Cuori In Tempesta

By Rob_Granger

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"La vita è come scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita" diceva Forrest Gump. A Monica è c... More

Presentazione storia & Book Trailer
Cioccolato Amaro
Suspiria
Che i giochi abbiano inizio
Tutta colpa di Bach
Houston, abbiamo un problema
Lui è migliore di te
Effetto Farfalla
Hold my hand
Buon senso o gentilezza?
Anime Affini
Talento
Home Alone
Sei un enigma per me
Solo per qualche secondo
Su un'altalena
Meno di ieri, più di domani
Via dalla pazza folla
Tutto il tempo che vuoi
La luna e il falò
Kiss Kiss
Una serie di sfortunati eventi
Possibilmente per sempre
Santa Monica
Il cielo in una stanza
Epilogo- Cuori In Tempesta
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Cioccolato e pistacchio

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By Rob_Granger



CUORI IN TEMPESTA

-Cioccolato e pistacchio

Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
(Cesare Pavese)

Quando scendo dall'auto, rimango qualche altro istante ad osservare il paesaggio circostante. Mi sento così incantata da tanta bellezza che, come ogni volta che vedo qualcosa di bello, nella mia mente parte la giusta musica che può fungere da colonna sonora. In questo caso: "Estate" di Vivaldi. Già mi immagino un'orchestra di violini a circondarmi.

Non immaginavo minimamente che il nonno vivesse in una proprietà tanto meravigliosa. Ci aveva mandato alcune foto nei primi periodi in cui si era trasferito, ma di certo non mostravano neanche la metà della bellezza di questo paradiso che sto mangiando con gli occhi. Mi chiedo il perché i miei genitori non mi abbiano mai fatto passare le vacanze in questo posto.

-Deduco che ti piaccia ciò che vedi. Vero, nipote?- mi domanda il nonno affiancandomi. Il profumo di talco lo segue.

-Altroché nonno! Questo vigneto è sinonimo di bellezza.- gli rispondo.

-E anche di fatica, passione e tanta cura.- mi fa l'occhiolino.- Vuoi che ti aiuti a prendere il tuo trolley?

-No, non preoccuparti. Lo prendo da me.- gli sorrido.

Poi mi avvio verso il cofano della sua macchina e prendo la mia valigia. Quel testa vuota ha già preso la sua e in questo momento si sta guardando attorno con aria spaesata e con una mano sulla fronte per proteggersi dal bagliore solare.

-Da questa parte.- il nonno ci invita a seguirlo, dopo che abbiamo preso i nostri bagagli.

Camminiamo lungo il breve sentiero in ghiaia sentendo di nuovo il "cric croc" sotto le suole delle scarpe, finché arriviamo di fronte alla sua abitazione. È a due piani, in legno, con un tetto rosso con tanto di comignolo, e fuori la porta d'ingresso si erge un portico con due cuccette e due sedie a dondolo. A vederle, immagino subito come a mia nonna sarebbe piaciuto starci seduta sopra, nelle sere d'estate.

-Prego.- dice poi il padre di mia madre, aprendoci la porta.

Varco la soglia di ingresso con esitazione e anche un po' di timore, trascinando con lentezza il mio trolley, quasi come se fosse un macigno. Questa sarà la casa dove passerò i prossimi due mesi della mia vita e al momento, non sapendo cosa mi aspetterà, mi sento abbastanza insicura. Una volta dentro, con dietro di me Giordana, faccio ruotare il mio sguardo. Lo stile che ci accoglie è un po' vintage, un po' country e un dolce profumo di frutta e di miele ci danza attorno.

-Potete lasciare qui all'ingresso le vostre valige e andarvi a rinfrescare. Più tardi potete venire a prenderle e sistemarle nelle vostre camere. Se volete, vi mostro la casa adesso.- ci dice il nonno.

Mi limito ad annuire. Il tipaccio fa lo stesso, incrociando le braccia al petto e guardano il padrone di casa con aria annoiata.

-Bene.- il nonno si schiarisce la voce, in maniera impacciata.- Come potete notare questo è il salotto che fa da open space con la cucina.-, ci dice mostrandoci il suo grande salone. - Quella lì è la cucina, - punta il dito verso la stanza da lui indicata. Noto un grande frigorifero, un tavolo di legno ornato da un cesto di frutta, e una cucina sui toni dell'arancione.- Quelle porte che potete vedere da questa parte, appartengono alla mia stanza e a quella del mio amico Pietro.- ci mostra un corridoio da cui si intravedono due porte chiuse.

Rimando un attimo sorpresa nell'apprendere che il nonno conviva con qualcuno. Mi chiedo se ci abbia tenuto nascoste altre cose in questi anni.

Allontano questo pensiero e torno a guardare la casa. Quasi tutto è in legno. Ci sono diversi quadri, a occhio e croce di stile Impressionista, e alcuni vasi di girasoli che brillano sotto la luce del sole che filtra dalle finestre coperte da delle tende color sabbia. Nel salotto intravedo tre grandi divani color ocra che circondano un tavolino, un camino in pietra e un grande tappeto persiano su cui sono acciambellati un grosso gatto arancione e un cane di razza beagle, profondamente addormentati, che mi fanno capire il perché delle cuccette sul portico.

-Non badate a Edmond e a Mao, sono due animali super pigri.- ridacchia il nonno, osservando i due animali.

Rido di conseguenza. È curioso come il nonno abbia dato un nome piuttosto comune al suo gatto, mentre per il suo cane abbia scelto "Edmond".

-Come mai hai chiamato Edmond il tuo cane?- non riesco a non chiedergli.

-Un mio piccolo omaggio a Edmond Dantès, il protagonista de "Il conte di Montecristo". È il mio romanzo preferito.- mi fa l'occhiolino.- Detto questo, vi conduco al piano di sopra dove sono presenti le vostre camere.

Non posso far altro che ridere. Ho sempre saputo che il nonno è un gran divoratore di libri. Devo aver preso da lui la mia passione per la lettura.

