Un'intrigante scommessa

بواسطة MarinaLume

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Mi volto e incontro degli occhi dal colore del ghiaccio. Capelli biondi gli ricadono disordinatamente intorno... المزيد

Importante! Leggere!
Un'intrigante scommessa
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 3- riproposto per coloro che non lo vedono
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 8-riproposto
Capitolo 9
Capitolo 9-riproposto
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Informazioni
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 40
Epilogo
Avviso!

Capitolo 39

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بواسطة MarinaLume

Gabriel's pov

Mi sveglio lentamente, desiderando di rimanere così per un tempo infinito.

Mi sommerge una sensazione di appagamento e serenità quando ricordo cosa è accaduto tra me e la mia amata.

La stessa sensazione che mi porta ad allungare il braccio verso l'altra parte del letto.

Ma una cocente delusione mi assale quando noto che non c'è nessuno e a quanto pare da molto tempo, considerata la temperatura bassa.

Preso da un sentimento sgradevole mi alzo dal letto, pensando alle cose peggiori.

Dopo essermi girato mezza casa, cerco di venire a patti con la realtà. E cioè che se n'è andata senza nemmeno una parola, un 'ciao'.

E quello che adesso sento al petto è peggio di quanto potessi mai immaginare.

Mi porto la mano in corrispondenza del dolore e mi massaggio lentamente, tentando di alleviare quella sofferenza, invano.

Sento un rumore alle mie spalle e mi giro, sperando nella paradisiaca visione di Krystal.

Ma rimango ancora più male quando noto che è solo mia nonna e quasi senza volerlo, mormoro:" Ah... sei tu!"

Lei alza un sopracciglio, evidenziando le poche rughe che sottolineano il passare del tempo.

"Speravi fossi qualcun'altro? Una certa Krystal?" parla con durezza.

Rimango spiazzato e per qualche istante una forte tensione aleggia tra i nostri corpi.

"Se n'è andata" confido, facendo trapelare molta della mia sofferenza con le parole.

"Lo so"

Indurisco lo sguardo, pretendendo una spiegazione che non tarda ad arrivare.

"L'ho incontrata stamani presto"

"E?"

"E se ne stava andando"

"Questo lo so anche io" dico con irritazione.

Lei non è da meno e, alzando le braccia, parla:" Cosa vuoi sapere Gabriel?"

"Tutto!"

Lei, con un sospiro, mi si avvicina, imprigionandomi in un abbraccio forte.

"Ti ha detto dove voleva andare?" mormoro, trattenendo a stento le lacrime.

"No, Gabriel. Ma non te l'avrei detto lo stesso anche se l'avesse fatto"

Mi irrigidisco e il mio primo pensiero è di districarmi dall'abbraccio, ma mi limito a rimanere immobile e freddo.

"E perché, di grazia?" sibilo, con ancora la spiacevole sensazione di essere stato abbandonato.

"Non capisci, vero? Eppure in un certo senso ci sei passato pure tu, dopo la morte dei tuoi genitori" parla con franchezza.

"Passare cosa?" adesso più stanco che altro.

"Il periodo in cui non sapevi nemmeno come ti chiamassi. Quando avevi perso te stesso. E quando desideravi stare solo, a crogiolarti nel tuo dolore." mi rivela ciò che non era mai stata in grado di dire apertamente di fronte a me.

"Nonna?"

"Dimmi, tesoro"

"Io la amo!"

La realtà mi viene sbattuta violentemente in faccia, ma purtroppo è troppo tardi.

Lei mi ha lasciato.

Mi ha lasciato e io non le ho nemmeno rivelato i miei sentimenti.

Magari se l'avessi fatto, lei sarebbe rimasta.

Forse avrei potuto dirglielo ieri, dopo aver fatto l'amore.

E lei? Con quel 'ti amo' diceva sul serio?

O aveva sbagliato veramente?

"Anche lei ti ama" mi confida, dopo un attimo di esitazione, riscuotendomi dalle mie elucubrazioni

"Tu- tu che ne sai?"

"Pretendi troppo adesso, tesoro" dice affabile, depositando un umido bacio sulla mia guancia.

"Nonna, devi dirmelo... Lo devo sapere" la imploro, con ancora gli occhi lucidi.

"Sarà lei a dirti tutto quello che vuoi sapere, io ho parlato anche troppo."

Detto questo si allontana verso non so dove.

"Nonna?" la chiamo, prima che esca dalla stanza.

"Tesoro?"

"Cosa devo fare?" domando, cadendo sulle mie ginocchia, improvvisamente privo di forze.

"Fa quello che ti dice il cuore."

"È muto"

"Non è muto, parla più di tutti gli altri organi" mi contraddice, sorridendo dolcemente.

"Allora sono io ad essere sordo"

"Sei tu a volere essere sordo, il che è diverso"

Io? Mia nonna sta uscendo di senno?

