The change [COMPLETA] ||Geôli...

By _OcchiGhiaccio_

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-COMPLETA "Ho incontrato te reputandoti il ragazzo a cui piace passare le notti in compagnia e avere vizi che... More

Prologo
01. -Di nuovo tra i banchi
02. -Un'uscita andata a male
03. -Ottime ripetizioni
04. -Copia e incolla i tuoi pensieri
05. -Shakespeare era suo cugino
06. -Una vacanza a casa
07. -Due capitoli di botto
08. -Il buongiorno si vede dalla notte
09. -Un gioco allettante
10. -Un litigio con i fiocchi
11. -Una festa vendicativa
12. -La fine di un momento
14. -Se la vita fosse un film
15. -Gli ormoni aumentano
16. -È più capace di lui?
17. -Ultima notte
18. -Uno studio da scoprire
19. -Dormire nel mio letto è da esperti
20. -Due delusioni in un'ora
21. -Qualcosa di nuovo
22. -Ascolta le nostre labbra
Epilogo. -Finale

13. -Un dialetto impossibile

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By _OcchiGhiaccio_

"Rilassati, sono quì solo perché ho dimenticato la chiavetta." La afferra da sulla scrivania.

"Non fare l'arrabbiato, Alan. L'unica che dovrebbe essere arrabbiata qui, sono io." Mi alzo dal letto e avanzo di qualche centimetro verso di lui.

"Tu. E perché?" Dice e negli occhi riesco a leggere quanto lui potesse aspettare questo momento.

"Ti ho chiesto chiaramente di aiutarti, con l'intento di farti recuperare il più possibile, e indovina un po' qual'è stata la risposta? No, meglio metterci un puntino.
Un puntino? Come scusa? Ti ho praticamente fatto capire, che sarei capace di rinunciare a tutto per darti una mano! E tu cosa? No.
Ma fai sul serio?!" Lascio un lungo respiro e chiudo gli occhi con la speranza di non uscire di testa.
Potrei essere capace di crollare davanti a lui, ma non voglio farlo proprio adesso.

"Tu tagli i rapporti in quel modo? Infilando le dite nelle mutandine di una qualsiasi ragazza?" Vedo che lui nasconde un sorriso e gli do un pugno sulla spalla.
"E non ridere!"

"Okay. Una seconda chance me la dai?"
"No! Non mi dimostri mai nulla." Metto il broncio.
"Per favore."
"Ti ho già dato una risposta e di certo non cambierà."
"Okay. Ma sappi che non sono venuto per la chiavetta, ma per te." Il mio cuore perde un più di un solo battito e ancora una volta sento quella strana sensazione allo stomaco.

"Lo dici solo perché sai che sono arrabbiata." Rispondo rivolgendogli i miei occhi.
"Mi hai preso per un morto di figa?" Dopo aver finito quella frase il suo telefono inizia a squillare.

"No Derick, tu sei sempre nei casini. Perché l'hai fatto? Arrivo."
"Devo andare, a domani." Mette il cellulare in tasca.

"Portami con te"
"No."
"Sono ancora arrabbiata con te! Quindi adesso verrò con te." Dico velocemente, mentre lui scende le scale.
"Ti ho detto di no!"
"Dai Alan! Voglio venire con te."
"Ti ho già dato una risposta e di certo non cambierà." Copia le mie stesse parole.

Come al solito, saluta mia madre, ma continuo a seguirlo anche dopo aver abbandonato casa mia.

Afferro la maniglia dello sportello e lui mi guarda serio.
"Non azzardarti ad entrare."
"Ah okay."

Mi siedo nel sedile della sua macchina e aspetto che anche lui entri.
"Meglio incazzata" Barbotta.
"Sono ancora arrabbiata! Ma non so come, riesci sempre a farmi cambiare idea." Sussurro l'ultima parte incredibilmente imbarazzata.
Mi rivolge un occhiata con un sorriso soddisfatto ma resta zitto.

"Ti vanterai di questa cosa per i prossimi 2 mesi?"
"Forse" Sorride ed io alzo gli occhi al cielo.

"Dove andiamo?"
"In un posto che non vedrai."
"I finestrini sono trasparenti."
"Non penserai mica che parcheggierò davanti al locale."
"Scenderò."

Dopo quella mia parola nessuno dei due si azzarda a rispondere.
Riesco a notare che la velocità della macchina rallenta e ci metto poco a capire che l'enorme locale blu notte è la nostra meta.

"È quello?" Lui annuisce.
"Pos-"
"No. Non puoi scendere." Lui esce dall'auto e sento uno strano rumore.
Ha chiuso l'auto.

Sbuffo e aspetto.

10 minuti dopo:

L'attesa si fa lunga.

Noto due ragazzi uscire dalla porta nera e venire verso la macchina.
Alan e Derick.

Alan apre l'auto e in un attimo sia lui che Derick entrano.
"Sai Alan, avevo preso in considerazione la scelta di restare a invecchiare qua dentro."
"Meglio, magari fai meni casini." Rimango a bocca aperta mentre sento Derick sghignazzare.