Io e Giordana saliamo le scale verso cui ci sta conducendo. Poggio la mano sul passamano ,rigorosamente in legno, e conto ogni gradino.

Dopo quindici gradini, nonno Marcello si ferma e prosegue lungo un corridoio. Ci sono diverse porte, due su ogni parete e due in fondo. Noto un parquet ben lucido e mi chiedo se il nonno e il suo amico si facciano aiutare da qualcuno per le pulizie di queste grande casa. Tutto sembra così in ordine e profumato!

-Questa è la tua stanza, Monica.- dice fermandosi vicino alla prima delle due porte sulla parete di sinistra.

Si fa indietro di qualche passo, invitandomi con un gesto della mano e un mezzo sorriso ad aprire la porta. Con titubanza mi avvicino e, facendo un gran respiro, spingo la maniglia e varco la soglia d'entrata.

La camera che mi si presenta davanti è di medie dimensioni. Mi dà subito l'idea di essere confortevole. Salta subito all'occhio il letto a baldacchino con tanto di tende e lucine, e il colore stesso della pareti: un giallo acceso. Intravedo un grande armadio bianco, un comodino, una toeletta e una scrivania ,tutti color neve. Una piccola finestra balcone dà luce alla stanza e illumina il vasetto di viole sul comodino.

-Ti piace?- mi chiede il nonno, ostentando indifferenza.- Non sapevo se questi mobili potessero piacerti. Alcuni li ho comprati, altri... erano di tua nonna.- si ferma un attimo, sospirando.- Mi sono limitato a togliere loro un po' di polvere.- continua.

-Mi piace molto, grazie nonno.- gli poggio una mano sul braccio e gli sorrido.

-Bene.- fa un mezzo sorriso.- Ora è il tuo turno.- si rivolge al tipaccio.

Giordana è rimasto fuori dalla mia camera, poggiato allo stipite della porta, con il suo cellulare tra le mani. Appena il nonno gli tocca una spalla, alza lo sguardo come sorpreso.

Sono curiosa di sapere dove lo abbia sistemato. La cantina sarebbe il posto perfetto per uno come lui, ma il nonno avrà peccato di educazione e lo avrà rilegato in una bella stanza. Solo mi auguro ardentemente che non sia quella accanto alla mia, o quella di fronte. Averlo così vicino mi disturberebbe ancora più di quanto non sia già disturbata! Incrocio le dita e spero tra me e me allo stesso modo in cui Harry Potter sperò di non finire tra i Serpeverde quando gli fu messo sul capo il cappello parlante.

Evidentemente, però, il fato si diverte a beffarsi di me. Il nonno apre infatti la porta della camera di fronte alla mia e incita il tipaccio ad entrarvi dentro.

Faccio un profondo respiro, e cerco di non prendermela troppo. Tanto, ormai, ho capito qual è l'andazzo di questa "avventura" al vigneto. Incrocio le braccia sul petto e rimango ferma sulla soglia della mia stanza. Da qui intravedo un arredamento sobrio e minimalista. Delle pareti blu come le lenzuola del letto e dei mobili in legno chiaro.

-Mi piace. Grazie Marcello.- Giordana si rivolge a mio nonno, sorridendogli leggermente.

-Bene, sono contento che vi piacciano le stanze che ho scelto per voi. Il bagno è in fondo al corridoio, oltre la porta a destra. È dotato di una doccia, di asciugamani, di bagnoschiuma e tutto ciò che può esservi utile , ma... dovrete condividerlo. - ci lancia uno sguardo.- Io e Pietro usiamo quello del piano di sotto.- si schiarisce la voce.- Ora rinfrescatevi e riposatevi. Quando il pranzo sarà pronto, ve lo farò sapere. Magari più tardi scendete a prendere le vostre valigie, così potete sistemarvi per bene.- ci saluta con un gesto della mano, allontanandosi.

Rimasti soli io e Giordana restiamo a guardarci per qualche istante, un po' in cagnesco, un po' in attesa. Poi decido di prendere parola.

-Visto che da oggi inizia il nostro periodo di prigionia, da te accettato con estrema benevolenza,- sottolineo.- sarà meglio per te che non mi disturbi o crei fastidi di alcun tipo. Per il bagno, diamoci degli orari e comportiamoci in maniera civile.- concludo in maniera diplomatica, incrociando le braccia al petto.

Di risposta lui mi guada con un sopracciglio all'insù, poi entra nella sua camera sbattendo la porta.

Iniziamo bene. Molto bene.

***

Rientrata in camera mi do uno sguardo attorno. Mi siedo prima sul letto tastandone la morbidezza e inspirando il profumo delle lenzuola e delle federe dei cuscini. Poi tocco le tende, ornate di lucine, che lo coprono. Infine sfioro con le dita le pareti e i mobili. Osservo la toeletta con lo specchio e l'armadio, e da come sono fatti, credo che appartenessero a mia nonna. La mia dolce e tenera nonna che ho conosciuto troppo poco e che mi ha lasciato in dono il suo nome. Apro l'armadio venendo travolta da un gradevole profumo che mi fa sorridere inevitabilmente. Quando lo chiudo, mi avvicino alla finestra e rimango ferma per qualche attimo a guardare parte del vigneto che si intravedo dalla mia altezza. Il sole continua imperterrito a regalare il suo colore al paesaggio e non posso fare a meno di farmi travolgere da qualche pensiero.

Non so cosa succederà nei prossimi due mesi, ma voglio aver fiducia che non sarà solo un periodo di prigionia, come da me sempre sostenuto, ma che magari questo sarà un periodo in cui avrò anche qualche bella esperienza, in cui magari conoscerò meglio mio nonno, trovando in lui un amico sincero e di buon cuore. Per quanto riguarda Giordana, mi limiterò a ignorarlo. Ha fatto chiaramente capire che nulla tra di noi potrà mai, anche solo accidentalmente, cambiare.

Sospiro. Poi prendo il cellulare per condividere con i miei amici qualche foto della mia nuova stanza e dalla vista vigneto che mi si presenta fuori la finestra.

