Il Nido del Drago

By Dyonisia

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~ Storia nell'elenco di lettura di @FantasyIT ~ Un vecchio cantastorie rimbambito di nome Artigern, detto Art... More

(R) Capitolo 1: Un vecchio rimbambito e un liuto
(R) Capitolo 2: Grattatine alla pancia
(R) Capitolo 3: I malefici rapitori non erano poi così malefici
(R) Capitolo 4: Un Athi solo è un Athi morto
(R) Capitolo 5: Un amico scorbutico
(R) Capitolo 7: Quando gli dei ficcano il naso nei tuoi affari
(R) Capitolo 8: Una nota stonata
(R) Capitolo 9: L'Athi traditore
(R) Capitolo 10: Il nido oltre le montagne
(R) Capitolo 11: Avanti, marche!
(R) Capitolo 12: Ruggisci come un drago
Capitolo 13: Nel territorio di Elwyn
Capitolo 14: Il servo di Oberon
Capitolo 15: Il drago che non era un drago
Capitolo 16: Solitudine
Capitolo 17: Parassiti
Capitolo 18: Un nuovo nome
Capitolo 19: Melina e Firtorn
Capitolo 20: Ritorno di fiamma
Capitolo 21: Una chiacchierata
Capitolo 22: Traditore
Capitolo 23: La caduta
Capitolo 24: Per la salvezza
I compendi di Nimrod
Capitolo 25: Un momento di pausa, per favore
Capitolo 26: La quercia d'argento
Capitolo 27: Mulkin, il soldato
Capitolo 28: Parli come un umano
Capitolo 29: Nell'anima del soldato
Capitolo 30: Mia nipote
Capitolo 31: Ognuno per conto suo
Capitolo 32: Di nuovo insieme
Capitolo 33: Partenza
Capitolo 34: Torto o ragione
Capitolo 35: La biblioteca di Folis
Capitolo 36: Anatomia Athi Elementare
Capitolo 37: Operazione mancata
Capitolo 38: Luna rosso sangue - Parte I
Capitolo 39: Luna rosso sangue - Parte II
Capitolo 40: Luna rosso sangue - Parte III
Capitolo 41: L'ultima canzone
Capitolo 42: Fiori
Capitolo 43: Rinascita
Curiosità sul Nido
Piccolo Capitolo Extra
Scarabocchi: I personaggi

(R)Capitolo 6: Quando la strega sdentata si pose sulla nostra via

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By Dyonisia

Sparviero

Dopo che Delia se ne fu andata, sia io che Arty provammo per la prima volta la sensazione di essere completamente abbandonati a noi stessi.

Fu come se ci avessero scaricato un'incudine sulle spalle, e quel peso fu talmente inaspettato, talmente doloroso, che restammo a fissare inebetiti il terreno per un bel po', prima di riuscire a pensare di nuovo.

- D'accordo - disse il bambino, deglutendo a fatica.

Mi rivolse un sorriso tremulo, cercando di apparire coraggioso, e si mise le mani sui fianchi, pensando al da farsi.

- Presto sarà sera. Dovremmo occuparci di preparare un fuoco per la notte, se non vogliamo stare al buio - continuò, pensieroso. - Vieni, andiamo. Prendiamo della legna e delle rocce. L'ho già visto fare a Bonnie molte volte, non sarà difficile.

Le ultime parole famose.

Non sapendo cos'altro fare e non volendo restare solo, gli andai dietro, mentre lui raccoglieva ramoscelli ed erba secca. Accumulammo il materiale in una pira, che delimitammo con delle pietre prese dal torrente. Io ne portavo una alla volta, trattenendola fra i denti, mentre Arty ne reggeva tre o quattro fra le sue braccia striminzite. Creammo un solido cerchio, in modo che il fuoco non si diffondesse. Quando finimmo, era già l'imbrunire.

- Allora? - mi incitò Arty, sorridente.

Allora cosa?, avrei voluto dire.

Mi limitai a un verso interrogativo, che gli fece aggrottare le sopracciglia.

- Accendi il fuoco, no? - disse, dandomi una spintarella con un piede.

Io scossi la testa. Ad Arty tremò il labbro inferiore.

- Non sai accendere il fuoco?

No.

Per un attimo pensai che si sarebbe messo a gridare in preda al panico, ma poi espirò lentamente e si mise seduto a gambe incrociate, tenendo un ramoscello fermo coi piedi nudi, neri per lo sporco. Con le mani, cominciò a sfregarne uno contro quello più grande. Io lo osservavo dall'altra parte della pira, incuriosito. Arty sfregò e sfregò, fino a farsi venire le vesciche sui palmi delle mani, ma fu inutile.

Ormai era buio, e si fece prendere del tutto dal panico.