"E tu non ridere! Fai più casini di me." Metto il broncio e incrocio le braccia al petto.
Parlano di me, mentre loro chissà in che situazioni si trovano ad essere coinvolti.
"Non ha tutti i torti." Afferma Alan guardandolo dallo specchietto reversibile.
"Alan, io sono costantemente nei casini. Di che ti stupisci?"
"ca' chiamì sempe me" Risponde.

Non la smetterà mai di parlare in napoletano.

"Puoi spiegarmi secondo da quale pulpito riesci a cacciarti in più casini di Alan? Da non dimenticare, che la tua età è inferiore a quella sua."
"È la stessa domanda che mi faccio anch'io, dall'inizio del mio quarto anno di High School." Mi trattengo dal ridere.

"Ti rispondo io. Ho di meglio da fare."
"Si, scopare nel tuo studio da sfigati." Alan alza il dito medio a quelle parole, in risposta Derick ride.

***

Le macchine sono ferme già da un buona mezz'ora, senza sforzarso di fare un centimetro in più.
Da lontano scorgo un macchinario, ma che non riesco a inquadrare bene a causa delle macchina che lo succedono.

A quanto pare non sono l'unica ad averlo notato, ma ci sono anche gli altri due ragazzi.

Alan rimane a bocca aperta dopo aver visto quel macchinario.
"Ma sul serio?" Dice, ancora incredulo.
"L'autovelox? Ma crè? Ca mo i machin vann talment chian ca l'autovelox no fa i fotografij fa i disegnini." Commenta con un tono così alto come se stesse parlando con qualcuno.
Dalla sua espressione si riesce a leggere quella solita frase: Ma fai per davvero o hai qualcosa che non va nel tuo cervello?

"Sto rivalutando la scelta di invecchiare qua dentro." A quelle mie sante parole, le macchine si muovono e riusciamo, non si sa con l'aiuto di quale santo, ad accompagnare Derick nella sua abitazione.

"Vuoi stare un po' a casa mia?" Domanda.
Il suo tono suona come una dolce melodia, lo dice come se avesse paura di qualcosa.
Trattengo un sorriso, e anche l'entusiasmo, che adesso è alle stelle.

"No. Sono ancora arrabbiata."
Metto nuovamente il broncio e incrocio le braccia al petto.
"L'ho chiesto solo per risultare gentile, siamo già a casa mia." Spegne l'auto e si dirige velocemente verso la porta di casa sua.

Lo seguo e osservo ogni suo movimento come se fosse qualcosa che non avessi mai visto prima di quell'istante.
Toglie la sua felpa nera Gucci e con uno scatto fulmineo indossa una maglia larga a maniche corte di colore senape.
Gli sta così bene!

Posa le sue scarpe dentro un piccolo scaffale di legno con uno stile moderno e non visto molto spesso.
Osservo meglio la casa e riesco a notare quanto l'arredameto possa essere simile ad una di quelle case americane.

Va verso un aggeggio quadrato attaccato alla parete e con un click, dentro la stanza si riesce a sentire un ingegno mettersi in noto e iniziare ad arieggiare.

"Che hai fatto?" Domando.
"Fa un po' di freddo e quindi ho acceso i riscaldamenti." Si avvicina all'isola che è posizionata al centro della stanza.

Da un sportello esce fuori un pacchetto di biscotti.
I miei preferiti.

"Ne vuoi qualcuno?"
"Dovresti già sapere che se tu mi offri qualcosa che sia cibo, la mia riposta sarà sicuramente di si."
"Mi fa piacere." Si limita a dire.

Prende un piatto e butta dentro tutti i biscotti mettedomeli difronte a me.
"Fa di loro quello che vuoi." Sorride dolcemente e si allontana.

Dal suo enorme salone urla qualcosa.
"Indossi ancora le scarpe?" Ancora con i biscotti in bocca urlo un "Si"

Corre verso di me, potrebbe quasi sembrare una mamma in una piena crisi isterica.
"Mi sporchi la moquette!" Diventi bianca e appena sfilo le scarpe dai piedi, lui me le toglie di mano andandole a posare.

Ripensando meglio a quella scena non riesco proprio a frenare la mia risata.
Mentre penso a queste due settimane passate con lui, e quanto possa essere così bello passare del tempo in sua compagnia, percepisco il nostro rapporto essere qualcosa di bello.
In poco tempo lui è stato il protagonista del motivo del nostro legame.

Credo che la cosa che preferisco di lui sia il suo carattere.
L'aspetto che ha lo definisce il ragazzo stronzo e arrogante. Prepotente e antipatico.
Ma non è così, non ha il solito carattere che tutti i ragazzi hanno o che pensano di avere.

I miei pensieri vengono interrotti da lui.

"Ma stai mangiann ancor biscott?"
"Sono i miei preferiti."
"S' ti mang nu biscott t ven o mal e panz, ma s ti mang tutt o pacco t'ha ricoverà.'
Sul a guardart m'e venut o mal e panz a me."

Dopo poco realizza la mia riposta.
"Mi capisci?!" Dice con così tanti stupore da riuscire a far stupire anche me.
"Ti conosco da due settimane, quasi tre, e con le tue continue imprecazioni riesco a capire ciò che dici." Nei suoi occhi leggo una scintilla.






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