Rimango su quel pavimento freddo e arido per molto tempo, fino a quando, scomodo, non mi dirigo verso la mia stanza, sperando in un sonno privo di pensieri.

Krystal's pov

Una volta uscita da quella casa, mi assale una sensazione di vuoto e freddo che tento in tutti i modi possibili di ignorare.

Mi piombano di tutti i tipi di interrogativi e dubbi e per un lungo momento mi chiedo se ne valga davvero la pena di andarsene.

Vago per le strade a me sconosciute per un tempo indefinito, fino al momento in cui sento le gambe deboli e tremanti.

I miei pensieri corrono uno dietro l'altro, analizzando la situazione e cercando delle soluzioni.

Ne scarto la maggior parte, facendone rimanere solo una alla fine.

Ovvero contattare Carl e riallacciare i rapporti.

Voleva parlarmi? Che lo faccia!

Spinta da un flebile entusiasmo, prendo il cellulare e scorro tra le ultime chiamate. Poi richiamo il numero di Carl.

Squilla sei, sette volte e, rassegnata ormai, mi accingo a chiudere. Ma una voce familiare spezza il silenzio e mi paralizza per qualche istante.

"Pronto? Krystal?"

"Carl?"

"Si, amore. Sono io. Dimmi tutto"

La sua dolcezza mi sembra così forzata e io mi trattengo dal ribadirgli che non c'è alcun bisogno di fingere di volermi bene, ma dato che mi serve se voglio trovare me stessa, non lo faccio.

"Possiamo incontrarci? Dobbiamo parlare, ho cambiato idea"

Parlo freddamente, cercando di non far trapelare il dolore che sto provando.

"Certamente, tesoro."

Dopo esserci accordati sull'orario e sul luogo dove vederci, chiudo la telefonata, abbandonandomi ad un lungo respiro.

Ce la posso fare! Ce la posso fare! Io ce la devo fare!

Tento di farmi forza da sola, ma la tentazione di lasciarsi andare, di ritornare nella familiarità di casa mia è troppo forte e per un attimo cedo.

Ma mi riprendo in fretta, più determinata di prima.

Se non ritrovo me stessa, non potrò più vivere spensieratamente.

Non avrei un futuro. E non ci sarebbe un futuro nemmeno per me e Gabriel.

Più determinata mi incammino lentamente verso il posto prescelto dove rincontrerò Carl dopo molti anni.

Chissà come sarà cambiato e chissà come lui mi ritroverà cambiata!

D'altronde ci ha abbandonate quando ero in fase di sviluppo e di anni ne sono passati, e con loro anche i cambiamenti, uno dei quali è quello recente, fatto in seguito alla scommessa con Gabri.

Una fitta di dolore mi trapassa in corrispondenza del petto, come a ricordarmi di averlo lasciato solo, proprio dopo averci passato la notte e avergli donato la mia verginità.

Scrollo la testa e verto i miei pensieri verso un argomento meno minato, ma mi sommerge ancora di più la sofferenza quando penso a mia madre. Alle sue bugie, anche se a fin di bene.

Nonostante tutto, però, non riesco a perdonarla. Probabilmente, rispetto a ieri, provo molta meno rabbia nei suoi confronti, lo stesso però non riesco ad impormi di vedere la situazione da un altro punto di vista.

Sono così impegnata ad autocommiserarmi, a cercare delle nuove verità in questo mondo fatto esclusivamente di bugie che non riesco ad analizzare il tutto in altri modi.

Nuovamente persa nel labirinto dei miei pensieri, non mi rendo conto di essere arrivata a destinazione e quando un uomo alto e robusto si alza da un tavolino, mi immobilizzo, sommersa dai ricordi.

È cambiato. Anche se di poco.

Adesso i suoi occhi sono ornati da delle rughe di espressione e lo stesso agli angolo della sua bocca così simile alla mia.

Improvvisamente mi ritrovo a trovare sempre più somiglianze tra lui e il padre di George, nonché anche mio padre e suo fratello.

Rimaniamo per un tempo indefinito a fissarci, senza avere il coraggio di dirci una parola. E nonostante la voglia di buttarmi tra le sue braccia e piangere tutte le mie lacrime, non lo faccio, limitandomi ad avvicinarmi e a posargli due baci sulle guance ruvide.

"Sei invecchiato"

Un timido sorriso gli incurva le sue labbra, accentuando ancora di più le rughe.

"E tu sei diventata più bella. Sei diventata una donna."

Mi sforzo di sorridere a questo suo complimento che mi sembra così uguale a quello della mamma, ma penso che mi sia riuscita solo una smorfia. Perciò ci rinuncio e prendo posto.

"Ho preso un caffè, aspettando che tu arrivassi. Vuoi che ti ordini qualcosa?"

Un languore allo stomaco mi ricorda che non mangio da ieri mattina, perciò annuisco.

"Un cornetto crema e cioccolato e un cappuccino, ti ringrazio"

Ordina, poi mi prende una mano tra le sue e mi osserva teneramente.

