Cuori In Tempesta

By Rob_Granger

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"La vita è come scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita" diceva Forrest Gump. A Monica è c... More

Presentazione storia & Book Trailer
Cioccolato Amaro
Suspiria
Che i giochi abbiano inizio
Cioccolato e pistacchio
Tutta colpa di Bach
Houston, abbiamo un problema
Lui è migliore di te
Effetto Farfalla
Hold my hand
Buon senso o gentilezza?
Talento
Home Alone
Sei un enigma per me
Solo per qualche secondo
Su un'altalena
Meno di ieri, più di domani
Via dalla pazza folla
Tutto il tempo che vuoi
La luna e il falò
Kiss Kiss
Una serie di sfortunati eventi
Possibilmente per sempre
Santa Monica
Il cielo in una stanza
Epilogo- Cuori In Tempesta
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Anime Affini

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By Rob_Granger


CUORI IN TEMPESTA

Anime Affini

Una parola delicata, uno sguardo gentile, un sorriso bonario possono plasmare meraviglie e compiere miracoli.
(William Hazlitt)

Non so come, ma ieri, alla fine, io e Giordana siamo riusciti ad arrivare al vigneto sani e salvi.

L'ultimo tratto di strada siamo stati costretti a farlo a piedi, perché per lui era diventato troppo difficile guidare, per cui sostenendo la Vespa dai due manubri, l'abbiamo condotta fino a casa.

Con un po' di imbarazzo, poi, abbiamo sistemato la spesa.

Ovviamente non ho mancato di fare una ramanzina, seppur in maniera gentile, al nonno. Gli ho fatto capire che quando vuole che io e il tipaccio facciamo una spesa così abbondante, un motorino anni'50 non è proprio il massimo.

Mi ha dato ragione, dicendo che la prossima volta ci segnerà meno cose sulla lista. Però si è anche fatto due risate quando gli ho raccontato della nostra situazione tragi-comica, aggiungendo che questa esperienza ci avrà senz'altro giovato.

Io non avrei proprio detto che ci ha "giovato", ma è stata meno peggio del previsto, questo posso dirlo.

Poi la giornata è trascorsa in maniera tranquilla. Verso le nove, Giordana è uscito di casa per la sua uscita serale, mentre io me ne sono rimasta chiusa in camera, a finire di leggere "Oliver Twist".

O almeno, io volevo leggere, ma mentirei se vi dicessi che sono riuscita nel mio intento senza distrarmi. Ad ogni rigo mi fermavo per scambiare messaggi con Zeno (dovevamo discutere gli orari per il nostro incontro ), ma anche perché ho ripensato più volte al momento in cui ho riso con lo zuccone e al gesto molto gentile, ops... volevo dire, dettato dal buon senso, che ha avuto nei miei riguardi quando mi ha regalato la pomata per il polso.

Ho ripensato ai suoi occhi luminosi e al modo in cui per un momento, un solo piccolo momento, sembrava che io e lui fossimo tornati indietro nel tempo. Nel frattempo credo anche di aver tenuto un sorriso ebete sul viso per un bel po' di tempo, ma questi sono dettagli.

Ho provato una dolcezza che definirei inquieta( Montale sarebbe fiero di me!). Mi sono sentita felice perché era da anni che non passavo un momento di pura ilarità con Gioacchino, e seppur tra di noi le cose non vadano bene e non rientri più nella mia stretta di amicizie, mi è piaciuto il nostro momento. Sarebbe inutile negarlo. Ma, sono consapevole che il nostro momento di "pace" è stato qualcosa di passeggero, quindi la mia felicità è stata, inevitabilmente ,anche vestita di amarezza.

Seppur il mio cervello abbia insistito nel dirmi: "Guarda che ha avuto questa premura nei tuoi confronti solo perché tu possa lavorare senza problemi e di conseguenza il nonno possa pagare entrambi, come concordato, e non di certo per gentilezza", il cuore si è contrapposto, dicendomi: "Magari si è davvero preoccupato per te, perché anche se ti odia, un tempo siete stati legati da un legame molto profondo".

Alla fine ho deciso di ascoltare entrambi: era davvero preoccupato che il mio dolore al polso avrebbe potuto influenzare il mio operato al vigneto, ma allo stesso tempo, una parte recondita, molto recondita, del suo cuore si è preoccupata per me.

Ovviamente ,dopo aver sistemato la spesa e prima di immergermi nella mia lettura, ho telefonato subito a Penelope chiedendole un parere su quanto fosse successo.

A parte i diversi minuti iniziali in cui era rimasta in silenzio, (conoscendola direi che aveva assunto un 'espressione da cartone animato: occhi sgranati e mascella fino al pavimento.) incredula che Giordana avesse fatto un gesto carino verso di me e che fossimo riusciti a ridere insieme, passando del tempo senza ucciderci, la nostra conversazione è stata più o meno così:

"Non ci credo."

"Credici, invece."

"Impossibile."

"Possibile. È successo davvero, te l'ho appena detto."

