Il Nido del Drago

By Dyonisia

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~ Storia nell'elenco di lettura di @FantasyIT ~ Un vecchio cantastorie rimbambito di nome Artigern, detto Art... More

(R) Capitolo 1: Un vecchio rimbambito e un liuto
(R) Capitolo 2: Grattatine alla pancia
(R) Capitolo 3: I malefici rapitori non erano poi così malefici
(R) Capitolo 4: Un Athi solo è un Athi morto
(R) Capitolo 5: Un amico scorbutico
(R)Capitolo 6: Quando la strega sdentata si pose sulla nostra via
(R) Capitolo 7: Quando gli dei ficcano il naso nei tuoi affari
(R) Capitolo 8: Una nota stonata
(R) Capitolo 9: L'Athi traditore
(R) Capitolo 10: Il nido oltre le montagne
(R) Capitolo 11: Avanti, marche!
(R) Capitolo 12: Ruggisci come un drago
Capitolo 14: Il servo di Oberon
Capitolo 15: Il drago che non era un drago
Capitolo 16: Solitudine
Capitolo 17: Parassiti
Capitolo 18: Un nuovo nome
Capitolo 19: Melina e Firtorn
Capitolo 20: Ritorno di fiamma
Capitolo 21: Una chiacchierata
Capitolo 22: Traditore
Capitolo 23: La caduta
Capitolo 24: Per la salvezza
I compendi di Nimrod
Capitolo 25: Un momento di pausa, per favore
Capitolo 26: La quercia d'argento
Capitolo 27: Mulkin, il soldato
Capitolo 28: Parli come un umano
Capitolo 29: Nell'anima del soldato
Capitolo 30: Mia nipote
Capitolo 31: Ognuno per conto suo
Capitolo 32: Di nuovo insieme
Capitolo 33: Partenza
Capitolo 34: Torto o ragione
Capitolo 35: La biblioteca di Folis
Capitolo 36: Anatomia Athi Elementare
Capitolo 37: Operazione mancata
Capitolo 38: Luna rosso sangue - Parte I
Capitolo 39: Luna rosso sangue - Parte II
Capitolo 40: Luna rosso sangue - Parte III
Capitolo 41: L'ultima canzone
Capitolo 42: Fiori
Capitolo 43: Rinascita
Curiosità sul Nido
Piccolo Capitolo Extra
Scarabocchi: I personaggi

Capitolo 13: Nel territorio di Elwyn

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By Dyonisia


Sparviero

Il drago emerse rapidamente dall'acqua, le squame blu notte che luccicavano sotto la luce della luna. Sotto di esse, dei solidi muscoli si gonfiavano ad ogni passo, trasmettendo una sensazione di impetuosità e forza bruta che mi fece emettere istintivamente un ringhio.

Aveva un collo più lungo e sottile del mio, e una mandibola di considerevoli dimensioni, popolata da tanti, sottilissimi denti aguzzi. I suoi occhi, di un azzurro iridescente, ci fissavano minacciosi, guizzando da me ad Arty in rapida successione.

Ci stava valutando.

Evidentemente, non doveva ritenerci una grande minaccia, perché ripiegò le ampie ali, dall'apertura di sei metri, contro il dorso rugoso e bitorzoluto, ricoperto da tanti piccoli agglomerati di alghe di fiume.

Quello era un drago adulto, del tutto sviluppato. Era alto quattro metri e mezzo, come minimo, e ogni suo passo faceva tremare il suolo.

Io non ero nulla, a confronto: gli sarebbe bastato afferrarmi il collo con la sua bocca enorme per staccarmi di netto la testa.

Per quanto riguardava Arty, invece, gli sarebbe bastata una zampata neanche troppo potente per ridurlo ad una frittata.

Sembrò intuire cosa stessi pensando, perché da lui provenne un basso gorgoglio. Una risata.

- Ma guarda un po' - disse, con una voce profonda e rauca, come se non parlasse da molto tempo. - Un piccolo drago selvatico. E' da tanto che non ne vedo uno. E... oh, cos'hai lì? E' davvero un Athi, quello?

Arty, nel sentirsi chiamare in causa, squittì per il terrore.