Raccolse tutte le cose alla rinfusa e andò a rifugiarsi in un tronco cavo, terrorizzato. Io lo seguii, spaventato a mia volta. Vedevo bene nell'oscurità, ma avevo paura delle bestie feroci. Avrebbero potuto facilmente uccidermi. Mi rannicchiai al suo fianco, e mangiammo nervosamente alcune strisce di carne secca dalla dispensa fornitaci da Delia.

- Ho paura - rantolò Arty, dopo che il verso di una civetta ci ebbe fatto sobbalzare entrambi.

Io ero troppo orgoglioso per ammettere di essere spaventato e non mi mossi.  Arty, gli occhi sgranati come due piattini, si guardava intorno, emettendo dei fievoli gemiti. Nella mano destra stringeva un bastoncino, come se ciò avesse potuto aiutarlo a difendersi.

- Sai, non ho mai dormito da solo, prima d'ora - sussurrò, pianissimo. - Non mi piace. Non mi piace per niente. Se solo ci fosse Bonnie. O Delia. Mi accontenterei anche di Finn.

Le ore passarono e, un po' alla volta, la stanchezza ci sopraffece. Ad Arty si chiudevano le palpebre, e la testa gli ciondolava sul petto. Ogni volta in cui il suo mento sfiorava la maglia, si svegliava di soprassalto, farfugliando cose incomprensibili, mentre puntava il bastoncino contro una minaccia invisibile.

Alla fine mi arresi all'umiliazione e andai a cercare conforto. Mi accoccolai sul suo addome, appoggiando la testa sulle sue ginocchia. Arty mi fu grato per quel gesto e mi abbracciò - come avevo temuto -, ma non fu poi così spiacevole.

- Hai la pancia caldissima - fu il suo unico commento, prima di addormentarsi, la testa poggiata sullo zaino.

Io lo seguii poco dopo, finalmente col coraggio di dormire senza temere che qualche bestia feroce mi aggredisse. Mi sentivo un po' più protetto, vicino a qualcuno.

***

La mattina seguente fummo svegliati dal frusciare degli alberi e i raggi del sole che riuscivano a penetrare nel tronco. Con la luce tutto era bello e rassicurante, e uscimmo all'aperto. Arty sembrava un'altra persona.

- Che bella giornata! - esclamò, saltellando qua e là.

Cercò subito di accendere quel maledetto fuoco: non avevamo nessuna intenzione di passare un'altra notte di terrore, tuttavia i suoi tentativi si rivelarono inutili. Io frugai nello zaino col muso e raccolsi il manuale di Delia coi denti, posandoglielo sulle ginocchia. Doveva esserci qualche soluzione, lì dentro.

- Ehm... grazie - farfugliò Arty, con un sorriso dubbioso.

Sfogliò il libro, lo scosse, lo guardò prima da vicino, poi da lontano, lo girò in ogni direzione.

Fu allora che capii.

- Non sai leggere - dissi, articolando una frase coerente per la prima volta nella mia vita. Di solito pronunciavo solo parole disarticolate.

Arty emise una specie di verso soffocato, diventando rosso quanto i suoi capelli.

- Ma certo che so leggere! - ribattè, tenendo il libro bene aperto.

Strizzò gli occhi, avvicinando il viso fino a immergere il naso fra le pagine.

- Il... il... dra... dri... drago! - esclamò, trionfante. - D... deve... essere... ten... tan... tenuto. Al... al... caldo.

Oh, per tutti i draghi, ci avremmo messo l'intera giornata!

Gli sottrassi il libro e tornai a riporlo nello zaino. Era inutile, così. Meglio trovare altri modi per accendere il fuoco.

Arty, avvilito, si fece da parte, mentre io cercavo della legna secca, che prendesse fuoco più facilmente. Avevo visto Delia accendere il fuoco sfregando un bastoncino contro un legno secco e fibroso, non come aveva fatto il piccolo Athi la notte precedente, usando legna umida.

Cercai di fargli capire come doveva agire, ma lui non riusciva a comprendere.

- Fuoco - dissi, mettendogli il bastoncino e il legno largo in mano. - Fuoco, fuoco.

- Non so come si fa! - gemette lui, quasi in singhiozzi. Mi mostrò i palmi delle mani, ricoperte di vesciche, alcune delle quali erano scoppiate. - E mi sono anche fatto male.

- Fuoco? - chiesi, sedendomi a terra, scoraggiato.

- No, niente fuoco.

Restammo lì ad avvilirci per un po', poi Arty si fasciò le mani e ritentò un'ultima volta.

E... miracolo.

Un sottile filo di fumo si innalzò dal legno secco, per poi trasformarsi in una fiammella.

- Fuoco! - esclamai, entusiasta. Allora non era un buono a nulla.