"Incredibile."

"Vero. Incredibile è il termine adatto."

Alla fine ha concluso, con fare da psicologa esperta, che questi momenti di tranquillità sono altri effetti del famoso effetto farfalla, ma che probabilmente c'è anche dell'altro sotto di cui al momento non è pienamente convinta. Non ho idea di cosa pensi che ci sia sotto, devo essere sincera.

Poi ci siamo salutate, con la promessa di sentirci di più in questi giorni, non solo perché secondo lei succederanno altre cose tra me e lo zuccone, e perché ha deciso di accettare il mio consiglio di invitare Matteo al cinema e quindi dovrà raccontarmi ciò che succederà tra loro due, ma anche perché tra una settimana dovrà ricominciare con il suo allenamento per la gara di ginnastica artistica che ci sarà a metà luglio.

Questa mattina mi sono svegliata abbastanza presto, sebbene fosse il mio giorno libero. Volevo lavarmi i capelli e farmi carina per l'uscita con Zeno.

Mi sono così piastrata i capelli (con la consapevolezza, però, che il caldo me li incresperà comunque) e poi ho indossato "il vestito della domenica", a maniche corte, dal taglio impero, lungo fino al ginocchio, di un vivace color ocra. Il tutto abbinato alle mie All Star nere e a qualche braccialetto colorato.

Quando sono scesa in cucina, non ho trovato nessuno, ma dal vociare che proveniva da fuori ho dedotto che il nonno e Pietro fossero all'aperto a farsi due chiacchiere.

Ho fatto colazione, trovando il tavolo apparecchiato come sempre con molta raffinatezza. Ho mangiato un po'di latte con dei biscotti al cioccolato, e poi dopo aver lavato la mia tazza sono risalita in camera per lavarmi di nuovo i denti.

Prima di uscire ho messo un po' di pomata sul polso, senza riuscire a nascondere un sorriso, e ho indossato la mia borsa a tracolla.

Come immaginavo, ho trovato il nonno e Pietro intenti a parlare tra di loro, sulle sedie a dondolo sul portico, con Mao ed Edmond acciambellati ai loro piedi.

-Buongiorno.- ho salutato entrambi con un sorriso.- Nonno, sto andando a messa e poi a fare una passeggiata con Zeno, come ti ho detto l'altro giorno...-lascio la frase in sospeso, per vedere se si ricordi.

Lui mi guarda per qualche secondo, poi lo vedo annuire lentamente.

-Vai pure. Ci vediamo per l'ora di pranzo.- mi fa un sorriso stringendomi la mano.

Curvo nuovamente le mie labbra verso la loro direzione, poi do una carezza al cane e al gatto e infine mi avvio verso il cancello d'uscita.

Zeno mi ha scritto che si sarebbe fatto trovare nello stesso punto in cui ci siamo salutati qualche giorno fa.

E così è. Lo vedo appoggiato ad un muretto, con un mano in tasca e con il cellulare nell'altra, forse in attesa di un mio messaggio.

-Ciao Zeno.- lo saluto, avvicinandomi.

Anche oggi lo trovo particolarmente carino, con i suoi jeans, la sua maglietta rossa, le sneakers scure e i capelli, questa volta, lasciati liberi e in piena mercé del sole, il quale gli sta donando dei riflessi dorati che lo fanno sembrare ancora di più ad un cherubino. Che visione paradisiaca!

-Monica!- mi fa un sorriso a trentadue denti, mettendosi il cellulare in tasca.- Tutto bene?- continua, guardandomi. Una fossetta fa capolino sulla sua guancia.

-Tutto bene.- ricambio il sorriso.- Tu?

-Idem!

Poi rimaniamo in silenzio, guardandoci un tantino imbarazzati. Lui abbassa il suo sguardo, dando un calcio ad un sassolino con la punta della sua scarpa.

-Andiamo?- fa poco dopo.

-Andiamo.- rispondo.

Iniziamo così a camminare. Mi dice che la chiesetta dove seguiremo la messa, nonché l'unica di Torre Bella, è la chiesa di San Antonio e si trova vicino alla piazzetta del paese.

Per raggiungerla dobbiamo prendere l'autobus e in meno di dieci minuti dovremmo essere lì.

Quando il mezzo arriva, si offre, nonostante io insista di non preoccuparsi, di pagarmi il biglietto e fortunati a trovare due posti liberi, non ce li lasciamo scappare.

Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti che passo a guardare fuori dal finestrino, poi mi picchietta sulla spalla.

-Ti va di ascoltare un po' di musica?- mi propone, porgendomi una cuffietta.

Accetto volentieri, venendo subito dopo sommersa dalle noti di una canzone degli Oasis.

Rimaniamo così fino alla fine del viaggio, poi quando scendiamo iniziamo a passeggiare.

Per fortuna anche oggi è una bella giornata. Il cielo è azzurro, e un caldo sole aranciato troneggia tra qualche morbida nuvola bianca.

-Com'è andata questa prima settima di lavoro?- mi domanda.

