Stars Align// Calum Hood

Por LenaRailgun

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"Mi volto e caccio un urlo: davanti a me ci sono io. Ovvero, il mio corpo, che si sta toccando i capelli, i v... Más

Killer Queen
A kind of magic
How to (not) be Calum Hood
How to (not) be Kate Clifford
Reputation
Do I wanna know?
Crush
Kate's first date
Smokies
Sincerity is scary
Contact
You need to calm down
So confusing, am I insane?
Under pressure
Push me away
Somebody else
The Shadow
Blood and tears
The real Kate Clifford
Deneb, Altair, Vega
We have someone calling us back home
Battle lines
No control
Speak now
Escape
To the stars
Kasasaghi
Epilogo

This must be the place

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Por LenaRailgun

(Calum)

«Come ti senti Clifford?»

Rivolgo lo sguardo verso Sullivan, che ha appena chiuso la porta dietro di sé.

«Bene» rispondo, annoiato. Ma la verità è che non sto bene per nulla. Stringo i denti, nella speranza che questa giornata finisca il prima possibile. Ma, infondo, cosa cambierebbe? Domani sarebbe esattamente uguale ad oggi. La verità, è che non mi è possibile uscire da tutto questo circolo infinito di eventi che mi stanno soffocando. Non mi basterebbe nemmeno svegliarmi e scoprire di essere tornato nel mio corpo. Un brivido mi attraversa la schiena quando mi rendo conto che, forse, l'unica vera soluzione sarebbe quella di morire. Lasciarmi andare alle braccia della morte, andarmene. Ammettiamolo, se sparissi nessuno sentirebbe la mia mancanza. Tanto meno quest'uomo che mi sta lanciando sguardi carichi di compassione. Se solo sapesse che non sono Kate. Se solo potesse rendersi conto che lo odio, così come odio chiunque in questa scuola. No, non è perché sono il classico ragazzo ribelle che deve detestare le regole, che odia tutti, che odia il mondo. Ma perché nessuno ha mai saputo guardarmi dentro. Da piccolo tentavo sempre di porgere la mano nella speranza che qualcuno la afferrasse. Ma, dopo essere rimasto anni con la mano tesa, inutilmente, ho capito che in questo mondo sopravvivi aiutandoti da solo.

Sullivan si appoggia alla sua scrivania, con le braccia conserte.

«Ti vedo molto strana in questo periodo Kate» comincia.

Per forza, non sono Kate, coglione.

«Sai che se hai bisogno di aiuto, io ci sono» mi sorride afferrandomi una mano. Mi irrigidisco, sentendo di nuovo quella sensazione: da quando sono Kate, mi sveglio con un peso nello stomaco che non riesco ad eliminare. A volte passa da solo, altre volte rimane tutta la giornata, andandosene quando sprofondo nel mondo dei sogni. Altre ancora, sparisce per poi tornare nell'arco della giornata.

Sullivan porta la mia mano sulle sue labbra e io realizzo cosa sta succedendo quando la mia schiena si ritrova attaccata alla cattedra e le mie gambe sono tra quelle del professore. Caccio un urlo, spaventato. È per questo che il professor Sullivan è sempre stato così affascinato da Kate? Perché era attratto da lei?

La sua mano mi tappa la bocca.

«Zitta piccola Kate» sussurra, sistemandosi la montatura degli occhiali con la mano libera. Tento di divincolarmi ma non riesco a liberarmi.

Assurdo. Irreale. Una cosa del genere non dovrebbe accadere in un luogo come la scuola. Dovrebbe essere un posto sicuro, giusto? Ma chi voglio prendere in giro? Quando varchi la soglia, la tua vulnerabilità, se scoperta, viene messa sotto i riflettori. La luce colpisce te, esclusivamente te, e nell'ombra tutti stanno ridendo, a volte senza nemmeno mostrarsi in volto. Sullivan è un cacciatore, come tutti loro, ma la sua preda è sbagliata. È immorale che sia io.

Nonostante la sua mano sopra la ma bocca, continuo ad urlare ma un ghigno divertito compare sul suo volto.

«Kate, perché urli? Passeremo un momento molto divertente insieme» mi sussurra all'orecchio.

