Miss Bahun: caccia ai vampiri

By YagaIsBack

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In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti... More

Premessa
Cover
Prologo
I
Letter
II
III
IV
V
Estratto dal Manuale degli Illustri Vânător di Transilvania
VII
VIII
IX (1)
IX (2)
IX (3)
IX (4)
X
XI (1)
XI (2)
XII (1)
🗡 Approfondimenti 🗡
XII (2)
XII (3)
XIII
XIV (1)
XIV (2)
XIV (3)
XIV (4)
XIV (5)
XV (1)
XV (2)
XV(3)
XV (4)
XV (5)
XV (6)
XVI

VI

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By YagaIsBack

Katarina faticò non poco a trovare l'uscita della labirintica serra in cui aveva passato le ultime ore e, tra le varie cose, ciò che più di tutto aveva messo a dura prova la sua pazienza furono le continue proteste di Lord Terry, ancora restio all'idea di far visita agli Exilati di Londinium e, soprattutto, di uscire per una ronda notturna. Se quelle erano le premesse della loro collaborazione però, si ritrovò a pensare, avrebbe dovuto trovare in fretta un'alternativa per raggiungere i propri obiettivi: scoprire il colpevole di quegli omicidi, capire se fosse possibile salvare vittime e, soprattutto, arrivare Dracul. Già, sembrava semplice, ma se quei due le avessero negato la possibilità di agire come suo solito, ne era certa, non avrebbero ottenuto alcun risultato su nessun fronte.

Arrivati a metà del corridoio che li avrebbe portati verso l'uscita dell'Istituto, prevedibilmente, cadde la goccia che fece traboccare il vaso. Miss Bahun all'ennesima lamentela sentì l'autocontrollo venir meno e, voltandosi furente verso il collega, si ritrovò a digrignare i denti: «Lord Julius, per l'amor del cielo, potreste concedere alle mie povere orecchie un po' di pace?» domandò esasperata, allargando le braccia prima di riprendere. «Che voi siate o no d'accordo con me, mi duole dirvelo, non m'importa affatto. Non sono qui né per perdere tempo né per rintanarmi al sicuro di quattro mura mentre la vostra città va a rotoli. Da quanto si perpetra questa situazione? Mesi? E quanti compagni avete perso? Direi qualcuno di troppo, visto l'allarmismo della Curia!» Katarina divenne un fiume in piena, ma non seppe dirsi se quella reazione fosse un effetto collaterale delle numerose ore di sobrietà o della mancanza di sonno: ciò che le fu certo era che se non fosse stata lì, sotto gli occhi di tutti, la situazione sarebbe persino potuta degenerare.  «Ebbene,» riprese corrugando le sopracciglia: «nonostante questo smacco non avete fatto nemmeno mezzo progresso.  E se tra tutti i vânător la Santa Sede ha deciso di affidare questo compito a me, sono rattristata nel comunicarvelo, vuol dire che la situazione è tutt'altro che rosea. Quindi, mio caro, v'invito a tacere e seguire le mie indicazioni» sbottò in conclusione, inumidendosi le corde vocali con la saliva. Sentiva la gola terribilmente secca dopo tutte le parole spese in quell'incontro, e il tono deciso con cui ora si stava rivolgendo all'uomo non parve affatto attenuare il suo fastidio. Quella mattinata stava diventando sempre più stancante ad ogni minuto.

Eppure, nonostante lo sfogo della donna e l'evidente ovvietà dei fatti, Lord Terry non demorse, riprendendo senza esitazione il proprio inutile sproloquio: «Permettetemi, ma io non capisco la necessità di pattugliare le strade della città e disturbare gli Exilati. Come abbiamo già detto non c'è un'area definita in cui indagare, men che meno vi sono fori sui polsi o sui colli delle vittime. Nulla afferma che siano stati i vampiri.»
A quella controbattuta Katarina appoggiò l'enorme valigia a terra ed incrociò le braccia al petto, cercando così di esorcizzare il desiderio d'aggredire con un cazzotto il povero malcapitato di fronte a lei.
Più e più volte, in quei pochi secondi di silenzio, osservando Julius, la donna si chiese con quale criterio venissero scelti i vânător in quell'angolo di mondo: possibile che la triste verità si limitasse a una semplice discendenza di sangue? Che non vi fosse allenamento, formazione o qualsiasi altra dannatissima cosa che aveva dovuto subire lei a Bistria? Soffermandosi con sempre più intensità su quel tizio le parve proprio che fosse così.

«A voi, Lord, deve davvero sfuggire qualcosa...»
«Invece voi carpite tutto?»