Mette le mani in tasca e guarda davanti a sé.

-Per fortuna è andata meglio del previsto. Ammetto che il primo giorno ero molto preoccupata, ma alla fine sono riuscita a fare quello che mi è stato assegnato senza fare danni. Ovviamente non devo mai abbassare la guardia e devo sempre prestare molta attenzione a ciò che faccio, perché basta un piccolo errore per rovinare mesi di lavoro.- gli spiego.

Passo dopo passo, riconosco subito la zona in cui il nonno ci portò il primo giorno, quando andammo a mangiare del gelato tutti insieme.

Zeno sembra sicuro di sé e lo seguo senza molti problemi.

-Ci credo. Ma, come immaginavo, è andato tutto bene e vedrai che continuerà in questo modo.- si volta a guardarmi, sorridendomi.

Ricambio il sorriso. La sua dolcezza mi fa sciogliere.

-E in cosa consiste esattamente il tuo lavoro?- si volta un secondo a guardarmi.

-Devo tagliare le foglie e gli acini d'uva in eccesso. Non è nulla di estremamente complicato, ma lavorare con le cesoie non è proprio una passeggiata.

-Capisco.

-E la tua settimana com'è andata?- mi interesso.

-Come tutte le altre.- ridacchia.- L'estate non è propriamente la mia stagione preferita, perché è il periodo dell'anno in cui mi sento più solo. Sfortunatamente la maggior parte dei miei amici parte in vacanza già dai primi di giugno e io e la mia famiglia ci prendiamo qualche giorno di divertimento solo alla fine di agosto, per via del loro lavoro.- percepisco dell'amarezza nella sua voce.

Sapere che l'estate, il periodo dell'anno più agognato da tutti i ragazzi del mondo, sia per questo ragazzo un periodo di solitudine, mi mette un po' di tristezza.

-E con... Eva? Ti senti solo, nonostante la sua presenza?- lo guardo con la coda dell'occhio.

-Beh... come ti ho già detto, ci siamo allontanati io e lei negli ultimi periodi. Ci incontriamo quasi ogni giorno, ma ormai il fulcro delle nostre conversazioni sono argomenti così frivoli che non posso far altro che annoiarmi.- mi racconta.

-Ed hai mai provato a intavolare conversazioni che vertessero su altro?- sono curiosa.

-Molte volte, ma evidentemente siamo diventati incompatibili, perché quello che le dico è per lei noioso.- fa un piccolo sospiro.

Annuisco.

Mi trovo a dispiacermi per lui e a comprenderlo come non mai. La sua migliore amica, con la quale è cresciuto, è cambiata e ora lo tratta come mero consigliere per questioni banali e stupide. Per lo meno, però, non ha deciso di troncare la loro amicizia da un giorno all'altro, senza motivo, come qualcun altro di mia conoscenza...

Non conosco Zeno abbastanza da poter dire che tipo di ragazzo sia, ma quei pochi minuti in cui abbiamo parlato della nostra passione per la lettura mi sono bastati per capire che è una persona interessante, con cui si potrebbe parlare di tanti argomenti.

-Probabilmente è solo un momento temporaneo... l'allontanamento di Eva, intendo.- salgo su un marciapiede.

-Me lo auguro.- sospira.- Ma temo che non sia così. Si comporta in questo modo da almeno tre anni e credo che più il tempo passi, più le cose tra noi non faranno altro che peggiorare. Ormai ha le sue amiche e non ha più bisogno di me.- abbassa lo sguardo per un momento.

Faccio un respiro profondo, cercando di trovare delle parole che possano confortarlo. Non pensavo che chiedergli come fosse andata la sua settimana, avrebbe portato a galla il suo rapporto con Eva.

-Certo che ha bisogno di te. Solo che, forse, non se n'è resa conto, perché suppongo che tu le sia sempre stato vicino, senza che lei neanche te lo chiedesse. Della serie che ti accorgi dell'importanza di una persona... solo quando questa non c'è più, perché quando c'è non le dai più la giusta importanza che meriterebbe, convinto... che ci sarà sempre per te.- gli faccio notare.

L'ho sempre pensata così. Spesso, purtroppo, si riconosce il valore di un qualcosa, solo nel momento in cui quel qualcosa non c'è più.

Zeno rimane in silenzio per alcuni secondi. Temo di aver detto qualcosa di sbagliato.

-Hai ragione.- mi risponde dopo poco.- In effetti le sono sempre stato vicino, in ogni momento delle nostre vite e l'ho fatto sempre con molta gioia... magari si è allontanata da me perché è cresciuta e si è creata altri interessi e forse neanche si è accorta che il nostro rapporto è cambiato...- gira in una stradina.

-Probabile...- faccio spallucce.- Magari dovresti parlagliene e basta. Falle presente che vorresti che la vostra amicizia tornasse quella di un tempo, che ti manca il vostro rapporto così tanto che quando pensi ai ricordi che avete vissuto insieme ti fa male la pancia e ti batte forte il cuore, che il valore di una persona va riconosciuto quando questa c'è e non quando questa se n'è andata, perché poi potrebbe essere troppo tardi...- abbasso lo sguardo.

