L'Angelo della Morte

By GinaPitarella

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L'Angelo della Morte è un'assassina che molti considerano immortale, vaga sulla Terra da secoli per mietere l... More

Prologo 01
Prologo 02
Prologo 03
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Parte seconda: Paine. Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Terza parte: la verità. Capitolo 1
Capitolo 2: i disegni dimenticati
Capitolo 3: L'incubo del passato ritorna
Capitolo 4: incubi
Capitolo 5: l'incontro con Robert
Capitolo 6: spiegazioni
Capitolo 7: l'Ordine entra in azione
Capitolo 8: un tuffo nel passato, il tradimento di Diana
Capitolo 9: la fine di Diana
Capitolo 10: la decisione di Paine
Capitolo 11: L'infanzia di Robert (prima parte)
Capitolo 12: l'infanzia di Robert (seconda parte)
Capitolo 13: L'infanzia di Robert (parte terza)
Capitolo 14: L'infanzia di Robert (quarta parte)
Capitolo 15: la prima e l'ultima
Capitolo 16: la fine di Frank
Capitolo 17: l'accordo tra Jack e Marco
Capitolo 18: un nuovo inizio
L'Angelo della Morte: Nella coltre oscura
Parte prima: Rivelazioni Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3: Nascosti ai confini del mondo
Capitolo 4: inganni
Capitolo 5: un incontro inaspettato
Capitolo 6: omicidio tra i ranghi dell'Ordine
Capitolo 7: triste verità
Capitolo 8
Capitolo 9: i nodi si sciolgono
Capitolo 10: sviamento
Capitolo 11: I tormenti di Jack
Capitolo 12: La rivalsa di Marco
Capitolo 13: l'abisso
Capitolo 14: decisioni difficili
Capitolo 15: braccati
Capitolo 16: una trappola di ricordi
Capitolo 17: confrontarsi con l'abisso
Capitolo 18: sconfitta
Capitolo 19: una vittoria per Jack
Capitolo 20: <3
Capitolo 21: fuga
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24: pulizia
Capitolo 25
Capitolo 26: vendetta
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Epilogo

Parte prima: Iside. Capitolo 1

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By GinaPitarella


  Perugia,  luglio 1216.

  Girolamo, vescovo di Bisanzio, ultimo figlio del Conte Pio Bernardo di Serafico, era affacciato alla finestra della sua abitazione momentanea. Il panorama che gli si parava davanti lo riempiva di magnificenza. In quella calda sera di luglio, la natura sprigionava tutta la sua grandezza. Il venticello che arrivava dalla valle gli arruffava i capelli troppo cresciuti e gli accarezzava le ferite fresche. Presto avrebbe dovuto abbandonare il verde di quei luoghi; si sarebbe trasferito in un luogo più rigoglioso, non di natura, ma di persone. Migliaia di fedeli, ogni domenica, riuniti in piazza ad ascoltare le sue parole, la sua messa. Il suo futuro era uno dei più rosei.

  La curia dei cardinali era in riunione a poche stanze di distanza dalla sua: stavano decidendo a chi donare il controllo della Chiesa, ma era stato deciso già tutto, sarebbe divenuto lui il nuovo Papa.

  La sua elezione era stata ritardata a causa dei tumulti popolari e dalla paura di un'invasione dei tanto temuti Tartari, il cui obiettivo era estirpare il cristianesimo dal mondo. I cardinali avevano optato di trasferirsi segretamente a Perugia, dove pochi giorni prima era spirato papa Innocenzo III. 

  Si respirava nell'aria la paura di un'invasione e ad ogni porta era stata posizionata una guardia, il monastero era circondato da possenti mura impossibili da valicare, e le vedette non potevano essere eluse. Da una parte c'era il fossato, dall'altra una ripida scarpata. Impossibile pensare che qualcuno potesse penetrarvi, non in quel periodo.

  Girolamo si godeva la tranquillità della serata, il mondo si era appena aperto ai suoi voleri, il conclave aveva deciso, mancava qualche minuto per l'ufficializzazione del verdetto. Doveva la sua fortuna alle generose donazioni versate da suo padre al Vaticano e alle sue nobili origini; il popolo lo adorava, e sperava che fosse lui ad ottenere la nomina.

