Il viaggio dell'eroe

By GiovanniPignataro

150 18 44

Un guerriero elfo con qualche conoscenza di magia tenta di salvare il suo regno raggiungendo uno dei saggi ch... More

Jeanpuc, l'elfo senza terra
Un amico da salvare
La palude maledetta
La notte dei cittadini mannari
Il segreto di Leon
Il passato di Buonocore
La misteriosa Gemma
Un triste passato
Il salvataggio del villaggio
Situazioni disperate
Corsa per la vita
Il maestro
L'avventura di Ciuack
Le lezioni del maestro
Al salvataggio del regno
Epilogo
Ringraziamenti

Nuovi incontri

13 1 3
By GiovanniPignataro

Un orco già aveva preso un enorme sasso per spaccare la testa a uno dei due malcapitati quando, con un grosso schiocco, cadde svenuto.

Gli altri quattro si girarono tutti dall'altra parte e videro un chierico in un saio marrone con una frusta in mano.

– Non dovevi farlo, monaco – ruggirono gli orchi scagliandosi contro il sacerdote.

Questi, con una mano tesa, gridò: – Luce sacra! – e dal palmo partì una luce intensa e abbagliante che accecò gli orchi che giravano oramai come dei poveri fessi alla mercé completa del chierico.

Nel frattempo il monaco gridò: – Cuore d'oro, vai a vedere se quei due stanno bene – e immediatamente un esserino alato si buttò nella fossa.

In meno di 2 minuti tutti gli orchi furono messi fuori combattimento dalla prodigiosa frusta del chierico. Finito quel compito anche il frate si lanciò nel fosso.

– Allora, cuore d'oro, come stanno? –

Una piccola e bella fatina rispose: – Sono avvelenati, e non c'è un minuto da perdere –.

Il chierico estrasse dalla cintola una fialetta contenente un liquido verdastro, gliene diede una ciascuno e poi, tendendo le mani su di loro, si accinse a recitare delle preghiere. Prima, però, disse: – Cuore d'oro, aiutami –.

– Si, maestro – rispose questa e girò intorno ai due usando le sue arti curative.

Passarono i minuti e improvvisamente i due amici avvelenati aprirono gli occhi e ripresero conoscenza.

– Cosa è accaduto? – disse Jeanpuc.

– Ti stiamo curando dal veleno che avete aspirato in quella palude maledetta. –

– Ora ricordo – rispose – e vi ringrazio. Io sono Jeanpuc e lui è il mio cavallo Pegáso. –

– Io sono fra Buonocore e lei è la mia assistente Cuore d'oro – e quest'ultima disse: – Che bello, un cavallo magico -.

– Te ne sei accorta... – disse Pegáso.

– Oh, parla! – disse fra Buonocore. Poi, riferendosi a Cuore d'oro, aggiunse: – Lei sente il magico...ma ora usciamo di qui, presto! –.

– E io? – disse Pegáso.

Fra Buonocore pensò un attimo e disse: – Ho un'idea. -.

Tre orchi erano legati come salami, gli altri due vennero risvegliati a suon di sganassoni.

– Alzatevi belli addormentati e tirate su il cavallo prima che vi facciamo fare la fine che avevate riservato a me e Pegáso – e così dicendo Jeanpuc brandiva la spada e Buonocore schioccava la frusta. Gli orchi ubbidirono terrorizzati e in men che non si dica Pegáso era fuori.

– E adesso andate prima che vi facciamo fuori. – Non se lo fecero ripetere due volte e svegliati i compari scapparono come se avessero un demone alle calcagna.

– Grazie per averci salvato – disse Jeanpuc.

– Ma di niente – rispose Buonocore – ringraziate più che altro Cuore d'oro, lei va sempre in avanscoperta dall'alto e avendo capito la situazione è venuta ad avvertirmi. –

– Grazie Cuore d'oro – dissero Jeanpuc e Pegáso.

La fatina, facendosi rossa rossa, e con una vocina flebile e felice rispose: – Di nulla -. Si teneva abbracciata al collo di Buonocore ed era grande a malapena quanto la sua testa.

– Dove andavate? – disse Jeanpuc.

– Tornavamo da un esorcismo fatto in un castello in un regno non molto lontano e camminavamo senza meta – rispose Buonocore. – E voi, invece? –

– Andiamo verso la grotta di uno dei 12 maestri, devo imparare l'arte del fuoco per salvare il mio regno da uno che lo ha occupato. –

Buonocore tacette un momento e poi disse: – Vi accompagneremo -.

Jeanpuc lo abbracciò. – Allora andiamo. Pegáso ce la fai a portarne due? –

– Salite – rispose Pegáso. – Sono pur sempre uno stallone, ma appena vedrò un cavallo ci parlo io per chiedere di unirsi a noi. –

La fata gli si mise in testa e dopo una risata del cavallo la compagnia ripartì.

– Quindi lei – disse Jeanpuc – è un esorcista o cosa? –

– Si, scaccio il male – disse Buonocore – in più sono un po' guerriero e uso la frusta discretamente bene, come hai avuto modo di constatare – disse con una risatina. –

Mentre parlava, Jeanpuc carezzava la testa a Cuore d'oro.

– E lei? – domandò riferendosi alla fatina.