Ma cosa ho detto? Come mi è venuto di dire queste cose ad un ragazzo che conosco a malapena? Non so neanche se effettivamente a lui venga mal di pancia o batta forte il cuore quando ripensa ai suoi ricordi con lei e mi permetto di dare certi consigli? Sono una sciocca. Sciocca. Sciocca. Sciocca.

Zeno rallenta la sua camminata e si volta un momento a guardarmi. Mi guarda incuriosito.

-Ho parlato troppo, vero?- metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, alquanto imbarazzata.

-No... assolutamente.- mi sorride.- Credo tu abbia ragione...- sussurra l'ultima frase.

Poi rimaniamo in silenzio e continuiamo a camminare.

Mi sento in imbarazzo per le cose che ho detto perché mi sopraggiunge all'improvviso la consapevolezza che quello che ho detto era riferito a me. Soltanto  a me. E sono una stupida. Una gigantesca stupida.

Ma è meglio non pensarci. Decido di distrarmi guardandomi attorno. Ci sono diversi turisti, come al solito, che vengono attratti dai numerosi negozietti che ci sono ai lati della strada e persone che si stanno dirigendo nella nostra stessa direzione.

C'è un bambino con un palloncino a forma di orsetto stretto nella piccola mano, un altro con il visino sporco di gelato, altri in passeggino e signori anziani che ridono, con sigari in bocca, vicino a dei bar.

Sopra le nostre teste ci sono balconi da cui scendono lenzuola e vestiti puliti, lasciati ad asciugare, il pavimento su cui stiamo camminando è fatto di sanpietrini e l'aria che sto respirando sa così tanto di domenica e di mare che sorrido e mi dimentico subito di quanto a volte parli troppo e dica cavolate.

-Siamo arrivati.- dice poi Zeno, ad un certo punto.

Riporto lo sguardo davanti a me, sorpresa di essere già arrivata.

Mi trovo di fronte a una piccola chiesa. Si trova in una stradina un po' appartata, all'angolo di un negozio di fiori e di candele. Diverse persone vi stanno già entrando.

-Entriamo?- mi volto verso di lui, sorridendogli.

-Certo.- ricambia il sorriso.- Ma... prima di entrare, c'è una cosa di assoluta importanza che non ti ho detto.- diventa serio tutto d'un colpo.

Lo guardo preoccupata, inarcando le sopracciglia. Il suo viso si incupisce.

-Cosa?- faccio titubante.

Lui mi guarda per qualche attimo, mordendosi le labbra, teso.

Oddio, ma che avrà da dirmi di tanto importante tutto d'un tratto?

Lo sapevo che avevo parlato troppo.

Iniziano a passarmi per la mente varie situazioni. E se volesse dirmi qualcosa come: "Senti, non me ne volere, ma è tutto uno scherzo. Non avrai mica pensato che volessi davvero esserti amico e che ti avrei accompagnato in chiesa? In più parli davvero troppo e spari cavolate che non c'entrano un beata mazza".

Allontano subito questo pensiero. Zeno non mi sembra quel tipo di persona. Mi faccio troppi film mentali, vero?

-Beh ecco...- inizia, fermandosi.- Devi sapere che...- fa un'altra pausa,- i sermoni di don Peppino... sono soporiferi.- conclude di fretta.

Poi, un secondo dopo, scoppia a ridere.

Strabuzzo gli occhi per un momento, facendo aumentare la sua risata.

Faccio un sospiro di sollievo e poi rido insieme a lui. Non pensavo che avesse un simile senso dell'umorismo il ragazzo.

-Dovresti fare l'attore, sai?- gli faccio presente, continuando a ridere.

-Modestamente.- sorride, per poi guardarmi un attimo negli occhi.

Ha una bella risata. Cristallina.

Poi, come a volerci dire che è arrivato il momento di fare i seri, alcune campane che preannunciano l'inizio della messa, iniziano a suonare dal campanile vicino alla chiesetta.

Nascondiamo i nostri sorrisi ed entriamo.

***

Zeno non scherzava quando mi ha detto che i sermoni del parroco della chiesa di San Antonio, non sono proprio delle prediche che definiresti... coinvolgenti.

La chiesetta si è presentata molto carina, di una semplicità deliziosa. Tutta costruita con del legno di noce, con delle vetrate colorate ai lati delle pareti da cui filtrava la calda luce del giorno. Un semplice crocifisso si stagliava dietro il sacerdote, diversi vasi di fiori bianchi erano posti in vari punti e una bellissima statua della Madonna era vicino all'altare.

Don Peppino, che si è presentato come un uomo anziano dai denti sporgenti e le orecchie a sventola, ha raccontato la Parabola del figliol Prodigo, presente nel Vangelo secondo l'apostolo Luca. Una delle mie preferite.

