Cuori In Tempesta

By Rob_Granger

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"La vita è come scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita" diceva Forrest Gump. A Monica è c... More

Presentazione storia & Book Trailer
Cioccolato Amaro
Suspiria
Che i giochi abbiano inizio
Cioccolato e pistacchio
Tutta colpa di Bach
Lui è migliore di te
Effetto Farfalla
Hold my hand
Buon senso o gentilezza?
Anime Affini
Talento
Home Alone
Sei un enigma per me
Solo per qualche secondo
Su un'altalena
Meno di ieri, più di domani
Via dalla pazza folla
Tutto il tempo che vuoi
La luna e il falò
Kiss Kiss
Una serie di sfortunati eventi
Possibilmente per sempre
Santa Monica
Il cielo in una stanza
Epilogo- Cuori In Tempesta
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Houston, abbiamo un problema

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By Rob_Granger


CUORI IN TEMPESTA

Houston, abbiamo un problema

"Okay, Houston, we've had a problem here"

(Apollo 13)

-Lasciami subito e non osare parlarmi in questo modo!- mi libero dalla presa di Giordana, voltandomi nella sua direzione e puntandogli il dito contro.

Ma come si permette? Deve essere completamente fuori di testa!

-Non mi pare di averti detto chissà cosa. Ti ho solo chiesto cosa ci facessi nella camera di un ragazzo, cioè la mia, di notte. Ho solo fatto una constatazione. - puntualizza, provando a nascondere un sorriso.

-Non era proprio ingenuo il tono della tua "constatazione".- gli faccio presente.

-E io che ti facevo una santarellina Monica la Monaca... invece vedi la malizia anche dove non c'è.

-Certo come no! –incrocio le braccia sul petto.

-Si capisce ciò che si vuol capire cara mia! Forse il tuo subconscio ti ha suggerito che io intendessi qualcosa di malizioso perché è quello che in realtà vuoi.- sorride con scherno.

Poi inizia ad avvicinarsi con chissà quali intenzioni. Meccanicamente inizio a retrocedere, facendo dei passi all'indietro. Così facendo, però, finisco per spingere la porta dietro di me, permettendole di chiudersi. Bene, ora sì che mi sento un topo in trappola!

Quando ci sono appoggiata completamente, Giordana si ferma, abbassandosi e puntando il suo sguardo nel mio, con il solito ghigno sul volto.

Nell'oscurità riesco a intravedere solo la luce delle sue iridi e la lucentezza dei suoi denti.

-Non giocare a fare il piccolo Freud con me, caro Giordana.- calco sul "caro".

-E allora dimmi cosa pensavi di fare qui, nella mia camera, Monica?- calca il mio nome.

-Io volevo solo...- inizio.

-Non fare troppo la timida! Volevi passare la notte con me, non è vero? Come darti torto del resto. Il fascino non mi manca...- avanza.

Per non poco non scoppio a ridere.

-Ehi Casanova, vola basso. Non vorrei passare la notte con te neanche se fossi l'ultima persona presente su questo pianeta.- ribatto.

-Ti crederei anche se non fosse che sei entrata nella mia camera di notte.- bisbiglia avvicinandosi ancora di più.

-Smettila di alludere a ciò che la tua mente malata sta pensando.- gli poggio una mano sul petto per farlo allontanare da me. – E ti ho già detto di non parlarmi in questo modo, io non sono...

-Come le ragazze che conosco, vero? Già... dimenticavo che tu sei Monica la Monaca. – continua a mantenere quel suo sorriso sfacciato sul volto.

Scuoto la testa, facendo vagare il mio sguardo da qualsiasi parte che non sia il suo viso. Mi dà incredibilmente fastidio sentirmi i suoi occhi addosso.

-Volevo dire che non sono una persona con la quale puoi permetterti di parlare in questo modo... non mi permetterei mai di fare riferimento alle ragazze che frequenti, non conoscendole. -faccio infastidita.- Comunque se la smetti di rimarcare la tua stupidità e ti metti a debita distanza da me, posso spiegarti perché sono qui.- rispondo scocciata.

-E perché dovrei mettermi a debita distanza? Ammetto che non si sta affatto male vicino a te. I tuoi capelli hanno un buon profumo.- dice prendendo un ciocca dei miei capelli e avvicinandosela.

