Capitolo 31

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Robert lo fissava con odio, una cicatrice bianchiccia gli percorreva metà della guancia e una parte dell'occhio, lì dove la scheggia di cristallo si era piantata un mese prima. Gettò l'elmo in terra che andò subito incontro al processo di ossidazione.

Jack estrasse la pistola – una parte del suo cervello gli ricordò quanto fosse inutile contro un essere immortale – e fece fuoco. Ma nel momento esatto in cui il proiettile uscì dalla canna, gli parve subito che la sua velocità fosse inferiore; il vento esercitò una notevole pressione su di esso e, dopo un breve percorso, si corrose e cadde al suolo producendo un tintinnio ovattato. Con un moto di stizza fece cadere la pistola, ormai inservibile, e arretrò di un passo.

I versi tormentati dei consiglieri si attenuarono fino a scomparire, i loro cadaveri erano ridotti ad un cumulo di polvere. Jack immaginò che anche i cavalieri presenti nella Sala avessero subìto il medesimo destino dei consiglieri.

«Così sei venuto per vendicarti della tua donna.» Si sforzò di sorridergli, ma dentro represse un urlo di paura.

Robert scosse la testa. «Siamo venuti a prenderti.»

Jack trasalì: "Siamo".

Una serie di passi coprì il fruscio della cenere che il vento innalzava in dense volute. Jack individuò la provenienza del suono, era il cavaliere che aveva creduto di vedere poco prima a camminare verso di loro. L'illuminazione non era stata mai sufficiente per guardare il corridoio oltre le colonne dal centro della Sala, e ora la dimensione demoniaca reprimeva quel poco di luce di cui disponevano. Jack vide un busto di donna emergere dalle tenebre, il corpo fasciato in abiti scuri, due spade corte che le pendevano lungo i fianchi.

«No...», sussurrò.

Nonostante la cenere rendesse le figure contorte, riconobbe il volto pallido della donna che risaltava nel mare bruno di capelli che le ricadevano sulla schiena.

«Ciao, Jack.» La voce di Paine aveva il suono dell'oltretomba.

«Tu...» Jack tremò. «L'esplosione, il cadavere ritrovato... Dovevi essere morta...» Era come se tentasse di convincere se stesso di non sbagliare, che ciò a cui assisteva non fosse un effetto nocivo della dimensione demoniaca.

«Lo so.», gli rispose Paine. «Ma quel cadavere non era mio. Robert ha fatto un piccolo scambio per trarvi in inganno e devo dire che ci è riuscito.» Gli si avvicinò di un passo e guardò le condizioni della Sala. «Guarda cosa è successo a causa tua.», la sua voce nascondeva una punta di sarcasmo.

«A causa mia?!», tuonò l'uomo. «Tutto questo è colpa vostra! Siete voi i demoni che stanno spingendo il mondo verso la distruzione!»

Paine aveva il viso serio. «È ora di parlare Jack. Siamo venuti per questo.»

«Ti sei chiesto la ragione per cui tutto sta morendo, mentre tu rimani integro?», gli chiese Robert.

Jack studiò attentamente il proprio corpo per la prima volta e solo allora si accorse di non aver subìto alcuna mutazione al contrario dei consiglieri e della Sala; la decomposizione non aveva effetto su di sé.

«La prima volta che ci siamo incontrati è accaduto qualcosa che ha mutato il corso degli eventi.», gli rivelò Paine. «Io ero ancora una bambina e stavo fuggendo dai soldati; mi nascosi nelle cantine del mio palazzo e tu mi seguisti.»

Lo sguardo di Jack si illuminò, gli tornò tutto in mente; era lì, come se non fosse trascorso neppure un giorno da quel lontano 1993. Rammentava un evento in particolare: aveva udito dei passi veloci dirigersi in un corridoio che si apriva sotto la scalinata e decise di controllare; si ritrovò davanti ad un cancello che dapprima aveva visto sigillato da una pesante catena e poi, avvicinandosi, si era accorto che il cancello era solo accostato contro la parete; con la pistola stretta tra le mani, lo aprì e non vide nulla se non un lungo corridoio vuoto, immerso in un'oscurità innaturale. E in quel buio gli parve di notare delle strane ombre.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now