-Confermo. Don Peppino è... un tantino... noioso. – ridacchio, quando siamo fuori dalla chiesa.- Non per ciò che ha raccontato...

-Ma per come l'ha fatto.- conclude per me Zeno, ridendo con me.

Vari parrocchiani sono rimasti fuori la chiesa a parlare tra di loro e siamo costretti a fare una sorta di slalom tra la gente per riuscire ad allontanarci.

-Vieni ogni domenica, a messa?- gli chiedo, quando ci siamo liberati dalla folla.

Pare voglia portarmi nella più buona gelateria di Torre Bella. Ho già l'acquolina in bocca.

-Quasi sempre, ma ci vado anche il sabato sera, a volte. Ho preso questa abitudine grazie a mia nonna, con la quale ho passato quasi tutta la mia infanzia.- dice.- Tu, invece? Mi hai detto che sei un aiuto catechista...

-Sì infatti. Lo sono da quando ho sedici anni.

-Forte! Non sono molti i giovani che si dedicano a queste attività legate alla chiesa ed è bello vedere come tu sia interessata anche nel seguire la messa...- sembra incuriosito.

-Hai ragione, molti sono i giovani che si allontano dalla religione, quando crescono. Io al contrario mi ci sono avvicinata di più quando sono cresciuta. Devo essere sincera, quando ero piccola mi annoiavo a morte nel seguire la messa, ma durante l'adolescenza, grazie anche ad un sacerdote che ora purtroppo non c'è più, ho iniziato a seguirla con più piacere, consapevole che ascoltare certe parole può insegnare tanto e fa bene, incredibilmente bene, all'anima. Sono una fervente credente, perché sento fortemente il bisogno di credere che lassù ci sia qualcuno che mi sia sempre accanto, che mi aiuti, che mi ami, che abbia voluto che io stessi qui. Si potrebbe dire che sono poco coraggiosa, perché ho bisogno di qualcosa a cui appoggiarmi per vivere, ma poco mi importa.- gli confido, a cuore aperto.

Come prima, le parole sono uscite dalla mia bocca senza che potessi fermale.

Zeno si ferma, facendo fermare anche me. Ci troviamo in una stradina interna al paese, ora silenziosa e vuota.

-E perché qualcuno dovrebbe pensare che non sei coraggiosa? - si volta a guardarmi.- Io credo, invece, che in un mondo come il nostro ci voglia molto coraggio ad aver fede, perché è più facile non credere in nulla che avere speranza.- mi guarda dritto negli occhi.- Ogni essere umano ha bisogno di credere in qualcosa, magari non necessariamente in un dio, o in una religione, ma ha bisogno di farlo.- mi poggia timidamente una mano sulla spalla, poi la allontana frettolosamente e riprende a camminare.

Io me ne rimango ferma, sinceramente colpita da ciò che mi ha detto. Ammiro molto il suo discorso e la dolcezza con cui mi si è rivolto. È un ragazzo dai sani principi Zeno, e non ho dubbi che potremmo essere anime affini.

-Ho detto qualcosa... che non va?- mi domanda poco dopo, accorgendosi che non l'ho ancora raggiunto.

Mi riprendo dal mio stato di ammirazione e con un sorriso lo affianco.

-Nient'affatto. Anzi. Penso che tu abbia detto qualcosa di terribilmente bello.

Lui mi guarda un attimo, con le guance leggermente rosse, e poi riprendiamo a camminare.

Ci mettiamo qualche minuto per raggiungere la gelateria "Da Alfredo". Si trova in una stradina un po' nascosta ma molto luminosa. In lontananza si vede anche il mare. Già dall'esterno si presenta come un locale elegante, con tavolini in stile moderno coperti da un gazebo bianco e un'insegna sui toni del bianco e del nero.

C'è tanta gente, ma deve essere il nostro giorno fortunato, perché proprio quando stiamo per entrare al suo interno, si libera un tavolino all'aperto.

Zeno mi invita a prendere posto, mentre lui va dentro per chiedere a un cameriere di pulire il nostro tavolo.

Un paio di minuti dopo, è di ritorno. Il nostro tavolino viene pulito e ordinato in pochi secondi e due menù ci vengono consegnati con gentilezza.

-Che bel posto...- gli dico.

-Ti piace?- abbassa il suo sguardo.- è uno dei miei posti preferiti. Alfredo, il proprietario, è un amico di mio padre e oltre ad essere il migliore gelatiere di Torre Bella, mi fa anche tanti sconti.- mi sorride, complice.

Ridacchio. Poi apro il menù.

Mi si presentano davanti agli occhi così tante leccornie, che se fossi in un fumetto, adesso avrei gli occhi a cuoricino. Ogni prelibatezza presentata è dedicata ad un musicista classico ed è fatta da ingredienti che sembrano buonissimi.

Ammetto che sono tentata di prendere il mio solito gelato al cioccolato e pistacchio, ma... oggi voglio cambiare. Così alla fine, mi lascio convincere dal gelato "Mozart" al gusto fiordilatte con scaglie di cioccolato.