Sospiro e mio malgrado mi sento arrossire. Non pensavo che in una sola persona potesse esserci tanta stupidità.

-Ti ho già detto di finirla con questo stupido gioco, Giordana, o davvero ti do uno di quei schiaffi che si dimenticano con molta difficoltà.- ritorno a guardarlo, liberando i miei capelli dalle sue dita e cercando di esprimere con i miei occhi la mia rabbia.

-Non riesco a capire il perché, Monica la Monaca. Sei tu che sei entrata nella mia stanza, non sono stato di certo io a rapirti e a portarti qui. In più sono un bruto maleducato io, l'hai detto tu, per giunta maschio. E tu sei una ragazza Monica... e credo che tu abbia capito a cosa la mia mente malata sta pensando. Tu una ragazza, io un ragazzo, di notte, nella mia camera...- scandisce le ultime parole lentamente, poggiando la sua mano sulla mia, ancora sul suo petto.

Repentinamente sfilo la mia da sotto la sua.

-Ti ripeto che...- faccio spazientita.

-Shh Monica, non c'è bisogno che tu dica altro!- mi mette un dito sulle labbra. Prendo a guardarlo in cagnesco.- Ho deciso che accontenterò il tuo subconscio e ti concederò il privilegio di passare la notte con me. Prima però possiamo iniziare con un bacio... che ne dici?- libera le mie labbra avvicinandosi con una luce derisoria negli occhi.

È palese che si stia divertendo a prendermi in giro. Oh, ma io non mi faccio trattare così da questo zoticone. Vuole la guerra? E sia!

-Buona idea, iniziamo con un bacio.- gli dico, avvicinandomi a lui.

Giordana sembra sorpreso da queste mie parole, infatti strabuzza gli occhi e fa per allontanarsi, ma sono più veloce di lui, e cogliendo il suo attimo di smarrimento  gli pesto un piede. Monica 1- Giordana 0.

Okay forse il mio è stato un gesto un po' infantile, ma quando si ha a che fare con un ragazzo che si comporta da bambino, bisogna sapersi adeguare.

Giordana barcolla leggermente e proprio quando sto per farmi due risate, inciampa sulle sue scarpe, cadendo rovinosamente a terra. Peccato, però, che mi accorga troppo tardi che il cretino mi ha afferrato il polso e che mi ha trascinato con sé facendomi cadere addosso a lui.

Finisco spiaccicata contro di lui, con le miei mani posate sul suo petto e con il polso dolorante. Stupido, cretino, troglodita, beota.

Così vicina sento il suo cuore battere più velocemente nel suo petto, sicuramente per via dell'improvvisa e inaspettata caduta, e il suo profumo che sa più di menta che di tabacco. Si vede che oggi non ha fumato come al solito.

-Questo non dovevi farlo Monica la Monaca.- dice .

-Sei tu che sei caduto, non ti ho mica spinto.- ringhio nervosamente.

Poi sollevo il mio volto dal suo petto, permettendo ai miei capelli di scivolarmi ai lati del volto. Ma faccio un errore, perché così i nostri visi sono incredibilmente vicini. La luce lunare mi permette di vedere che Giordana sgrana gli occhi, così come faccio anch'io. Com'è che siamo finiti in questa situazione? Perché i nostri nasi si sfiorano? Perché le nostre labbra potrebbero toccarsi se mi avvicinassi di un solo centimetro? Orrore! Houston abbiamo un problema! Un grosso problema!

Come se non bastasse quello stupido del mio cuore si mette a battere più forte e il mio viso si arrossa incredibilmente. Ci manca solo che del fumo mi esca dalle orecchie. Che grandissimo imbarazzo! Che disastro! Che casino immenso! Ma perché devono succedere tutte a me?

Deglutisco e sbatto le palpebre. Cosa devo fare? Perché i muscoli delle braccia e delle gambe si rifiutano di collaborare e non mi fanno alzare immediatamente? E perché invece i miei occhi non si scollano dai suoi?

