tanto alle cose! Chiunque potrebbe morire domani! E per questo dovresti morire anche tu?― chiese con un cipiglio, alzando il tono.

―Non mi afferro alle cose, sto solo dicendo che non possiamo abbandonarlo lì!

―È morto, Mack! Nessuno può salvarlo!― disse, lanciandomi uno sguardo assassino, non lo avevo mai visto così.

―Io potrei salvarlo!― dissi, imitandolo.

―Tu non sei una Velocista― disse, abbassando la voce.

―Però posso esserlo― dissi speranziosa.

―Lo dubito― disse, dandomi le spalle e camminando verso le amache, che caspio gli succedeva? Era tutto apposto un minuto fa.

―Ne sono capace quanto te― gli dissi ancora più arrabbiata. Mi ignorò e mi allontanai da lì, arrabbiata, non riuscivo a credere che avessero abbandonato uno dei loro così facilmente.

Significava che tutti quei nomi sbarrati erano di ragazzi che erano morti e a cui non avevano dato importanza. Newt crede che non so prendermi cura di me stessa, quindi bene, gli dimostrerò che si sbaglia.

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