Zeno opta per il gusto "Beethoven", a base di fragola e nocciola.

Quando i nostri ordini vengono presi, lui prende a giochicchiare con il suo orologio da polso.

-Comunque grazie.- fa dopo poco.

Lo guardo, curiosa.

-Per cosa?

-Per aver accettato il mio invito e per i consigli che mi hai dato sul mio rapporto con Eva. Non ci conosciamo molto, ma mi... mi sento bene in tua compagna.- tiene lo sguardo basso.- Sai di solito non sono così... socievole e aperto, ma con te ho sentito subito quella sicurezza che mi ha spinto a parlarti del mio rapporto con la mia amica.- passa più volte l'indice sul quadrante.

Le sue parole mi lusingano, ma forse se mi è parlato del rapporto che ha con Eva, è proprio perché non ci conosciamo.

-Lo stesso è stato per me e... figurati, grazie a te per l'invito.- sorrido.

Mi guarda ricambiando il sorriso.

-Credo che parlerò ad Eva proprio in questi giorni, sperando però che non abbia programmato altri impegni. Adesso non ci sono più solo le sue amiche a mettersi tra me e lei, ma anche il tuo amico. Sai che sono usciti insieme ieri sera?

Ci vuole poco prima che il mio sorriso svanisca. Mi schiarisco la voce.

-Amico?

-Gioacchino...- mi risponde.- Eva non fa altro che parlarmi di lui.- sbuffa.

Lo sapevo. Lo sapevo. Lo sapevo.

-Ah sì?- faccio la vaga.- Non è mio amico, comunque. Te l'ho già detto... siamo vicini di casa al nostro paese... solo questo.- mi mordicchio le labbra.

Zeno annuisce.

-Giusto, scusa. – si passa una mano tra i capelli, chiaramente imbarazzato.- Ma lo conosci bene, no? Ricordo che mi hai detto che siete stati amici, una volta...-avanza.

Annuisco con il capo, facendo vagare il mio sguardo attorno a me. Speriamo non voglia parlare di lui.

-Posso chiederti se è un bravo ragazzo? Sai... ci tengo ad Eva, e visto che in questi giorni non fa altro che parlare di lui, volevo chiederti se è una compagnia affidabile per la mia amica...- mi guarda un secondo negli occhi, per poi abbassarli quando incontrano i miei.

Capisco la sua preoccupazione, ma non volevo affrontare questo argomento. In ogni caso è giusto che gli risponda.

-È... è un bravo ragazzo, non preoccuparti.- sospiro.- Io e lui non andiamo più d'accordo da diversi anni, ma ti assicuro che non farebbe del male ad una mosca. Mi sembra interessato alla tua amica e penso che insieme potrebbero costruire qualcosa...

Non so perché, ma nel pronunciare le ultime frasi sento un senso di amarezza nella pancia.  Ma mi passa subito. Come ho già detto, se Eva riuscisse a far cadere nella sua trappola Giordana, tutto sarebbe molto meglio. Ho solo da guadagnarne io.

Zeno annuisce con fare sollevato.

-Grazie per l'informazione. Mi sento più tranquillo, adesso.

Faccio un piccolo sorriso, poi rimango in silenzio.

***

Il gelato "Mozart" non ha deluso le mie aspettative. Dolce, morbido e fresco.

Io e Zeno ce lo siamo gustati, parlando di argomenti diversi.

Dopo il momento di imbarazzo che si era creato in seguito all'aver parlato di Eva e il tipaccio, mi ha chiesto se mi piacesse il teatro e l'arte.

Ha trovato pane per i suoi denti, perché io sono un'amante di qualsiasi forma d'arte, compresa ovviamente quella teatrale. Ci siamo così messi a parlare di diverse cose e ho finito per scoprire che adora l'"Aida" di Giuseppe Verdi e che il suo pittore preferito è Modigliani. Io gli racconto, invece, che amo infinitamente Caravaggio e la "Madama Butterfly" di Puccini.

Il tempo è così volato e verso l'una, abbiamo preso l'autobus.

Quando arriviamo, mi accompagna vicino al vigneto.

-È stata una bella mattinata... grazie ancora per aver accettato di passare del tempo con me.- mi dice.

-Grazie a te... anche per il gelato. Era buonissimo.

-Ne sono felice.

Gli sorrido, poi gli tendo la mia mano per salutarlo.

Dopo qualche istante di titubanza, me la stringe. È più fresca della mia.

-Magari... magari ci rivediamo ancora... se ti va.- continua, non guardandomi negli occhi.

-Certo che mi va. Ci sentiamo per via telefonica oppure vieni a trovarmi al vigneto, e  quando ne hai bisogno mi contatti per fare due chiacchiere su Eva. Mi fai sapere se il mio consiglio di parlarle ha avuto i suoi frutti.- gli faccio un occhiolino.

Lui annuisce, sorridendomi. Poi mi lascia la mano, con dolcezza.

-Allora... a presto.