Lasciami andare. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi per la rabbia, più che per la paura. Come può una persona con del potere come quello che lui possiede, fare questo ad una ragazza? Kate è una ragazza, non un corpo da usare. Non è importante quanto sia bella, gentile nei tuoi confronti, se il suo carattere è intrigante e ti fa sentire in connessione con lei. È una persona. E tu sei un bastardo se non lo capisci.

Il ghigno sul volto di Sullivan scompare, l'espressione si tramuta in preoccupazione quando sente i rumori di qualcuno che cerca di buttare giù la porta.

«Kate!» sento la mia voce dall'altro lato della porta «Ti tiriamo fuori!»

In un attimo si sente un'esplosione e la porta è a terra. Sullivan si allontana con un balzo, e riesco a vedere il terrore nei suoi occhi. Mi allontano dalla cattedra e corro verso l'uscita con il cuore che martella nel petto per la paura appena provata. Una lacrima mi riga il volto, ma la asciugo subito, e mi rifugio tra Luke e Kate, prendendo fiato. Non riesco a dire nulla, ma accenno un sorriso riconoscente. Mi sembra stia succedendo tutto lentamente. Luke entra nella stanza, e io mi affaccio, mentre il mio corpo trema ma si sente più leggero. Il biondo allunga una mano, rivolgendo il palmo verso il professore, che lo guarda terrorizzata. Sussurra delle parole che non riesco a comprendere, ed una luce azzurra colpisce Sullivan, facendomi sussultare. L'uomo si alza ed esce dalla porta senza dire nulla, con un'espressione vuota.

«è il potere della stella Polare»

Mi volto verso Luke, che osserva Sullivan allontanarsi a braccia incrociate.

«è andato a dare le sue dimissioni. Non lo vedrete più»

Annuisco. Lentamente mi volto e lancio un'occhiata a Kate.

«Come avete fatto?» chiedo sussurrando piano.

«è stata Kate. Ha sentito l'urlo che hai lanciato e mi ha visto in corridoio poco distante. Mi ha chiesto aiuto» spiega Luke, mordicchiando il piercing con i denti.

«Stai bene?» chiede Kate con un filo di voce, guardandomi negli occhi. È triste, probabilmente spaventata esattamente come lo sono io.

«Non molto» ammetto. Cerco ancora di trovare una spiegazione a ciò che è appena successo, se ne esiste davvero una. Noi esseri umani non sempre agiamo usando l'intelligenza e la razionalità di cui dovremmo essere dotati, ma facciamo esattamente come gli animali: agiamo con l'istinto. Oppure, usiamo la nostra razionalità per scopi animaleschi. In qualunque caso, compiamo spesso azioni che agli occhi degli altri non appaiono chiare. Ognuno ha i suoi scopi che tenta di perseguire a qualunque costo, non importa il giusto o sbagliato. E credo stia qui il problema: ciò che sembra giusto per sé, non lo è necessariamente per qualcun altro. Approfittare di una studentessa, forse era giusto per Sullivan, era quello che voleva. Ma non era così per Kate (né per me, evidentemente). Egoismo. Già, Sullivan è un egoista. Ha pensato solo a se stesso, non curandosi se l'oggetto del suo desiderio fosse d'accordo o meno. La voleva e basta. Sento ancora le sue mani toccarmi, e tremo. Non mi interessa di nulla e nessuno, non mi importa più, e comincio a piangere per la rabbia accasciandomi per terra, stringendo le ginocchia al petto.

«è davvero così essere una donna?» chiedo tra i singhiozzi.

Kate si siede per terra accanto a me, scuotendo il capo.

«è qualcosa che accade spesso. Ma non accade solo alle donne.» mi risponde. La sua voce trema e mi accenna un sorriso triste «Sai che esiste anche lo stupro maschile?»

Mi volto a guardarla, annuendo.

«Sì, lo so» dico con un filo di voce. «è che se ne parla così poco da non essere contemplato» una risata fredda esce dalle mie labbra.

«Perché?» chiedo, scuotendo il capo, ma ammutolisco subito sentendo una nuova ondata di singhiozzi percorrermi il corpo.

