Maze Runner: La Prima Ragazza

Da BAnimate

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Rachel è la prima ad essere stata mandata nel labirinto. Dopo un mese arriverà un ragazzo dalla Scatola... I... Altro

1 - La prima ragazza
2 - Il labirinto
3 - Condividere
4 - Il patto
5 - I Dolenti
6 - Un'idea folle
7 - Salvataggio
8 - Seconda notte
9 - Velocisti
10 - Primo giorno da Velocista
11 - Reminescenze
12 - Un gesto inaspettato
13 - Confusione
14 - Cavalco un Dolente
15 - Non tutto è perduto
16 - La decisione
17 - Cambio di programma
19 - Paure
20 - Una lunga notte
21 - Il traditore
22 - Piano
23 - Il Risveglio
24 - Ultima chance
25 - Reclusi
26 - La fase due
27 - La fuga
28 - Ritrovamenti
29 - Il Braccio Destro
30 - Un Nuovo Newt
31 - Legame Telepatico
32 - Nuovo Obiettivo
33 - Imboscata

18 - La Mutazione

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Da BAnimate

Thomas!

Lo chiamo. Nessuna risposta.

Thomas!

Riprovo. Niente.

Cominciò ad andare nel panico.

- Che succede? - mi chiede Newt. Abbiamo varcato da pochi minuti le porte del labirinto.

- Thomas... non riesco a mettermi in contatto con lui. - ammetto.

- Pff... - sbuffa Newt - Sapevo che era tutto una sploffata.

- Io non dico sploffate! Ora, se non vuoi seguirmi, vado sola. - capisco che è il modo migliore che avevo di rispondere, perché Newt non osa controbattere.

- Vedi di riuscire a parlargli, presto. - sibila guardandomi di sottecchi.

Non riesco proprio a capirlo: un attimo prima mi bacia e dopo mi tratta come se non si fidasse minimamente di me.

Camminiamo in silenzio per circa cinque minuti, come due ragazzini che hanno appena litigato. Dopotutto è questo che siamo: dei semplici ragazzi mandati qui a morire senza una ragione.

Ad un certo punto Newt si arresta, irrigidendosi: - Hai sentito?

- Non dirmi che è un altro Dolente! - so che probabilmente sarà così e mi sento stupida ad aver sperato il contrario.

D'un tratto qualcuno mi mette un braccio attorno al collo e sento l'aria abbandonarmi i polmoni, mentre cerco di divincolarmi. Non so neanche chi sia il mio aggressore, non riesco a pensare ad altro che al mio disperato bisogno di ossigeno.

Finalmente qualcuno, che deve essere Newt, prende per le spalle il mio aggressore, scagliandolo a terra.

Riprendo a respirare d'un tratto. Mi gira la testa. Solo adesso lo vedo: Aris, il ragazzino timido e riservato che non avrebbe fatto del male ad una mosca, è lì, rabbioso, gli occhi iniettati di sangue e le vene viola che si intravedono da sotto la pelle; respira affannosamente e mi guarda come si fa con un parassita.

- Aris! Che caspio ti ha preso?! - Newt sta urlando, fuori di sè, ma neanche me ne accorgo, sto cercando di capire cosa ha spinto il Raduraio a cercare di uccidermi.

Aris sposta lo sguardo da me a Newt, ma non cambia espressione, è sempre la stessa, carica di odio: - Tu la difendi? Una volta non era così! - sbraita.

- Ma di che sploff stai parlando? - borbotta Newt.

- È tutta colpa tua! Tua e dei tuoi cavolo di genitori!

Si riferisce a me. Aris è fuori di sè. Devo ammettere che l'intera faccenda mi spaventa, e parecchio. Di cosa sta parlando? Io neanche conosco i miei genitori! Che cosa devo aver fatto di tanto orribile? Mi impongo di non farmi domande. In qualche modo Aris è venuto a conoscenza del passato, magari i ricordi sono affiorati d'un tratto nella sua mente come è stato per me, anche se non ho mai ricevuto dettagli che riguardassero la mia famiglia, né tantomeno quelle degli altri.

- Rachel guarda lì. Sul suo collo. - Newt mi indica una sorta di pustola disgustosa sul collo del ragazzo di fronte a noi, ha un colore giallo acceso e sembra sul punto di esplodere. - Deve essere stato punto o qualcosa di simile. Non sa quello che dice.

- Io non saprei ciò che sto dicendo?!

Il ragazzo infetto si avvicina a Newt e gli scaglia un pugno nello stomaco; Newt, colto di sorpresa, risponde con un altro pugno, finchè non finiscono per colpirsi a vicenda.

- Basta! Smettetela! - cerco di intromettermi, ma non miglioro le cose. Perché Aris distoglie l'attenzione da Newt per prendere di mira nuovamente me. Ma io non sono come Newt, per quanto possa essere forte o resistente, non so difendermi in un corpo a corpo e cado a terra, con lui di sopra che mi tempesta di pugni dritti in faccia. Potrei rispondere ma non ce la faccio, rimango immobile. Ogni colpo è una fitta di dolore che parte dal naso per irradiarsi in tutto il cranio. Pian piano comincio a vedere sfocato, finchè non chiudo gli occhi, ormai esausta, consapevole che questa sia la fine. Dopo pochi istanti non vedo altro che nero.