  Nessuno di loro sospettava del suo piccolo segreto, la vergogna quotidiana che portava nel cuore, un macigno dal peso non qualificabile che invece di tormentarlo lo faceva sentire vivo, un'anima appagata.

  Bussarono alla porta.

  "Avanti." Rispose mentre rientrò in camera per coprire il corpo martoriato.

  "Con permesso." Una donna dalla voce angelica entrò con passo leggero.

  Girolamo rimase a bocca aperta nel vedere la giovane, mai in vita sua aveva goduto di una simile bellezza. Indossava un abito tradizionale dal colore pudico e un grembiule come protezione; i capelli erano raccolti sotto una cuffia bianca, ma alcuni riccioli biondi le ricadevano attorno al viso. Erano come fili d'oro su un volto d'angelo. Il viso era tondo e dai tratti gentili; il corpo snello e la pelle leggermente colorata, tipica di chi trascorre la maggior parte della giornata tra i campi.

  "Buona sera Vescovo, vi ho portato la cena."

  La donna pose il pesante vassoio sul tavolo al centro della camera e si adoperò affinché tutte le pietanze fossero disposte in ordine. Sul vassoio intravide una macchia e la pulì velocemente. Con la coda dell'occhio guardò l'uomo, non si era accorto di nulla. Il vassoio era sporco, il brodo era traboccato dal piatto, non perché la donna avesse perso l'equilibrio.

  Girolamo le stava guardando le spalle esili e la striscia di pelle chiara che si intravedeva tra la cuffia e il colletto dell'abito.

  Quando la ragazza ebbe finito si voltò e gli sorrise. "Potete mettervi a tavola." Gli puntò addosso i due occhioni azzurri, un azzurro che si avvicinava al colore del ghiaccio.

  "Siete nuova, non vi ho mai vista prima."

  La donna annuì e sorrise nuovamente. Denti candidi racchiusi da una bocca piccola e rosea.

  "Siete di poche parole."

  "So...stare al mio posto...e voi?" Lo fissò con aria truce, tuttavia manteneva il sorriso, un sorriso che cominciava a mettere in soggezione il vescovo, sembrava volerlo mordere, sbranare.

  Girolamo aggrottò gli occhi. Sebbene fosse molto alto e di corporatura massiccia rispetto alla donna, nutriva un forte timore nei suoi confronti.  "Non ho compreso le vostre parole."

  Si guardarono per un tempo che sembrò un'eternità. Ciascuno immaginava di sfogare i propri desideri sull'altro. Non erano i medesimi pensieri, se Girolamo avesse saputo come quella dolce fanciulla lo immaginava, sarebbe scappato prima che accadesse l'irreparabile per lui. Perché quella donna era completamente pazza.

  La donna si privò della cuffia e lasciò che i capelli le ricadessero lungo il corpo. "Mi spiace, non sopporto questi abiti." Mise le mani dietro la schiena e slacciò il grembiule.

  Girolamo, che in passato aveva goduto della compagnia femminile, non aveva mai assistito a tale ardore. Rimase stupito ed eccitato dall'imprevisto. "Come vi chiamate?", le chiese mentre si scoprì il corpo martoriato.

  "Iside."

  Rallentò i movimenti delle mani. "Iside? Non è un nome molto comune...l'ho già udito da qualche parte...ma...la vostra bellezza mi ipnotizza. Non voglio altro che voi." Allargò le braccia per accogliere Iside, che non si mosse. Lo sguardo di Girolamo cadde prima sul vestito abbandonato sul pavimento e dopo sull'abbigliamento che la donna nascondeva sotto gli abiti femminili. Pantaloni stretti che le fasciavano il corpo e una casacca scura e morbida che non lasciava spazio all'immaginazione.

  Iside era divertita dalla reazione dell'uomo.

  "Non è consono che una fanciulla indossi abiti maschili."

  "Che vi importa? Porterete il mio segreto nella tomba."

Girolamo arretrò d'un passo, la bocca serrata e gli occhi spalancati. "Ma cosa dite? Guardie!", chiamò con poca forza.

"Nessuno verrà in vostro aiuto" rispose la donna. La sua voce era un crescendo di pazzia, un suono sussurrato proveniente dall'oltretomba. "Il vostro servitore giace privo di sensi in cantina, le guardie che ho incontrato venendo qui sono distese nel loro sangue e i ratti stanno godendo delle loro carni. E ora tocca a voi..."