«Non c'è un perché. È questo mondo...a volte è così sbagliato» mi risponde Kate. Sento la sua voce tremare e mi volto, notando come anche lei stia piangendo. Siamo davvero ridicoli no? No, siamo solo spaventati.

«Grazie Calum per non averglielo permesso» affonda la sua faccia tra le mani, per non farsi vedere. Annuisco, non dicendo nulla. Quindi è così la vita di Kate? Molestata a scuola e persino sul luogo di lavoro? È così che deve vivere una donna?

Luke si inginocchia davanti a noi e ci osserva serio per qualche secondo, prima di sporgersi ed abbracciarci. Appoggia la fronte al muro, deve essere davvero scomodo, ma ci abbraccia forte, forse è spaventato come noi.

«Sto cercando una mia versione del mondo.» dice piano, con tono serio «Una senza uomini che approfittano delle donne, e viceversa. Una senza violenza, senza pistole, senza nulla di pericoloso. È infantile, lo so, ma» scioglie l'abbraccio, guardando entrambi negli occhi. «ma è il mondo dove vorrei poter scendere ogni tanto. Il vostro mondo è orribile perché le persone lo hanno reso così»

Annuisco, sorpreso dal comportamento di Luke: non riuscirò mai a capirlo. Mi sforzo di impormi di non fidarmi di lui, ma sono troppo vulnerabile oggi, e così lo è Kate. Le lancio un'occhiata: gli occhi scuri sono rossi per le lacrime, il viso è triste.

Mi alzo di scatto dal pavimento e porgo la mano a Kate. Lei ci impiega qualche secondo a rendersene conto, e mi osserva perplessa.

«Non me la sento di andare in aula. E credo che anche tu abbia bisogno di un po' di tranquillità» spiego io, alzando le spalle «Vieni con me?» chiedo, la voce si riduce ad un sussurro, rendendomi conto dopo di ciò che sto dicendo. Dividere lo spazio con Kate Clifford per altro tempo.

«Non posso toccarti, Calum» sospira lei, massaggiandosi le tempie. Ma si alza dal pavimento, pulendosi i pantaloni con le mani.

«Già» mi volto verso Luke «Come mai non possiamo toccarci?» gli chiedo.

Luke sorride.

«Perché non provi?»

Lo guardo, alzando un sopracciglio.

«Ma sei stupido?» sbotto io. Se te lo chiedo vuol dire che ci abbiamo già provato, no?

Ma, all'improvviso, sento una mano incastonata con la mia. Mi volto di scatto, ed osservo prima lo sguardo di Kate, puntato verso le sue scarpe, poi la sua (mia) mano incastonata con la mia (sua). Non sta succedendo nulla. No, non è vero, sta succedendo qualcosa. È come se vedessi Kate nuovamente nel suo corpo. No, nemmeno. Cioè, è lei, ma una lei diversa. È la Kate della visione che ho visto ieri. Cosa diamine sta succedendo?

Ma quando rialzo lo sguardo, Luke non è più davanti a me, ed il corridoio è deserto.

«Cosa sta succedendo?» sibilo, nervosamente. Fino a ieri sera ci scaraventavamo a terra solo sfiorandoci, mentre oggi riesco a stringerle la mano?

Uno sbuffo esce dalle labbra di Kate.

«Ormai non me lo chiedo nemmeno più» mormora. Mi gratto la nuca con la mano libera, sentendomi a disagio. Da dove mi è uscito quel gesto? Sento di aver completamente perso chi ero. Ma forse non è così importante. Non dico nulla ma comincio a camminare e Kate con me. Raggiungo le scale e le salgo lentamente, lanciandole qualche occhiata di sfuggita. La sua espressione non muta.

«è davvero imbarazzante vedermi in questo stato» butto fuori senza pensare, alla ricerca di una qualsiasi risposta da parte di Kate. Non so, un "Non trattare così la regina, scimmione". Insomma, una risposta alla Kate. Ma non è ciò che ottengo. Non dice nulla, quasi come se non mi avesse sentito. Sospiro e lascio perdere, mentre la guido fino all'aula 27.

