Phoenix

By DemiDemss

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"So di aver sbagliato tutto, Jen. Ho lasciato che combattessi da sola le tue battaglie e, più delle volte, io... More

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Breve rottura di p...scatole.🎁
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Epilogo- Justin
Ringraziamenti
yeeeeeeey 🌼🌼🌼
Guess what... new story!!!!

28- Justin

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By DemiDemss

Ormai è passata un'ora da quando me ne sto qui, accanto a Jen, a bere quantità industriali di caffè che rischiano di farmi passare una notte in bianco, mentre lei fissa incessantemente quel pezzo di carta su cui custodisce i suoi buoni propositi.

Il mio braccio sinistro è ancora parzialmente intorpidito, ma il dolore alla spalla continua ad essere forte come quando ho sentito il metallo della pallottola conficcarsi nella carne. Ci sono determinati momenti in cui il malessere fisico è talmente potente che sento semplicemente il bisogno di stendermi su un letto e chiudere gli occhi, per poi riaprirgli soltanto quando non avrò più l'impulso di piegarmi su me stesso per il dolore.

Ma non posso andarmene. Non finché Jen è qui, avvolta in uno strato di apatia che nasconde malamente lo stato di smarrimento che regna nella sua testa.
Io lo vedo che è a pezzi, anche se forse lei sta ancora cercando di decifrare i suoi pensieri ingarbugliati. E giuro che, se potessi, l'aiuterei ad analizzarli uno ad uno finché quel cipiglio, dovuto alla confusione, abbandonerebbe la sua fronte. Ma per fare ciò , dovrei avere accesso anche ai suoi pensieri più intimi...e Dio solo sa quanto io sia lontano dal guadagnarmi la sua fiducia al punto che sarebbe disposta ad affidarmi le sue paure.

"Non so se..." Proferisce all'improvviso, puntando il suo sguardo vitreo su di me. "Non so se dovrei passare da Clayton per prendere un paio di cose, per poi stare per un po' da Ally, o tornare a casa. Quale pensi sia l'opzione migliore?"

Ed ecco che il motivo della sua tristezza viene a galla, dopo un'intera ora passata a fare mille ipotesi su cosa la stia affliggendo. Si sono lasciati. Clayton e Jen si sono davvero lasciati, e io non so se cantare vittoria o dispiacermi per lo stato di incertezza e irrequietezza in cui si sta lasciando cadere.
Perché, solo guardandola, mi viene da pensare che, attualmente, sia in caduta libera e l'unica cosa che posso fare per aiutarla è renderle l'impatto il meno doloroso possibile.

"Oppure, come terza opzione, potresti passare la notte insieme a me." Le propongo in tono scherzoso, guadagnadomi una breve risata da parte sua.
"Non se ne parla." Ribatte in tono solenne, conservando un luccichio divertito in quelle sue iridi azzurre che mi fanno perdere la cognizione del tempo.
"In questo caso, direi che sarebbe più saggio evitare di vedere Clayton." Ribatto seriamente, senza un grammo di malizia nella voce. "Almeno per questa sera."
"Tu che parli di saggezza..." Proferisce, deridendomi bonariamente. "Ma hai ragione."

È la prima volta che sta seriamente prendendo in considerazione un mio consiglio. D'altra parte, non le ho mai detto niente che fosse finalizzato soltanto a vederla star bene, e di questo me ne pento amaramente, pur sapendo di non aver mai avuto un'altra scelta. Ma ora posso almeno tentare di ribaltare la situazione, indirizzandola sulla strada giusta.

Se spettasse a me la scelta, sarei pronto a fare molto di più. Prenderei il posto di Clayton senza pensarci due volte, e le farei vedere che il mondo non finisce quando un amore giunge al termine. Perché, in fondo, se solo aprisse gli occhi, capirebbe che c'è già un'altra persona disposta ad amarla altrettanto, o persino di più.
Ma Jen è imprigionata nell'unico mondo che pensa possa mai renderla felice, quello costruito insieme a Clayton.

"Ti va di parlarne?" Le chiedo, pur sentendo un piccola vocina nella testa che mi intima di tenere la bocca chiusa. Non muoio dalla voglia di sentir dire un sacco di cose meravigliose su Clayton, ma se questo la farà sentire meglio, mi farò carico di questa tortura psicologica.
"Vuoi davvero che io ti parli di me e Clayton?" Replica, inarcando un sopracciglio in segno di diffidenza. Probabilmente mi ha letto nel pensiero, captando la mia reticenza nell'ascoltare qualunque cosa che, ancora una volta, farebbe salire la mia frustrazione alle stelle.
"Parlami di qualunque cosa." Rispondo senza mezzi termini. "Mi basta sentirti parlare."

Il sorriso che mi lancia, mi fa venir voglia di ignorare il dolore fisico e prenderla tra le braccia, per poi tenerla stretta a me finché si renderà conto della confusione che infonde nella mia testa ogniqualvolta mi guarda come se ci fosse qualcosa di bello in me. Mi sta facendo perdere il lume della ragione senza sforzarsi minimamente, mentre lei continua ad essere lontana anni luce dal considerarmi come una strada da imboccare verso la sua stessa felicità.

Ma anche se non ha nemmeno la più piccola intenzione di lasciarmi entrare nella sua testa, sicuramente ha abbastanza tatto da non infilare il coltello nella piaga, elencando tutti i pregi di Clayton che sicuramente le mancheranno da impazzire. E, anzi, mi lascia dare uno sguardo al suo futuro, spiegandomi dettagliatamente ogni proposito scritto su quel fazzoletto che funge da promemoria.

