Fighting Fire

By Himenoshirotsuki

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PRIMO LIBRO DELLA SAGA "JINIAN" "Un bambino è la forma più perfetta di essere umano." (Vladimir Nabakov) Neme... More

Dedica
Mappa
Il tempo
Intro
Spezzare la luce [1/4]
Spezzare la luce [2/4]
Spezzare la luce [3/4]
Spezzare la luce [4/4]
Il potere del fuoco [1/4]
Il potere del fuoco [2/4]
Il potere del fuoco [3/4]
Il potere del fuoco [4/4]
Famiglia [1/3]
Famiglia [2/3]
Famiglia [3/3]
Piegarsi e non spezzarsi [1/4]
Piegarsi e non spezzarsi [2/4]
Piegarsi e Non Spezzarsi [3/4]
Piegarsi e non spezzarsi [4/4]
Il coraggio di non aver paura [1/4]
Il coraggio di non aver paura [2/4]
Il coraggio di non aver paura [3/4]
Il coraggio di non aver paura [4/4]
Il coraggio di cambiare [1/4]
Il coraggio di cambiare [2/4]
Il coraggio di cambiare [3/4]
Il coraggio di cambiare [4/4]
Forza d'animo [1/3]
Forza d'animo [2/3]
Forza d'animo [3/3]
Amicizia [1/4]
Amicizia [2/4]
Amicizia [3/4]
Amicizia [4/4]
Il coraggio di combattere [1/4]
Il coraggio di combattere [2/4]
Il coraggio di combattere [3/4]
Il coraggio di combattere [4/4]
Vincere e perdere [1/4]
Vincere e Perdere [2/4]
Vincere e perdere [3/4]
Vincere e perdere [4/4]
Seconda Intro
Schiava[1/3]
Schiava[2/3]
Schiava [3/3]
Scuola [1/4]
Scuola [2/4]
Scuola [3/4]
Scuola [4/4]
Punizione [2/4]
Punizione [3/4]
Punizione [4/4]
La prima volta[1/4]
La prima volta [2/4]
La prima volta [3/4]
La prima volta [4/4]
La giornata più lunga [1/4]
La giornata piú lunga [2/4]
La giornata piú lunga [3/4]
La giornata più lunga [4/4]
Insieme [1/5]
Insieme[2/5]
Insieme [3/5]
Insieme [4/5]
Insieme [5/5]
Un frammento di ciò che fu [1/5]
Un frammento di ciò che fu[2/5]
Un frammento di ciò che fu [3/5]
Un frammento di ciò che fu [4/5]
Un frammento di ciò che fu [5/5]
Il Nome nel Buio [1/4]
Il Nome nel Buio[2/4]
Il Nome nel Buio [3/4]
Il Nome nel Buio[4/4]
Fare sul serio[1/4]
Fare sul serio [2/4]
Fare sul serio[3/4]
Fare sul serio[4/4]
La strada verso Agni [1/4]
La strada verso Agni[2/4]
La strada verso Agni[3/4]
La strada verso Agni[4/4]
Il battesimo del fuoco[1/5]
Il battesimo del fuoco[2/5]
Il battesimo del fuoco[3/5]
Il battesimo del fuoco[4/5]
Il battesimo del fuoco[5/5]
L'inizio del torneo[1/5]
L'inizio del torneo[2/5]
L'inizio del torneo[3/5]
L'inizio del torneo[4/5]
L'inizio del torneo[5/5]
Sfida contro se stessi[1/5]
Sfida contro se stessi[2/5]
Sfida contro se stessi[3/5]
Sfida contro se stessi[4/5]
Sfida contro se stessi[5/5]
Rivincita[1/6]
Rivincita[2/6]
Rivincita[3/6]
Rivincita[4/6]
Rivincita[5/6]
Rivincita[6/6]
Memorie di luce[1/6]
Memorie di luce [2/6]
Memorie di luce[3/6]
Memorie di luce[4/6]
Memorie di luce [5/6]
Oltre le nebbie del tempo
Memorie di luce [6/6]
Lucciole[1/6]
Lucciole[2/6]
Lucciole[3/6]
Lucciole[4/6]
Lucciole[5/6]
Lucciole[6/6]
ART/FANART/COSE FANSOSE
SEQUEL: WHISPERING WIND
Albero genealogico dei Tuatha

Punizione [1/4]

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By Himenoshirotsuki

Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva, si chinò su quanto era rimasto della sua vita, e riiniziò a prendersene cura, con l'incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro, il mattino dopo il temporale.