- Sparviero, andiamo via - mi supplicò, aggrappandosi al mio collo.

Anche io pensavo fosse la cosa migliore, ma, non appena feci il gesto di scappare, l'enorme coda del drago blu mi avvinse, tenendomi ben stretto. Con le fauci, strappò Arty dalle mie, scaraventandolo a terra.

L'Athi rotolò per qualche metro, finendo a sbattere contro il tronco di un albero. Restò immobile, accasciato in una posizione scomposta.

- Artigern! - gridai, terrorizzato. Guardai il drago blu e provai un'immensa rabbia.

Senza pensare a cos'avrebbe potuto farmi lui, cominciai a mordergli la coda con tutta la furia di cui ero capace. Ma i miei denti, sebbene riuscissero a penetrare con facilità nella carne degli animali comuni o di un uomo, non erano in grado di attraversare la spessa corazza di squame di quel drago.

Lo sentii ridere.

- Calma, calma, mollusco! - esclamò, sbatacchiandomi al suolo finché non cessai di opporre resistenza, stordito dalle botte. - Sei troppo agitato per i miei gusti. Fatti un bel sonnellino.

Per darmi il colpo di grazia, mi abbatté contro uno dei massi erranti di cui la foresta pullulava.

Provai un forte dolore, seguito dalla sensazione di galleggiare, mentre mi allontanavo rapidamente. L'ultima cosa che vidi fu il drago blu chinarsi su Artigern, raccogliendo il suo corpo inerte fra i denti.

***

Il gelo mi penetrava nelle ossa, mozzandomi il respiro, intontendomi. Dovetti compiere un enorme sforzo di volontà per riuscire ad aprire gli occhi.

Mi guardai attorno.

Per fortuna riuscivo a vedere bene al buio: davanti a me c'era il drago blu, che procedeva imperturbabile, a passo rapido.

Ci trovavamo all'interno di un'ampia grotta, che sembrava non finire mai. Delle flebili luci ne illuminavano le pareti lisce e umide, dalle quali colavano delle goccioline di condensa.

Il pavimento era solido e roccioso, ricoperto da uno strato non uniforme di sassolini che facevano sobbalzare il carro sul quale mi avevano legato.

Il carro?

Fu allora che mi resi conto delle molteplici bande di cuoio che mi costringevano contro la superficie legnosa, impedendomi il minimo movimento. Mi avevano bloccato le zampe e il collo, fasciato le ali e infilato una spessa museruola, talmente stretta che non riuscivo a schiudere le fauci neanche di un millimetro.

Ai miei fianchi, una serie di ometti minuscoli.

Ci misi un po' per capire che si trattava di Athi.

Com'era possibile?

Nonna aveva detto che si stavano avviando all'estinzione. Ma quei capelli rossi e gli occhi argentei erano inconfondibili. Alcuni di loro erano persino più bassi di Arty.

Alzai lo sguardo e identificai la massa nera sul dorso del drago blu - finora scambiata come un mucchio di coperte -, come un fagotto in cui avevano imbozzolato il mio amico.

La testa gli ciondolava sul petto, inerte. Aveva un grumo di sangue rinsecchito sulla fronte, dove aveva sbattuto contro la roccia, e parte di questo gli era colata sul viso.

Lo avevano bendato e imbavagliato.

Quella vista mi fece infuriare e mi divincolai con tutte le mie forze, ma fu tutto inutile.

Il drago blu emise un'altra risata, che mi fece arrabbiare ancor di più.

- Ti abbiamo legato bene, cucciolo - sogghignò, voltandosi per un istante. - Non riuscirai a liberarti tanto facilmente.

Presi mentalmente l'appunto che, non appena mi avessero tolto queste bande, gli sarei saltato al collo. Lì la carne era più tenera e forse sarei riuscito a sgozzarlo anche con i miei minuscoli dentini da latte.

Artigern

La testa mi faceva male. Provavo la sensazione di avere un martello che mi picchiava costantemente nello stesso punto, alla base della nuca, dove avevo un bernoccolo talmente gonfio che, reclinando il capo all'indietro, potevo avvertirne la pressione sul collo.

Non potevo parlare né vedere. Non avevo la benché minima idea di dove mi trovassi, né di dove mi stessero portando.

