Capitolo 2

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  La vita nel vecchio manicomio era cominciata di buon mattino, nonostante fosse domenica. 

  Le donne erano in cucina, la carne insaporiva i sughi, l'arrosto era in forno. Le solerti donnine ripulivano la casa per la festa domenicale, l'ozio non era gradito nelle loro case.

  Non tutti erano della stessa opinione. La Regina si era destata di buon ora, ma era occupata ad abbellire il suo aspetto piuttosto che dedicare qualche ora alla famiglia o all'abitazione. La sua bellezza era indiscutibile così come il suo cuore di pietra. La sua piccola guastafeste, quella bambina avuta da una relazione durata appena un mese, dormiva della grossa. Serena Leone non era a conoscenza dell'escursione della figlia nel cuore della notte, se lo avesse scoperto, l'avrebbe punita. Le punizioni che le infliggeva non avevano il fine di educarla, l'educazione della figlia non le interessava, il suo scopo era la vendetta. 

  Paine era nata per errore. Suo padre era uno studente inglese, recatosi in Italia per un master in medicina. Lo aveva incontrato in discoteca e la passione era durata una notte. 

Dopo un mese la relazione arrivò ad un punto di rottura, il tipo di rottura chiamata 'gravidanza indesiderata'. L'uomo non aveva intenzione di sposarsi, né di essere immischiato in quella situazione. Lui doveva laurearsi e prendere il posto del padre nella società milionaria che possedeva, e chiese a Serena di rinunciare alla bambina ricorrendo all'aborto. 

Ma Serena era profondamente cattolica e così la sua famiglia. Decise di tenere il bambino. In prossimità del parto, il padre di Paine tornò in Italia per vedere il frutto rinnegato, e stipulò un contratto con Serena, nel quale si impegnava a pagare gli alimenti per la piccola. 

  Ma tali alimenti non venivano depositati in un conto intestato alla bambina, Serena li spendeva tutti per i suoi vizi. 

  Non aveva notizie dell'uomo da anni, e poco le importava se fosse in vita. Le interessava soltanto ricevere l'assegno mensile.

  Si ravvivò i capelli, tinti di biondo platino, per mascherare i capelli castani che tanto odiava, e li raccolse accuratamente attorno alla testa, in una pettinatura elegante. Aveva un appuntamento con il Signore e voleva mostrarsi al meglio, essere la più bella, la donna che tutti gli uomini ammiravano e a cui le mogli rifilavano occhiatacce di disprezzo. 

  Una volta terminata l'acconciatura, si rimirò nello specchio e con la punta delle dita toccò le labbra prive di rossetto. Non le piaceva rinunciare al suo rossetto rosso scuro, la domenica mattina doveva ripiegare su un comune rosa chiaro. Sospirò amaramente. Si voltò in direzione della porta di Paine, non si era ancora destata nonostante le avesse ordinato di regolare la sveglia per le otto del mattino.

  "Piccola guastafeste.", canticchiò, crudele. Aprì la porta velocemente per farla saltare dallo spavento, ma la bambina non si mosse. 

  "Paine!", disse autoritaria. "Svegliati o faremo tardi!"

  Paine si rigirò nel letto e mormorò qualcosa, poi si assopì nuovamente.

  "Per l'amor del cielo, vuoi svegliarti brutta dormigliona? Ricordati che al Signore non piacciono gli accidiosi, come a me non piacciono i ritardatari!" Batté il piede sul pavimento, riproducendo uno sgraziato tiptap. Il rumore del tacco ebbe l'effetto sperato, Paine fu strappata completamente dal sonno, ma era ancora intontita e non riusciva ad alzarsi, si rannicchiò sotto le lenzuola.

  Serena aprì la tenda lasciando che la luce solare entrasse, si avvicinò al letto e scaraventò per terra le lenzuola. "Piccola disgraziata! Vuoi svegliarti? Tra...", guardò l'ora sull'orologio da polso, "..meno di venti minuti, arriverà il treno, non voglio perderlo altrimenti arriveremo tardi in chiesa, e io odio arrivare tardi. Perderemmo i posti in prima fila, i posti migliori!"

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now