-A presto.- lo saluto.

Poi, con allegrezza supero il cancello del vigneto.

Quando rientro a casa, vengo avvolta da un gradevole profumo di ragù e di carne arrosto.

Trovo il nonno e Pietro indaffarati ai fornelli e... Giordana intento ad apparecchiare la tavola.

Appena mi avvicino, alza subito lo sguardo e, con un piatto tra le mani, mi guarda. Fa vagare i suoi occhi sul mio vestitino, poi sui miei polsi e poi ritorna a puntarli nei miei. Ricambio lo sguardo.

Nessun sorriso è sul suo viso. Non che me l'aspettassi, comunque.

-Sei tornata.- mi dice il nonno.

-Sono tornata.- mi volto a guardarlo.- Posso darvi una mano?- mi faccio vicina a lui.

-No, non preoccuparti. Il pranzo è quasi pronto! Se vuoi vai pure a lavarti le mani.- si volta un attimo a guardarmi.

Annuisco, poi salgo in camera. Mi tolgo solo le scarpe per rimanere più comoda e poi vado in bagno a lavarmi le mani.

Dando una veloce occhiata al mio riflesso sullo specchio sopra il lavandino, noto con piacere, che i capelli sono rimasti abbastanza ordinati e che anche il trucco si è mantenuto senza sbavarsi. Temevo che il caldo mi avrebbe giocato brutti scherzi.

Quando riscendo, trovo Pietro che riempie i piatti di tagliatelle, il nonno che spegne il gas e il tipaccio già seduto al suo posto.

Mi siedo e faccio la mia solita preghiera.

-Beh com'è andato questo primo appuntamento? Avevi un sorrisone quando sei entrata...- domanda il nonno, venendosi a sedere.

Mi imbarazzo all'istante.

-Non è stato... un appuntamento.- preciso.- Ma è andata bene. Zeno è un bravo ragazzo.

-Lo è. Mi è sempre piaciuto. Ha dei modi molto educati.- continua, versandosi del vino nel bicchiere.

Pietro intanto finisce di riempire i piatti e poi posa la pentola nel lavandino prima di andare a sedersi vicino al nonno.

-E cosa avete fatto?- continua.

-Ciò che ti avevo detto. Siamo andati prima alla chiesa di San Antonio per seguire la messa e poi siamo andati ad una gelateria che sia chiama "Da Alfredo", la conoscete?- chiedo, versandomi dell'acqua.

-Certo!- mi risponde Pietro, sorridendo.- Il proprietario è un mio amico. Fa dei buoni gelati, vero? Tu quale hai scelto?

-Molto buoni. Ho scelto il gusto "Mozart".

-Ottima scelta. È al gusto fiordilatte, ricordo bene?

-Con scaglie di cioccolato.- aggiungo.- Credo anch'io di aver fatto la scelta giusta. Ogni tanto è bene cambiare.

Istintivamente lancio uno sguardo alla zuccone, ma lui ha il suo puntato verso il suo piatto. Sta già mangiando.

-C'è ancora don Peppino o è stato sostituito da un parroco più giovane?- continua l'amico del nonno.

-C'è ancora... 

-Ed è sempre estremamente noioso?- mi guarda sorridendo.

-Direi... direi di sì.- rido.

-Sono contento che sia andato tutto bene. E vi vedrete ancora?- continua il nonno, attorcigliando delle tagliatelle alla sua forchetta.

-Certo.- gli rispondo con un sorriso.- È di ottima compagnia, ed è estremamente interessante parlargli. Sai, gli piace il teatro e l'arte, in particolare l' "Aida" di Verdi e le opere di Modigliani.- mi porto alle labbra della pasta e inizio a mangiare.

-Sapevo che era in gamba! Hai visto Gioacchino?- si rivolge poi al tipaccio.

Giordana alza lo sguardo verso il nonno. Dal modo in cui lo guarda, non sembra molto felice di essere stato chiamato.

-Cosa, Marcello?- chiede, portandosi un fazzoletto alle labbra.

-Anche se non ho mandato mia nipote e Zeno a fare la spesa insieme, come da te anche suggerito, loro due hanno fatto lo stesso amicizia. La notizia suppongo ti faccia piacere...- gli dice.

Sento le mie guance andare in fiamme. Guardo il nonno strabuzzando gli occhi.

Dio, è palese che questa sia una frecciatina.

Giordana rimane a guardarlo per qualche secondo, poi si schiarisce la voce.

-Come non potrebbe farmi piacere? Ne sono molto felice, Marcello.- risponde, per poi riprendere a mangiare.

Rimango a guardarlo.

-Sì insomma,- continua, mandando giù il boccone e posando la forchetta  sul bordo del suo piatto.- Zeno è gentile, educato, ama l'opera, Modigliani, è dolce, è carino... devo aggiungere altro?- fa una smorfia, per poi portarsi alle labbra il bicchiere d'acqua. La beve con una certa foga.

Il nonno annuisce lentamente, guardandolo indagatore.

