Rivincita[4/6]

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Non appena la sua amica imboccò le scale, Nemeria rimase nel campo d'allenamento centrale a fissare l'alternarsi di colore sulle colonne. Il sole bagnava la sabbia e le riscaldava le spalle attraverso il tessuto. Aveva un che di rassicurante e allo stesso tempo spaventoso essere lì da sole, senza null'altro oltre il peso della propria compagnia.

Si appropinquò alla porta dell'armeria. Sul volto di uno dei due soldati si aprì una specie di sorriso, più un corrugamento delle labbra che altro.

- Tu sei quella che ieri sera ha creato il cavallo di fuoco. -

- Sì, sono io. -

- È stato lo spettacolo più bello di tutti. Farò il tifo per te, domani. -

Nemeria dentro di sé gongolò e parte del suo compiacimento dovette trasparire perché l'uomo ridacchiò.

- L'armeria è accessibile, ma Koosha ha ordinato di prendere solo le armi di legno. Le altre, a meno che tu non sia con un Syad, te le devi scordare. -

- Ti conviene scordartele e basta. A parte Sayuri non è rimasto nessuno. - disse l'altro soldato

All'udire quel nome, Nemeria perse tutto il suo interesse per il possibile allenamento.

- Dov'è? -

- L'ho vista andare lì un paio d'ore fa. Sali, la troverai da qualche parte. - biascicò, si grattò l'intorno di un grosso neo sul naso e le indicò l'entrata dopo il campo del fuoco.

Nemeria ringraziò e corse su per le scale. Quando arrivò in prossimità dalle biblioteca, rallentò fino a fermarsi sotto il sopracciglio alzato della guardia che la presidiava. Riprese fiato, raddrizzò le spalle ed avanzò oltre la porta.

Sayuri stava leggendo da una pelle di cammello, seduta su una stuoia di canne collocata proprio sotto una delle grandi finestre. La luce le dorava la pelle e i capelli biondi, legati in una treccia adagiata sul petto.

- Anche tu in cerca di silenzio? -

Nemeria annuì. Non era davvero in cerca di nulla, ma le sembrava stupido lasciar cadere la domanda nel vuoto. La Syad sollevò la pelle di cammello e riprese a leggere.

"La somiglianza non è solo nell'aspetto, allora."

Nemeria si accomodò sulla stuoia accanto e sbirciò cosa stesse leggendo. Riconobbe nei caratteri cuneiformi alcune parole che conosceva, ma non abbastanza da poterne carpire il senso.

- Sì, era necessario. - disse Sayuri, come se sapesse cosa Nemeria volesse chiederle.

- Come hai... come avete fatto a fermarlo? -

- Ho la piena padronanza del mio elemento. - Sayuri spostò la treccia sull'altra spalla e si mise dietro l'orecchio il ciuffo che era sfuggito, - C'erano molti ricordi di te in lui. -

Nemeria piegò le gambe e ci si appoggiò con entrambe le braccia. Il fuoco di Agni scoppiettava in sottofondo.

- Non eravamo amici, ma abbiamo vissuto per un certo periodo sotto lo stesso tetto. -

Non era esattamente corretto, ma l'importante era farsi capire. Usare parole diverse avrebbe implicato aggiungere spiegazioni e scoprirsi più di quanto desiderava.

Sayuri fece un segno d'assenso col capo. Ripiegò la pelle e si alzò per prendere un libro, un tomo non più alto di un dito, con il titolo sulla costa in rilievo. Nemeria attese che tornasse a sedersi e trovasse la pagina giusta.

- Ha detto qualcosa prima di morire? -

- I Jin non parlano e non pensano. Quando la mente umana cessa di esistere, permangono appena i ricordi, che esondano come un fiume in piena. -

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