Giordana si schiarisce la voce e volta il viso dall'altra parte. Sembra un tantino imbarazzato. Così come lo sono anch'io... ma questo si era capito, vero? Non per nulla, ma penso che tutti al mio posto si sarebbero imbarazzati e sarebbero andati in iperventilazione. Sbaglio?

-Se tu non mi avessi calpestato il piede ora non saremmo in questa situazione.- ribatte dopo un po'.

Ah la colpa è mia?

-Sei serio? Vorrei ricordarti che sei tu che mi hai trascinato a terra con te e che sempre tu sei inciampato sulle tue scarpe.

-Certo che ti ho trascinato con me!- fa altezzoso.- Non era giusto che io cadessi e tu te ne stessi a ridermi in faccia con la tua aria da " ho sempre ragione". In più non sarei inciampato se tu non mi avessi fatto male al piede.

-Male al piede... ma va! Non sono mica Hulk! Ma comunque sono contenta se tu ti sei fatto male... hai iniziato tu la guerra.- gli rinfaccio.

Lui ritorna a guardarmi per un attimo. Poi sospira. Che si sia arreso?

-Sei una santarellina Ranieri.- riprende. I suoi occhi brillano nel buio.

No, non si è arreso.

-E tu uno stupido, Giordana.- gli rimando contro.

Mi chiedo perché mi sia dovuto capitare questo zuccone nella vita.

-Puoi alzarti adesso, o chiamo una gru per portarti via?- continua irritato.

Fa anche l'irritato, dopo che è stato lui a iniziare tutto questo casino. Ma come devo fare con questo qui?

-Stupido, arrogante, presuntuoso. -gli rispondo cercando di far leva sulle mie braccia.

-Non esagerare adesso. Tutti questi complimenti potrebbero farmi arrossire.- si mette a sedere, dopo che mi sono rialzata in piedi.

-So che il tuo cervello è pari ad un quarto di una nocciolina o di un chicco di caffè, a tua scelta, ma visto che ho dovuto subire la tua stupidità più di altre volte, tanto vale che ti dica finalmente perché sono venuta nel tuo regno, mio caro re dei cretini.- sbuffo, facendo ruotare il polso diverse volte. Mi ha fatto male prima, quello zuccone.

-Muoviti a infastidirmi principessa del pudore perché ho sonno e domani devo alzarmi presto.- fa annoiato, appoggiando la testa sul palmo della sua mano.

-Ci avrei impiegato un secondo se tu non avessi messo in scena una delle tue tante scemenze. Comunque, -mi schiarisco la voce, cercando di non fare troppo rumore,- ero venuta a lasciarti un bigliettino con su scritto che ho preparato un cartellino per il bagno. Da una parte ci ho scritto "Occupato" e dall'altra "Libero". Visto che lo useremo anche per altro che non sia la doccia, ho pensato che quando lo usiamo possiamo girare il cartellino, così da evitare spiacevoli episodi.- riassumo.

-Caspita, che genio che sei!- sospira.- Era questo che volevi dirmi? Sei venuta a disturbare la mia quiete notturna solo per questo?- mi guarda con sufficienza.

-Ti sei auto rovinato la quiete notturna. Ma in ogni caso sì. Ero venuta solo per questo.- inizio ad avvicinarmi alla porta, continuando a massaggiare il mio povero polso.

-Ti ho fatto male?- domanda poi, facendo un cenno con il capo verso il mio polso.

Faccio spallucce. Non voglio farla troppo tragica. E comunque... a lui cosa importa?

-Mi spiace. Non era mia intenzione.- addolcisce un po' il suo tono, schiarendosi la voce.

Involontariamente mi ritrovo a fare un lieve sorriso, ma proprio lieve... nulla di che. Sì diciamo pure che la mia è una smorfia che assomiglia ad un sorriso.

-D'accordo. Allora vado... a domani.- biascico spingendo la maniglia della sua porta.

-Sì... a domani.- sento dirgli quando ormai la richiudo alle mie spalle.

Quando ormai sono nella mia camera, sul mio letto, mi ritrovo a sospirare. È passato solo un giorno da quando sono arrivata qui e ne sono successe già di tutti i colori. Mi chiedo come trascorreranno questi due mesi. Decido di non pensarci, così faccio la mia solita preghiera pre dormita e poi mi lascio cullare da Morfeo.

