06. -Una vacanza a casa

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"Avete violato e trasgredito le regole basilari per poter continuare ad attraversare quella porta di vetro, tanto vecchia e cara-"
"Si, dobbiamo ringraziare, anche, il buon bambin Gesù che ci dà la grazia di camminare sopra questo pavimento sporco" Dice velocemente senza neanche pensare a quello che dice.
"Sarò scappato dalla scuola almeno quaranta volte." Continua sbuffando mentre cerca di non dare troppo peso al nervosismo.
"Bene, la quarantunesima non è ammessa. Soprattutto se con te trasporti qualcun'altro, anzi, se porti con te una ragazza." Guardo torvo la preside che entra con la sua solita camminata a testa alta e schiena eretta.

"Che importa? Sia che fosse stata una ragazza o un ragazzo, io non ho puntato la pistola in testa a nessuno." Lui la guarda come se la conoscesse da una vita, ma in entrambi gli occhi riesco a leggere l'odio represso che non si sono mai detti.

"Possiamo essere incisivi ma nel tempo meno possibili? Stanno già suonando le campane di Natale." Cerco si smorzare l'ira con le mie solite battutine del cazzo, che non hanno ottenuto un cattivo risultato.

"Lei é la sua guida in questo percorso di recupero e si è lasciata trascinare come se nulla fosse, perciò la sospensione è decisiva per entrambi, e dovrete recuperare le materie perse nei vostri giorni d'assenza." Afferra carta e penna mentre accavalla le sue gambe.
"Saranno poi fatti dei compiti, per vedere se avrete studiato e se sopratutto la guida, in questo caso la signorina Nicolaya, ha fatto il suo lavoro." Dice lei.

Esce dalla stanza.
Senza aver prima detto le testuali parole:
"Non muovetevi da quí, devo decidere quanto lunga dovrà essere la vostra sospensione."

"Sei un emerito coglione." Dico mentre mi giro i pollici e osservo un punto fisso nel pavimento.
"Sta zitta se non vuoi essere sbattuta su quella cattedra." Non batto ciglio.
Sto zitta, senza dire nulla, perchè sono sicura che adesso potrei tirargli in faccia i peggio insulti e non per paura che lui possa farmi qualcosa, anche se so che non farebbe nulla lo stesso.

"Non mi fai paura e ne tanto meno mi trattengo nel dirti giusto due cose in faccia.
Sei davvero insopportabile, lasciatelo dire, non fai altro che vantarti e tenere il comando su tutto e non dai libera scelta a nessuno.
In primo luogo sei calmo e sereno, senza nessun pensiero negativo in mente, passano pochi e minuti sei a sbraitare contro qualcuno per motivi futili e che potrebbero essere risolti senza nessun urlo." Sospiro e la sua faccia non esprime nessun sentimento o emozione umana.

"La cosa che dovrebbe essere ancora più irritante, tu riesci a dimostrarla in carne ed ossa.
Sei quella stereotipa di ragazza, che senza conoscere giudica di già, non lasci spazio per darmi il giusto tempo per dimostrarti a nudo il mio vero carattere, chi sono davvero io.
Potrebbe sembrare strano, ma stavo persino pensando di darti l'opportunità di cambiarmi e di essere un ragazzo migliore, rispetto a quello che sono adesso." Dice senza urlare.
Resta calmo e non diventa rosso dalla rabbia, i suoi occhi regalano calma e serenità, come ho già capito qualche ora fa.

"E tu come sei Alan?
Mi è bastato vedere come sei andato via da scuola con tanta noncuranza.
Mi insegni a non giudicare l'apparenza, ma tu riesci ad essere subito capito dall'umanità intera.
Io potrò essere quella stereotipa di ragazza, ma tu sei così prevedibile.
Sarai quel ragazzo che non è mai una notte da solo, hai una comitiva ma non un migliore amico, sei conosciuto ma non vivi questa opportunità al massimo.
Sbaglio?"

Dalle sue labbra esce una risata nervosa mentre guarda a terra.
"Sei stupida.
Sono così, potrà essere, ma se non ho un migliore amico, non sarà mica colpa mia se tutti mi mettono sul naso ancora prima di tener conto la mia personalità."

Sbuffo e non lo guardo più.
Non ha tutti i torti, ma non gli darò di sicuro ragione nel bel mezzo di un litigio.
Sarà anche gentile o qualsiasi altra cosa ma non tollero i suoi comportamenti in molte occasioni, che abbiamo avuto durante i nostri incontri.

Sarà passata una settimana, e non ho ancora capito cosa vuole dalla vita e non cosa fa per la vita.

10 minuti in silenzio.
10 minuti a contemplare il nulla.
Un emerito cazzo!
Il nervosismo aveva già preso un posto nel mio cuore, ma adesso, si è occupato tutto il cuore.

"Ma dove cazzo è?!" Sbotto dal nulla.
Lui mi guarda con sufficienza e fa delle spallucce.

"Arriverà tra mezz'ora. Ha sempre fatto così."
"Così come?" Sbotto acida.
"Dice che arriverà ma ti- non hai mai rischiato una sospensione?"
"No! Scusa se sto alle regole della-" Il mio tono si alza, ma viene subito interrotto dalla sua voce.
"E ti vo sta nu poc zitt?!" Mi acciglio e a quella risposta mi faccio piccola piccola.

Non so cosa significhi e sinceramente non credo sia in complimento.
Forse avrò un pò esagerato con le mie frasi lunghe e complesse.
Forse.

A creare un tonfo fastidioso con la porta è la preside che entra nuovamente in quella stanza calda e accogliente.

"Per Alan Haywood la sospensione si dilunga per una settimana, per Nicolaya Gilbert per quattro giorni.
Abbiamo deciso insieme alle due vicepresidente che nei giorni di sospensione dovrete studiare questi argomenti." -Ci pone un foglio davanti- "Visto l'evidente impegno di Haywood in questi ultimi giorni, abbiamo preso in considerazione l'opzione di farvi lavorare ancora assieme, solo se sarete capaci di superare un test dopo la fine della sospensione, che servirà a testare se avrete studiato e se siete ancora capaci di studiare assieme.
Detto questo, sta a voi decidere se studiare assieme o separati." Afferro il foglio e leggo gli argomenti.

Scorro lo sguardo dal foglio al volto di Alan.
"Domani ci incontreremo e studieremo assieme, se ti va bene." Dice lui.
I suoi occhi dicono tutto.
È seccato e furente allo stesso tempo.

"Se non vuoi vedermi non sei obbligato a studiare con me." Dico con tono fermo e alto.
"Non urlare. Mi hai fatto incazzare davvero molto con le tue parole, ma non per questo voglio avere un due su tutti questi argomenti. Quindi sta zitta." Mi risponde cercando di mantenere una calma incredibile.
"Okay. Visto che hai appena ammesso di non volermi vedere, per essere più veloci, studieremo la mattina e il pomeriggio. Se ti va bene." Pronuncio le sue stesse parole.

Lui schiude la labbra e sospira secco.
"Okay, ci vedremo mattina e pomeriggio."

The change [COMPLETA] ||Geôlier.Where stories live. Discover now