- Sì, fuoco! - ribatté lui, altrettanto felice.

Nell'impeto dell'emozione, fece cadere della paglia sulla fiammella.

Ci fu un sonoro "wooomp", e le fiamme si espansero a una velocità allucinante.

- Fuoco! - urlai, terrorizzato, saltandogli in braccio.

Anche Arty cominciò a gridare.

- Fuoco, fuoco, fuoco! - ripetemmo, correndo in tondo attorno alle fiamme, senza sapere cosa fare.

Arty ebbe l'idea di prendere la sola coperta che avevamo, bagnarla nel torrente e gettarla sopra alle fiamme, che si estinsero con un "shhhhhh".

Ci lasciammo entrambi cadere a terra, esausti.

- Incapace - mi venne spontaneo dire.

Sarebbe stata una delle parole che avrei imparato ad usare meglio.

- Scusa - gemette Arty. - Non l'ho fatto apposta.

- Incapace! - ripetei, con più convinzione. - No fuoco!

Una risata pervase la radura, mozzandoci il fiato in gola.

Scattammo a sedere.

Poco lontano, una vecchietta di statura nanica ci stava osservando, e se la rideva di gusto. Indossava una palandrana nera, aveva lunghi capelli candidi e ispidi, raccolti in una serie di treccine, e il suo volto cotto dal sole era una maschera di rughe.  Aveva occhi quasi biancastri, segno che era cieca. Le sue labbra, raggrinzite, si schiudevano su una bocca sdentata.

Di fronte a quell'apparizione terrificante, saltai in braccio ad Arty, che mi strinse, altrettanto intimorito.

- Ma guarda un po', chi abbiamo qui? - domandò la vecchia, avvicinandosi con l'aiuto del suo bastone.

- Chi sei? - chiese Arty, indietreggiando. - Una strega?

- Forse - sogghignò lei, puntandoci contro il bastone.

Entrambi trattenemmo il respiro, temendo di trasformarci in rospi da un momento all'altro.

La vecchia rise ancora.

Ci stava prendendo in giro.

- Vi ho sentiti gridare dall'altro capo della foresta - disse, in tono più gentile. - Ho pensato aveste bisogno d'aiuto. Su, avanti, venite.

- Bonnie mi ha sempre detto di non fidarmi degli sconosciuti - balbettò Arty, indietreggiando ancora.

- Bonnie ti ha insegnato bene - disse la vecchia. - Ma io non sono una sconosciuta. Mi chiamo Nonna Nube e tutti mi conoscono, qui nel bosco. Sono la nonna di chiunque abbia bisogno d'aiuto. So che hai un cucciolo da proteggere, lì con te, e stai aspettando il ritorno della vostra amica.

- Come fai a saperlo? - chiese Arty, sbalordito. - Sei davvero una strega!

- Diciamo che degli uccellini me l'hanno detto - disse la vecchia, e un passerotto si appoggiò sulla sua spalla, cinguettando. Lei gli accarezzò la testa con l'indice e l'animaletto sembrò apprezzare, prima di spiccare di nuovo il volo.

- Posso darvi una casa e del cibo caldo - ci tentò, avvicinandosi.

Arty stavolta non si mosse. Sia la sua che la mia pancia brontolavano dolorosamente da quella mattina. Il cibo di Delia non era sufficiente. Aveva pensato che Arty mi avrebbe aiutato a cacciare con i consigli del manuale, ma la Athi aveva chiesto troppo a un bambino quasi analfabeta, cresciuto in mezzo a straccioni.

- Davvero? - gorgogliò Arty, con l'acquolina in bocca.

- Ma certo - disse la vecchia, grattandogli la nuca.

Avvertii un cedimento nei muscoli del bambino, che si rilassò e sorrise.

- E posso anche insegnarvi a fare un fuoco. Un fuoco decente. - sogghignò Nonna Nube, facendoci cenno di seguirla.

- Fuoco! - esclamai io, deciso. - Fuoco, fuoco.

- Sì, esatto - confermò lei. - Un fuoco focoso.

Quella donna mi piaceva. A differenza di Arty, sapeva quello che stava facendo.

- Con lei - dissi, rivolto al bambino.

- Ma non la conosciamo - mormorò lui, accarezzandomi la schiena per placarmi. - Delia tornerà tra due giorni, non possiamo non esserci...

- Con lei - ripetei, mordicchiandogli un braccio.

Arty, sconfortato, non sapeva cosa fare.

Ci pensò Nonna Nube a sciogliere il suo ultimo dubbio.

- Non temere. Torneremo prima che la vostra amica venga a prendervi. Vi accompagnerò qui, poi farete tutto da soli. D'accordo?

Arty ci rifletté per un lungo istante, poi si arrischiò ad annuire.

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