14. -Se la vita fosse un film

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"Agg piers u telecomand" Si lamenta.
Continua a fare avanti e indietro ormai da minuti interi senza ottenere risultati.

"E mo c'agg a fa?" Gesticola con le mani e guarda la stanza come per cercare qualcosa.
"Ma che cazzo dici?"
"Non è possibile che non abbiano ancora inventato un sistema." Brontola
"Su cosa?"
"Ij perd u telecomand. Mo c'aggia fa, agg ittà a television?" A causa della velocità con cui pronuncia quelle paropennon riesco a capire cosa dice, perciò mi limito a guardarlo fingendo di capirlo.

Lo guardo fissa ancora confusa.
"Bucchin e mamm't." Dico io di punto in bianco.
Cerco di non ridere, ma fallisco miseramente quando gli occhi di Alan si spostano sulla mia figura completamente spalancati e un sorriso sorpreso sul volto.
Lui si gira con uno sguardo sorpreso e con un sorriso a 32 denti.

Si avvicina a me, evidentemente colto di sorpresa, mi afferra il volto, senza pensarci troppo, inizia a darmi una serie di baci consecutivi sulle labbra.
"Ripetilo!" Esclama non smettendo di ridere.
"No!" Rispondo contagiata dalla sua risata.
"E smettila di prendermi per il culo!" Non la smette di ridere, o meglio dire, ha il volto rosso e si piega in due dalle risate.

"Come la sai questa?" Mi chiede.
Si toglie gli occhiali mentre si strofina gli occhi.
"È quella che dici più spesso ed è pure quella più facile da ricordare."
Ed è vero, avvolte inizia con il parlare napoletano, con varie imprecazioni, non smettendola più.
In quei momenti rimango zitta a memorizzare quelle parole.

Ad un tratto il suo telefono inizia a squillare.
Lo afferra e si siede di fianco a me, accetta la chiamata e la mette in vivavoce, nel frattempo sfoglia la televisione subito dopo aver trovato il telecomando.

"Dereck, un altro casino?"
"Sei coinvolto anche tu però."
"Cosa? Di quale parli?"
"Quei cazzo di teppisti di merda, Alan!"
"Non sono ancora andati via?!"
"Pensi che se fossero andati via, io ti avrei chiamato?"
"Ma hai chiamato a quel coglione?"
"No bro, l'ho dimenticato."
"Bro! Ma qual bro! Bro ro cazz.
Non fare nulla, me ne occuperò io stasera."
"Stasera alle 11, vieni da me bro."
"Alle 11."

Chiude la chiamata e subito sbuffa.
"Che succede?"
"Ennesimo casino." Dice seccato mentre lascia andare un ultimo sospiro.
"Dimmelo dimmelo." Lo supplico.
Mi appoggia sulla sua spalla mentre faccio il labbruccio e i suoi occhi si concentrano proprio in quel punto.

"No, litigheremo nuovamente." Il suo respiro è calmo.
"Vuoi soltanto evitare le mie domande." Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
Lui si aggiusta nervosamente i capelli e poi mi fissa come per decidere se parlare o meno.

"Hai detto di volermi migliorare anche di poco, magari dal tuo punto di vista non stai facendo nulla, ma per me è molto.
Se ti dicessi ciò che mi accade, cambieresti subito idea, ed io non voglio." Mi accarezza una mano ed io la stringo.
"Parlami." Lui si alza e lo sento lasciare un sospiro.

Conoscendolo credo che sia qualcosa di molto serio e pericoloso, altrimenti me lo avrebbe già detto e Derick non lo avrebbe chiamato.
Immersa nei miei pensieri mi accorgo che lui mi guarda e i miei occhi si bloccano nei suoi.

"Non fissarmi in quel modo." Sussurro.
Sono quei occhi che sembrano volerti leggere dentro, sapere cosa nascondi, toccare quello che pensi.
Ma io non voglio che questo accada.

"Se non nascondi nulla non avrai problemi a farti guardare negli occhi." Dice con tanta disinvoltura da farmi restare senza parole.
"Siamo in un film, riesci a capire cosa mi succede solo guardandomi negli occhi?"
"No, ma gli occhi aiutano molto a capire il tuo stato d'animo.
Se sei felice, triste, sensibile o arrabbiata. Altrimenti come fa la gente a chiedere che cosa succede ad ad una persona, non potranno di certo capirlo dalle mani o dalle dita dei piedi." Fa spallucce e si abbassa alla mia altezza.

Io continuo a restare seduta, mentre lui si regge riuscendo a guardarmi ancora fissa nei occhi.
"Tu non sei felice. Non hai ne vinto e ne perso, stai ancora gareggiando.
Stai cercando di capire cosa può migliorarti così da renderti felice e soddisfatta, come se fossi in un pieno momento di ecstasy."

"Non guardare me, Alan. Non preoccuparti di ciò che voglio io.
Io sto bene, se tu quello che ha bisogno di tante cose, e non mi riferisco a dei beni materiali." Appoggio una mano sulla sua guancia e la accarezzo dolcemente con il pollice.
"So quello che non ho. Sentimenti, loro muoiono dentro di me." Impossibile da credere, ma siamo così vicini.

"Vado da Dereck... ha bisogno del mio aiuto."
"Tu sei il protagonista di un film, Alan? Leggi l'anima della gente e salvi chiunque dai casini? E non riesci a capire come risolvere i tuoi di casini e come rendere felice la tua anima?"

"Si può dire che vivo la vita come se fosse un film, no?" Prende il suo giubbotto di jeans, aggiusta il cappuccio della felpa senape e poi esce da casa mia, ma non prima di avermi fatto un occhiolino.

Avverto il motore della sua auto accendersi e poi sentire il rumore farsi sempre più lontano.

-Perdonate il breve capitolo.

The change [COMPLETA] ||Geôlier.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora