Miss Bahun: caccia ai vampiri

By YagaIsBack

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In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti... More

Premessa
Cover
Prologo
I
Letter
II
III
V
Estratto dal Manuale degli Illustri Vânător di Transilvania
VI
VII
VIII
IX (1)
IX (2)
IX (3)
IX (4)
X
XI (1)
XI (2)
XII (1)
🗡 Approfondimenti 🗡
XII (2)
XII (3)
XIII
XIV (1)
XIV (2)
XIV (3)
XIV (4)
XIV (5)
XV (1)
XV (2)
XV(3)
XV (4)
XV (5)
XV (6)
XVI

IV

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By YagaIsBack


Katarina inarcò le sopracciglia stupendosi non poco nello scoprire che Sylvia Goldchild, quella che aveva creduto essere una donna di mezz'età rovinata dagli anni di servizio all'Istituto, fosse in realtà una bellissima ragazza poco più grande di lei e, per un momento, non seppe come reagire. Era raro che le sue supposizioni si rivelassero inesatte, soprattutto viste le premesse del Clero: un ruolo come quello veniva difficilmente ceduto a donne così giovani, ancora volubili. Più erano anziane, infatti, più la vita religiosa corrodeva le loro menti rendendole succubi della fede, per non parlare del fatto che ciò rendesse i loro anni di servizio, e quindi di potere, limitati - eppure eccola lì.

Le labbra di Miss Bahun si schiusero appena, ma prima che potesse aprir bocca e dire chissà quale frase compromettente gli uomini seduti al tavolo con la Madre Superiora si alzarono, compiendo una sorta di riverenza nella sua direzione.

«Oh, Miss, ben arrivata! La stavamo giusto aspettando.» La voce di Sorella Goldchild per un solo istante le diede l'impressione d'essere simile a quella di una sirena e Katarina, al pari di un qualsiasi marinaio sprovveduto, sembrò rimanerne ammaliata. «Vi prego, accomodatevi al nostro tavolo, stavamo per prendere il tè, volete unirvi?»
L'esorcista batté le palpebre, confusa. Non era forse un'usanza del tardo pomeriggio, quella?
«Il tè, dite? Vi ho forse fatto attendere così tanto?» ed estraendo l'orologio dalla tasca lanciò un'occhiata bieca al quadrante. Sapeva di aver perso tempo vagando per quell'immensa serra, disorientata dall'umidità e dalla moltitudine di foglie, ma non certo delle ore!

Un passo alla volta quindi, Miss Bahun si fece strada fino al capannello di persone e, accertatasi dell'orario, riportò lo sguardo di fronte a sé, incrociando quello tagliente di uno dei due ospiti.
«Assolutamente, non preoccupatevi» spostandole la sedia come da etichetta, l'uomo poi accompagnò la flessione delle sue gambe, dandole così modo di scrutarlo con maggior attenzione. Sul viso Katarina scorse gli evidenti segni delle sue origini: la carnagione di una tonalità tendente al giallo, gli occhi tirati agli angoli e lunghi capelli scuri, acconciati in dreadlock ornati da fermargli folkloristici - ma non solo. Facendo correre le pupille lungo il suo completo, alla vânător  non sfuggirono i guanti di pelle ancora indossati - una vera caduta di stile vista l'attenzione riposta nel salutarla e farla poi accomodare - e, men che meno, passò inosservato il modo in cui la stoffa delle maniche faceva resistenza sugli avanbracci: di certo doveva star nascondendo qualcosa.

Alzando nuovamente lo sguardo per poter ringraziare e assicurarsi di non aver destato alcun sospetto, la donna poté notare anche un altro, singolare dettaglio: il simbolo dell'Ordine dei Cacciatori tatuato appena sotto al mento - e a quella vista le venne da sorridere. Già, perché non importava con quanta cura quel tizio avesse sistemato il proprio pizzetto, nascondere la Voglia della Vergine era cosa impossibile. L'inchiostro nero svettava sulla pelle al pari di una chiazza, una stigma, e li condannava in modo irreversibile.
Quindi, quei due, dovevano essere gli esorcisti che avrebbero collaborato con lei per le indagini preliminari, ma le avrebbero anche messo i bastoni tra le ruote durante la sua personalissima caccia a Dracul - perché dove c'erano morti agghiaccianti e questioni di sangue di certo c'era anche lui. Così, di fronte a quella consapevolezza, esattamente come era accaduto a Roma quando Padre Costantino l'aveva informata riguardo a quella missione, Miss Bahun si ritrovò a doversi trattenere dal trasformare il proprio sorriso in una smorfia di fastidio. Tra le cose che più detestava del proprio lavoro, infatti, il fatto di dover sporadicamente far parte di una squadra era in cima alla lista. Negli anni aveva imparato da sé che durante la caccia non vi era tempo per prestare attenzione alla vita altrui, ciò che davvero importava era salvarsi la pelle e portare a termine il lavoro - il destino degli altri vânător non doveva importarle in alcun modo. 

Sorella Goldchild, forse notando in quell'esitazione il fastidio della sua ospite, ringraziò l'uomo da parte di entrambe, invitandolo nuovamente a sedersi e catturando così l'attenzione di Katarina che, persa a osservare l'incantevole sorriso della Superiora, troppo angelico per essere vero, fu colta in flagrante.
Per un solo istante fu certa di essere sul punto d'arrossire, incapace di giustificarsi al cospetto di un viso così puro e affascinante da poter appartenere a una donna di fede, ma lei sembrò ancora una volta correrle in aiuto.
«Vogliate concedermi l'onore di presentarvi due tra gli esorcisti più rinomati di Londinium, Mister Suzu Whiteman, maestro delle polveri da sparo» l'uomo che l'aveva fatta accomodare si portò una mano al cuore, ripetendo con il capo una sorta di riverenza: «e Lord Julius Terry, il miglior spadaccino che io abbia avuto il piacere d'incontrare» e anche lui ripeté il saluto, seppur con meno trasporto.
«Loro saranno i vostri punti di riferimento per tutto il tempo che resterete qui, mia cara. Abbiamo scelto il meglio per voi.»

E Katarina al cospetto di quel commento non riuscì a trattenere l'ilarità. Un sorriso loquace le tese le labbra e le venne impossibile, a quel punto, mantenere il contegno adeguato.
Prendendo la teiera lasciata sul tavolo si versò senza convenevoli una tazza di quello che dal profumo doveva essere lo stesso Earl Grey che aveva bevuto con Padre Costantino e il Vescovo qualche giorno prima. 
«Il meglio, dite? Scusatemi se mi permetto, Sorella, forse volevate intendere "gli unici vânător rimasti in città"» azzardò, perché né sobria né in balìa dell'alcool Miss Bahun riusciva a tenere a freno la lingua in certe situazioni - e purtroppo, erano sempre le peggiori.

«Come vi permet-» Lord Terry prontamente si aizzò in difesa del proprio onore, ma altrettanto repentinamente venne fermato dal compagno.
«Miss, credo che sia scortese da parte vostra supporre cose di questo tipo» Suzu sorrise, avvicinando la sedia alla nuova quanto irriverente arrivata.

Katarina alzò la tazza davanti al proprio sorriso.
Scortese, ripeté tra sé e sé quasi gustandosi quella parola. Aveva un suono così dolce, reverenziale ed elegante sulla lingua, ben diverso da come, per quel che riusciva a ricordare, era stata definita la sua sfacciataggine in precedenza.
«Eppure questo è ciò che è giunto alle orecchie di Roma» soffiò tendendo maggiormente le labbra. «Sbaglio nel dire che i servi del Male vi hanno decimato?» sbattendo le ciglia si volse verso Mister Whiteman sperando di scorgere un cedimento nella sua compostezza, cosa che sfortunatamente per lei, non accadde.
Sembrava non averla nemmeno udita, eppure quando aprì bocca, ciò che ne uscì fu una confutazione: «No, non sbagliate.»

