Chiave: verità e menzogna

بواسطة SlyCooper17

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(In revisione) Primo volume. Pip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un do... المزيد

Il flauto magico (parte prima)
Il flauto magico (parte seconda)
Il flauto magico (parte quarta)
Il flauto magico (parte quinta)
Il flauto magico (parte sesta)
Una decisione difficile (parte prima)
Una decisione difficile (parte seconda)
Una decisione difficile (parte terza)
Una decisione difficile (parte quarta)
Luang Prabang (parte prima)
Luang Prabang (parte seconda)
Luang Prabang (parte terza)
Un'attrazione fatale (parte prima)
Un'attrazione fatale (parte seconda)
Un'attrazione fatale (parte terza)
Un'attrazione fatale (parte quarta)
Un'attrazione fatale (parte quinta)
Un'attrazione fatale (parte sesta)
Un'attrazione fatale (parte settima)
Un'attrazione fatale (parte ottava)
Il momento dello scambio (parte prima)
Il momento dello scambio (parte seconda)
Il momento dello scambio (parte terza)
Tentato omicidio (parte prima)
Tentato omicidio (parte seconda)
Tentato omicidio (parte terza)
Tentato omicidio (parte quarta)
Tentato omicidio (parte quinta)
La gelosia (parte prima)
La gelosia (parte seconda)
La gelosia (parte terza)
La gelosia (parte quarta)
La gelosia (parte quinta)
Un palazzo nella piana
L'assedio
Un raggio di sole di nome Caroline
Il Falco
Conseguenze inevitabili
Tra odio e segreti
Il video
La fine dei Cartici
Il bacio prima della partenza
Verità agghiaccianti
La liberazione di Aura
L'assassino di Lorenzo
La bomba
Un rischio troppo grande
Incontri pericolosi
Verità nascoste
Giochi d'astuzia
Decisioni difficili
Suicidio pilotato
Una richiesta di aiuto inaspettata
Un uomo scomodo
L'illusione
Un viaggio pericoloso
Infarto mortale
Pericolo a villa Bacco
La vittoria dell'amore
I Muros
Ringraziamenti
Pubblicazione sequel
Un anno di Wattpad
Avvisi vari

Il flauto magico (parte terza)

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بواسطة SlyCooper17

Il figlio si stupì per la reazione della madre e guardò di nuovo lo strumento. "Beh, sì. Papà, prima di... andarsene... mi ha ordinato di salire in soffitta e mi ha dato delle indicazioni per trovare quest'oggetto, dicendomi che mi avrebbe cambiato la vita." Poi alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi neri come la notte. "Ne sapevi qualcosa?"

Lei appoggiò due dita sul tavolo e le sue labbra cominciarono a muoversi velocissime, senza emettere alcun suono. Si allontanò dal figlio e si avvicinò a un mobile.

Pip rabbrividì: l'inquietudine della madre era palpabile. Perché il suo sguardo si era velato di tristezza appena aveva visto quel flauto?

Osservò la donna che stava fissando il vuoto e, dopo qualche minuto, la raggiunse. "Mamma... scusami, non volevo rattristarti. Cosa succede?"

Aura sospirò e, borbottando tra sé, si sedette al tavolo. Il suo volto era una maschera di terrore.

Pip non riusciva più a trattenere la sua curiosità, così le mise una mano su una spalla. "Ti prego, parlami."

Lei sospirò e annuì, asciugandosi le lacrime dagli occhi. "Tutto è cominciato dieci anni fa. Tuo padre era di ritorno da un lungo viaggio di lavoro e incontrò un barbone che chiese il suo aiuto. Non voleva del cibo, ma dei vestiti nuovi. Nick gli diede ciò che desiderava perché quello che aveva con sé era anche più di quanto dovesse vendere. L'uomo lo ringraziò e in cambio gli diede in regalo il flauto dicendo che gli avrebbe portato fortuna."

Aura si chiese se fosse arrivato il momento di raccontare tutto oppure se fosse il caso di nascondersi dietro alla metà delle cose che non aveva ancora svelato; alla fine scelse la seconda opzione perché non poteva rivelargli la verità. Conosceva bene il figlio e lui non sarebbe stato in grado di reggere una notizia simile.

Decise di raccontare solo la parte meno dolorosa.

Aura invitò Pip a sedersi, il figlio obbedì e la guardò con occhi espressivi. Non aveva paura di sapere. Credeva di essere abbastanza forte per poter sopportare tutto.

La donna continuò il suo discorso: "Oltre a questo... il barbone disse che quell'oggetto era lo stesso flauto presente nella famosa leggenda del Canto del Richiamo."

Il ragazzo si alzò di colpo, esterrefatto: tutti conoscevano quel mito. Veniva insegnato ai più piccoli in modo che lo sapessero raccontare, da grandi, ai loro figli.

Si narrava che, un giorno, una bambina vietnamita di nome Virahs avesse trovato un flauto con il potere di richiamare gli animali. Dopo la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose, lo strumento sarebbe stato tramandato di persona in persona e il possessore sarebbe stato sempre cacciato dai villaggi per la sua pericolosità.