-E tu stai facendo amicizia? Ti ho sentito arrivare tardi ieri sera...- continua Pietro.

-Oh sì... assolutamente! Sono uscito con la figlia dei Fiore, Eva. Mi ha presentato anche alcuni suoi amici e alcune sue amiche. Siamo andati in una spiaggia di Rimini.- risponde, puntando i suoi occhi nei miei per qualche istante.

Abbasso subito il mio sguardo e riprendo a mangiare.

-E ti sei divertito?- gli chiede il nonno, portandosi una forchettata alle labbra.

-Ovviamente, signore. Eva è bellissima e molto divertente. Lo sono anche i suoi amici. Certo non credo di essere stato fortunato come Monica,- calca il mio nome,- perché non mi sembra una ragazza a cui possa piacere Modigliani o l' "Aida" di Verdi, ma potrei sbagliarmi.

Riprendo a guardarlo. Perché mettere in mezzo me adesso?

-Chiediglielo, magari ti stai sbagliando sul serio e ti sentirai fortunato come me nel constatare che a lei piace l'arte.- rispondo, con fare tranquillo.

-Lo farò. Temo, però, di non essere bravo come te nel fare nuove amicizie... quindi magari ci metterò un po' di tempo prima di capire i suoi gusti.- continua a guardarmi.

Sento che la situazione si è accesa in un secondo. Pietro e il nonno prendono a guardarci come si guarderebbe una partita di tennis.

Non capisco perché il discorso abbia preso questa piega. Vorrei non rispondergli, ma la sua è un'insinuazione su cui non posso tacere.

-Oh... ma il tempo non ti manca, o sbaglio? Vedrai che in pochi giorni riuscirai a decifrare il suo carattere e magari costruirai con lei un'amicizia infrangibile... - ricambio lo sguardo.- Sai quale sarà però il problema? – faccio un bel respiro. -Mantenerla questa amicizia. Ma non credo che a te prema particolarmente mantenere vivo un legame con una persona nonostante i ricordi che abbiate in comune.- lo colpisco.

Lui stringe gli occhi e rimane in silenzio per diversi secondi. Poi fa una risatina sprezzante.

-A me non preme particolarmente mantenere vivo un legame...- ripete sottovoce, poi scuote il capo.- Credo che questo discorso dovresti rivolgerlo a te stessa, Ranieri.- il suo tono si fa glaciale.

Lo guardo sgranando gli occhi.

Cosa? Ma cosa sta dicendo? Sta insinuando che sia io che non so mantenere un'amicizia? Mi sta prendendo in giro?

Sto per rispondergli, quando il nonno e Pietro si schiariscono la voce in contemporanea.

-Okay... okay, basta così per oggi, che ne dite?

Sbuffo. Poi prendo la forchetta e riprendo a mangiare, più per rabbia che per appetito.

È incredibile. Accusare me di non tenere a un legame, dopo che è stato lui a stravolgere la nostra amicizia. Deve essere completamente impazzito.

Sebbene sia abituata ai colpi di testa di Giordana e a tutti i suoi attacchi, in questo momento mi sento estremamente delusa.

Ma non dovrei, perché è così quando si parla di lui. Si fa un passo avanti e cento indietro.

Che amarezza.

Il pranzo continua in maniera silenziosa con solo il rumore dei bicchieri e delle posate a fare rumore.

Quando arriva il momento del dolce, avendo già mangiato oggi del gelato, mi limito a mettere la vaschetta che ho comprato ieri a centro tavola, offrendola a tutti. Giordana, però, dice che non ne ha voglia. Poi si alza e va a sedersi su una delle sedie a dondolo sul portico.

CONTINUA...

ZENO:




Brr... che freddezza! Lo scorso capitolo si è concluso in una maniera alquanto dolce invece questo... beh non proprio! Ma ve lo aspettavate, no?

Ciaoo ragazze ^_^

Capitolo incentrato su Zeno e Monica.

Ci tenevo a mostrarvi altri dettagli di questo ragazzo- angelo ^^

Personalmente mi piace molto come personaggio. Credo che si possa evolvere proprio bene, ma ovviamente lascio a voi l'ultima parola. A voi che impressione ha fatto? Pensate che si possa creare un bel rapporto tra loro due?

L'ultima parte, invece, ha visto protagonista anche il nostro Gioacchino. L'ho visto leggermente irritato. Voi? Cosa lo ha disturbato maggiormente?

E perché ha accusato Monica di non saper mantenere viva un'amicizia?

Se vi va fatemi sapere la vostra ;)

Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma sono riiniziate le lezioni all'università e ormai i tempi liberi a mia disposizione sono quelli che sono. Non so quando uscirà il prossimo aggiornamento, ma vi prometto che scriverò sempre non appena ne avrò l'opportunità. :)

Grazie come sempre alle ragazze che mi seguono, regalando ai miei capitoli stelline e commenti. Siete preziose per la storia, ricordatevelo! <3

Vi mando un bacione, alla prossima! <3

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