***

La mattina dopo fatico ad aprire gli occhi. Ho messo la sveglia che uso per svegliarmi la mattina quando vado a scuola, perché "Wild Boys" che uso per i sonnellini pomeridiani e "Wake Me Up Before You Go-Go" che mi sveglia quando la mattina  mi alzo più tardi, mi sembravano troppo forti alle cinque del mattino.

Dopo essermi stropicciata gli occhi e aver fatto una mezza dozzina di sbadigli, mi stiracchio le braccia e mi alzo in piedi. Dalla finestra che ho lasciato aperta per tutta la notte sento già qualche uccellino cantare. Il cielo è dipinto d'azzurro e un leggero venticello dà aria alla camera. Spero che il tempo rimanga così per tutta la giornata.

Poi prendo la biancheria e i vestiti che mi ero preparata la sera prima e mi dirigo verso il bagno.

Come accordato con quello zuccone, fra mezz'ora lui si sveglierà e toccherà a lui usarlo. Trenta minuti, però, mi saranno più che sufficienti per prepararmi.

Quando ho finito, mi dirigo in cucina da cui proviene già un' aroma di caffè e un profumo di dolce.

Mi sono legata i capelli in una treccia e ho scelto di vestire un jeans elasticizzato e una camicetta bianca con delle ciliegine rosse disegnate sopra. Il tutto abbinato con le miei immancabili All Star. Ieri sera, a cena, il nonno ci aveva consigliato di vestirci con abiti comodi e freschi per le giornate di lavoro. Gli ho dato ragione, ma d'altronde nella mia valigia ho messo solo capi del genere.

Sceso l'ultimo gradino che conduce in salotto cammino verso il nonno, intento a cucinare qualcosa sul gas. Intravedo anche Edmond e Mao acciambellati sul tappeto. Sono profondamente addormentati. Ridacchio.

-Buongiorno nonno.- lo saluto sorridendogli.

Indossa dei pantaloni grigi con delle bretelle e una camicia bianca dalle maniche corte. I capelli bianchi sono ben pettinati e la sua barba sembra più corta.

-Buongiorno bella di nonno.- mi viene a dare un bacio sulla fronte. Profuma di talco e di arance.

Sempre con il sorriso sulla faccia mi accomodo ad una sedia del tavolo. Noto che tutto è ben apparecchiato. Ci sono tazze, piattini, due vasetti di marmellata, biscotti, fette biscottate e pane bianco. Una piccola caffettiera è posata su un centrino di carta color turchese vicina ad una brocca di succo di arance. Adorabile!

-Spero tu beva il latte la mattina. Lo sto riscaldando perché io e Pietro amiamo berlo caldo anche in estate. Ti dispiace?- si volta verso di me.

-Oh no, assolutamente. D'estate, di solito, bevo il latte fresco, ma andrà bene anche caldo.- lo rassicuro.

-Mi fa piacere.- sorride, prima di tornare a girare con un mestolo di legno il pentolino sul fuoco.

-Buondì.

Distolgo il mio sguardo dal giornale piegato vicino al piattino che presumo userà nonno e lo punto verso Pietro che ,con le sue guance rosse e la sua pancia rotonda, si avvicina a me.

-Buongiorno Pietro.- lo saluto.

L'amico del nonno mi sorride e poi prende posto. Inizio intanto a versarmi un po' di caffè nella tazza. Lo mischierò con il latte.

-Monica, come hai dormito questa notte?- chiede dopo qualche minuto il nonno spegnendo il gas.

-Questa notte?- faccio titubante. -Bene... direi bene. Sai ero molto stanca.- spiego, aprendo un barattolo di marmellata alle ciliegie.

-Bene. Te lo chiedevo perché ho sentito dei rumori provenire dal piano delle vostre camere questa notte e quindi...- lascia la frase in sospeso.

Oddio, che figuraccia! Divento subito rossa. Roba che il colore della confettura mi fa un baffo.

-Oh no...- mi schiarisco la voce.- non era nulla. Sai non riuscivo a prendere sonno all'inizio quindi... come sono solita fare anche a casa mia, ho iniziato a passeggiare per la stanza.- invento.

Vincerei il premio per la peggiore bugiarda del secolo. Ne sono pienamente sicura.