(Alessandro Baricco)

La trascinarono in una cella buia e fredda e ce la gettarono dentro come un sacco di patate avariate. Non era sporca né umida, ma la polvere aleggiava nell'aria e le catene tintinnavano, minacciose, sopra la sua testa.

Nemeria si rannicchiò in un angolo, le gambe strette al petto e gli occhi sbarrati. Col collare di nuovo addosso, tutte le comunicazioni con l'elementale del fuoco erano state tagliate. Era di nuovo sola. Trasse un profondo respiro e incassò la testa nelle spalle, appoggiando il viso contro le ginocchia. Cos'era successo? Era stata davvero lei a far volare Roshanai contro la colonna?

"Sì, sei stata tu."

Chiuse gli occhi e ripercorse mentalmente gli eventi. Roshanai aveva tentato di entrare nella sua mente imponendole la propria volontà. Era un altro modo di usare la Condivisione: Etheram aveva fatto la stessa cosa quando le Anziane le avevano chiesto di controllare se anche Rakhsaan era un Dominatore. La differenza era che suo fratello era un neonato all'epoca, una vita appena venuta al mondo, senza un'identità o dei ricordi. Con lui, le aveva poi detto sua sorella, era stato come buttarsi in mare da una scogliera: l'acqua si era aperta e l'aveva avvolta, quasi non stesse attendendo altro che svelare i segreti delle sue profondità.

Un brivido le corse lunga la schiena quando la lama incandescente riprese forma davanti ai suoi occhi. Non aveva mai subito una Condivisione, almeno non consciamente, eppure, ne era certa, sapeva che non doveva essere così. Tutto quel dolore, la sensazione di venire violata nel profondo, non poteva davvero esser parte di un rito così intimo e delicato. Se non fosse stato per l'intervento dell'elementale, cosa ne sarebbe stato di lei?

"L'ho respinta, però."

Sorrise e la tensione abbandonò appena il suo corpo. Se stringeva la mano, le pareva ancora di sentire una corda attorno all'avambraccio e le venature scabre del cuoio. Era strano pensare che uno scudo fatto di pure fiamme potesse trasmetterle delle percezioni tattili così realistiche.

"Non l'ho uccisa."

Se lo ripeté per rinfrancarsi, anche se in cuor suo era più una speranza che una sicurezza. Roshanai aveva battuto forte la testa, il sangue che si era lasciata dietro ne era la prova, eppure Nemeria voleva credere, aveva bisogno di credere, che fosse sopravvissuta, che il desiderio di morte che l'aveva assalita quando aveva troncato il legame con Roshanai appartenesse all'elementale. Non poteva aver davvero voluto bruciarli. Rifiutava che quella volontà di distruzione facesse parte di lei. Tuttavia, per quanto negasse, quella voglia era ancora lì, appena sopita sotto la cenere, e avrebbe divorato la Dominatrice e tutto ciò che la attorniava e confinava con lei, anche la scuola intera.

L'ansia le aveva smembrato il cuore e banchettava seduta tra le sue costole. Di tanto in tanto udiva lo scalpiccio delle guardie avvicinarsi e allontanarsi, ma non riuscì a trovare mai il coraggio di alzarsi e chiedere notizie. Preferiva rimanere nell'ignoranza, ma allo stesso tempo il suo istinto di autoconservazione esigeva risposte, per poi rintanarsi in un angolo quando si prospettava l'eventualità che Roshanai fosse morta e che l'avesse uccisa lei. E, se ben ricordava le leggi dei mortali, quel poco che Arsalan si era lasciato sfuggire, il prezzo dell'omicidio era la vita dell'assassino.

Intrappolata nella cella della paura e dello sconforto, con solo il sollievo offerto dalla pietra di luna, anche le lacrime non rimasero altro che un velo umido dietro le palpebre.

"Madre... cosa sono diventata?"

La porta cigolò sui cardini non oliati e sulla soglia apparve Reza, assieme ad altri tre soldati. Nella penombra, a Nemeria sembravano tutti uguali, ognuno il gemello dell'altro.