Tuttavia, dai passi regolari della creatura che mi sosteneva, probabilmente il drago blu che ci aveva aggrediti, riuscivo a scandire il passare del tempo.

Di tanto in tanto perdevo di nuovo conoscenza o mi addormentavo. Eravamo in marcia da diverse ore, quando numerose mani mi liberarono dalle fasce che mi stringevano. Non riuscii ad opporre molta resistenza, mentre mi infagottavano per bene in nuovi legacci, incollandomi le braccia al petto e sistemando un bel paio di manette tintinnanti alle mie caviglie.

- Hmm! - mi lamentai attraverso il bavaglio, quando mi spinsero in avanti, trascinandomi tramite una corda.

Non avevo idea di dove stessi mettendo i piedi e continuavo a inciampare. Nonostante tutto, le cose peggiori erano la sete tremenda che mi tormentava e il bisogno disperato di andare in bagno.

Non ce la facevo più. Avevo la sensazione che la mia lingua fosse gonfia e ricoperta di velluto, e a stento riuscivo a mettere un passo dietro l'altro senza che la mia vescica cedesse. Le vertigini procuratemi dalla botta non aiutavano.

Dopo quelli che mi parvero secoli di tortura, giungemmo al termine del nostro cammino.

Mi costrinsero in ginocchio, tenendomi saldamente per le spalle. Poi, finalmente, mi tolsero la benda per gli occhi e il bavaglio.

Mi sgranchii le mascelle, cercando invano di umettarmi le labbra con la lingua. La luce improvvisa del luogo mi accecò e, per qualche istante, non riuscii a vedere niente.

Quando misi a fuoco il mondo circostante, la prima cosa che notai fu Sparviero, assicurato da una serie di ganci e fasce di cuoio ad un supporto di legno. Mi guardava con gli occhi rossi sbarrati, dando degli strattoni regolari alla sua prigione. Emise una specie di uggiolio e io cercai di alzarmi per andargli incontro, ma mi tennero ben stretto.

In quel secondo momento, osservai meglio chi mi stava bloccando, e restai a bocca aperta.

Erano... erano come me.

Stessi capelli rossi, stessi occhi argentei, stessa pelle scura. La somiglianza era inquietante; ma altrettanto inquietante era il loro sguardo spento, come se non fossero davvero lì.

Sembravano dei terrificanti burattini.

- Voi siete... - rantolai, con un filo di voce.

Non riuscii a terminare la frase, perché qualcosa di altrettanto inaspettato mi fece sgranare gli occhi ancor di più.

- Oberon? - esclamai, esterrefatto.

Di fronte a me, Sparviero e la schiera di Athi dagli occhi vuoti c'era un enorme trono costruito sulle radici di una quercia gigantesca. Su di esso era seduto Oberon, con indosso un complesso e arzigogolato abito di stoffa verde. I capelli lunghi gli ricadevano sul petto e l'addome, ed erano tenuti indietro da una corona di rami intrecciati, dai quali spuntavano foglioline e germogli primaverili, assieme a dei fiori di un rosso cupo.

Dall'orlo della tunica scorgevo i suoi piedi magrissimi e sottili, tutti ossa. Ciò che davvero mi colpì furono i due bracciali d'oro luccicante che portava alle caviglie, sui quali erano impresse delle scritte in una lingua che non riuscivo a comprendere. Ne aveva di simili ai polsi, e, per terminare, uno più grande al collo.

Mi sembrò piuttosto strano che Oberon li portasse. Non mi era sembrato una persona - se persona si poteva chiamare - amante dello sfarzo. I suoi vestiti erano gli abiti della foresta. Materiali poveri, muschio fresco, legno. Lui stesso sembrava un albero.

- Chi è Oberon? - chiese lui, inarcando un sopracciglio. Mi guardò con aria sdegnosa, puntandomi contro uno scettro di legno di noce, nel quale erano intessuti piccoli cristalli.

- Chi... - ripetei, confuso. - Ma come? Sei tu, Oberon. Il Re delle Querce. Non ti ricordi di me? Sparviero era molto piccolo quella volta, ma...

- Silenzio! - intimò lui.