Mi rispondono dicendo che il posto è bello e che adorano la mia camera (a Penelope piace il letto a baldacchino più di ogni altra cosa). Poi allegano alcune loro foto in cui fanno facce buffe, sperando che mi strappino un sorriso, per citarli. Riescono nell'impresa e ridacchio. Decidiamo poi di fare una video chiamata, momento in cui spiego loro che non avrò il Wi-Fi in casa e che dovrò arrangiarmi con il mio credito telefonico, aggiungendo tutto ciò che ci ha detto il nonno a proposito degli orari di lavoro e dalla spesa al mercato di Rimini che dovrò fare con quello sciocco. Quando poi Matteo si allontana, e rimango a parlare solo con Penny, le riferisco le parole velenose che mi ha rivolto Giordana fuori dalla stazione.

-Lascia stare, Monica. Ormai hai capito che personaggio è Gioacchino Giordana. Spero tu non ci sia rimasta male, perché davvero non ne vale la pena.- mi dice.

-Vorrei dirti che le sue parole non mi hanno toccato minimamente, ma purtroppo non è così. Ci sono rimasta male, soprattutto per il modo in cui mi ha detto che mi odierà per sempre. In tutto questo io non riesco ancora a capire il perché di questo astio.- sospiro, sedendomi sul letto.

Sono consapevole che ormai le parole di quel tipaccio dovrebbero scorrermi addosso come acqua fresca, ma non riesco a non pensare al modo con cui mi si è rivolto poco fa. La frase "Sei l'ultima persona al mondo verso la quale potrei mai provare altro che non sia odio" mi rimbomba in testa come un eco. Vorrei prendermi a schiaffi per questo. Io non devo permettergli di avere tutto questo effetto su di me!

-Non c'è nulla da capire. Il tutto può essere riassunto con la parola "stupidità". Non badare a lui, è questo il segreto. Pensa solo che è lui a perdere l'amicizia e la stima di una persona bella quale sei tu. Ignoralo e pensa solo a lavorare e a goderti i momenti di pausa visitando il paese, e facendo nuove amicizie, senza dimenticarti di me e Mat, però, mi raccomando. -ridacchia.- Non credo che questa "Torre Bella" sia popolata solo da persone anziane, ma anche se fosse, puoi sempre spostarti verso Rimini.- continua.

-Sì, hai ragione! L'indifferenza è la migliore arma.

-Bravissima. Ora devo allontanarmi. Devo portare i marmocchietti al campo sportivo. Ci sentiamo nel pomeriggio, okay?

-Okay. Un bacio.- la saluto, ridendo per il modo in cui ha definito i suoi fratellini.

Messo in carica il mio Nokia, decido poi di fare un giro della casa e di vedere se a mio nonno serve una mano.

Esco dalla stanza, notando con mia grande sorpresa il mio trolley. Che me l'abbia salito su il nonno? Faccio spallucce e decido di portarlo in camera, per poi riuscire. La porta di Giordana è chiusa. Non è difficile, però, ascoltare le note di "Paint It, Black" dei Rolling Stones che trapassano le pareti della sua camera e si diffondono nella casa. Si ascolterebbero anche se fossi in Alaska. Che maleducato!

Faccio per scendere la scala che conduce al piano principale, ma mi fermo sentendo una voce che non appartiene a mio nonno.

-Rolling Stones! Non ha gusti per niente male, il ragazzino.

Decido di scendere anche gli ultimi gradini.

-Io preferisco i Beatles.- esordisco, sorridendo.

Un uomo piuttosto rotondo è seduto su una sedia del tavolo della cucina. Mi guarda sorridente, mostrando due fossette su due guance paffute e rosse. Deve avere l'età di mio nonno.

-Oh ma tu devi essere Monica!

Il signore si alza e mi tende la mano. Subito mi affretto a stringerla.

-Monica Ranieri, piacere di conoscerla.

-Oh Monica, non dare del lei a Pietro. Lui è l'amico di cui ti parlavo e puoi considerarlo alla stregua di un parente.- mi dice mio nonno, ora intento ad assaggiare del sugo da un mestolo di legno.

-Tuo nonno ha ragione! Io sono Pietro. Piacere di conoscerti Monica.

Pietro si risiede continuando a sorridermi.

-Assomiglia incredibilmente a ...- si rivolge poi a mio nonno.

-Lo so.- gli risponde il padre di mia madre.

Dal modo in cui il nonno sospira, capisco subito che Pietro si stava riferendo a mia nonna. Non è la prima volta che qualcuno mi dice che assomiglio a lei. In particolare mia mamma mi ha sempre fatto presente questa somiglianza.

-Per me è un onore assomigliarle.- sorrido loro.

Il nonno mi guarda sorridendo, con un lieve rossore a colorargli le guance magre e abbronzate.

-Hai bisogno di una mano?- gli chiedo.

Noto che sulla penisola della cucina c'è una coppa con dell'insalata, mentre un'altra contiene cubetti di ghiaccio e fette di anguria che sembrano succose e dolci.

-No, non preoccuparti, ho quasi finito. Se vuoi, puoi chiamare il tuo amico e dirgli di scendere.

-Amico?- aggrotto le sopracciglia.- Scherzi, nonno? Io e lui non siamo per niente amici.

-Sì lo so, ci stavo solo scherzando su!- ridacchia il nonno.

Da quando è diventato così sarcastico?

-Devo per forza chiamarlo io?- faccio sconsolata.

-Mi hai chiesto tu se potevi essere d'aiuto, quindi è una tua scelta. Il pranzo è quasi pronto e dubito che con la musica così alta, possa sentirci se lo chiamiamo da qua giù. E io e Pietro abbiamo le gambe troppo deboli per salire e scendere continuamente le scale...- mi guarda in attesa.

-Ho capito, vado.- sospiro.

Odio sempre di più il fatto di dover condividere il mio spazio vitale con quel tipo.