Buonocore disse: – Si era persa. La trovai che dei coboldi avevano deciso di farne il loro piatto forte. Ho massaggiato i glutei di quei bifolchi a colpi di frusta, ancora ballano. Tu invece – chiese Buonocore – come ti sei accorto che il tuo regno è stato invaso? –

Jeanpuc sospirò e disse: – Mi venne a cercare un mio fido servitore. Era in fin di vita ma riuscì comunque a raccontarmi tutto: il regno era stato preso da uno stregone terribile, Lausert. Costui era già stato sconfitto e imprigionato in passato grazie all'aiuto del Maestro che stiamo andando a trovare e a costo di molte coraggiose vite. Ma adesso è di nuovo libero! –

– Ne ho sentito parlare – fece Buonocore – si dice che si sia mangiato la coda del diavolo vista la sua malvagità e i suoi poteri infernali. A proposito di mangiare, penso che dobbiate rimettervi in forze anche voi – disse infine.

Trovarono un bel posto vicino un piccolo boschetto.

– Dividiamoci i compiti allora – disse Buonocore .– Io cerco qualcosa da mangiare, tu cerchi la legna e casomai qualcosa da manducare anche tu. –

Pegáso intanto era andato a sgranchire gli zoccoli e cercare dell'erbetta fresca. Buonocore nel frattempo aveva adocchiato una lepre e dopo essersi avvicinato più veloce di un gatto fece schioccare la frusta a una velocità fulminea. La lepre non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo che cadde svenuta. Mentre la raccoglieva udì: – Non male, fratocchio. Davvero! –

Buonocore alzò gli occhi e vide una figura sdraiata su un ramo che sia alzò e saltò giù. Era una figura magra ed elegante, con un cappuccio in testa, una spada alla cintura, un arco e una faretra.

– Il mio nome è Leon, fratocchio. Il vostro, invece? –

– Sono Buonocore – disse il frate con un leggero sorriso.

-Buoncuore dite? Non dubito lo siate, ma io chiedevo il vostro nome... –

Frà Buoncuore, questo è il mio nome – chiarì il chierico.

– E quel piccolo essere dietro la tua testa? -.

– Sono Cuore d'oro – rispose.

Leon sorrise e proseguì: – La mangiate voi soli quella lepre? –

Buonocore rispose: – No, siamo in compagnia di un'altra persona, ma dove mangiano due mangiano tre – disse strizzando l'occhio.

Pegáso nel frattempo aveva trovato un'erbetta deliziosa quando vide avvicinarsi una somarella.

– Ciao piccola, io sono Pegáso e tu? –

– Coloro che mi accudivano mi chiamavano Rosina. Ora sono andati perché erano vecchi e stanchi oramai .

– Vorresti venire con noi? – disse Pegáso.

– Con un bello come te certo – rispose Rosina.

Allora Pegáso fece una delle sue risate.

Intanto Leon disse: – Qualcosa in più la mettiamo in tavola -. Quindi prese l'arco, scoccò una freccia in cielo e rimise l'arco a tracolla. – Ti piace un piccioncino? –

Neanche il tempo di finire la frase che la freccia ricadde con un piccione infilzato.

– Te la cavi con le frecce! – disse Buonocore.

– Non solo – rispose Leon e detto questo continuò. – Passami la frusta –

Il frate gliela porse e Leon,con un colpo di frusta, staccò una mela che stava su un albero prendendola al volo e con un sorriso l'addentó.

– Ma chi sei? – disse con un sorriso Buonocore.

– Solo un Paggio. –

I due amici tornarono al campo dove nel frattempo c'era un fuoco vivo pronto a cucinare qualcosa.

– Jeanpuc – disse Buonocore – ti presento Leon. –

Jeanpuc lo salutò ma aggrottò le ciglia.– Hai un'aria familiare. – Rimase un attimo in silenzio, poi aggiunse: – Vedo che avete fatto buona caccia, prepariamoli lesti allora .–

Nel frattempo Pegáso tornava con la sua nuova conoscenza.

Leon tolse da una piccola borsa due mele e ne diede una a Jeanpuc e una a Buonocore. Poi, portandosi due dita in bocca, fece un forte fischio. Dopo un minuto apparve una splendida puledra. – Questa è Tonietta – disse – e ora fate amicizia che io aiuto a preparare il pranzo. –

Finito il pranzo Jeanpuc disse a Leon: – Noi andiamo dal maestro del fuoco, ti vedo ben armato di spada e arco e frecce. –

– E le sa usare, almeno l'arco con le frecce come ho potuto constatare – aggiunse Buonocore. – Se vuoi venire con noi potresti esserci utile, o almeno credo. –

Leon sorrise sguainando la spada. – Vuoi vedere anche come so usare la spada? –

– E vediamo – sorrise Jeanpuc estraendone una a sua volta.

Continue Reading

You'll Also Like

182K 215 5
«Se ti nascondi dietro un'apparenza troppo a lungo finisci per dimenticare chi sei. Non siamo l'armatura che portiamo.» ____________________________...
2.1K 425 28
Il regno di Strunine è diviso a metà, da una parte ci sono persone in grado di usare poteri particolare più rari che unici e dall'altra gli hunter il...
1.7M 59.8K 40
Primo libro della Rose Evolution Saga 2# nel contest Miglior Libri 2016 Sponsor Links & WIAIta "L'Elezione noi attendiamo. Gridiamo, esul...
5.1K 377 38
6 mesi dopo la Battaglia della Cittadella, la pace regna ovunque nel mondo sovrannaturale. O almeno così si credeva.... INIZIATA: 13/01/24