Stars Align// Calum Hood

By LenaRailgun

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"Mi volto e caccio un urlo: davanti a me ci sono io. Ovvero, il mio corpo, che si sta toccando i capelli, i v... More

Killer Queen
A kind of magic
How to (not) be Calum Hood
How to (not) be Kate Clifford
Reputation
Do I wanna know?
Crush
Kate's first date
Smokies
Sincerity is scary
Contact
So confusing, am I insane?
Under pressure
This must be the place
Push me away
Somebody else
The Shadow
Blood and tears
The real Kate Clifford
Deneb, Altair, Vega
We have someone calling us back home
Battle lines
No control
Speak now
Escape
To the stars
Kasasaghi
Epilogo

You need to calm down

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By LenaRailgun

(Kate)

Continuo a fissare il foglietto che tengo tra le dita. Mi sento come se mi guardasse! È tutto il giorno che mi sento osservata da quella scritta rossa: "detenzione, aula 207". È una vera catastrofe che io debba per andarci. Non ho fatto nulla di sbagliato. Mi mordo un labbro non appena questo pensiero arriva: quindi Calum viene punito solo perché è Calum Hood? Bhe, però lui se la deve essere guadagnata quella fama giusto? Quando finirà questa storia e io potrò tornare ad essere la radiosa Kate? Sospiro ma continuo ad indugiare sulla maniglia. Non è possibile che mi sia capitata davvero una disgrazia del genere. Gemo, assumendo un'espressione corrucciata finché non riesco ad alzare il braccio dal mio fianco per tenderlo verso la maniglia della porta rossa e tirarla giù, pronta a mostrarmi i suoi orrori di sala del terrore. Sbatto le palpebre più volte, guardandomi attorno: banchi con sedie, qualche cartina geografica appesa, degli armadi grigi ricolmi di libri. Curvo il capo, alla ricerca di qualche tipo di dettaglio che mi porti a collegare ciò che ho davanti con l'immagine che avevo in testa, ma nulla. Alzo un sopracciglio: tutto qui?

«Ehi Hood!» mi volto ed osservo un ragazzo venirmi incontro con un sorriso, con la mano alzata in attesa che io gli dia un cinque. Vi ricordate quando vi ho detto che sono una regina emancipata e che non ho bisogno di uomini? Bhe, ammetto che Leo Howard è stato parecchio nei miei pensieri e gli permetterei di essere il mio re. I suoi occhi nocciola sono profondi ed espressivi, e ora che mi sta sorridendo sto ammirando le sue fossette. È meraviglioso, e mi sta parlando. Prendo un respiro.

Sii Calum, sii Calum, sii Calum

«Buon pomeriggio, bella giornata vero?» sorrido a mia volta, prima di rendermi conto cosa ho detto. Leo mi guarda perplesso, con la mano ancora alzata. Mi affretto ad alzare la mia per dargli il cinque, come se così facendo tutto tornasse apposto. Mi schiarisco la voce.

«Cosa hai fatto per finire in punizione?» chiedo, dopo essermi schiarita la voce.

Leo sbuffa.

«Ho cercato di smascherare Ella e riprendere il suo karaoke di Adele ma mi ha scoperto» sbuffa. Vedete? Ha un animo nobile infondo, voleva soltanto far notare come sia fannullona la nostra collaboratrice scolastica.

«Bel pensiero!» dico estasiata.

«Bhe sì» si gratta la nuca, ridacchiando «Ovviamente volevo anche addormentarla ed inserirla in una cassapanca e spedirla da qualche parte, senza che nessuno se ne accorgesse. Credo che avrebbe potuto funzionare»

Alzo un sopracciglio: bhe nessun re è perfetto.

Sospiro e mi guardo attorno: coraggio Kate, solo due ore in compagnia dei peggiori esemplari del tuo liceo. Gemo e mi faccio largo tra una mandria di scimmioni che si tira le palline di carta addosso: non credevo di essere tornata alla scuola dell'infanzia, ma a quanto pare è così. Mi siedo e tiro fuori il libro di letteratura inglese. Con la coda dell'occhio noto Leo sedersi nel posto affianco al mio, e si sporge per osservarmi. Mi volto verso di lui e osservo il suo sguardo perplesso.