  Girolamo si allontanò dalla donna, terrorizzato.

  Iside continuò: "...ma il vostro castigo non ha eguali sulla Terra, morirete in modo atroce, scomparirete dal mondo. Le donne che avete ingravidato e ucciso, i bambini di cui avete abusato, non pregheranno sulla vostra tomba." Con un movimento veloce della mano, sfilò il pugnale che nascondeva e lo conficcò nel petto di Girolamo. "Vi piace la vostra punizione?" Girò la lama nella ferita, il sangue fluiva a fiotti.

  Girolamo non riusciva ad emettere alcun suono per l'enorme dolore che provava, sembrava che fosse stato privato della parola. Teneva la bocca spalancata e lasciava che il sangue gli sgorgasse dai lati della bocca.

 Il vescovo si premette le mani sulla ferita e tentò, invano, di fermare il sangue. Si voltò in direzione della porta e mosse gli ultimi passi verso il corridoio con lo scopo di chiedere soccorso.

  Iside lo guardava divertita, fu più veloce di lui e gli sbarrò la strada.

  Girolamo incontrò nuovamente quegli occhi chiari, iniettati di sadismo, che lo fissavano con tale dolcezza da rendere grottesca la sua morte.

  Riacquistò l'uso della parola. "Chi sei, demonio?", la voce era un soffio lontano.

  "Cosa importa?"

***

      Edoardo, il servitore assegnato a Girolamo, giaceva privo di sensi su un cumulo di sacchi. Sulla fronte svettava il segno rosso e gonfio lasciatogli da Iside.

  Gemette e aprì gli occhi, mostrando due pupille dello stesso colore degli smeraldi. Sentiva la bocca impastata di sangue, si chiese cosa fosse accaduto, ma non rammentava nulla, per il momento desiderava soltanto riposare. Si mise a sedere e vide la macchia di brodo sulle vesti e la chiazza di vino sul pavimento.

  Ricordava di essere uscito dalle cucine con un vassoio destinato a Girolamo. L'ultima cosa che aveva visto era un oggetto che lo colpiva in pieno viso. Serrò gli occhi, ricordare era doloroso.

  Chi era la persona che lo aveva colpito?

  Una volta stramazzato al suolo, prima di perdere i sensi, aveva visto una persona raccattare ciò che rimaneva della cena di Girolamo e rimetterla sul vassoio alla meglio. Aveva dei lunghi capelli che le ricadevano sulle spalle. Chiuse gli occhi e si concentrò.

  Lunghi capelli biondi, capelli che in quei territori non aveva nessuno, a meno che non arrivasse dal nord Europa, un corpo sinuoso...

  "Una donna", disse con voce impastata.

  Cosa ci faceva una donna in quel luogo sacro? Era severamente vietato che una peccatrice si unisse a quegli uomini santi.

  Edoardo non aveva un acume sviluppato, era canzonato da tutti nel monastero per la sua ingenuità, ma era un uomo buono e ben voluto, nessuno gli avrebbe mai fatto del male. Sua madre l'aveva affidato ai monaci perché aveva troppi figli a cui badare e lui era l'ultimo di otto bambini. Sin da piccolo fu indirizzato alla vita monastica. I monaci tentarono in tutti i modi di inculcargli i precetti ecclesiastici, ma si arresero alla sua stupidità dopo pochi anni.

  Eppure la botta appena ricevuta sembrò avere effetto positivo sul suo cervello, più dei libri e delle ore passate ad imparare la scrittura. Le rotelle arrugginite si misero in moto per la prima volta.

  Una donna del Nord Europa, non l'ho mai vista in vita mia. Mi ha preso il vassoio ed è andata da Girolamo. Tutti i cardinali sono riuniti qui in gran segreto per proteggersi dai Tartari...

  "Un assassino!", urlò. "Era un assassino inviato per uccidere i cardinali."

  Alle sue urla il personale dalla cucina gli corse incontro, allarmato.

  "Per l'amor di Dio misericordioso, Edoardo, si può sapere cosa ti prende adesso?"

  Edoardo scosse la testa, non riusciva a sentire bene. "C'è un intruso, credo che voglia attentare alla vita di Girolamo, avvisate immediatamente le guardie!"