Il suo viso si illumina quando parla del suo intento di andare a vivere da sola. In maniera del tutto ironica, mi confessa anche quanto abbia sempre avuto paura di fare questo passo, nascondendosi un po', in un certo senso, dietro all'attesa di andare a vivere insieme a Clayton.

Si ferma dal suo racconto soltanto quando abbandoniamo il Coffee Shop e ci rifugiamo in un in un ristorante vicino, dove ceniamo e ci caliamo nuovamente nei mostri ruoli di fedele ascoltatore e abile intrattenitrice.
E giuro che ne resto semplicemente rapito. Ogni sua singola parola va a toccare corde che nemmeno sapevo fossero sensibili. Il fatto che, per la prima volta, ci troviamo a parlare in tutta tranquillità senza sfidarci con lo sguardo e giocare a fare gli intoccabili,  mi fa provare una sensazione simile a quando di fa pace con i propri desideri più nascosti, quei desideri che si cerca sempre di sopprimere. E Jen mi ha reso meno irrequieto solo grazie ad una semplice chiacchierata, una di quelle che affronti con il tuo più caro confidente, sapendo che sia l'unico modo per scaricare la tensione.

"Fai attenzione." Asserisco a voce bassa, riaccompagnandola alla sua macchina.
"Si, papà." Mi deride per il mio istinto iperprottetivo.
"E per qualunque cosa, chiamami." Proseguo seriamente, anche se mi rendo conto che per lei sia un po' difficile credere che questa non sia una presa in giro bella e buona.
"Senti, Justin..." Inizia, ridacchiando sommessamente. "Grazie per aver ascoltato pazientemente le mie farenticazioni ma, senza offesa, non sei esattamente la persona a cui vorrei mai appellarmi  nei momenti di difficoltà. Non mi fido affatto di te."
"E io non posso di certo biasimarti per questo." Convengo, prendendola alla sprovvista. Dopodiché, approfittandomi del suo momentaneo attimo di interdizione, mi chino quel poco che basta per schioccarle un bacio sulla fronte.
"Fai attenzione." Le ripeto, aspettando pazientemente di vederla salire in macchina e, successivamente, sfrecciare via davanti a me, dopo avermi salutato con un caloroso sorriso e un veloce cenno della mano.

Sono ancora estremamente euforico quando raggiungo la mia macchina e parto, piuttosto a malavoglia, verso casa. Sul display del mio telefono ci sono ancora le notifiche delle cinque chiamate di Hailey che, pur avendo sentito già al secondo squillo, ho accuratamente ignorato, concentrandomi totalmente su Jennifer.
Conoscendo Hailey, so già che è appostata da qualche parte vicino al mio appartamento, aspettando che io entri nella sua visuale, per poi sfogare tutti i suoi nervi su di me. E se non fosse che anche sopportare le sue sfuriate fa parte del mio lavoro, sparirei per un po', in modo da godermi in santa pace questa sensazione di inspiegabile completezza.

Ma, si sa, raramente le cose vanno secondo i miei desideri. Perciò, solo venti minuti più tardi, sto già salendo nel suo SUV nero, appostato strategicamente ad una decina di metri dal mio appartamento- esattamente come previsto da me.

"Cosa sa Jace di te?" Mi chiede immediatamente, in un tono neutro.
"Niente." Ribatto prontamente, un po' confuso per la sua aria calma. Mi sarei aspettato di trovarla su tutte le furie.
"Allora perché ha cercato di farti fuori?" Prosegue, guardando la strada davanti a sé. Ha un'aria stranamente professionale ed è alquanto bizzarro quando si parla di lei.
"Non è me che voleva fare fuori." Spiego velocemente, adagiandomi meglio sul sedile del passeggero. "Ci ha mandati a spaventare quel gruppo di ragazzini, sperando che Clayton se la sarebbe vista brutta. Era convinto che io me ne sarei andato e l'avrei lasciato in pasto ai lupi."
"Quindi, sta cercando in tutti i modi di distruggere Clayton?" Mi interroga, picchiettandosi la gamba con le sue unghie laccate di nero.
"Si." Concordo, rafforzando la risposta con un cenno della testa. "Clayton ormai è fuori dal giro e Jace lo sta trattando come se fosse un traditore."
"L'importante è che tu ti tenga alla larga dai guai." Asserisce in tono fermo, puntando finalmente i suoi occhi color giada su di me. "Tra un po' di tempo, forse un paio di giorni o forse di più, dovrai incontrare il capo. Ti dirà se ne vale la pena che tu prosegua sulla stessa strada o se le informazioni raccolte fino ad adesso siano abbastanza per inchiodare Jace."

Ancora una volta, concordo con un cenno della testa, constatando distrattamente che ormai si sta avvicinando la fine di tutto questo caos. E, segretamente, prego almeno che questo anno passato ad inseguire i fantasmi non si rivelerà un totale fallimento. Sarebbe davvero un colpo basso.

"Ora che Clayton è fuori dai giochi, suppongo tu possa finalmente smettere di comportamenti come se fossi il cagnolino di Jennifer." Prosegue Hailey, dopo qualche istante di silenzio, questa volta nel suo solito tono pungente.
"Non sono affari tuoi." Taglio corto, pronto ad abbandonare l'abitacolo. Ma mi fermo ancora per qualche secondo quando la sua mano si stringe insistentemente intorno al mio polso.
"Ti conviene farlo perché è solo questione di un mese prima che tu debba spiegarle perché era così importante che Clayton si facesse da parte." Continua imperterrita. "Pensi che sarà felice di scoprire che tu non sia affatto la persona che dici di essere?"

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