«Cosa stai facendo?» chiede scandalizzato. Già, in effetti non dovrei stupirmi della domanda.

«Studio» rispondo educatamente.

Leo mi guarda come se avessi appena detto di aver compiuto un omicidio: è sconvolto.

«Tu Hood? Nemmeno sapevo avessi un libro»

E infatti questo ho dovuto comprarlo, cosa credi?

Non dico nulla e riabbasso il capo, nella speranza che, quando rialzerò gli occhi, saranno arrivate le sei e io potrò andare a casa. Invece, rialzo il capo troppo presto a causa della porta che si apre, dalla quale compare Calum. Tutti si voltano a guardarlo, sconvolti che Regina Kate sia lì. E direi, chi non sarebbe sconvolto?

«Clifford, ci sorvegli tu oggi?» chiede un ragazzo, con un sorrisetto sulle labbra. Calum alza un sopracciglio: bravo così si fa, fulminali tutti, non ti meritano!

Calum non dice nulla ma avanza tra i banchi, ignorando i fischi animaleschi di quegli scimmioni. Lentamente mi copro le orecchie con i palmi delle mani: è una cosa che fanno spesso, che ho sentito spesso mentre camminavo trionfante per i corridoi, e quando li sentivo morivo dentro. Mi facevano sentire sporca, sbagliata. Mi facevano tirare più giù la mia gonna, chiudere la mia giacca. Sia loro che i clienti dello Smokies hanno questa abitudine, questo modo di fare sbagliato. Io non sono un animale a cui fischiare: sono una persona.

«Hood tutto bene?» la voce di Leo mi riporta alla realtà, mi fa riaprire gli occhi che, istintivamente, avevo chiuso. Tolgo le mani dalle orecchie e scaccio i pensieri che stanno tornando ad infastidirmi.

«Tutto bene» affermo, senza guardarlo negli occhi. Non andrà mai tutto davvero bene fino a quando gli uomini non impareranno come trattare le ragazze. Dicono che siamo tanto complicate, ma io credo non penso sia così. Il rispetto è la chiave, è inutile girarci tanto attorno.

Calum viene verso di me, e mi scruta per qualche secondo, prima di sedersi alla mia sinistra, senza parlare. Appoggia il telefono sul banco e collega le cuffiette, indossando gli auricolari e tirando su il cappuccio della felpa scura, ed appoggiandosi completamente al banco, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Mi chiedo se si sia reso conto che tutti lo stanno fissando allibiti, probabilmente chiedendosi se quella ragazza seduta infondo sia davvero Kate, o se sia una sosia. O forse è uno scherzo, chi può dirlo?

La porta si riapre e noto il professor Sullivan entrare, con uno sguardo esausto sul volto. Allenta la cravatta sospirando, mentre avanza con grandi passi verso la cattedra. Appoggia la ventiquattro ore con un tonfo, facendomi sobbalzare.

«Buon pomeriggio» esordisce freddamente, scrutandoci uno ad uno. Com'era ovvio, sorride quasi compiaciuto nel vedermi lì, e sbianca quando sposta lo sguardo alla mia sinistra, notando che c'è anche Kate Clifford lì. Si stropiccia gli occhi, credendo di aver visto male e come biasimarlo?

«Clifford!» esclama, facendo voltare tutti indietro verso di lei. Scocco un'occhiata a Calum, che ha lo sguardo perso nel vuoto e la musica nelle orecchie.

Guardo Calum e mi sporgo per tirargli una gomitata, in modo da riportarlo sull'attenti. Lui si gira scocciato, in attesa.

«Voltati» sillabo stringendo i denti. Lui sbuffa e si leva le cuffiette, rivolgendo uno sguardo torvo verso Sullivan, che ci guarda scandalizzato. Il professore rimane con la bocca aperta per qualche secondo, non avendo idea di cosa dire. Mi fa davvero tenerezza: la luce che gli permetteva di non odiare l'insegnamento si è spenta.

«Deve dirmi qualcosa?» sbotta Calum e io appoggio affranta la fronte sul banco. Lo detesto.