Il nonno annuisce con la testa, prima di versare il latte in una brocca di legno decorata con dei fiorellini rossi e blu dipinti.

Non se l'è bevuta, ne sono certa. Ma d'altronde, cosa potevo dirgli? "No nonno, è solo che ho avuto un bisticcio con quell'adorabile ragazzo chiamato Gioacchino Giordana a cui ho pestato un piede perché ha fatto il deficiente con me, e che poi mi ha fatta cadere addosso a lui."? No, esatto.

-Mi spiace se ho disturbato il vostro sonno.- mi scuso prontamente, guardando anche Pietro.

Entrambi mi dicono che non c'è nessun problema.

Poi il nonno prende posto, versandosi un po' di caffè nella tazzina e tuffando la testa nel suo giornale.

Mentre spalmo la marmellata su una fetta di pane bianco, penso che sono poco più che le cinque e mezzo del mattino, eppure sembra già giorno inoltrato in questa cucina. Non lo dico perché il sole fa già capolino- seppur timidamente- nel cielo, ma perché percepisco luce e calore accanto a me. La tavola imbandita di cose buone, il sorriso del nonno, le guance piene e rosse di Pietro mi danno di... vita, di sole, di colore, di luminosità. Solo Dio sa come passeranno questi due mesi, ma passare ogni mattina con questa gradevole sensazione, sarà già bellissimo.

Passano dieci minuti prima che un "Salve" accompagnato da dell'odore di dopo barba e di bagnoschiuma, irrompa nella stanza.

Tutti puntiamo il nostro sguardo verso Giordana che sta scendendo gli ultimi gradini delle scale. Ha fatto presto a prepararsi.

Quando mi è vicino e si siede vicino a me, osservo che ha i capelli bagnati. Sembrano di conseguenza più scuri di quanto siano in realtà e gli mettono in risalto il colore delle iridi. Indossa una polo verde e dei jeans neri.

-Ciao figliolo. Non faresti meglio ad asciugarti i capelli?- chiede il nonno, mordendo un biscotto.

Io sorseggio un po' del mio caffelatte.

-Di solito in estate li lascio asciugare all'aperto, Marcello. Ho notato che oggi c'è un po' di vento, quindi si asciugheranno da soli.- risponde lo zuccone, versandosi del caffè.

Vedo il nonno annuire.

Poi Giordana mi guarda un attimo, ma abbasso subito il mio sguardo. È più interessante osservare le rifiniture dorate della mia tazza di porcellana che guardarlo negli occhi e sentirmi in imbarazzo nel ricordarmi addosso a lui ieri notte.

Che figura. Che figura. Che figura.

-Quando finite di consumare la colazione, lavate la vostra tazza, sparecchiate e poi venite fuori. Oggi prestate ben attenzione a ciò che io e Pietro vi faremo vedere. Non avrete compiti difficili, ma va preso sul serio il proprio lavoro.- continua il nonno qualche minuto dopo, alzandosi in piedi.

Io e il tipaccio annuiamo, continuando a mangiare.

Una volta rimasti soli ci guardiamo un attimo negli occhi per poi ritornare a farci i fatti nostri.

Sto per prendere un biscotto al cacao, ma a quanto pare anche lui ha avuto la stessa idea. Le nostre mani si scontrano così come i nostri sguardi. Allontano subito la mia mano, mi schiarisco la voce e lascio che sia lui a prenderlo per prima.

Questo contatto mi fa ricordare di quando eravamo bambini e di quando le nostre mamme ci preparavano la colazione in veranda durante le vacanze estive. Una mattina stavamo da lui e un'altra stavamo da me. Amavamo entrambi i biscotti al cioccolato e un dolce allo yogurt che sua mamma faceva la domenica. Poi dopo colazione andavamo nel parco vicino casa a giocare.

Faccio un piccolo sorriso al ricordo e poi mi ricompongo, prendendo il cellulare dalla tasca dei miei pantaloni. Mi domando perché mi stiano venendo in mente i ricordi che condivido con Giordana proprio quando mangiamo insieme. Ieri il gelato, oggi la colazione. La mia testa deve smetterla di farmi ricordare certe cose. Io non voglio ricordarle. Mi fa male farlo.