  "Ragazzo, ma di cosa stai parlando?", chiese, colpito da un impeto di timore, uno dei cuochi.

  Edoardo lasciò il locale senza proferire parola, se quegli sciocchi non volevano aiutarlo, avrebbe fatto tutto da solo. Salì in fretta le scale che separavano la cucina dalle camere.

  Lungo il percorso, incontrò la prima guardia, accoltellata in modo brutale.

  "Ma cosa succede?" piagnucolò.

  Percorse un secondo corridoio e anche qui c'erano due guardie morte. Non si trattava di semplici accoltellamenti, chiunque avesse vibrato quei colpi mortali aveva sfogato una furia tremenda su di loro, mirando alla sofferenza più che ad una morte veloce. Ma era impossibile che una sola persona, soprattutto se una donna, potesse avere la meglio su soldati esperti.

  In prossimità della camera di Girolamo rallentò l'andatura. La porta era aperta. Si rese conto solo in quel momento di non avere armi con sé e anche se avesse avuto una spada con cui difendersi non avrebbe saputo usarla nel modo corretto.

  Era spaventato, doveva tornare indietro e chiamare i soccorsi. Mentre stava per scappare, udì una voce nella stanza. Con mano tremante spalancò la porta e sbirciò all'interno.

  C'era la donna dall'aspetto angelico che l'aveva colpito in cucina. La vide vibrare un pugnale sul corpo del vescovo. L'arma fu conficcata nella spalla, tra la clavicola e l'omero, e fu fatta roteare. La donna rideva di gusto.

   Edoardo rimase inorridito dalla crudeltà dell'azione.

  "Aiuto!", farfugliò Girolamo appena lo vide. Allungò un braccio verso Edoardo in un ultimo gesto disperato e cadde prono al suolo. Iside, durante la caduta gli scagliò una ginocchiata in pieno volto. Il cranio produsse un suono secco, di rami spezzati. Girolamo rovinò, supino, al suolo. Non si muoveva più.

  Edoardo emise un gemito di terrore che attirò l'attenzione di Iside.

  La donna girò il busto e lui ebbe l'opportunità di vederla in viso. Rimase senza fiato per la sua bellezza.

  Iside gli sorrise e si portò un dito alla bocca facendogli segno di tacere, di mantenere il segreto. Corse alla finestra e si lanciò nel vuoto.

  Edoardo era sconcertato. Un'assassina suicida.

  Il monastero si affacciava su uno strapiombo, nessuno sarebbe sopravvissuto a quell'altezza.

  Per un istante dimenticò Girolamo, era stato ipnotizzato dalla bellezza dell'assassina, voleva assicurarsi che non fosse morta, che avesse dei complici pronti a salvarla. Magari con gli strani marchingegni che aveva visto raffigurati sui libri di storia antica.

  Con il cuore in gola si precipitò alla finestra. Respirò profondamente prima di affacciarsi. Non scorse altro che l'abisso oscuro. Era troppo buio per vedere il fondo del baratro; a meno che la donna non fosse morta sulle rocce più in alto, avrebbe dovuto attendere l'alba per scorgere qualcosa.

***

    Girolamo stava esalando gli ultimi respiri. Prima che la morte lo raggiungesse rammentò dove avesse udito il nome della donna. Iside era la divinità egizia dei morti.

  La stanza attorno a lui, nonostante fosse illuminata dal fuoco del caminetto e dalle numerose candele, divenne buia. Pensò che la brezza proveniente dalle montagne le avesse spente. Eppure non sembrava che la stanza fosse completamente immersa nell'oscurità. Le fiamme avevano semplicemente perso la loro forza, come se il mondo fosse stato coperto da una coltre opaca. Non poteva essere la nebbia, non nel mese di luglio.

  D'un tratto fu sicuro che dinnanzi a lui si stessero per aprire le porte del Paradiso. Aveva immaginato quel momento pieno di luce e di calore; invece sentiva freddo, un terribile vento gelido  gli lambiva il corpo. Era avvolto dall'angoscia e da una sensazione di malessere. Il timore che potesse attenderlo l'inferno dei peccatori non lo sfiorava, lui era un uomo di Chiesa, Dio aveva perdonato i suoi peccati, aveva comprato numerose indulgenze per assicurarsi un posto in Paradiso.  