Miss Bahun si ritrovò a gonfiare il petto. Dentro di lei la bramosia d'atterrare Lord Terry e gestire in solitaria la questione si stava facendo estremamente allettante – ma essendo un'ospite doveva desistere. L'etichetta le imponeva un atteggiamento ben preciso, esattamente come il buon senso; non poteva rischiare di compromettere maggiormente la sua persona per una sciocchezza del genere. Certo però c'era da dire che, quando Padre Costantino le aveva assegnato quell'incarico, non si sarebbe mai aspettata di dover affrontare problematiche tanto infantili. Nella sua breve, o meglio brevissima esperienza di lavoro di squadra, non aveva mai dovuto trattenersi dall'aggredire un pari; ognuno lavorava a proprio modo e tutti, o quasi, tornavano a casa integri e in pace con il mondo. Eppure, quella in cui si stava ritrovando, non pareva affatto essere quel tipo di situazione.

«No, ma sono a conoscenza del fatto che i più grandi esperti di sangue siano proprio i vampiri. Magari, anche se sono scettica a riguardo, non sono loro i mandanti di questi efferati omicidi, ma potrebbero comunque sapere cosa rende nero il sangue delle vittime, dandoci così una pista da seguire» e, al cospetto di quella considerazione, Julius ammutolì. I suoi occhi si fecero grandi di stupore e in un angolo recondito della mente di Katarina prese forma l'idea che l'uomo potesse aver capito. Finalmente, aggiunse tra sé e sé - e fu a quel punto che, dopo tutto il battibeccare e quasi risvegliato da uno stato di trance, Suzu intervenne, poggiando una mano sulla spalla dell'amico: «La nostra ospite ha ragione, Julius, tentar non nuoce.»

Con un sospiro, Miss Bahun si ritrovò a ringraziare il cielo: allora qualcuno che comprendeva la logicità delle sue parole c'era! Qualche speranza per gli esorcisti di Londinium, forse, poteva ancora dirsi viva.

Lord Terry grugnì. «Agendo così finiremo per attirare le attenzioni sbagliate, Witheman» disse poi volgendosi verso il compare, quasi cercasse sostegno o, piuttosto, volesse ricordargli un dettaglio momentaneamente dimenticato - e agli occhi e alle orecchie di Miss Bahun la cosa non passò affatto inosservata.
Cosa le stavano nascondendo? Per quale ragione le pareva di essere stata lasciata all'oscuro di una questione fondamentale? Non seppe dirselo, ma al momento non sembrò nemmeno preoccuparsi di quell'ignoranza: aveva ben altro a cui pensare, come quella sorta di vittoria. Finalmente le avevano dato ragione, avrebbero seguito le sue indicazioni e messo fine a quel supplizio. Così, afferrando la maniglia della sua enorme valigia e muovendo qualche passo verso i due, la vânător si concesse un sorriso mefistofelico, trasformando la rabbia in eccitazione: «Mi dole ammetterlo, signori, ma io amo le attenzioni sbagliate». Con il naso all'insù, rivolto verso il viso del più alto tra gli uomini, Katarina non nascose la propria convinzione nel perpetrare il suo piano. Dovevano inseguire il pericolo, il fantasma di qualsiasi demonio e lasciarsi guidare dalla violenza: li pagavano per farlo e, soprattutto, se comportandosi così avessero attirato l'interesse di Dracul, nulla l'avrebbe esortata dal lasciar perdere. Exilati, reietti e chiunque appartenesse alla sua prole sarebbe diventato il mezzo perfetto per arrivare a lui. Miss Bahun avrebbe cacciato ognuno di loro attendendo negli angoli più fetidi e bui di quella città il loro Signore, in modo da potergli puntare al  petto il pugnale di argento e cipresso e ripagarlo per ciò che aveva fatto.

Avrebbe compiuto qualsiasi efferatezza pur d'incontrarlo.

Il buon nome di Lord Terry, così come i suoi vestiti eleganti e l'aspetto tanto curato, avevano fatto sì che una carrozza a vapore si fermasse senza grandi esitazioni di fronte ai loro occhi, trasportandoli in fretta e furia verso una bella palazzina bianca nei pressi del Tamigi. Era stato un viaggio breve e privo di conversazioni degne dell'interesse della donna, ma appena il loro mezzo si era fermato e Miss Bahun aveva messo piede sul marciapiede, le sue attenzioni erano state catturate dalle enormi finestre della facciata dell'edificio. Oltre ai vetri satinati,  spesse tende si frapponevano tra i pallidi raggi diurni e l'interno della casa, diventando un fragile scudo per colui che le avevano detto vi si nascondesse all'interno – un vampiro che, come qualsiasi creatura della notte degna di tale nome, soffriva la luce al pari di un corpo umani il fuoco.