«Quindi,» Miss Bahun bevve: «O siete davvero bravi come dice Sorella Goldchild, o la vostra fortuna rasenta il titolo di miracolo che, a mio avviso, pare essere una circostanza più veritiera. Se ora vi chiedessi di alzare entrambe le maniche della vostra giacca, Signor Whiteman, cosa vi troverei oltre alle vecchie cicatrici?» ci aveva messo un po', ma alla fine era riuscita a capire per quale ragione il vestiario del suo interlocutore le risultasse così peculiare per la situazione. I guanti scuri, che all'interno di una serra dalla temperatura estremamente alta erano totalmente fuori luogo, dovevano servire a coprire le abrasioni provocate dalla polvere da sparo, ma anche a nascondere le macchie di sangue che avrebbero potuto far capolino sul cotone bianco. Le maniche, invece, dovevano far resistenza a causa dei bendaggi sugli avanbracci, anch'essi feriti durante gli scontri.

Suzu sorrise, afferrando a sua volta la teiera.

«Siete un'osservatrice attenta, Miss. Suppongo la vostra sia una dote di famiglia.»

Se avesse avuto ancora il sorso in bocca, a quella affermazione Katarina probabilmente si sarebbe ingozzata, ma piuttosto, ciò che avvertì fu un sapore amaro sulla punta della lingua. Nella fantomatica lista di cose spiacevoli che la riguardavano, c'era anche quella: suo padre - e con lui tutti i riferimenti associatigli. Emil Bahun era una leggenda. E lei, purtroppo, la sua unica erede.

«Supponete quel che meglio credete, Suzu. Mio padre e io comunque siamo due persone nettamente diverse, nonché vânător di livello differente.» Non importava quanto la fama di quell'uomo le desse credito positivo agli occhi delle altre persone, se avesse potuto si sarebbe liberata di quel cognome molto tempo prima; peccato che le servisse, soprattutto in mezzo al Clero.

Risorgendo dal suo breve letargo verbale, Sylvia Goldchild prese parola: «Oh, non ne dubito, Miss» e con un sorriso sempre più caldo allungò le proprie mani su quelle di Katarina che, colta alla sprovvista, avvertì un brivido piacevole salirle dal ventre alle guance, infiammandole. 
«Sono convinta che voi abbiate un talento tanto portentoso quanto divergente da quello di vostro padre. Me lo dice la Vergine» e la sentì stringere la presa.

Stavolta, seppur si stesse nuovamente facendo riferimento a Emil, Miss Bahun non si scompose. La sua mente era tutto fuorché concentrata su di lui; a dire il vero, l'unica cosa che riuscì a concepire fu "non pensare ad atti impuri tra le mura della Chiesa. Non immaginarti questa donna in altri contesti!" Già, perché durante il suo percorso di crescita a Bistria Katarina aveva dovuto imparare molte cose, tra queste, il fatto che amare fosse peccato e innamorarsi di qualcuno una sciagura che sarebbe stata punita, presto o tardi. Per i vânător non poteva esistere il lieto fine; una relazione duratura, fondata su sentimenti profondi e reali, aveva il retrogusto del dolore, del sangue, della morte e quindi, lei, aveva trovato la sua personale soluzione. Si era costretta ad anestetizzare il cuore, finendo così con il preferire le curve di un corpo femminile agli spigoli di quello maschile - perché nel bene o nel male, loro non avrebbero potuto abbandonarla con alcun lascito. Il problema era giunto dopo, quando anche quella forzatura era diventata un bisogno, un desiderio reale.
Ed in quel momento, Sylvia Goldchild stava seriamente mettendo a dura prova la sua libido.

Svelta sottrasse il dorso della propria mano dai palmi di lei, riportando tra di loro il vuoto di un tavolo in metallo.
«Sì, ne sono certa. Ad ogni modo vorrei delucidazioni in merito agli avvenimenti che hanno portato a tanto trambusto. Sono qui per portare a termine il lavoro nel minor tempo possibile, se non vi spiace.»

Visibilmente delusa, la Madre Superiora fece un cenno a Julius Terry che, finalmente calmo, si decise a prendere parola: «Come abbiamo scritto nelle missive alla Santa Sede di Roma, e mi auguro voi abbiate letto, è da alcuni mesi che una nuova minaccia sta portando caos tra di noi e morte per le strade di Londinium. Non sappiamo esattamente di cosa si tratti, a dire il vero ci è difficile affermare con certezza qualcosa, ma crediamo che il problema più grande sia opera dei vampiri sotto la guida di Dracul e-»
«Quindi Dracul è qui?» ad occhi sgranati Miss Bahun interruppe il collega, sporgendosi nella sua direzione.
Aveva sentito bene? Possibile che le sue speranze si fossero tramutate in realtà?
Era da ben tre anni che non si trovava così vicina a lui. Nemmeno riusciva a ricordare quando avessero camminato sullo stesso suolo o respirato la medesima aria, eppure ora la possibilità che fossero a pochi metri di distanza si era concretizzata - e se il re di tutti i succhia-sangue si trovava lì, era suo compito trovarlo e staccargli la testa.