"Hai saputo tutto, immagino"

So a cosa si riferisce e, sforzandomi di non far trapelare le mie emozioni, rispondo.

"Già. O almeno so delle cose. Poi però non so se mia madre me ne ha tenute nascoste delle altre"

Parlo duramente, molto, e una sola occhiata al viso di Carl mi fa capire che ho rivelato fin troppi miei pensieri.

"Non essere così dura con lei, Kry. Ricordati che lo ha fatto per te" ribatte lui, con la sua solita indole calma.

Ciò però mi fa andare su tutte le furie.

"Come fai a essere così calmo e razionale? Tutte queste menzogne ti hanno portato via da noi! Via da me!"

Tremo incontrollatamente dopo essere scoppiata.

"Non dimenticare che io ho avuto tanti anni per rifletterci su e per soppesare la situazione e se me ne sono andato, la colpa è anche mia. Non addossarle tutte alla mamma."

"Ma se non ti avesse mentito su di me, saremmo rimasti una famiglia!"

"Se non mi avesse mentito io non le avrei chiesto di sposarmi, Krystal! Ma è stato proprio grazie a queste bugie che ho avuto il privilegio di crescerti. Almeno per i primi anni"

"Se mi volevi bene allora perché te ne sei andato?" domando, ritornando nel mio guscio di freddezza e cinismo.

"Quella è stata una mia decisione scaturita dal fatto che non volevo che ti affezionassi troppo a me, ovvero il tuo non vero padre, per poi rimanerci ancora più addolorata alla scoperta di come stanno veramente le cose. E poi tra me e tua madre non stava più funzionando. La sua farsa stava crollando e ho preferito andarmene piuttosto che continuare a soffrire. E a far soffrire voi due.

Le donne più importanti della mia vita."

Questa ultima frase mi fa imbestialire e cercando di rimanere ferma nella mia posizione, sibilo, puntandogli il dito contro:" Non sei coerente, papà. Se fossimo state le donne più importanti della tua vita non ci avresti abbandonate in un mare di debiti!"

Lui rimane interdetto di fronte alla sfuriata e alla mia aggressività, ma si riprende quasi subito e alza le mani come a volersi arrendere.

"Lo ammetto. Sono stato proprio uno stupido a fare quella cosa. Ma ero così arrabbiato, che volevo vendicarmi. Ma non su di te, completamente innocente, bensì su tua madre."

"Ma in questo modo hai colpito anche me! Ti rendi conto che ci hai costretto a emigrare in terreno straniero!?! Sole, senza un soldo e in un Paese di cui non conoscevamo nemmeno la lingua! Come pensi che ce la siamo passate nei primi tempi!?! A stento avevamo da mangiare, santo cielo!" Sbotto, ancora più arrabbiata, rammentando quegli anni così difficili e tremendi. Tanto tremendi che ho deciso di rinchiuderli in un angolo remoto della mia memoria, sperando di non doverlo mai ripercorrere.

"È vero. Mi dispiace. E prima che tu possa interrompermi so anche che adesso non aiuta dire un insulso 'mi dispiace', ma almeno è sincero."

"Non ti perdonerò così facilmente. Ne sei consapevole?"

"Non ne avremo alcun modo anche se fosse, purtroppo" mormora, abbassando lo sguardo sul tavolo ora bandito da quello che ho precedentemente ordinato.

Rimango immobile per qualche istante, non riuscendo a comprendere il vero significato delle sue parole. Ma quando il mio cervello si rimette in funzione, è come se avessi ricevuto uno schiaffo violento.

"Non vuoi riallacciare i rapporti con me?"

Proprio ora che io mi ero posta l'obiettivo di ritrovare una mia identità- vorrei aggiungere, ma mi trattengo, non volendo comparire tanto debole e patetica.

Lui rimane un attimo interdetto, poi ricomponendosi, si affretta a dire:" Non intendevo questo, Kry. Volevo dire che il mio lavoro mi costringe a girare un po' dappertutto e non era nemmeno previsto che venissi qui. Ma ho saputo che voi stavate qui e mi sono preso qualche giorno di ferie. Ma adesso il lavoro mi chiama e la mia prossima tappa sarà New York."

La sua spiegazione chiarissima, mi rilassa di poco, perché poi mi assale un dubbio.

Ovvero cosa farò io. Dove andrò. Come ritroverò me stessa.

"E io?"

"E tu cosa?" domanda, perplesso.

Capisco che lui stia dando per scontato che viva ancora con mamma, e mi si stringe lo stomaco alla prospettiva di confidarmi con lui.

Ma se voglio riavere un rapporto con lui, devo farlo.

Devo ricominciare a fidarmi delle persone, a partire da lui.

Dalla prima persona che mi abbia mai ferito profondamente.

E mi viene quasi spontaneo chiamarlo 'papà' quando apro la bocca.

"Papà, sono successe tante cose che tu non sai"

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