Katarina si abbassò gli occhiali da sole fin sulla punta del naso: «Li trattate bene i vostri Exilati» constatò ad alta voce, ragionando più tra sé e sé che cercando un dialogo con qualcuno.
A passo lento Suzu le si affiancò alzando il viso nella sua stessa direzione: «Voi no?» Il sorriso che gli si appollaiò sulle labbra fece ben intendere la sua estraneità alle pratiche che venivano usate nelle terre da cui proveniva lei e, spostando lo sguardo sul collega, ammise: «Non così tanto. O meglio, affatto.»
Per quel che ricordava, solo un paio di vampiri avevano avuto l'onore di guadagnarsi case tanto eleganti e, per farlo, avevano dato agli esorcisti informazioni assai preziose. Oltre a ciò, si erano sottoposti ad alcuni esperimenti di dubbia utilità e avevano rinunciato per sempre ai propri canini, le uniche armi capaci di renderli pericolosi agli occhi degli umani più ingenui. Gli Exilati di buona parte d'Europa si lasciavano mutilare da un gruppo esiguo di vânător che, muniti di pinza e con un paletto agganciato sul retro del panciotto, strappavano loro i denti più affilati, deturpandoli per il resto della loro vita. 

Involontariamente, pensando a quali differenze potessero esserci tra i metodi a cui lei era abituata e quelli in uso lì a Londinium, Miss Bahun si portò una mano alla coscia destra. Sotto al tessuto della gonna, infoderato nell'imbracatura che reggeva le sue armi, si celava il pugnale con l'anima in cipresso. Nonostante il patto tra Chiesa e Exilati, che impediva a questi ultimi di compiere alcuna brutalità nei confronti degli umani, Katarina preferì assicurarsi di essere pronta a tutto, soprattutto a uno scontro. 

Julius Terry si affiancò loro: «Volete precederci, Miss?» con la mano indicò l'ingresso della palazzina, invitando Katarina ad avvicinarcisi e bussare, ma lei, rendendosi conto di quanta poca attenzione l'uomo avesse prestato al bon-ton, tirò le labbra in un sorrisetto malizioso.
«Non ditemi che avete paura di fare gli onori di casa, Lord Terry» lo punzecchiò; e l'uomo, quasi toccato nell'orgoglio che tanto era parso latente prima, si infervorò subito. Doveva veramente odiare il fatto di essere obbligato ad avere a che fare con un soggetto come lei, dall'apparenza innocua e la lingua tanto tagliente.
Così, compiendo falcate lunghe e decise, Julius si portò fino al battente e senza esitazioni poi, colpì più volte l'anta per annunciare il loro arrivo e dimostrare di non essere codardo come l'ospite aveva osato insinuare sin dal momento in cui si erano incontrati. Però, persino a qualche metro di distanza, Miss Bahun poté vedere le spalle del collega irrigidirsi subito dopo aver bussato, tradendo così la sua compostezza. 

Katarina a quel punto fu sopraffatta da un pensiero e, mordendosi il labbro, si volse appena in direzione di Suzu: «Posso farvi una domanda, Mister Witheman?»
Questi annuì, allargando un poco il sorriso.
«Ciò che è successo qui è davvero qualcosa di tanto aberrante da riuscire a scalfire il vostro animo di vânător?» Nella sua testa, certamente più perversa e avvezza ai massacri di quella di qualsiasi altra persona, l'erede di Emil non riuscì a immaginarsi come fosse possibile che un cacciatore dell'occulto potesse farsi ancora scioccare dal Male, come potesse temere a quel modo ciò che invece avrebbe dovuto conoscere quasi meglio di se stesso.

L'uomo si toccò il mento, riflettendo. Con lo sguardo fisso verso il proprio collega, ancora intento ad aspettare una qualche risposta dal proprietario di casa, parve valutare al meglio le parole da dire: «Dipende, Miss. Voi sembrate nettamente più preparata di noi ad affrontare le tragedie della notte» spostando lo sguardo verso il Tamigi, Suzu sembrò contemplare per un istante la sua città: «Qui a Londinium abbiamo sempre avuto a che fare con un Piccolo Popolo servizievole, vampiri borghesi, schizzinosi oserei dire, e un gruppo di altre creature capaci di creare ben poco scompiglio. Trovarci nel bel mezzo di un'orda di creature assetate di violenza e sangue non è propriamente all'ordine del giorno per noi» ammise infine con un sospiro.
«Sapete cosa ci ha traumatizzato più di tutto? Non è stato il semplice vedere dei corpi ricolmi di umori scuri apparire senza logica all'alba, ma scoprire che non eravamo poi tanto preparati al pericolo. Non sappiamo come difendere gli innocenti, come seguire la volontà del Dio e... soprattutto ci siamo resi conto che non avevamo mai combattuto veramente. In questa città sta succedendo qualcosa di strano, stanno arrivando minacce che non sappiamo gestire» d'improvviso tornò a fissarla, questa volta con una strana speranza nello sguardo: «ma voi, cara, sembrate poterci insegnare a farlo» e Katarina, sentendosi rivolgere quelle parole, non riuscì a impedirsi di corrugare le sopracciglia. Stava dicendo sul serio?

Fece per rispondergli, peccato che appena aprì bocca venne interrotta dal cigolio stridulo della porta poco più in là. 

Il vampiro aveva infine deciso di accoglierli nella propria vizuină.

vizuină: tana

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