- Alzati. -

Nemeria obbedì. I piedi le formicolavano e la gamba destra si era addormentata, ma non aveva intenzione di testare la loro pazienza.

Senza dire altro, Reza le fece cenno di seguirlo. Non appena ebbe oltrepassato la soglia, i soldati si chiusero dietro di lei, circondandola. Dritti e rigidi come pronti alla battaglia, le mani erano strette sull'impugnatura delle shamshir. La lama curva rifulgeva minacciosa e pareva che l'oricalco avesse assorbito il sangue e che questo si fosse raggrumato sotto la sua superficie.

La scortarono attraverso lo stretto corridoio dell'andata in assoluto silenzio. I pochi prigionieri nelle altre celle la guardarono appena, come se fosse più insignificante di una formica. Nemeria incrociò giusto gli occhi glauchi di una donna con una vistosa cicatrice sul viso, prima di tornare a fissarsi la punta dei piedi.

Salirono una rampa di scale e uscirono all'aperto. Nemeria riconobbe le colonne colorate del quadriportico e l'odore intenso di sudore e terriccio. Nessuno parve far caso a loro, tutto era come lo aveva lasciato: il clangore del metallo, i respiri spezzati, il cozzare delle armi quando incontravano la resistenza dell'armatura.

- Dove stiamo andando? - si azzardò a chiedere.

- Al campo di allenamento dell'aria. -

La voce incolore di Reza proveniva da davanti, oltre le teste dei soldati. Nemeria desiderava qualche altra informazione, ma l'occhiata grifagna dell'uomo alla sinistra le ricordò la pessima situazione in cui si era cacciata.

Quando arrivarono, la colonna si aprì e i soldati si misero in formazione attorno a una donna con gli occhi pesantemente truccati e un besajaun con la barba liscia tutta inanellata. Tyrron era in mezzo a loro, una smorfia indispettita sul volto. Non appena incrociò il suo sguardo, un brivido la fece tremare fino ai lombi.

- Tutto ciò è ridicolo, Mina. - disse Tyrron.

La donna schiuse le labbra in un sorriso affettato: i denti erano come le ossa insanguinate di uno squarcio appena aperto.

- Se non erro, giusto un annetto fa hai preteso che la mia Arakne fosse punita per aver distrutto un manichino d'allenamento. - rispose Mina, fissandolo intensamente, - Non possiamo certo soprassedere in un caso di tentato omicidio. -

Il besajaun annuì in silenzio e gli anelli alla barba tintinnarono: - Non posso che concordare. -

- Non lo ha fatto apposta, Roshanai ha esagerato, lo sapete. - replicò Tyrron.

Mina scosse la testa e tutti i suoi pendagli d'oro rifulsero, catturando la luce obliqua del sole. Il peplo bianco le ricadeva languido sulle forme abbondanti, fermato in vita da una cintura e sulla spalla da una fibula con l'effigie di un falco ad ali spiegate. Tutta quell'ostentazione la faceva sembrare ancora più grassa, rifletté Nemeria.

Qualsiasi senso d'ilarità morì quando un servo ingobbito si avvicinò portando una frusta.

- Adel è d'accordo con me, non credo che ci sia molto altro da dire. - prese l'arma e la accarezzò con la punta delle dita, - Dieci frustrate. Non una di più, non una di meno. - decretò.

Un'ombra sfrecciò nello sguardo di Tyrron.

- È solo una bambina. -

- No, è una Dominatrice e ha quasi ammazzato una delle Syad. - la voce del besajaun era dura, con una leggera nota nasale, - Siamo già stati abbastanza magnanimi da toglierne più della metà. Fosse uno dei miei, quaranta frustate sarebbero state il minimo. -

Nemeria strinse i pugni per fermare il tremito incontrollato delle spalle quando Mina srotolò la frusta e la consegnò a Tyrron.

- Nessuna pietà, Tyrron. Solo perché è una tua proprietà, non significa che debba ricevere un ulteriore sconto. -

L'uomo serrò la presa sull'arma e fece un paio di passi in avanti.

- Vieni, Nemeria. -

A quelle parole, Nemeria si sentì morire. Mina la osservò compiaciuta mentre avanzava e il sorriso sulle sue labbra si allargò quando Tyrron le ingiunse di togliersi la kandys.