Batté il bastone e il terriccio attorno a me tremò. Dei viticci emersero dal nulla, come una serie di bruchi sotterranei, e si avvilupparono attorno al mio collo, tappandomi la bocca.

- Mpf! - protestai, senza riuscire a capire il perché di quel trattamento.

Oberon si alzò dal trono e scese lentamente, un passo alla volta, come se facesse fatica a muoversi o non avesse un equilibrio perfetto.

- Non so chi sia questo Oberon di cui parli - continuò, fermandosi a circa una decina di passi da me, scrutandomi truce con i suoi occhi intelligenti, nei quali brillava una scintilla pericolosa. - Però non osare mai più rivolgerti a me come se parlassi con un tuo pari, nanerottolo. Sei solo un servo, come tutti quelli della tua razza, e devi conoscere il tuo posto. D'ora in poi, parlerai solo se interpellato, chiaro? O potrebbero esserci delle spiacevoli conseguenze.

Io battei le palpebre un paio di volte per fargli capire che avevo afferrato il messaggio e i tralicci si ritrassero, fagocitati dalla terra dalla quale erano emersi.

- Dunque - proseguì Oberon, scrutandomi come se volesse carpire i miei pensieri. - Dimmi, piccolo Athi, chi siete voi due? E perché avete sconfinato nel dominio di Elwyn?

- Elwyn?! - esclamai, con un gemito di terrore. Era quel drago impazzito di cui mi aveva parlato Nonna.

Lo schiaffo che Oberon mi rifilò fu talmente improvviso e potente che caddi a terra. Ancora una volta rischiai di farmi la pipì addosso, ma riuscii a contenerla, per miracolo.

Gli altri Athi mi risollevarono, mettendomi in posizione eretta.

Avevo le lacrime agli occhi per il dolore, ma Oberon non ci fece caso e mi afferrò il viso con una mano.

Era fredda e trasmetteva una sensazione sgradevole, come se, in quel momento, mi stessero crescendo una serie di piccole radici nelle guance, che mi facevano dolere tutto il volto.

- Parla, moccioso - disse.

- Io non lo so - balbettai. Non riuscivo nemmeno a pensare se mi guardava in quel modo. Mi faceva male la testa. Ero confuso. Volevo Nonna, Bonnie, Delia e Finn. Qualcuno che mi abbracciasse e mi dicesse che era tutto un brutto sogno. Ma nulla di tutto questo accadde. - Io e Sparviero volevamo solo attraversare il passaggio sotto la montagna. Ci stavamo allontanando per la stagione di caccia. Non volevo che lo... ci catturassero e facessero del male. E così l'ho portato via. E' stata Nonna a dirmelo. I-io ho solo ubbidito. Non sapevo nemmeno che questo fosse il dominio di Elwyn. Per favore, lasciaci andare. Non siamo vostri nemici.

Oberon mi scrutò a fondo ancora per un istante, poi mi lasciò andare. Provai un immenso sollievo, come se mi avessero liberato da una morsa che mi stava soffocando piano piano.

Tuttavia, Oberon tornò sui propri passi, fissando con insistenza qualcosa sul mio petto. Mi mise una mano sul collo e pensai che volesse strozzarmi, ma, invece, strappò di netto la collana con la ghianda.

La osservò come se fosse stata un cimelio, gli occhi socchiusi. Sembrava che si sforzasse di ricordare qualcosa.

- Questa collana... - sussurrò. - Chi te l'ha data?

Io non sapevo cosa rispondere.

- Allora? - minacciò lui, puntandomi contro il bastone.

- Me l'ha data Oberon - rantolai, col cuore in gola.

- Ancora con questo Oberon! - fece il Re, esasperato.

Però, prima di tornare sul trono, tenne ben stretta la ghianda, infilandosela in tasca. Ad un tratto, la luce nel suo sguardo era cambiata. Mi sembrava di vedere di nuovo la creatura fatata che avevo incontrato a casa di Nonna, ma ormai mi chiedevo se fosse mai esistita.

- Portateli via - sbottò Oberon, sedendosi sul trono, le gambe sottili accavallate. - Mettete il drago nella scuderia e date una strigliata al piccolo Athi. Che sia presentabile. D'ora in poi sarà il mio servo.

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