«Condivido il mio spazio qui dentro con te ok? Non lo faccio mai con nessuno» borbotto, aprendo la porta, ma senza sciogliere l'intreccio delle nostre mani. Non riesco ad ammetterlo, ma mi fa sentire bene. Come un ragazzino impacciato alla presa con la sua prima cotta. Benché, ovviamente, io non abbia una cotta per lei. È ovvio no? Anche se, devo ammettere, che ha un bel corpo. È veramente bella, ma non posso dirglielo, il suo ego è già abbastanza alto senza il mio intervento.

Kate chiude la porta dell'aula di musica e mi segue fino ai banchi uniti al centro della stanza, dove mi isso a fatica con l'uso di una sola mano. Lei fa lo stesso, e rimaniamo seduti vicini, in silenzio, le mani intrecciate.

«Kate» la chiamo e lei si volta «Cosa senti?»

Lei rimane basita da quella domanda, probabilmente non se la aspettava da me.

«Paura» risponde poi, guardandosi le scarpe «E ingiustizia. Io non potevo sapere...io non volevo» si morde un labbro e lascia che altre lacrime scendano degli occhi scuri.

«Non puoi capire cosa vuol dire» singhiozza lei «Quando sei in un luogo come la scuola dove queste cosa non dovrebbero succedere. Dovresti essere al sicuro. L'autorità di un professore dovrebbe proteggerti, ma lui...lui la stava usando per approfittarsi di me»

Scuoto il capo.

«Direi che posso capire cosa voglia dire» sorrido con ironia «Sai, la sto provando. L'ho provata io» aggiungo. Infatti, ieri sera ho dovuto provare di nuovo quella nausea, quello schifo a cui non potrò mai abituarmi. Sentire quelle mani viscide toccare il corpo di Kate, sentire come le parlano, senza battere ciglio perché, altrimenti, finirei nei guai.

Ma Kate scuote il capo a sua volta.

«Certo, ma è diverso. Tu un giorno tornerai nel tuo corpo e un giorno io tornerò nel mio. Sono io che tornerò nello Smokies dove mi sento chiamare con i peggiori appellativi. Tornerò io nei corridoi, per le strade, dove uomini mi fischiano per come sono vestita. Tu capisci solo poco, rispetto a ciò che io ho dovuto sentire per tutti questi anni»

«Ma ti capisco!» insisto io, quasi arrabbiato «Ora...capisco» abbasso la voce e finisco con un sussurro. Già, ora, in questo momento. Ma fino a qualche giorno fa non lo avrei mai nemmeno immaginato. Non ci pensiamo mai a quanto una donna venga quasi buttata in una gabbia di leoni non appena cresce. Da bambina innocente è costretta a crescere in fretta per non farsi calpestare. Forse è questo che ha portato Kate ad essere così insopportabile. Forse non l'ho mai davvero compresa. È anche vero, però, che lei non ha mai cercato di farsi capire da me. Da nessuno, in realtà.

«Kate» la chiamo ancora. Lei mi guarda di nuovo, in attesa.

«Sento sempre una sensazione strana da quando sono te» indico il ventre, lo massaggio piano, anche se ora la sensazione è sparita. «Cos'è?» chiedo.

Kate sorride tristemente.

«Si chiama ansia, Calum» mi risponde lei. Alza la mano libera e mi sfiora la testa con delicatezza. «Sai, parte tutto da qui» mi spiega. Ancora una volta, davanti a me vedo una Kate diversa, che mi sembra così familiare.

«Prende tutto il petto» passa la mano sempre con lentezza fino ad arrivare al ventre, dove ho ancora appoggiata la mano. Alzo lo sguardo e ritrovo i suoi occhi sui miei.

«Kate cosa...» provo a dire ma lei mi ignora e continua a parlare.

«Ansia fa parte di me da anni» si allontana leggermente, senza alcun imbarazzo, per tornare a fissarsi le scarpe, togliendo la mano per riappoggiarla sul banco. E io sono deluso, ma non conosco il perché.

«Ci sono persone, come me, che hanno molta paura del mondo. Che non riescono ad affrontarlo bene. Allora succede questo. Dalla tua mente parte questa sensazione che si riflette sul tuo corpo, e cominci a stare male, ti senti oppresso, cominci a tremare e vorresti solo stare a casa sotto le coperte»

Annuisco, riconoscendo ciò che mi ha descritto.

