Famiglia [1/3]

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Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre famiglie.

(Alan Bennett)

La mattina seguente, a svegliarla fu un cicaleccio rumoroso, seguito da un rapido tramestio

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La mattina seguente, a svegliarla fu un cicaleccio rumoroso, seguito da un rapido tramestio. Con le palpebre pesanti e le immagini di morte impresse a fuoco nella retina, Nemeria si mise a sedere. Noriko non era vicino a lei, ma ne riconobbe la voce calma e pacata da fuori, mentre discuteva con Hami - o forse era Hirad? - di quello che avrebbero dovuto fare quel giorno.

Rimase ad ascoltarli per un po', con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime ancora impigliate nelle ciglia. Aveva sognato di essere catturata dal predone e assistere all'uccisione di tutti i sopravvissuti della sua tribù. Li avevano legati e poi l'uomo l'aveva costretta a guardare mentre tagliavano loro la testa, sordi alle urla dei bambini e alle suppliche delle loro madri, fino a quando non era arrivato il suo turno. Con lei erano stati molto più crudeli. Avevano stretto un nodo scorsoio attorno al collo e l'avevano impiccata alla tenda dell'Alta Sacerdotessa, sopra i cadaveri fatti a pezzi, in modo che fosse l'ultima cosa che vedesse. Avevano scelto una corda corta, troppo corta, persino Nemeria si era resa conto che non sarebbe morta subito e così era stato. Poteva ancora percepire con chiarezza la canapa che premeva contro la giugulare e l'aria che le raschiava la gola mentre si dibatteva per liberarsi, artigliando il vuoto, la sensazione di mancamento che, come una iena, le strappava ogni energia, fino a quando non aveva smesso di muoversi.

Si massaggiò il collo e trasse un profondo respiro per calmarsi, ma il tremore che le scuoteva le mani non l'abbandonò. Così si rannicchiò su se stessa, stringendosi il più possibile le gambe al petto. Lo faceva spesso quando aveva paura o quando succedeva qualcosa di brutto e Etheram non era lì per consolarla.

Una volta sua sorella l'aveva sorpresa mentre piangeva sotto le coperte nel cuore della notte. Fuori infuriava una tempesta di sabbia e il vento stava scaricando la sua furia sulle tende del villaggio dal primissimo pomeriggio. Era stato in quell'occasione che Etheram le aveva detto di assumere quella posizione e di contrarre tutti i muscoli, così da impedire al Jin cattivo, così Etheram aveva denominato la paura, di farla tremare.

"Inspira, espira, inspira, espira."

Affondò le unghie nelle gambe e strinse i denti. Si dondolò per un po' continuando a ripetersi quelle parole, fino a quando non sentì la gelida stretta allo stomaco allentarsi e il pulsare del suo cuore diminuire. Solo allora riuscì ad alzarsi. Si sentiva ancora scossa, e il sonno le pesava sulle palpebre, ma l'idea di tornare a dormire la terrorizzava.

Non appena mise piede fuori dalla tenda, Hirad, o almeno credeva fosse lui, le venne incontro, le mise tra le mani un panino duro come un sasso e le fece cenno di avvicinarsi. Noriko sedeva assieme ad Hami vicino al fuoco ormai spento.

- Ben svegliata. Noriko ieri sera non ha fatto in tempo a spiegarti come funziona qui, ma scommetto che eri stanca. - le sorrise Hirad, invitandola a prendere posto vicino a lui, - Altea mi ha detto che ti ha trovata mentre gironzolavi per le strade e che avevi una faccia davvero triste. Non che anche a cena tu non l'avessi, però mi è sembrato che... -

- Arriva al punto. - lo richiamò Hami, prima di addentare una nespola.

Aveva una voce bassa, quasi baritonale, che si contrapponeva a quella squillante di Hirad. Questi gli rivolse un'occhiata truce, ma poi tossicchiò e si ricompose, tornando a guardare Nemeria.