La me del passato si trova sola in quella che sembra una cameretta. Sono acovacciata in un letto, troppo grande per la mia statura, con le gambe strette al petto e la schiena contro il muro. Una cosa è certa: non sembro felice. Anzi, sto piangendo, tra le mani stringo una fotografia quasi del tutto strappata. È la foto di un uomo: deve essere mio padre. Ma perché era tanto importante quella semplice fotografia? Mi si stringe cuore immaginando che potesse essere morto, ma dopotutto non ricordo di averlo mai conosciuto, per cui non ha senso dispiacermi.

Arrivano un gruppo di ragazzini, ridendo e dandosi delle pacche a vicenda, battendosi il cinque. Si fermano davanti la porta aperta della mia camera ed assistono assistono alla scena soddisfatti. Era stati loro a sbertucciare quella foto. Perchè  avevano fatto una cosa del genere? Meritavo davvero tutto questo?

Riconosco i due bambini alla testa del gruppo. Uno biondo ed uno moro. Newt e Aris. Ma sembra Newt il vero e proprio artefice. La bambina alza lo sguardo, non curandosi delle lacrime che sgorgano inarrestabili e della fragilità che deve mostrare.

- Te lo meriti. È tutta colpa tua, tua ed dei tuoi genitori. - sibila il bambino biondo.

- Rachel! Rachel svegliati! - apro gli occhi e vedo il viso familiare di Newt, preoccupato e madido di sudore.

- Che cosa è successo? - biascico mentre mi rimetto in piedi.

Sobbalzo quando noto il corpo inerme di Aris steso terra.

- Tu... - non può averlo ucciso.

- Non è morto. - mi previene. - Ma ho dovuto fargli perdere i sensi, era troppo instabile, stava per ucciderti. - mi spiega, la voce gli trema.

- Forse ha le sue ragioni per farlo. - mormoro tra me e me.

- Cosa? - Newt mi guarda confuso e capisco che devo raccontargli della mia ultima "memoria".

- Ecco... Aris non aveva tutti i torti. Quello che ha detto è vero, non so come né perché, ma io e i miei genitori rientriamo in questa storia. E se io in realtà non fossi quella che credo di essere? Se fossi una persona spregievole? - sto diventando paranoica ma non riesco a rimenere indifferente riguardo quest'ultima informazione. È probabile che se scoprissi che persona sono in realtà Newt non mi guardarebbe con gli stessi occhi, ed io mi vergognerei di me stessa.

- Ehi, ascoltami! - Newt mi prende con delicatezza il viso tra le mani, richiamandomi alla sua attenzione. - Non importa quello che siamo stati prima. Noi... neanche ce lo ricordiamo e magari mai lo ricorderemo. Venendo qui è come se avessimo iniziato una nuova vita. Non pensare a ciò che hai fatto in passato ma a quello che potresti fare ora. - quelle parole riescono a farmi tornare in me. Non ha senso pormi tutte queste domande, Newt ha ragione, il passato è passato ormai, cancellato.

Rachel.

Thomas finalmente! Dove eri finito?

Non potrei essere più sollevata di così.

Non vi resta molto tempo. come farvi tornare. O almeno, diciamo che è una via alternativa.

Dimmi tutto.

Sto per scoprire come uscire da quest'incubo. Nel frattempo Newt mi guarda di sbieco, non sapendo cosa io stia facendo.

I Dolenti sono lì per una ragione. E cioè uccidervi. Ma una volta finito il loro lavoro tornano alla base della C.A.T.T.I.V.O. portando i ragazzi morti con loro.

Grazie per questa accurata spiegazione, ma dove vuoi arrivare? Vuoi che ci facciamo uccidere?

Non è necessario. Forse se voi riusciste a uccidere un Dolente... potreste tornare qui. Ricordi il Dolente che aveva attraversato il muro? L'ha fatto perché ha riconosciuto il mostro... c'è come una chiave dentro di loro.

Come ho fatto a non pensarci? Avevo cancellato dalla mente la vista di quel mostro ripugnante che attraversava una parete del labirinto come se fosse inesistente.

Grazie Thomas! Senza di te non ci saremmo arrivati. Ci rivedremo presto.

Contaci. Ah... dimenticavo una cosa. Questa notte le porte non si chiuderanno e i Dolenti faranno di tutto per eliminarvi... avvisate gli altri, dovete andarvene prima che faccia buio.

Troppo tardi. È già pomeriggio inoltrato.

Capisco che Thomas se n'è andato perché avverto un vuoto dentro di me.

- Ci sei? Sembravi entrata in una specie di trans. - mi dice Newt muovendo una mano di fronte alla mia faccia. Non ha un tono scorbutico, solo esausto.

- Ho parlato con Thomas. - credevo che sarei sembrata una folle agli occhi di Newt, e invece lui annuisce e scorgo nei suoi occhi una luce di speranza.

- Che ha detto?

- Adesso so come tornare a casa. - per la prima volta mi riferisco al mondo esterno come casa, comunque essa sia. Qualsiasi posto è meglio che questo.

- Ma dobbiamo sbrigarci. Abbiamo poche ore.

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