Risalgo le scale e, una volta che sono di fronte alla porta di Giordana, busso. Lo faccio per almeno tre volte ma non ricevo nessuna risposta. Lo zuccone ha il volume troppo alto. Decido, allora, di tentare la sorte aprendo la porta. Lo faccio mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Non vorrei trovarmi davanti spettacoli non graditi, come lui mezzo svestito.

-Nessuno ti ha insegnato che si bussa?

Mi era mancato questo tono acido nei miei confronti.

Alzo la testa, notando che sta svuotando la sua valigia e che fortunatamente è vestito.

-Nessuno ti ha insegnato che in case altrui non si tiene il volume della musica così alto? Oh già... che sbadata! L'educazione, questa cosa sconosciuta.- incrocio le braccia sul petto, lanciandogli un'occhiataccia.

Di risposta, lo zuccone interrompe la musica, toccando lo schermo del suo cellulare.

-Che diavolo vuoi?- mi domanda scorbutico.

-Se sua signoria non è troppo impegnata, la sua presenza sarebbe gradita, non alla sottoscritta però, a tavola. Il pranzo reale è pronto.- lo prendo in giro, facendo un leggero inchino.

-Come sei divertente Monica la Monaca. Ora, esci però. La tua presenza non è gradita nel mio territorio.- fa un sorrisetto di scherno.

Lo guardo ancora per un attimo, poi esco. Una volta fuori dalla sua stanza, inizio a tirare pugni all'aria, immaginando di avere il suo volto davanti a me. Ho già detto che non lo sopporto?

Quando mi sono calmata, sospiro e vado in bagno. Il nonno ha detto che si trova dietro la seconda porta a destra. Mi chiedo cosa ci sia dietro quella sinistra e nelle altre due accanto alla mia e a quella di Giordana. Rimango giusto il tempo di lavarmi le mani, ma dandomi un'occhiata attorno, la stanza si presenta luminosa e molto carina.

Quando riscendo le scale, noto che sulla tavola il pranzo è stato già servito. Il nonno ha preparato come primo piatto degli spaghetti al pomodoro.

Una volta che anche il troglodita ci fa l'onore della sua presenza, iniziamo a mangiare.

-Bene,- fa Pietro, schiarendosi la voce.- Dunque voi due non siete amici?- domanda qualche minuto dopo.

-No!- gridiamo in coro io e il tipaccio, guardandoci in tralice.

-Che bella cosa.- fa ironico Pietro, sollevando le sopracciglia.

-Già, ci sarà da divertirsi!- continua il nonno. -E suppongo che noi non possiamo chiedervi a cosa sia dovuta la vostra inimicizia?- si porta alle labbra una forchettata di spaghetti.

In stanza piove il silenzio. Io e Giordana continuiamo a guardarci. Di certo è lui l'unico che potrebbe rispondere a questa domanda! Lo guardo insistentemente per vedere se troverà il coraggio di rispondere. Lui, però, abbassa il suo e continua a mangiare come se nulla fosse.

Bravo, continua così, testa vuota che non sei altro!

-Va bene, abbiamo capito.- prosegue il nonno.- Cambiando discorso, qualcuno di voi due beve o fuma? Siate sinceri, mi raccomando.

-Io no, nonno.- gli rispondo sinceramente.

Poi i riflettori si accendono su Giordana.

-Neanche io, Marcello. Penso che il fumo sia gravemente dannoso per la salute e che abusare con gli alcolici non faccia altro che ridurre le aspettative di vita.

A quella risposta, guardo Giordana gettandogli un'occhiataccia. Brutto, sporco, bugiardo! So bene che fuma almeno un pacchetto di sigarette al giorno e che ogni sabato sera si tracanna mari e monti con i suoi amichetti.

Lo zuccone ricambia il mio sguardo, sollevando un sopracciglio. Mi sta sfidando.

-Okay, meglio così. Sapete ci tengo che la casa sia pulita e che abbia sempre un buon profumo, e poi con una casa in legno e con una vigna come la nostra, è rischioso fumare sigarette. Basta non spegnerne bene una, che tutto può andare a fuoco. In più, come ha detto Gioacchino, la salute è una cosa da preservare con cura, soprattutto alla vostra giovane età.- Il nonno si schiarisce la voce.- Bene, ora prendo l'insalata.

Stringo i pungi sotto la tovaglia, per evitare di scoppiare. Come si fa a mentire in quel modo? Cosa ha osato prendere in giro mio nonno? Si meriterebbe davvero una bella lezione a suon di schiaffi!

-Nel pomeriggio, se volete, possiamo parlare un po' delle vostre mansioni e possiamo fare un giro del vigneto e della città.- propone Pietro, sorseggiando del vino dal suo bicchiere.

-Certo.- gli rispondo, sorridendogli.

-Perché no!- risponde Giordana.

-Ottima idea!- fa il nonno, mettendoci un po' di insalata nei piatti. Noto che è diversa da quella che fa mia madre: non ci sono infatti cipolle rosse.- Comunque, Gioacchino, tua mamma mi ha detto che sei un musicista. È vero?- si rivolge poi al tipaccio.

Il mio nemico lo guarda un attimo. Suppongo che la signora Giordana abbia contattato mio nonno insieme ai miei per capire se mandare suo figlio a lavorare da lui, sarebbe servito a qualcosa. Nel frattempo gli avrà raccontato qualcosa di lui.

-Sì, Marcello! Suono la chitarra e il violoncello.

Il nonno sorride.

-E come mai non li hai portati con te? Sai, io amo molto la musica e trovo che sia la chitarra, sia il violoncello siano degli strumenti incantevoli. Io suonavo la chitarra quando ero un ragazzo.- continua a sorridere.

-Non volevo portare molte cose con me. E poi non sapevo se potessero essere graditi in casa sua, volevo dire... tua.- Giordana si versa dell'acqua nel bicchiere.

-Non sarebbero di alcun disturbo. Puoi farteli spedire dai tuoi genitori, no? Andrò io stesso a prenderli dalla stazione. Ovviamente potrai suonarli nei tuoi giorni liberi e non a tutte le ore. A proposito di questo, volevo chiederti di mantenere il volume della musica più basso. Temo che i nostri vicini potrebbero non gradire.- ridacchia bonario.