Qual era il collegamento tra la leggenda e il flauto?

Aura guardò Pip, gli prese le mani e sorridendo ammise: "Non è solo per questo motivo che l'ho nascosto in soffitta. Jakob, l'amico di Nick, disse, anni fa, che la nostra comunità a Londra si era messa d'accordo con una sezione del Museo di Arte antica e Leggende con l'obiettivo di verificare l'autenticità di miti raccontati da secoli."

Pip non capiva il nesso tra i due fatti, ma la sua curiosità fu soddisfatta subito dopo.

"Ci comunicò la disponibilità del museo di pagare sei milioni di sterline per quell'oggetto, considerato uno dei più preziosi." Le labbra della madre si schiusero in un meraviglioso sorriso. "Pensa: se noi andassimo a Londra e dessimo loro il flauto, potrebbero verificare la sua autenticità e ci consegnerebbero la ricompensa!"

I suoi occhi luccicavano: aveva la possibilità di allontanarsi da Veen, il villaggio natio che per tanti anni aveva considerato un rifugio, e non poteva lasciarsela scappare.

Aura abbracciò forte il figlio. "Questa è la chiave per cominciare una nuova vita... diventeremo ricchi!"

Il ragazzo era sorpreso: non la riconosceva più. Il sorriso della madre era diverso dal solito, forse per la consapevolezza che quel denaro era la loro unica speranza, ma la cosa non gli piaceva affatto.

Pip si diresse verso la porta e con un tono calmo, che non gli apparteneva, disse: "Vado al torrente." Si girò e, prima di uscire, aggiunse: "Ho bisogno di pensare."

Abbassò lo sguardo. Le domande che affollavano la sua mente erano aumentate. Doveva riflettere, prima di prendere una decisione così importante. Sapeva soltanto che, in un modo o nell'altro, la sua scelta gli avrebbe cambiato la vita.

La madre si stupì della reazione e dalla finestra lo seguì con lo sguardo: il figlio stava correndo libero, lontano da una donna resa estranea dalla situazione.

Aura portò una mano alla bocca e sospirò con le lacrime agli occhi. Pip non avrebbe mai compreso le sue ragioni. Per lui era difficile capire la realtà dei fatti, ma non potevano continuare a vivere in quel villaggio. Il figlio doveva realizzare l'ultimo desiderio del padre. Nick voleva vederli contenti e solo quel flauto sarebbe riuscito a dare loro la felicità che meritavano.

***

Pip aveva la testa ciondolante e i suoi occhi erano appannati dalle lacrime. La sua pelle bruna, come la corteccia di un albero, luccicava al sole. Si passò una mano tra i capelli, più neri della pelliccia di un orso asiatico. Una lacrima solcò il suo viso spigoloso, passando vicino al naso diritto e alle labbra rosse come ciliegie mature.

Si domandò se quella fosse davvero la stessa donna che suo padre aveva sposato anni prima, quella che lo aspettava con ansia ogni sera per paura di qualche incidente.

Mentre stava camminando, ebbe la risposta tanto temuta: purtroppo sì. Non poteva credere che fosse vero.

Sua madre si era sempre curata poco dei soldi, perché ora le premeva così tanto andare a Londra? La sua vita era lì e lei non poteva obbligarlo a cambiare se il suo desiderio era quello di rimanere. In più per Pip sarebbe stato il primo viaggio e, al pensiero di incontrare altre persone con abitudini diverse, gli si strinse lo stomaco. Promise a se stesso che la madre non l'avrebbe mai convinto a partire.

Pip si stese a guardare le nuvole nel cielo. Nelle orecchie aveva il gorgoglìo del torrente.

Chiuse gli occhi.

Conosceva la leggenda del Canto del Richiamo.

Per il ragazzo era assurdo pensare che potesse esistere un legame tra il mito e lo strumento trovato in soffitta, nonostante la piccola V incisa su di esso, la stessa lettera con cui cominciava il nome della protagonista. Quei pensieri gli provocavano un brivido. Aveva sempre sognato di possedere quel flauto, come tutti i bambini. Ora che era nelle sue mani, però, ne era spaventato.

Perché proprio a lui? Per quale motivo era stato scelto?

Il ritorno a casa avvenne in modo tranquillo. La discussione rimasta in sospeso si concluse con un sorriso da parte di Pip, come segno di scusa per la brusca reazione. Aura lo abbracciò. Teneva molto a suo figlio, era ormai l'unico pilastro che reggeva il suo cuore vuoto.

***

Il giorno dopo, Pip fissava la strada davanti a sé e camminava piano, calpestando la ghiaia e calciandola lontano. Una goccia di sudore scivolò veloce dalla fronte e lui fu subito pronto ad asciugarla. Sbuffò e guardò il cielo, proteggendosi gli occhi per schermare i raggi. Nonostante il sole fosse sorto da poco tempo, il caldo si era già impossessato di ogni centimetro della sua pelle. La sua maglia beige era incollata al corpo e sentiva i pantaloncini aderire alle gambe.

