18. -Uno studio da scoprire

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Indirizza la sua macchina verso tutt'altra direzione da quella che doveva essere presa.
Ho pensato che avesse bisogno di fermarsi in un auto-grill o di fare carburante, ma le mie ipotesi vengono subite smaltite dal momento in cui si ferma davanti ad una struttura a due piani.

"Dove siamo?" La mia voce esce appena udibile come se il ragazzo di fianco a me potesse mangiarmi da un momento all'altro.
"In un luogo a me molto caro." Risponde come se fosse un vecchio saggio e sapientone.

Scendo anch'io quando con il capo mi fa un cenno.
Lo seguo e lui in un attimo è dentro la struttura, subito dopo aver aperto la porta.

Fisso la stanza che non è chissà quanto grande, ma all'interno possiede molto lusso.
Con divani di un tessuto pregiato all'apparenza e un tavolinetto di vetro.

Sposto di poco lo sguardo a scorgo un credenza, sempre di vetro, con all'interno molto alcolici, mai aperti e ne tanto meno consumati.

"Vado un attimo in bagno, tu fa quello che vuoi." Annuisco e lui si dirige verso una stanza che presuppongo essere il bagno.
Io mi siedo e aspetto lui mentre continuo ad osservare la stanza.

Più mi fermo nei dettagli delle sue ricchezze, più capisco che i numeri del suo conto in banca siano altamentente elevati.
Il triplo di quelli miei.

"Sali con me?" Mi domanda, sussurro un "certo" e lo seguo.

Dopo aver attraversato le scale, apre una porta.
Delle luci, simili a quelli che metti nei balconi nel periodo di Natale, sono attaccate orizzontalmente a tutte e quattro le pareti e cambiano ripetutamente colore.

Ci sono due computer in una sola scrivania, quest'ultima molto lunga, e di fianco ne noto un altra, molto più piccola con un portatile e quaderno e penna.

Nella parete opposta vedo un divano e l'ennesimo tavolinetto, stavolta di legno.

Lui si siede nella sedia girevole posizionata nella scrivania con i computer.
"Perché tieni questa stanza?" Domando avvicinandomi a lui.
"Mi piace scrivere su carta e penna, e nel frattempo guardare qualcosa al computer." Afferra un telecomando molto piccolo.

"Qual è il tuo colore preferito?"
"Il viola." Imposta le luci della stanza viola.

"Siediti qua" Batte le mani sulle sue cosce, non dico nulla, mi limito a sedermi a cavalcioni su di lui e appoggiare la mia testa sul suo petto.

Lui nel frattempo mi accarezza i capelli e sento i suoi respiri essere calmi e profondi.
"Perché mi tratti così?" Sussurro, mi metto difronte a lui e i miei occhi si incastrano nei suoi.
"Come ti tratto?"
"Come se volessi qualcosa." Mi accarezza con la mano la guancia e poi mi fissa le labbra.
"La risposta puoi dartela da sola..."

"Non saprei rispondere neanche ad una delle domande che mi faccio su di te."
"Non sorge nessun problema principessa, posso sempre fartele io." Afferra una ciocca dei miei capelli e ci inizia a giocare.

"Okay Alan. Ma non è detto che io risponda." Sto al suo gioco, aumento la poca distanza tra i nostri corpi e lui sembra essere compiaciuto a giudicare dal sorriso che gli si incurva sul volto.
"Ma è così che funziona un dialogo, principessa. Ogni domanda esige una risposta." Alza le sopracciglia e il suo sguardo appare sempre più soddisfatto e desideroso sul fatto che questo dialogo continui.

Con la punta dei piedi inizia a dondolarsi sulla sedia e a creare un atmosfera più piacevole, sopratutto dopo che lui afferò un telecomando accendendo le casse.

"E se io non volessi di-"
"Saranno domande semplici, principessa"
"Dietro ogni cosa semplice c'è sempre qualcosa di complesso." Alla mia frase il suo pollice mi riga la guancia e i suoi occhi mi squadrano con una malizia che mi piace.

"Dove leggi queste frasi, in qualche romanzo per quattordicenni?"
"Non pensavo che le domande fossero con così estrema facilità" Lui alza un sopracciglio e posiziona il suo volto a poca distanza dal mio mentre morde delicatamente un labbro.

"Queste domande non ti piacciono, preferisci un altro genere?" Io sorrido alla sua domanda e annuisco con l'intento di provocarlo.

"Quindi vuoi quelle del tipo, hai finto un orgasmo? Sei ancora vergine? Se no, a quale età?"

"L'ho persa l'anno scorso, Alan. Chedomande basilari."

"Davvero?" I suoi occhi si abbassano sulla mia intimità che combacia perfettamente con la sua e poi continua la sua risposta. "Le ragazze vergini si eccitano con molta più difficoltà, e qualcosa mi dice che tu fai parte di quelle."
"Credimi sulla parola" Sorrido e mi avvicino alle sue labbra.
"Io vorrei testare personalmente." Si passa la lingua tra le labbra e poi prosegue con le sue domande.

"Non credo sia il momenti adatto..." Faccio finta di pensarci su.
A tutte quelle domande ero stranamente bloccata su di lui, il mio stomaco aveva mille sensazioni e le mie mani sudavano freddo.
"Mh... ci sarà un momento allora" alza le sopracciglia.
"Forse." Appoggio una mano sulla sua guancia e mi avvicino lentamente alle sue labbra.

Lui non si sposta ma abbassa gli occhi sulle nostre labbra.
Chiedo l'accesso con la lingua che non interrompe, appoggia le sue mani sulla mia schiena e mi avvicina.

Solo in quel momento mi rendo conto che la passione che mi trasmette possa condizionarmi così tanto.
Faccio scorrere le mie mani lungo il suo collo e lui sembra essere compiaciuto dall'armosfera.

Si stacca dal bacio prendendo fiato e sento il suo respiro calmarsi sempre di più.
Alza il suo volto e sfiora le mie labbra, questo mi procura soltanto emozioni ancora più forti del normale.

"Ti prego, smettila..." Il mio tono esce come qualcosa di impossibile da udire.
"Non ti ho fatto del male, Nicolaya."
"Potresti farlo però."
"Ci tengo troppo per farti del male."

The change [COMPLETA] ||Geôlier.Where stories live. Discover now