- Dicevo, ti puoi svegliare quando ti pare, a meno che il capo non ti abbia affidato un compito. Però sarebbe meglio ti alzassi assieme agli altri, perché Afareen quasi sempre va in città a "fare la spesa". Ah, sono sempre lei e Chalipa a occuparsi di servire i pasti, quindi se hai fame ed è l'ora di pranzo basta che tu vada da loro. -

- Ma come faccio a sapere che è il momento di mangiare? - domandò timidamente Nemeria, - Siamo sottoterra e non vedo nessun orologio qui intorno. -

- Ed è qui che ti sbagli! - Hirad le indicò orgoglioso un vaso di pietra a forma di cono, - Vieni, ti faccio vedere. È una mia invenzione, ne vado particolarmente fiero. -

- Non l'hai inventato tu. Ne hai visto uno al mercato e poi l'hai riprodotto come potevi. - lo corresse Hami, ma Hirad lo ignorò.

Il ragazzo agguantò Nemeria sottobraccio e la trascinò con sé. Contro ogni aspettativa, aveva una presa salda che mal si sposava con le braccia mingherline e le dita lunghe e affusolate.

- Vedi, all'interno ho inciso dodici tacche di deflusso ad altezze differenti. Il punto più alto è per la prima ora, quelli sotto, come immaginerai, indicano le altre. Da questa sfera defluisce l'acqua. In base al suo livello riusciamo a capire che ore sono. È strano, lo so, all'inizio non è semplice, ma basta farci l'abitudine. -

- Non l'avevo mai visto. - commentò ammirata Nemeria, - Mi sono sempre orientata con la meridiana, non credevo fosse possibile leggere l'ora anche senza il sole. -

- Oh, sì che è possibile. È molto, molto più semplice di quello che tu possa pensare. Se vuoi, una di queste volte ti posso insegnare a... -

- Hirad, ti prego, niente cose complicate a quest'ora della mattina. - lo rimproverò Hami, stiracchiandosi, - Lo so che ti piace parlare di queste robe scientifiche, ma la nostra Nemeria vorrebbe solo sapere quali sono le sue mansioni. -

Come se si fosse appena ricordato di una cosa importante, Hirad si batté una mano sulla fronte.

- Sì, hai perfettamente ragione! Dunque, Dariush ti ha affidata a me. Andremo a esplorare le catacombe, le mapperemo e riporteremo le nostre scoperte sui miei libri. Sai, sono davvero ampie, si estendono sotto tutta la città e forse anche fuori, e sono quasi sicuro che se cercheremo bene troveremo anche un nuovo rifugio. Ah, giusto, visto che verrai con me devi assolutamente vedere cosa ho scoperto fino ad oggi, così anche tu... -

- Aspetta... significa che dovremo uscire da qui e infilarci in quei tunnel? -

- Mi pare ovvio. Ma non preoccuparti, non ci perderemo. Cioè, a volte mi è capitato di perdermi, ma questo solo durante le mie prime uscite. Adesso conosco benissimo tutte le gallerie esplorate, sono il re di questo posto! -

Hirad si sfregò le mani e si infilò nella tenda blu alla sua destra, per poi tornare quasi subito con in mano varie pergamene.

- Come puoi vedere, ho disegnato tutto, appuntando il nome di ogni singolo cunicolo. Il Capo non pretende che anche tu li impari, non ancora almeno, e... -

Andò avanti a parlare a raffica, ma Nemeria udiva appena la sua voce. In quelle gallerie c'erano i fantasmi e, nel buio, potevano nascondersi anche altri nemici che avrebbero potuto assalirla non appena si fosse distratta. La sua mente le rimandò l'immagine del predone, dei suoi occhi di ghiaccio che la cercavano, mentre lei correva disperata nel tentativo di sfuggirgli. Quasi le parve di sentire le sue mani serrarsi attorno alla gola. Si massaggiò il collo, fingendo di tossire, la pelle pervasa dai brividi e il battito del cuore accelerato.

- Bene, visto che non ci sono state obiezioni, io vado a prepararmi. - concluse Hirad, visibilmente elettrizzato all'idea di uscire a esplorare le catacombe, - Ricordati di farti dare qualcosa da mangiare da Afareen, dille di abbondare già che ci sei, dato che non sappiamo per che ora saremo di ritorno. -

Nemeria annuì vagamente e, mentre il ragazzo si allontanava, si lasciò ricadere sulla prima sedia libera. Era instabile e una delle gambe era più corta delle altre, ma aveva bisogno di sedersi, pensare, riprendere fiato.

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