«Non rispondermi con quel tono Clifford!» esclama il professore, cercando di tenere il tono di voce sotto controllo. Calum sospira ma non aggiunge altro e io lo ringrazio, anche se so che non durerà per molto. Lo sta facendo apposta perché è arrabbiato con me. Anzi non è vero: lo farebbe comunque perché mi odia.

Il professor Sullivan fa un discorso sul silenzio da mantenere per le due ore successive, e cose che, devo dire, per una volta non ho voluto ascoltare. Il mio sguardo è perso nel vuoto, che finge di leggere qualcosa dal libro di letteratura inglese, ma che sta ovviamente fallendo. Ogni tanto lancio occhiate a Calum, che credo si sia addormentato sul banco.

«Ciao Kate!» sento dire da una voce conosciuta. Mi volto dopo aver riconosciuto che è la voce di Luke Hemmings, che è appoggiato alla parete e mi fissa con un sorriso tra le labbra.

Lo guardo perplessa:

«Quando sei entrato?» chiedo perplessa. Luke ridacchia, passandosi una mano tra il ciuffo biondo grano, ma non mi risponde. Assottiglio gli occhi, immaginando che ci sia qualcosa sotto: non mi fido di lui. Sembra un ingenuo ragazzino, ma sono convinta che sia un calcolatore, e io e Calum siamo delle pedine tra le sue dita.

«Hood» sussurra Leo, facendomi voltare verso di lui. Mi fissa perplesso e non ne capisco il motivo.

«Cosa c'è?» chiedo, leggermente scocciata.

«Parli da solo?»

Inarco un sopracciglio: cosa?

Mi volto lentamente verso di Luke, che sorride.

«Sono un mago, ricordi?» esordisce, facendomi l'occhiolino. «Sono invisibile grazie a Giove. Oggi è particolarmente visibile» spiega, lanciando uno sguardo verso il cielo azzurro limpido.

Alzo gli occhi al cielo e scuoto il capo, voltandomi di nuovo verso il banco ed il libro di letteratura aperto davanti a me, cercando di comportarmi normalmente, fingendo di non sentire il suo sguardo dietro la mia testa. Ho la sensazione che voglia perforarla.

D'un tratto, un rumore forte proveniente dal corridoio ci fa sobbalzare. Alzo il capo e fisso la porta, mentre i colpi secchi e le voci soffocate mi riempiono le orecchie. Chi sta vandalizzando la mia scuola? Gliela faccio vedere io!

«State seduti!» tuona il professor Sullivan, alzandosi di scatto dalla cattedra ed aprendo la porta bordò, per catapultarsi fuori.

Sento uno sbuffo.

«Certo, rimarrò di certo seduta»

Mi volto ed alzo un sopracciglio alla vista di Allison, che si alza dal suo banco, tirando un calcio alla sedia, facendola cadere rumorosamente a terra. Scrolla i capelli biondi, sotto le risate delle sue compagne di vandalismo, Spencer ed Ashley. Alzo gli occhi al cielo e scuoto il capo nel sentire le loro risate fastidiose. Se io sono la regina del giusto e dell'ordine, lei è la regina al contrario. No, non è vero: c'è posto per una sola regina in questo liceo, e sono io. Lei è più colei che ci prova con scarsi risultati. Credo. Non le ho mai prestato particolarmente attenzione, dato che non spreco tempo con chi non mi interessa. Però so per certo che mi detesta. Se io cerco di portare ordine, lei fa di tutto per impedirmelo. Ho sempre pensato che lei e Calum avrebbero formato una coppia perfetta, uno più fastidioso dell'altro, eppure lui ha una ragazza che è dolcissima. Ancora non me ne capacito. E ancora non capisco come ho potuto ignorare Amanda per tutto questo tempo: sarebbe stata un'ottima ancella.

Sono in molti che si alzano dai loro posti per unirsi ad Allison, che collega il suo telefono alle casse del computer per mettere della musica (terribile a mio gusto), e cominciare a ballare. Io mi alzo e la distruggo. Ma non faccio in tempo a farlo, che l'agglomerato nero di nome Kate/Calum si alza, sospirando, avanzando verso la cattedra, e staccando con forza i fili della cassa, facendo ripiombare il silenzio. Sospira e torna verso il suo banco, e credo che abbia fatto ciò solo perché il suo pisolino è stato interrotto. Sul volto di Allison compare un'espressione di scherno e si avvicina al mio corpo, dandogli uno strattone.