Sospiro. Meglio non pensarci.

Matteo e Penelope staranno sicuramente dormendo a quest'ora (quanto li invidio!), ma voglio lasciare comunque un messaggio sul nostro gruppo, così da prepararli al  momento in cui sarò libera  e potrò finalmente sentirli.

"Non prendete troppi impegni per oggi. Ho da raccontarvi un po' di cose... soprattutto a te, Penelope."- invio il messaggio.

Non che voglia escludere Matteo da ciò che mi succede, ma ci sono certe cose che solo due ragazze possono capire.

***

-Spero abbiate capito. Il vostro compito è sostanzialmente quello di tagliare gli acini più piccoli e di colore scuro, insieme alle foglie in eccesso. Quello che farete si chiama, in gergo agricolo, defogliazione e diradamento dei grappoli. Ogni venti giorni, poi, tramite uno strumento chiamato irroratrice a spalla, eviterete che il vigneto si ammali applicando specifici prodotti.- spiega il nonno.

Sono passate già cinque ore da quando siamo sotto il sole, qui nel vigneto. Il nonno ci ha fatto fare il giro dell'intera vigna mostrandoci gran parte delle viti nel dettaglio. Ha utilizzato un linguaggio abbastanza tecnico, per cui ho avuto alcune difficoltà a capire bene ogni passaggio. L'importante però è che mi sia chiaro ciò che dovrò fare io.

Pietro ha dato sia a me che a Giordana dei guanti e delle cesoie. Ci ha mostrato quali movimenti fare con le mani di modo da tagliare grappoli e foglie in eccesso senza fare male alla pianta e senza fare male a noi stessi.

Ammetto di avere un po' di paura. Questo vigneto è il frutto di anni e anni di lavoro e sacrificio e non vorrei mai rovinare questo grande gioiello naturale. Sarebbe imperdonabile.

-Vedrete che andrà tutto bene.- mi rincuora il nonno, forse vedendo della preoccupazione nei miei occhi.- Per quanto riguarda te figliolo invece...- si rivolge verso lo zuccone.- Oltre queste mansioni che condividerai con mia nipote, spero non ti dispiacerà aiutarmi con le casse di vino che ogni due settimane mi vengono portate. Dovrai aiutarmi a caricarle e a scaricarle. Come avrete capito ieri a cena, ho prodotto un vino. Un Lambrusco che ho chiamato "Santa Monica". Lo produco qui in Emilia Romagna insieme ad un Primitivo che produco più giù, in Puglia. Ho alcune ditte che lavorano con me e quindi mi arrivano continuamente casse che controllo personalmente prima di mettere in commercio.- continua.

-Quindi Marcello, oltre a lavorare con... Monica,- Giordana pronuncia in maniera restia il mio nome, come se gli costasse fatica.- Dovrò aiutarti a caricare e a scaricare le casse di vino?- chiede conferma.

-Esatto Gioacchino. Ogni due settimane un camion arriva portandomi casse di vino. Tu dovrai aiutarmi a scaricarle nel garage dietro casa.

Lo zuccone annuisce.

-Bene. Tutto chiaro?- domanda ancora il nonno.

-Sì nonno...- faccio poco sicura.

Speriamo vada tutto bene.

-Perfetto. Ora io e Pietro iniziamo con il nostro lavoro, mentre voi ve ne andate in garage a studiare la mappa del paese. Vedete bene dov'è il mercato di Rimini e quali sono gli alimentari più vicini, anche se uno ve l'ho mostrato proprio ieri. Il sabato è il giorno in cui andrete a fare la spesa. - ci dà una pacca sulla spalla prima di allontanarsi con Pietro.

-Andiamo.- dice poi Giordana.

Annuisco e mi incammino.

***

Il garage del nonno è abbastanza grande. Noto la Vespa 50 Special di cui ci aveva parlato fare capolino da un telo grigio. L'ambiente profuma di vino, per ovvi motivi. Diverse bottiglie dai colori verdeggianti brillano su alcune mensole poste ai lati della stanza. C'è un po' di polvere qua e là, ma almeno si sta freschi.