Mastico la mia insalata e guardo mio nonno. Sarebbe disposto addirittura ad andare in stazione a prendere gli strumenti dello zuccone? Cos'è questa storia? Non mi vorrete mica dire che il nonno sta iniziando a fraternizzare con il nemico, giusto? No, così non va!

Giordana sembra sorpreso dalle parole di mio nonno.

-Sarebbe fantastico! Grazie Marcello.- sorride entusiasta. Sembra che si sia risvegliato di colpo dal suo stato comatoso.- E per il volume non c'è nessun problema, anzi chiedo scusa per prima.- fa uno sguardo timido.

"Chiedo scusa per prima" imito la sua voce nella mia testa pensando a quanto sia falso e ridicolo.

-Di nulla figliolo. Vedo però che non state bevendo il vino, ragazzi! Prego, bevetene un po'. So di avervi detto che bere alcolici non fa bene, ma questo vino viene direttamente dal nostro vigneto e berne un bicchiere a tavola non potrà farvi che bene.

Osservo la bottiglia di vino che il nonno prende prima di versare un po' di liquido rosso nei nostri bicchieri. Noto che la bottiglia è verde e che un adesivo bianco con su scritto "Santa Monica" ci è attaccato su.

-Santa Monica?- domando, portando il bicchiere alle labbra.

Il sapore del vino è dolce ma con un retrogusto un po' amaro. Delle bollicine mi solleticano il palato.

-È una storia lunga.- fa il nonno, facendomi l'occhiolino.

Mi limito ad annuire inforchettando un pomodoro. Sarà sicuramente qualche riferimento a mia nonna.

Dopo che finiamo tutti di pranzare, aiuto mio nonno a sparecchiare prima e a lavare i piatti dopo, mentre lo zuccone e Pietro puliscono la tavola e spazzano il pavimento.

-Vi ringrazio per la mano. Spero non vi dispiaccia aiutarci con qualche faccenda domestica. Vi sarei grato se la mattina vi rifaceste i letti e teneste in ordine le vostre camere. Io e Pietro amiamo avere la casa sempre pulita e in ordine. Detto questo, io vado a riposare. Per le cinque fatevi trovare pronti, qui in salotto, così vi porto in giro per il vigneto e per Torre Bella.- il nonno mi si avvicina dandomi un bacio sulla fronte, dando poi una pacca sulla spalla a Giordana. Infine si allontana verso una delle due camere che ci aveva indicato poca fa.

Quando anche Pietro va in camera sua, colgo l'attimo per avvicinarmi a Giordana, ora intento a maneggiare il suo smartphone, seduto su uno dei divani del soggiorno.

Mi schiarisco la voce, mettendo le mani sui fianchi.

-Ehi Mr "io non fumo, io non bevo", non ti vergogni?- lo sfido con lo sguardo.

Giordana, di risposta, solleva lo sguardo dal suo cellullare per volgerlo a me.

-Si può sapere cosa vuoi, Ranieri?- mi chiede con tono aggressivo.

-Perché hai mentito a mio nonno? Pensi che sia uno stupido?- stringo le mani a pugno.

-Non ti scaldare tanto, Monica la Monaca, non fumerò né berrò in questo periodo di prigionia, almeno non nella vigna. E comunque, non sono affari che ti riguardano. Non devo rendere conto a te se mento o meno.

-Povero sciocco! Certo che devi rendere conto a me delle baggianate che dici. Stiamo parlando di mio nonno, se non te ne fossi accorto. In ogni caso, sarà meglio per te che tu faccia ciò che hai detto. Non bere e non fumare, o...

-O mi insegnerai l'educazione a suon di schiaffi, ricordo.

Giordana si mette a ridere beffeggiandomi. Poi si alza dal divano allontanandosi verso le scale per le nostre camere.

***

Mi ci vuole qualche secondo, per svegliarmi. Le note di Wild Boys dei Duran Duran, provenienti dal mio Nokia, mi avvertono che sono le quattro del pomeriggio e che devo prepararmi per l'uscita con il nonno e Pietro. Avevo deciso, infatti, di riposare solo un'ora.

Mi alzo dal mio letto, che ho scoperto essere molto comodo, ed esco dalla mia stanza, per controllare che il bagno sia libero. Ho intenzione di farmi una doccia e poi di vestirmi.

Fortunatamente ho il via libera. Prendo, perciò, la mia biancheria e i miei vestiti dalla mia valigia e mi dirigo verso il bagno. Più tardi sistemerò tutto nell'armadio e nel comodino.

-Dove hai intenzione di andare, Ranieri?

Mi fermo a metà corridoio. Poi mi volto, trovandomi Giordana appoggiato allo stipite della porta della sua camera. Ha la camicia leggermente sbottonata e un jeans e una maglietta posati su un braccio.

-Sto per andare a fare una doccia Giordana. Il bagno è libero e non mi sembra che debba rendere conto a te delle mie azioni.- lo guardo dritto negli occhi.

-Serve anche a me la doccia, quindi sarà meglio se torni ad ascoltare i Duran Duran nella tua camera, e ad aspettare il tuo turno.

Scoppio a ridere. Ma quanto è sfacciato? Non ho parole.

-Aspettare il mio turno? – sollevo un sopracciglio, stringendo al petto il mio cambio.- Sai cosa, Giordana? Mi pare che quando ti abbia proposto di metterci d'accordo sull'uso del bagno, tu mi abbia, da persona matura e intelligente quale sei, sbattuto la porta della tua stanza in faccia. Ergo, non ci sono regole da rispettare se non quella del 'chi tardi arriva, male alloggia'. Ora sono arrivata io per prima, quindi...- lascio la frase in sospeso, facendo spallucce.

Così detto mi avvicino ulteriormente verso il bagno e, prima di chiudermi la porta alle spalle, gli scocco un'ultima occhiataccia, ricevendo da lui una boccaccia. Infantile!

