Punizione [1/4]

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Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva, si chinò su quanto era rimasto della sua vita, e riiniziò a prendersene cura, con l'incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro, il mattino dopo il temporale.

(Alessandro Baricco)

La trascinarono in una cella buia e fredda e ce la gettarono dentro come un sacco di patate avariate

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La trascinarono in una cella buia e fredda e ce la gettarono dentro come un sacco di patate avariate. Non era sporca né umida, ma la polvere aleggiava nell'aria e le catene tintinnavano, minacciose, sopra la sua testa.

Nemeria si rannicchiò in un angolo, le gambe strette al petto e gli occhi sbarrati. Col collare di nuovo addosso, tutte le comunicazioni con l'elementale del fuoco erano state tagliate. Era di nuovo sola. Trasse un profondo respiro e incassò la testa nelle spalle, appoggiando il viso contro le ginocchia. Cos'era successo? Era stata davvero lei a far volare Roshanai contro la colonna?

"Sì, sei stata tu."

Chiuse gli occhi e ripercorse mentalmente gli eventi. Roshanai aveva tentato di entrare nella sua mente imponendole la propria volontà. Era un altro modo di usare la Condivisione: Etheram aveva fatto la stessa cosa quando le Anziane le avevano chiesto di controllare se anche Rakhsaan era un Dominatore. La differenza era che suo fratello era un neonato all'epoca, una vita appena venuta al mondo, senza un'identità o dei ricordi. Con lui, le aveva poi detto sua sorella, era stato come buttarsi in mare da una scogliera: l'acqua si era aperta e l'aveva avvolta, quasi non stesse attendendo altro che svelare i segreti delle sue profondità.

Un brivido le corse lunga la schiena quando la lama incandescente riprese forma davanti ai suoi occhi. Non aveva mai subito una Condivisione, almeno non consciamente, eppure, ne era certa, sapeva che non doveva essere così. Tutto quel dolore, la sensazione di venire violata nel profondo, non poteva davvero esser parte di un rito così intimo e delicato. Se non fosse stato per l'intervento dell'elementale, cosa ne sarebbe stato di lei?

"L'ho respinta, però."

Sorrise e la tensione abbandonò appena il suo corpo. Se stringeva la mano, le pareva ancora di sentire una corda attorno all'avambraccio e le venature scabre del cuoio. Era strano pensare che uno scudo fatto di pure fiamme potesse trasmetterle delle percezioni tattili così realistiche.

"Non l'ho uccisa."

Se lo ripeté per rinfrancarsi, anche se in cuor suo era più una speranza che una sicurezza. Roshanai aveva battuto forte la testa, il sangue che si era lasciata dietro ne era la prova, eppure Nemeria voleva credere, aveva bisogno di credere, che fosse sopravvissuta, che il desiderio di morte che l'aveva assalita quando aveva troncato il legame con Roshanai appartenesse all'elementale. Non poteva aver davvero voluto bruciarli. Rifiutava che quella volontà di distruzione facesse parte di lei. Tuttavia, per quanto negasse, quella voglia era ancora lì, appena sopita sotto la cenere, e avrebbe divorato la Dominatrice e tutto ciò che la attorniava e confinava con lei, anche la scuola intera.

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