“Sono solo dieci, posso resistere.”

Tentò di rassicurarsi, ma non riusciva a smettere di tremare. Cercò negli occhi del suo padrone la pietà, ma si scontrò contro due iridi d'acciaio.

- Inginocchiati e dammi le spalle. -

Il pavimento lastricato di pietra bianca le strappò crudelmente il calore dal corpo. Così nuda, con gli occhi di tutti quegli estranei puntati addosso, la vergogna era ben lontana. Si strinse il seno inesistente tra le braccia per proteggersi dai loro sguardi. Aveva lo stomaco stretto in una morsa convulsa, dolorosa, e il sudore le imperlava la pelle.

La frusta sibilò e si infranse sulla schiena in uno schiocco sordo. Il dolore si accese e si irradiò in tutto il corpo, assalì il cervello e le artigliò gli occhi. Nemeria si rannicchiò ancora di più e abbassò la testa, mentre le lacrime le rigavano le guance.

- Uno. -

Gelo, nella voce di Tyrron non c'era altro che gelo.

“Madre, per favore...”

Il colpo si abbatté sulla scapola destra e la fibbia di cuoio scattò all'indietro con la pelle attaccata all'estremità.

“Sorella, ti preg-”

Il terzo colpo le tolse il respiro e la buttò a terra distesa. La schiena bruciava, era un incendio di dolore che si propagava fino alla punta delle dita.

- Alzati. -

Nemeria appoggiò la fronte contro il lastricato e si costrinse a carponi e poi di nuovo in ginocchio. Non aveva fatto in tempo a raddrizzarsi che Tyrron l'aveva colpita per la quarta volta. Tremava ancora di più, come accesa dalla febbre, e non riusciva a controllare il battito dei denti. Quando si morse la lingua, la frusta si abbatté di nuovo su di lei e l'incendio ridusse in cenere qualsiasi altra sensazione.

Noriko era lì, osservava da dietro uno dei soldati.

Si era formato un capannello di curiosi, tutti che erano accorsi a vedere la punizione della nuova arrivata. Nemeria strizzò le palpebre e distolse lo sguardo quando scorse i pugni di Noriko serrarsi.

Cinque, sei, sette, otto. La mano di Tyrron si abbassava in fretta, calava veloce sul collo, sulle costole e nel mezzo della spina dorsale. Si portava via tutta la sua determinazione a non cedere.

Nemeria non si rese conto di star singhiozzando finché non si accorse di avere la vista offuscata dalle lacrime. Persino i suoi pensieri erano sbiaditi. Muovere le dita era impossibile, non erano sue, erano un'appendice che era stata cucita alle sue mani da un estraneo. Non seppe dove trovò la forza necessaria per non rannicchiarsi a terra e pregare di venire uccisa, perché faceva troppo male e lei non riusciva a sopportare tutta quella sofferenza.

- Nove. - contò Tyrron.

Il sangue le imbrattò le mutande, penetrò attraverso il tessuto e le si appiccicò addosso come una seconda veste. Sul bianco delle pietre, le gocce rosse spiccavano come rubini rotti.

- Dieci. -

Il suo corpo si tese un'ultima volta quando la frusta lo colpì. Seguì un silenzio ovattato, dove l'unica cosa che sussisteva era la sua schiena gonfia e la pelle infiammata che pulsava più velocemente del battito del suo cuore. Il peso degli sguardi si alleggerì fino a svanire e lo scalpiccio dei passi che si allontanavano le sfiorò le orecchie.

- Soddisfatta, Mina? -

La risata argentina della donna infranse il silenzio.

- Quando si danneggia un bene pubblico è bene che il colpevole paghi. Le ultime frustate non gliele hai date a dovere, ma posso soprassedere, per questa volta. Vedi di tenere al guinzaglio la tua schiava. Se dovesse ricapitare, non saremo così misericordiosi. -

- Lo terrò a mente. -

Mina si allontanò con il besajaun senza aggiungere una parola. Se soltanto fosse riuscita ad aprire gli occhi, Nemeria l'avrebbe volentieri fulminata con un'occhiata. La odiava e quel sentimento denso e vischioso ravvivava il dolore, lo acutizzava assieme alla rabbia e all'umiliazione. Ma era solo un fuoco di paglia e non bastava a donarle la forza per alzarsi.

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