«Clifford sei proprio nuova in aula punizione. Questo non è il tuo corridoio, è il mio regno» sottolinea quel mio con la voce e un colpo di tacco sul pavimento. Guarda che tutta la scuola è il mio regno!

Calum sbadiglia.

«Devi calmarti. Sei troppo rumorosa» commenta con calma, scandendo lettera per lettera. Noto una vena sul collo di Allison pulsare.

«Faccio quello che mi pare, Clifford» sorride freddamente e fa per andarsene, ma Calum le afferra il polso, e io trattengo il fiato.

«Stavo dormendo. Piantala, mi urti» dice con estrema calma, senza alcun tipo di minaccia nella sua voce. Ma il suo sguardo è duro, freddo. Allison lo fissa scoccando la lingua sul palato, spostando lo sguardo dal polso agli occhi scuri che la stanno fulminando. Sento ridacchiare dentro di me e mi volto in tempo per vedere l'espressione divertita di Luke, che sono convinta che, se potesse, si farebbe comparire dei pop corn da sgranocchiare. Ah ecco, infatti compaiono dal nulla.

«Sempre Giove?» bisbiglio acidamente. Lui annuisce e io sospiro, voltandomi di nuovo.

Allison sbatte i palmi delle mani sul banco di Calum, forse cercando di spaventarlo, ma lui non batte ciglio, mantenendo lo sguardo su di lei, in attesa.

«Lo sai che non sei nessuno vero?»

Le labbra di Calum (le mie, in realtà) si curvano in un sorriso.

«Credevo di essere Kate, a dire il vero»

Non riesco a trattenere una risata di spirito, credo di non aver mai riso così forte, così liberamente. In un attimo ritrovo tutti gli occhi su di me.

«Hood è così divertente?» urla Allison, stridulamente.

«Da morire» rispondo tra le risate. Incrocio lo sguardo di Calum che ha accennato un sorriso divertito verso di me. Allison stringe i pugni e serra la mascella.

Calum sospira, non appena io riesco a smettere di ridere, e socchiude gli occhi per qualche secondo.

«Devi davvero calmarti, sei fastidiosa e nessuno ti sopporta. Lo dico per il tuo bene»

Dalle labbra di Allison esce una risata.

«E tu credi davvero che qualcuno sopporti te?»

La risata che ho ancora pronta muore in gola, lasciandomi la bocca secca e le orecchie tese in ascolto.

«No, infatti» mormora Calum, sospirando.

Già, bhe, dovrei saperlo. Non mi importa. Davvero, non mi interessa.

«Fa male eh?» sento mormorare da Luke. Non mi volto e rimango in silenzio, mentre Allison si allontana da Calum per tornare a parlottare con le sue ancelle, che continuando a lanciare occhiate al mio corpo fasciato di nero, che è tornato ad appoggiarsi al banco, probabilmente nella speranza di riprendere il proprio pisolino.

Sì, fa male. Ma fa male da anni, e nessuno lo sa, perché è una delle tante cose che non voglio si sappia. Immagina sapere che un atteggiamento fa soffrire il tuo nemico, una persona che non sopporti: vuoi che le succeda ancora, che soffra ancora. Inutile dire di no, viviamo in un mondo crudele, in cui devi lottare con le unghie per essere felice. E non devi far percepire a nessuno la tua sofferenza, perché verrà usata da tutti contro di te. Perché questo mondo è una piramide, dove devi buttare giù chiunque ti impedisca di stare nella parte più alta. È una lotta inutile, ma continuiamo a combatterla.

La porta d'ingresso dell'aula si apre, e il professor Sullivan si guarda attorno preoccupato. Lo guardo, confusa, mentre si avvicina, deglutendo.

«Kate» dice poi, pronunciando piano il mio nome. Calum si alza, infastidito.

«Tuo fratello ha chiamato...tua nonna è in ospedale»

Una lacrima esce dai miei occhi.
⭐🌟🌠
I need to calm down, next week Lover will be out!

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