Julius, indispettito dall'ennesima interruzione, sbottò: «Così pare, ma non sappiamo dove sia la sua tana. Ad ogni modo, Miss, se mi concedete l'opportunità di proseguire ve ne sarei grato!» I baffi gli si arricciarono sotto al naso, nascondendo la piega presa dalla bocca.
«Ma se Vlad Țepeș è a Lond-»
«Lasciate perdere Dracul, sant'Iddio! Qui la questione è: mi concedete di finire o no?»

Katarina si strinse nelle spalle. Cosa c'era di più importante di Vlad III di Valacchia?

«Ebbene,» Lord Terry le lanciò un'occhiata eloquente, così severa che la donna dovette schiacciarsi contro lo schienale della sedia: «noi supponiamo che sia opera dei vampiri per via del fatto che il sangue delle vittime è poco, ma soprattutto nero. Sembra pece nelle vene. Eppure, per quel che abbiamo potuto vedere all'obitorio e sui luoghi degli omicidi, non vi sono fori né sui colli né su altre parti del corpo, nemmeno una piccolissima traccia. Inoltre, gli occhi delle vittime sono completamente vuoti... pare che abbiano visto la Morte in persona.»

Miss Bahun corrugò le sopracciglia. Ciò che Julius le aveva appena riferito era uguale a ciò che Padre Costantino aveva riportato nella lettera, nulla più e nulla meno. Ogni dettaglio sembrava condurli dai vampiri, eppure il fatto che non vi fossero i segni delle zanne aveva qualcosa di incredibilmente inusuale: possibile che quei bastardi si stessero evolvendo?

«Chi sono le vittime? Vergini? Infanti?» domandò, conscia del fatto che tutti i servi del Male avessero una tipologia ben precisa di prede. I seguaci di Dracul, infatti, avevano una predilezione per le giovani donne, soprattutto se caste; i licantropi, invece, per gli uomini forti e ben sviluppati, quasi ucciderli desse loro l'impressione di rivendicare la propria forza; i fantasmi colpivano per lo più famiglie, le fate i bambini, mentre i kelpie e le sirene i marinai. Ognuno aveva il proprio piatto preferito, quindi sapere quali tipi di pietanze fossero state servite avrebbe certamente ristretto il campo di ricerca.

Suzu scosse la testa: «Non vi è alcuna costanza, Miss. Attaccano chiunque. Il primo corpo trovato è stato quello di un vecchio senza dimora, l'ultimo una fanciulla prossima al matrimonio.»
«Non vi è nulla che leghi una vittima all'altra?»
«Assolutamente» Julius estrasse una pipa dalla tasca interna della giacca: «È per questo che stiamo brancolando nel buio, e il nostro disorientamento permette agli altri mostri di decimarci. Combattiamo contro una forza a cui non siamo preparati. I vampiri ci stanno sfuggendo di mano e gli altri... beh, loro si prendono ciò che quelli lasciano indietro.»

Ania:

Bene, bene, bene! Eccoci di ritorno con un nuovo aggiornamento dedicato alla nostra cacciatrice dell'occulto preferita. Katarina fa, finalmente, la conoscenza sia di Sylvia Goldchild, sia di quelli che saranno i suoi colleghi da oggi in poi. Tipi pressoché nella norma, ma che riserveranno davvero tante sorprese. Suzu è un mix Giappone-Inghilterra, mentre Julius dovete immaginarvelo un po' come un Ron Wisley invecchiato. Ci metteranno un po' ad entrare nei vostri cuoricini, ma non dubito che presto o tardi ci riusciranno!

So di avervi presentato un capitolo molto descrittivo, ma che ve ne pare? Le rivelazioni che ci sono state vi hanno sorpreso? Se sì, fatemelo sapere nei commenti qui sotto!A presto!

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