Appena mi volto, mi appoggio alla porta, faccio un gran respiro e chiudo gli occhi. Quando parlo con quell'energumeno, oltre a consumare energie, sento sempre un fuoco interiore diffondersi nelle mie ossa. E non è una cosa positiva!

Riaperti gli occhi, concedo al mio sguardo di osservare il bagno, visto che quando l'ho usato prima, non ho fatto molto caso all'arredamento. Le parete sono per metà verniciate di un pallido azzurro e per metà ricoperte da candide mattonelle. I sanitari sono brillanti e la doccia è megagalattica. Al suo interno intravedo diversi bagnoschiuma, tutti di essenze diverse, così come per i prodotti per capelli.

Apro il rubinetto al suo interno per far scaldare l'acqua. Nel frattempo noto come anche lo specchio sia bellissimo. È circondato da una cornice di conchiglie ed è affiancato da un armadietto che contiene spugne e saponette profumate. Urca! Il nonno non è una persona che bada a spese, a quanto pare. Fra qualche giorno dovrò iniziare a sistemare alcuni miei prodotti, tra cui le creme e quei pochi trucchi che ho.

Quando l'acqua si è riscaldata, mi lascio cullare dalla gradevole sensazione che solo una doccia sa dare.

***

Quando siamo tutti pronti, usciamo dalla casa del nonno, dove ad attenderci sul portico ci sono Mao ed Edmond.

Mi piego sulle ginocchia e inizio a giocare con loro, tastando con le dita la sofficità del loro pelo e vedendo con i miei occhi come sono puliti.

-Sono dolcissimi nonno.- gli dico, accarezzando Edmond.

Mao inizia a farmi le fusa, gironzolando tra le mie gambe e facendomi ridere per il solletico.

-Hai ragione, sono in effetti due amici molto dolci.- mi risponde il nonno, prendendo in braccio Mao e accarezzandogli la testolina.

Pietro ci guarda sorridendo, Giordana sbuffa spazientito guardandosi attorno.

-Bene, questo è il vigneto ragazzi.- continua Pietro, schiarendosi la voce e indicandoci la sua destra.

Mi alzo in piedi. I grappoli rossi e gialli del vigneto brillano sotto la luce del sole pomeridiano, assumendo delle sfumature arancio- dorate.

-Spero vi piaccia. Voglio però che sappiate che, come ogni cosa bella, anche questa per rimanere tale ha bisogno di cure e attenzioni. Il lavoro del viticoltore non è per nulla semplice. Ovviamente voi non farete quello che facciamo io e vostro nonno, ma è bene che prendiate sul serio i compiti che vi affideremo.

Pietro inizia a camminare, portandoci vicino a una vite. Da vicino è ancora più bello vedere i grappoli d'uva. Gli acini sono polposi e hanno un colore vivo. Mi accorgo che un tendone verde ricopre il vigneto e che accanto alle viti vi sono dei piccoli sgabelli di legno.

-Ogni stagione le cure verso il vigneto cambiano. Noi siamo in estate adesso, quindi il compito principale di noi viticoltori è quello di diradare le foglie e i grappoli in eccesso. La potatura è essenziale perché ci permette di ottenere ottini risultati dal punto di vista produttivo e qualitativo durante l'anno.

Con la coda dell'occhio vedo il nonno annuire con ancora Mao tra le braccia, mentre Giordana nasconde uno sbadiglio con la mano. Si divertirà sicuramente, ne sono sicura.

-Sul finire dell'estate se la cura del vigneto è stata costante, vedremo i frutti del nostro raccolto.- conclude Pietro.

-Ovviamente domattina vi mostreremo bene cosa e come dovrete fare e vi indicheremo la giusta attrezzatura. Non abbiate fretta di imparare e vedrete che andrà tutto bene.- aggiunge il nonno, lasciando andare il gatto e avvicinandomi. –Per oggi direi che bastano le informazioni che vi abbiamo dato. Detto questo... vi va di fare un giro in città? Vi mostriamo un po' di negozi utili e di supermercati, per non parlare del piccolo centro di Torre Bella che non ha niente da invidiare a quello di altri piccoli paesi italiani.

Io e il tipaccio annuiamo, ma mentre ci avviamo verso la caffettiera alias automobile del nonno, vediamo delle persone venirci incontro, attraversando il cancello che chiude la tenuta del nonno, ora aperto. Man mano che si avvicinano noto che ci sono due adulti, una ragazza e un ragazzo.

-Oh no!- fa il nonno, passandosi una mano sulla fronte.

-Che succede?- domando.

-Succede che sta per arrivare la famiglia Fiore, alias i nostri vicini di casa. Sono persone abbastanza strampalate e a volte anche fastidiose. Più che altro lo sono i due adulti.

Annuisco e continuo a guardare questi tizi che si fanno sempre più vicini.

-Salve!- trilla entusiasta la signora Fiore, muovendo le dita della mano, una volta che è di fronte al nonno.

Vedo Pietro nascondersi dietro il cofano della macchina, fingendo di cercare qualcosa al suo interno. Ridacchio cercando di non dare nell'occhio.

La signora si presenta come una donna eccentrica. Ha corti capelli rossi coperti da un grande cappello di paglia e ha il volto per metà coperto da mega occhialoni da sole scuri. Un rossetto fucsia le copre le labbra carnose e in parte anche gli incisivi. Indossa un vestito nero a pois bianchi, le braccia sono piene di braccialetti a cerchio, e le dita piene di anelli finiscono con delle unghie lunghe e rosse, fresche di estetista.

-Buonasera signora.- le rispondono in coro il nonno e Pietro, con tono laconico. Pietro è ancora nascosto.

-Oh ma voi siete i famosi nuovi lavoranti della vigna! Tu devi essere Monica, vero?

La donna mi tocca la punta del naso con l' indice e mi pone la domanda come se fossi una bambina piccola.

-Monica Ranieri, piacere.- le stringo la mano.

-Oh ma come è dolce, Marcello!- sorride giuliva al nonno.- E tu sei Gioacchino? Che nome adorabile.- scompiglia i capelli al tipaccio.