-Non sembra difficile. La strada da percorrere dovrebbe essere abbastanza dritta e poi dovremmo girare qui... e qui...- fa lo zuccone, osservando la cartina.

Io me ne sto con il cellulare in mano. Matteo e Penelope mi hanno scritto di non vedere l'ora di ascoltarmi. Abbiamo concordato che ci sentiremo per le cinque del pomeriggio. Tanto, da quel che ho capito, per oggi il nonno non ci mostrerà più nulla. Da domani inizierà il lavoro vero e proprio.

-Invece di stare con gli occhi incollati sul telefono, potresti fare attenzione?- mi attacca il tipaccio.

Sollevo lo sguardo dallo screen e scocco un'occhiataccia a Giordana. Parla proprio lui che vive in simbiosi con il suo Iphone?

-Ma cosa vuoi? Sei tu che devi guardare la cartina, non io. Tu hai la patente e sai guidare il motorino, ti ricordo.- gli rispondo, ricambiando la sua scontrosità.

-Ma cosa c'entra che ho la patente e io devo guidare? Ti rendi conto che siamo in un paese sconosciuto? Non posso memorizzare da solo la cartina. Se non ricordo qualcosa, ho bisogno che ci sia tu a ricordarla.- ribatte arrabbiandosi.

-Oh oh, tu che hai bisogno di me, di Monica la Monaca! E da quando puoi pretendere qualcosa dall'ultima persona verso la quale non potresti mai provare altro che non sia odio? – alzo la voce. Giurerei che i miei occhi sparano fiamme.

Fa uscire fuori il peggio di me. Incredibile! Ma cosa pretende? Dovrei stare anche a fargli da babysitter?

Lui, di risposta, scuote la testa e sbuffa, rimanendo in silenzio.

-Me ne vado. – rispondo duramente.

Ho bisogno di prendere aria e di stare lontana da questo zuccone. Starci così tante ore insieme mi ha già stancata e infastidita.

-Ma sì, vattene. Fai come vuoi Ranieri! Più mi stai lontana meglio è.- ribatte, stringendo con forza la cartina.

-Lo stesso è per me, Giordana.

-Bene.

-Bene.- concludo.

Stringendo i pugni, me ne vado. Meglio che cerchi di fare nuove amicizie. Zeno ed Eva mi sembrano perfetti.

CONTINUA...

Uh oh... sento della tensione nell'aria... ma con Monica e Gioacchino è sempre così! xD

Ammetto, però, che sono d'accordo con Giordana per quanto riguarda la questione della cartina. In un paese sconosciuto non può ricordarsi tutto da solo. È anche vero che avrebbe potuto esprimersi con più gentilezza! Ah... come devo fare con questi due? xD Voi che ne pensate? Siete #TeamJack o #TeamMonica per questa questione?

Che dire... scrivere questo capitolo mi ha molto divertito. Sono anche riuscita a pubblicare abbastanza presto, che bello! ^^

Spero che a voi sia piaciuto. Se è così lasciatemi una bella stellina e se vi va anche un commento(mi sento tanto una youtuber quando scrivo così, della serie "se il video vi è piaciuto, lasciate un bel mi piace" xD). Mi rende sempre molto felice leggere ciò che pensate di ciò che scrivo :)

Vorrei precisare che per quanto riguarda la parte del lavoro che M e G svolgeranno in vigneto, ho fatto diverse ricerche su internet. Purtroppo non sono un'esperta di viticoltura e ho cercato di descrivere ciò che ho trovato nella maniera più semplice e adeguata possibile. Chiedo scusa se ho fatto degli errori in materia xD

Prima di concludere (sono chiacchierona, lo so) vorrei anche dirvi che ho creato un account Instagram per le mie storie. Inserirò qualche estratto dei capitoli, foto e roba così. Se vi può interessare aggiungermi anche lì mi trovate come @rob_scrive ^_^

Grazie mille alle ragazze che hanno commentato e votato lo scorso capitolo e grazie a chi legge. Un bacione e alla prossima,

Rob <3

P.s: Sapete che oggi è Santa Monica? L'ho appena scoperto! xD Coincidenza vuole che l'ultimo capitolo lo pubblicai a San Gioacchino... ^^ beh tanti auguri alla mia Monica allora! <3

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