«Come fai ad affrontarla?» le chiedo con curiosità. Lei alza le spalle.

«Non ho scelta» risponde semplicemente.

«Mi dispiace» dico sinceramente. Fatico a sopportare quella sensazione, dato che è sempre presente, che non mi abbandona quasi mai. Non credo sia qualcosa di cui ti abitui, è più qualcosa con cui forse impari a convivere, a giungere a compromessi. Ma se è così forte come dice Kate, forse a volte ne è uscita sconfitta.

«Calum» questa volta è lei che mi chiama e io mi volto, in attesa.

«Amanda mi ha detto che non è stata accettata al college» dice, giocherellando con le dita.

«Oh» esclamo solamente, non sapendo bene che cosa dire.

«Senti, cosa vuol dire che vi usavate a vicenda?» mi chiede Kate con decisione. Sospiro: ho davvero voglia di aprire l'argomento? Ci sono ancora così tante cose che io non so di Kate; è davvero il momento che le racconti qualcosa della mia vita? Mi fido di lei? No. Però sento che è giusto dirle qualcosa.

«Il padre di Amanda ed il mio sono molto simili» comincio a raccontare, stringendole ancora più forte la mano stretta alla mia «Ho conosciuto Amanda in un negozio di musica. Bhe , lei è molto carina, ero attratto da lei, uscimmo insieme. Ma un giorno annullò un appuntamento all'ultimo. Non me la presi troppo, ma sentivo che qualcosa non andava. Così tentai di dirle che, se voleva, potevo andare a casa sua per stare insieme a lei. Ma disse di no, non voleva. Anzi, era terrorizzata che io andassi a casa sua.» faccio una pausa e lancio un'occhiata a Kate, che mi sta guardando, interessata ed attenta ad ogni mia parola. Sospiro e riprendo.

«Il giorno seguente la portai qui» sorrido «Questo è il mio posto, lo avrai capito. Mi sento in pace tra tutti questi strumenti» mi guardo attorno, sorridente «Lei si aprì completamente su suo padre. Andrew pretende l'eccellenza da lei, esattamente come il mio la pretende da Mali. E che pretendeva da me. Entrambi sono dell'idea che bisogni essere in cima alla piramide per dominare chiunque stia sotto di noi. Ma Amanda ha troppa paura di suo padre per ribellarsi: vuole essere perfetta, e io non lo sono. Per questo sua madre mi odia: non mi reputa all'altezza. E per questo non volevo andare a quell'appuntamento a cui sei andata: non volevo conoscere Andrew. Io so bene di non essere all'altezza di Amanda: lei è speciale, è bellissima ed intelligente. All'apparenza sembra tutt'altro ma»

«No, l'ho capito» Kate mi interrompe, accennando un sorriso. «è speciale, si prende cura di te. Sai, la scorsa sera sono stata male, e lei non ha esitato a starmi vicina. E, ammetto, ho pensato che tu non te la meritassi, considerando le parole che usavi per parlarmene.» ammette Kate, onestamente. Non posso biasimarla. Lo so io e lo sanno tutti.

«Devo lasciarla no?» sospiro, guardando il soffitto.

«Ma così la daresti vinta ai suoi genitori!» obietta Kate, ma io sorrido tristemente.

«Hanno già vinto» ammetto, con un velo di tristezza «Ma va bene così: infondo sono uno scimmione senza cervello no?» mi volto verso Kate, che mi guarda accigliata.

«Per quello che mi hai mostrato fin ora» dice lei, senza battere ciglio «Ma chissà» rimane vaga. «Per oggi lo scimmione te lo levo, va bene?»

«E il senza cervello?» incalzo io, sfidandola. Kate ridacchia.

«Vediamo» risponde, spostando lo sguardo davanti a sé, lasciando dondolare le gambe.

E rimaniamo così, in silenzio, le mani ancora congiunte, e sudaticce. Questo potrebbe davvero essere il posto in cui Kate Clifford e Calum Hood diventano civili tra di loro. Senza litigare, scambiarsi epiteti poco carini. Nessuna regina, nessun scimmione. Solo Kate e Calum. E devo dire che mi piace.

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