Mi mordo le labbra per non scoppiare a ridere. La donna sembra uscita da una di quelle commedie americane piuttosto trash ed evidentemente ci ha scambiati per dei bimbi dell'asilo nido. Vedo che il tipaccio le fa un sorriso palesemente finto mentre le stringe la mano.

-Clizia, fa' un po' di silenzio adesso. Mi presento, sono Camillo e sono il padre di questa meravigliosa creatura, marito della chiacchierona con cui avete appena parlato e amico di questo baldo giovanotto.- ci stringe la mano il signor Fiore.

Non so se ridere di più per il modo in cui ha pronunciato il suo nome o per il fatto che abbia i capelli e i baffi palesemente tinti di nero.

-Scusateli, sono fatti così. Piacere, Eva.- continua la ragazza, sorridendo appena.

Una cascata di capelli lisci e rossi circonda il suo volto coperto da tante lentiggini e colorato da due profondi occhi azzurri, contornati da ciglia lunghe e voluminose. È alta, magra e ha un bel vestito. Manca una scatola di plastica a racchiuderla, per farla somigliare in tutto e per tutto ad una bambola.

Le stringo la mano, e quando lo fa anche Giordana vedo che lei rimane a guardarlo per qualche istante, ampliando il lieve sorriso che aveva fatto a me.

-Io sono Zeno, migliore amico di Eva. Piacere di conoscervi.- conclude il ragazzo, tendendo la mano.

Ovviamente osservo con attenzione anche lui. Ha un fisico da sportivo e la prima cosa che risalta sul suo viso super abbronzato sono i capelli biondi, gli occhi cerulei e il sorriso bianco. Sembra un cherubino.

-Che bel nome!- gli sorrido sincera

-Grazie, è la prima volta che qualcuno me lo dice! I miei sono fan di Italo Svevo, soprattutto mia mamma.- ricambia il sorriso. L'accento romagnolo mi fa sorridere.

Con la coda dell'occhio noto che Giordana mi sta guardando.

-Bene. Noi stavamo portando i ragazzi a fare un giro per la città. Vi ringrazio per la visita e scusateci se non vi abbiamo potuto offrire niente. Magari un giorno di questi, venite a bervi una limonate.- fa il nonno, salendo sull'auto.

-Oh non potevamo perderci l'arrivo di questi bei ragazzi. E poi siamo vicini di casa, era nostro dovere farlo.- ridacchia Clizia Fiore, coprendosi le labbra con una mano, facendo così tintinnare i suoi bracciali.

-Quando volete, passate pure a trovarci. Abitiamo nella villa di fronte.- continua il marito.

-E abbiamo internet.- dice Eva, guardando il tipaccio.

Deve aver fatto colpo su di lei lo zuccone!

Ringrazio e stringo nuovamente la mano a tutti loro.

Poi ci sistemiamo tutti nell'auto e il viaggio parte. Pietro si è seduto sul sedile anteriore e io e il tipaccio siamo uno affianco all'altro sui sedili posteriori. Mi sembra di essere chiusa in una scatola di sardine, tanto è piccolo questo veicolo!

Quando la tenuta è sempre più lontana, inizio a godere di un bel paesaggio. Da un lato della strada si ergono diverse casette in legno dai tetti colorati, dall'altro sono disseminate diverse strutture balneari, ora gremite di persone che da dove sono io sembrano tanti puntini neri.

Apro il finestrino, per quanto la manovella me lo permetta, e lascio così al poco vento presente di accarezzarmi il viso. L'aria che passa è buona, piacevole e pulita.

-Quello è il supermercato del signor Franco.- ci dice il nonno, ad un certo punto.

Poco più avanti di un semaforo c'è un piccolo negozio di alimentari dalle vetrate trasparenti e dalla porta coperta da una tendina a fasce bianche e gialle.

-Potete andare a fare la spesa da lui. Trovate quasi tutto, tranne la carne che, come vi ho accennato, dovete andare a comprare dal mercato di Rimini.

-E come ci arriviamo al mercato di Rimini?- domanda Giordana, ora con lo sguardo fisso sul paesaggio fuori il finestrino.

-Potete prendere l'autobus o usare la vespa che ho nel garage che abbiamo nel retro della casa.

-Una vespa?- chiede lo zuccone, ora guardando il nonno.

Appena sente parlare di motorini, si rianima di colpo.

Dal finestrino noto altri negozi: una sartoria, una rosticceria, un parrucchiere, un fast food dal nome sconosciuto, e diverse gelaterie.

-Sì! Abbiamo una Vespa 50 Special, ancora funzionante. In questi giorni ve la mostro e vi do anche la mappa per raggiungere il mercato di Rimini.- risponde il nonno.

Davvero esistono ancora le mappe di carta?

-Io adoro le moto.- gli fa Giordana con gli occhi brillanti. Secondo me non ha sentito nient'altro di quello che ha detto il nonno.- A casa ho una Aprilia Caponord 1200 Travel Pack.- conclude sorridendo.

-Deve essere bella.- fa Pietro.

E anche molto rumorosa, per mia sfortuna. Come dimenticare tutti i sabati sera passati a ficcarmi la testa sul cuscino per non sentire le sgommate della sua ferraglia.

-Lo è.- sorride lo zuccone.

Non è un tipo che sorride molto spesso, visto il suo essere scorbutico, soprattutto non a me, ma quando si parla di cose che gli interessano, sorride e gli brillano gli occhi.

Dopo un po' il nonno parcheggia vicino ad una piazzetta.

-Andiamo a prendere un gelato.- propone, spegnendo il motore.

Essendo primo pomeriggio, il sole tinge di giallo e di arancio tutte le persone che sono nella piazza. Ci sono bambini che giocano con la palla, signori anziani che si sfidano a carte su tavoli di plastica bianca, ragazzi che servono ai tavoli e donne che spettegolano vicino alla fontana. A questo primo sguardo, Torre Bella mi sembra una città viva. Potrebbe piacermi.