Si passò una mano sul collo sudato e cercò di affrettare il passo. Gli sembrava di essere in ritardo: era una strana sensazione, un formicolio che saliva lungo le gambe e che lo costringeva a camminare più velocemente.

Poco dopo scorse in lontananza il capannone di Jakob, un amico di suo padre oltre che suo datore di lavoro.

Un sorriso di sollievo si dipinse sul volto stanco del ragazzo, che aumentò ancora l'andatura, quasi mettendosi a correre. Era impaziente di cominciare a lavorare; solo così i suoi occhi, ancora intontiti dal sonno, si sarebbero risvegliati.

Uscì dalla strada principale e imboccò un percorso pieno di erbacce. Sperava che il suo capo, un giorno o l'altro, gli ordinasse di tagliarle. Le sue aspettative ovviamente svanivano ogni volta, perché c'era sempre un incarico più urgente da portare a termine.

Jakob stava fumando: cappello di paglia a punta sul capo chino, un piede appoggiato al muro a mattoni rossi dietro di lui. L'uomo inspirò profondamente e poi alzò il mento, sputando il fumo come fuoco dalle fauci di un drago.

Pip aprì il cancello nero in ferro; non era chiuso a chiave e gli bastò spingerlo in avanti, causando uno stridìo ormai familiare.

Non appena il ragazzo avanzò di qualche passo, Jakob scattò in avanti, buttando la sigaretta lì vicino. "Ehi, non mi aspettavo che oggi saresti venuto."

Pip annuì. "Neanche mia madre se l'aspettava. Sono stato io a insistere. Devo lavorare, meglio evitare di restare senza far niente dopo..."

Cercò di trattenersi. Sapeva che ormai la voce sulla morte di suo padre si era sparsa, ma parlarne gli faceva uno strano effetto. Non aveva ancora metabolizzato il lutto, gli sembrava di sentire la sua risata contagiosa per le stanze della loro casa, il solito ticchettio delle sue macchine da lavoro. Una normalità che da quel maledetto giorno non c'era più.

Tra i due si era creato un silenzio imbarazzante, interrotto solo dal cinguettio degli uccelli. La natura non si fermava mai.

"Dove devo spostare quelli?" chiese Pip, indicando tre scatoloni impilati uno sopra l'altro. L'ultima volta che era stato lì non c'erano.

"Tranquillo, per te oggi ho un altro incarico, ma... non so se te la senti. Insomma, Nick è mancato solo da due giorni e..."

"E la vita continua. Devo lavorare" lo interruppe Pip, quasi in modo freddo.

Non riusciva neanche lui a capire come aveva potuto utilizzare un tono così distaccato per liquidare un argomento tanto delicato. La sua era una maschera, uno scudo che nascondeva ore e ore di pianti. Sapeva, però, che se avesse pronunciato la parola papà, non avrebbe potuto frenare le lacrime.

L'amico di Nick rimase stupito per quell'atteggiamento, ma capì lo stato in cui il suo collaboratore viveva. Lo conosceva: era sempre stato un ragazzo estroverso, solare, pieno di vita. Da quando Nick si era ammalato, però, le sue risate erano sparite. Solo la sua energia era rimasta uguale; visto che suo padre non poteva più portare i soldi a casa, lui aveva deciso di lavorare di più.

"Pip, non m'inganni. Ti conosco da quando eri ancora nella pancia di tua mamma: è come se fossi mio figlio. Per qualsiasi cosa, sappi che ci sono. Certo, non sono Nick, però ti voglio bene e mi dispiace vederti così triste."

Il ragazzo mise le braccia conserte e annuì, mostrando un evidente distacco. "Grazie, lo apprezzo molto. Ora puoi dirmi in cosa consiste l'incarico di oggi?"

Jakob si sistemò il cappello di paglia ed entrò un attimo nel capannone, uscendone subito dopo con un carretto. "Devi trasportare questi arnesi nel borgo di Parvis, a pochi chilometri da qui. Appena arrivato, noterai una fontana. Prosegui dritto sulla strada principale e, dopo qualche metro, sulla destra troverai un negozio con degli oggetti a forma di cerchio esposti in vetrina. Entra e consegna questi arnesi a Jim, è un mio amico."

Pip aggrottò la fronte: non era mai stato fuori da Veen.

Abbassò lo sguardo; stava per esternare i suoi dubbi, ma Jakob continuò: "So che ti sto chiedendo tanto, però non posso muovermi da qui. Ho un appuntamento importante e..." Controllò che nelle vicinanze non ci fosse nessuno e gli sussurrò: "Sto aspettando dei miei colleghi che lavorano qui vicino. Forse mi venderanno i loro campi, così potrò espandere tutto questo. È vero che così dovrò assumere altro personale, ma ne vale la pena, ne sono sicuro!"

Spazio Sly

Vi è piaciuta la terza parte del primo capitolo? Aura ha raccontato a Pip come Nick è entrato in possesso del flauto... ma avete notato anche voi qualcosa di strano? 

I misteri che aleggiano sullo strumento sono molti, non vedo l'ora di farveli scoprire tutti!

Vi invito a lasciare un commento con la vostra sincera opinione.

A presto!

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