  Non a me, è impossibile. Io devo diventare la nuova guida spirituale del mondo, non posso morire per mano di una donna, sono il nuovo Papa, io sono...

  "Ciao, Girolamo."

  Se Girolamo non avesse provato tutto quel dolore sarebbe sicuramente rimasto paralizzato dall'improvvisa voce e per come risuonasse tetra. Era calma, incurante della sofferenza dell'uomo.

  "Chi sei?", chiese con un filo di voce.

  L'uomo che gli si avvicinò risaltava in confronto  all'oscurità della stanza.

  "Sono qui per te. Devi andare."

  Girolamo sorrise. I tratti angelici dell'uomo lo tranquillizzarono. L'inviato di Dio era giunto a soccorrerlo. Il dolore che stava patendo in quel momento sarebbe svanito.

  "Ti aspetta la dannazione eterna."

  Il sorriso di Girolamo scomparve. Alle spalle dell'uomo apparvero degli esseri alti e scuri. Avevano un corpo allungato ed informe. Non riuscivano a camminare in posizione eretta per l'eccessiva magrezza e appoggiavano i lunghi arti sul pavimento per mantenere l'equilibrio. Il loro corpo completamente nero risucchiava tutta la luce circostante. Erano più neri della stessa notte.

  Zoppicando e strisciando, si sparpagliarono attorno a Girolamo creando una muraglia buia tra lui e il resto del mondo. Le dita delle mani si confondevano con le lunghe unghia nere e ritorte. Il loro corpo nudo e senza forme umane produceva un veloce sfarfallio, come se non fossero realmente lì. Tra le gambe degli esseri si intravedeva la luce emanata dall'uomo misterioso.

  "Aiutami, ti prego...", chiese, disperato, Girolamo.

  L'uomo lo fissò, il volto non lasciava trasparire nessuna emozione.

  Le parole di Girolamo attirarono l'attenzione di uno degli esseri che abbassò il capo.

  Girolamo avrebbe voluto urlare: il volto di quel demonio non aveva tratti né umani né demoniaci. Niente occhi, nessun naso o bocca. Era nero e liscio, come il resto del suo corpo.

  "No... no." tentò di alzare le braccia, di proteggersi la vista, ma gli arti non rispondevano più ai suoi comandi, era morto. Il corpo materiale era concime per i vermi. Rimaneva soltanto la sua energia, in attesa di giudizio.

  Sul volto del demone si aprì uno squarcio giallo, un sorriso, una bocca piena di marciume.

  "Che cos'è, fallo smettere!"

  Uno dopo l'altro gli esseri demoniaci gli offrirono lo stesso sorriso rivoltante. Poi aprirono la bocca lasciando fluire un liquido putrido che gli cadde sulle carni e lo bruciò. Ma quella che il liquido colpiva non era più carne viva, erano i sottili lembi incorporei della sua anima.

  "Che vuol dire?" Finalmente fu libero di alzarsi, sembrava che gli fossero tornate le forze.

  "Non temere, non avere paura di loro.", lo rassicurò l'uomo.

  Ad uno dei demoni comparve una ferita al centro della fronte, dalla quale sgorgò del liquido biancastro che gli inzaccherò il volto. La ferita si mosse leggermente, come se volesse aprirsi per lasciare che tutto il putridume fluisse fuori. Lo squarcio infine fu aperto e da esso comparve un occhio abnorme, un unico occhio ciclopico. La pupilla era incredibilmente minuscola in confronto alla grandezza del bulbo e scattava da una direzione all'altra, come una biglia impazzita.

  Pian piano tutti i demoni furono dotati della vista.

  "Cosa sono?", chiese terrorizzato Girolamo.

  Il sorriso dei demoni scomparve, e cominciarono a fissarlo.

  Nella stanza nessuno si muoveva, non alitava un soffio di vento. Soltanto le vene pulsanti dei loro occhi parevano dotate di movimento.

  In quel momento anche il più piccolo rumore sarebbe stato un sollievo per Girolamo, ma non udiva niente, sembrava che il mondo si fosse fermato.

  "Che avete?", la sua voce era scomparsa, non esisteva più.