Il nonno e Pietro si sono messi a camminare davanti a me e al tipaccio e hanno iniziato a parlare di francobolli. Con la coda dell'occhio noto che Giordana ha le mani nelle tasche del jeans e che si sta guardando attorno. Noto anche come alcune ragazze, sedute ai tavoli, lo stiano guardando con gli occhi a cuoricino. Mi duole parecchio ammetterlo ma lo zuccone piace molto al gentil sesso. D'altronde non ha nulla che non gli permetta di essere considerato un ragazzo attraente. Ha gli occhi più verdi che abbia mai visto, di una sfumatura calda e tremendamente profonda, è alto e ha un fisico allenato per via dei diversi sport che ha sempre fatto fin da piccolo, ha dei bei lineamenti, i suoi capelli castano chiaro assumono delle sfumature dorate alla luce del sole e quando li porta scompigliati, gli ricadono sulla fronte. Purtroppo ha anche un bel sorriso e... okay, stop! Basta così! Non so da dove mi sia preso di pensare tutte queste carinerie sul suo conto.

-Che gusto di gelato prendete?- ci chiede Pietro davanti ad un chiosco di gelati.

Ero così sovra pensiero da non essermi accorta di niente.

-Cioccolato e pistacchio.- diciamo all'unisono io e Giordana.

Ci guardiamo un attimo negli occhi, entrambi imbronciati per avere qualcosa in comune. L'avevo quasi dimenticato, ma io e Giordana eravamo soliti mangiare il gelato in estate quando eravamo piccoli e , ora che ci penso, condividevamo la passione per il cioccolato e per il pistacchio. Volgo subito lo sguardo, perché continuare a guardarlo negli occhi mi fa solo ricordare altri momenti infantili che ho vissuto con lui, e sinceramente non voglio ricordarli.

Dopo che i gelati sono pronti, decidiamo di sederci ad uno dei tavoli di plastica bianca. Il nonno ha fatto aggiungere la panna sul mio, ricordandosi di come l'adorassi da piccola. Trovo che il suo sia stato un gesto molto carino. Ammetto che il nonno è riuscito in qualche ora a farmi cambiare l'idea che mi ero creata su di lui. Mi aspettavo infatti di trovare un uomo burbero e freddo, non essendosi fatto sentire per tutti questi anni. Me l'ero sempre immaginato un po' come il nonno di Heidi, avete presente? A quanto pare ho giudicato troppo in fretta, perché mi sembra una persona simpatica e gentile.

-Nonno, sai se ci sono negozi di elettronica da queste parti?- domando dopo poco , leccando un po' di panna.

Voglio acquistare una chiavetta internet per il mio computer portatile, vista l'assenza di Wi-Fi in casa.

-Intendi quei negozi che vendono quelle diavolerie elettriche?- mi domanda.

-Se con diavolerie elettriche intendi... chiavette internet... direi di sì.- faccio titubante.

Il nonno e la tecnologia sono come due rette parallele, a quanto pare.

-Internet? Non puoi andare dai vicini quando ti serve?- risponde il nonno, corrugando la fronte.

-Potrei, ma non vorrei disturbarli sempre.

-Mhm. E a cosa ti servirebbe? - il nonno dà un morso al gelato.- Non conosco negozi del genere, ma puoi chiedere alla figlia di quei due pazzi...- mi guarda negli occhi.

Credo che con "quei due pazzi" intenda la famiglia Fiore.

-Mi servirebbe per mantenermi maggiormente in contatto con i miei migliori amici. – rispondo.

Il nonno si limita ad annuire.

-No! Ma tu sei Jack dei Coming Back To Life?- fa una voce ad un certo punto.

Abbiamo quasi finito i nostri gelati, quando una ragazzina si avvicina al nostro tavolo. Non avrà che tredici o quattordici anni.

Vedo Giordana leggermente in imbarazzo.

-Colpevole.- fa passandosi una mano nei capelli.

-Oh. Mio. Dio.- biascica, ridacchiando. Poi si volta verso altre due ragazzine che, paonazze, ci si avvicinano.

-Come... come fate a conoscermi?- domanda loro, il tipaccio.

-Youtube.- gridano in coro le "fans".

-Ah...- fa ancora imbarazzato lo zuccone.

Dischiudo le labbra dalla sorpresa. Non avevo idea che lui e la sua band avessero un canale Youtube. Devono averlo aperto da poco.

-Adoriamo la vostra band e le vostre cover. E siete bellissimi.- trilla giuliva una delle ragazzine che ha il viso in fiamme.

Neanche stessero parlando con i Duran Duran da giovani!

-Vi ringrazio. Siete molto gentili. Posso... fare qualcosa per voi?

Vedo intanto il nonno e Pietro guardare la scena, voltando la testa da Giordana alle fans, come se stessero assistendo a una partita di ping pong. Mi viene da ridere.

-Oh sì. Una foto e un autografo?- propongono, sfilando i loro cellulari.

CONTINUA...

EVA:


Ciaoo ragazze! Grazie per aver letto anche questo quarto capitolo di "Cuori In tempesta", spero vi sia piaciuto! :)

Mi scuso se vi ho fatto attendere tanto, ma la sessione estiva è una carogna (come quella autunnale, presto in arrivo :/). In ogni caso, ho scelto di pubblicare il capitolo proprio oggi, sebbene lo avessi pronto da qualche giorno, perché oggi si festeggia Sant'Anna e Gioacchino, quindi potrete dedurre che il mio è un piccolo "regalo" al mio Jack! xD (A proposito, auguri a chi porta questi bei due nomi!)

Quattro nuovi personaggi si aggiungono alla ciurma: Clizia, Camillo, Zeno ed Eva. Che ve ne pare di loro? Prime impressioni? (Camillo è il mio preferito! xD)

Ma ciancio alle bande e bando alle ciancie, grazie per le stelline che mi avete lasciato agli scorsi capitoli e grazie per i gentili commenti! <3 Se vi va, sarei contenta di leggere la vostra anche per questo e se il capitolo è stato di vostro gradimento, spero mi lascerete qualche voto ^^

Alla prossima,

Rob

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