  Il primo demone allungò gli arti e gli afferrò il braccio.

  "Fermo! FERMATI!" Tentò di divincolarsi dalla stretta, invano.

  Il demone spalancò la bocca  mostrando due file di denti appuntiti che affondarono nei lembi dell' anima. Scavarono, feroci, uno squarcio, bruciando e sciogliendo. Un foro apparve là dove i denti avevano inciso Girolamo.

  Girolamo urlò. Non aveva mai provato un dolore simile. Nemmeno la crudeltà con cui Iside l'aveva colpito gli aveva arrecato tanto dolore. Si sentiva derubato di qualcosa di importante, di un pezzo della sua anima.

  Un secondo demone lo morse a una coscia, e così fecero gli altri.

  L'uomo etereo rimase per qualche istante a guardare la scena. Dopodiché si voltò, lasciandosi alle spalle le urla strazianti di Girolamo.

  "Perché?", piagnucolò Girolamo, "Perché permetti che mi facciano questo?", chiese all'uomo. "Cristo onnipotente, voltati, guarda il tuo discepolo, non vedi quanto soffre?"

  Questi si fermò, indignato, e senza voltarsi gli disse: "Scomparirai dal regno dei morti, la tua anima non può unirsi all'energia che governa l'Universo. Tra poco di te non rimarrà nulla, farò in modo che il tuo corpo ritorni cenere." Scomparve dietro la porta da cui era entrato.

  I demoni continuarono il loro pasto, incuranti della sofferenza di Girolamo, delle sue invocazioni divine e demoniache.

***

  Edoardo era stupefatto per l'azione della donna, non poteva essere sopravvissuta dopo il salto nel vuoto.

  Allontanatosi dalla finestra, ricordò solo allora che Girolamo era gravemente ferito. Sicuro che al suo arrivo stesse ancora contorcendosi per il dolore, sperava che non fosse spirato. Si era lasciato incantare dalla bellezza della sconosciuta fino a dimenticarsi di soccorrere l'uomo in fin di vita.

  "Vescovo?", chiese con voce tremante. Non ottenne alcuna risposta.

  Nella stanza avvertiva una presenza che gli lambiva il cuore e gli provocava una profonda angoscia. Sentiva di non essere solo, come se un complice della donna si nascondesse ancora nel buio. La paura accrebbe, tanto da arrestargli il respiro. Con le spalle al muro si guardò intorno, convinto che, prima o poi, il colpevole l'avrebbe aggredito al fine di fuggire.

  "Vai via, non dirò niente a nessuno...", pronunciò tali parole con un filo di voce, provava vergogna per la sua codardia.

  A conferma delle sue sensazioni, le candele e il fuoco nel camino parevano scossi dal vento, eppure dalle finestre non ne spirava.

  Quando fu certo che nella stanza non vi fosse nessuno, e solo dopo che il vento misterioso ebbe terminato di muovere le fiamme, si avvicinò al morente.

  Scosse il corpo immobile. "Girolamo?" Era arrivato tardi, si dannò per le sue colpe, per non essere accorso in anticipo. Si inginocchiò per spostare il vescovo in modo da potergli vedere il volto. "Rispondetemi!"

  Voltò il viso dell'uomo e scattò in piedi, terrorizzato. Le palpebre racchiudevano due cavità scure e profonde, il bulbo oculare era scomparso. Eppure ricordava che il vescovo, poco prima, lo aveva fissato silente, in richiesta di soccorso. Dunque c'era davvero un'altra persona con l'assassina, che aveva approfittato della sua distrazione per portare a termine un rituale macabro.

  I dotti lacrimali, sostituiti dal nulla, continuavano ad erogare lacrime, che non erano composte d'acqua e sali. Il liquido scuro, che sprigionavano le orbite, aveva un forte odore di marcio.

  Le creature che avevano preso la sua anima avevano lasciato un segno del loro passaggio anche nel regno dei vivi. Secondo le credenze pagane, sugli occhi dell'uomo sarebbero dovute essere posate due monete, un pedaggio per il traghettatore delle anime, ma per Girolamo non occorrevano, nessuna anima avrebbe raggiunto gli inferi.

  Edoardo fu preso dal panico. Si precipitò nell'unico luogo dove era certo di poter trovare soccorso.

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