Just a girl in a bar || WATTY...

By thymospeony

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Non sempre sappiamo cosa ci può accadere. La maggior parte delle volte la vita cambia quando meno ce l'aspett... More

Chapter 1. Solo una ragazza in un bar
Chapter 2. Un bacio inaspettato
Chapter 3. Il momento di andare
Chapter 4. Questione di tempo
Chapter 5. Ho un piano
Chapter 6. La città e le sue mille luci
Chapter 7. Alex, hai mai visto l'alba?
Chapter 8. What the fuck?
Chapter 9. Alexandra Vause
Chapter 10. Kieran e Larry
Chapter 11. Un sonno senza sogni
Chapter 12. Schiaffi d'addio
Chapter 13. Portami a casa tua
Chapter 15. Un messaggio per dimenticare
Chapter 16. Dalla parte di Alex
Chapter 17. Dalla parte di Piper
Chapter 18. Dopo cena?
Chapter 19. Sevenevez
Chapter 20. Alex e Xavier
Chapter 21. Tempo di ritorno e di addio
Chapter 22. The day after Alex
Chapter 23. E alla fine arriva...
Chapter 24. Un rapporto più grande di me
Chapter 25. Merida
Chapter 26. A casa di Piper
Chapter 27. Quando scende la neve
Chapter 28. Le scelte di Alex ~ Parte prima
Chapter 29. Le scelte di Alex ~ Parte seconda
Chapter 30. Le scelte di Alex ~ Parte terza
Chapter 31. Trouble is a friend
Chapter 32. A mirror without
Chapter 33. After Christmas Time
Chapter 34. New Year's Eve
Chapter 35. Tra le braccia di Alex
Chapter 36. Balliamo insieme anche stanotte?
Chapter 37. Buona sera, professoressa Vause
Chapter 38. Aveva cominciato a piovere
Chapter 39. Parole di ghiaccio
Chapter 40. Professoressa Vause, ci vediamo in aula
Chapter 41. Oh mio Dio
Chapter 42. SI?
Chapter 43. E tu cosa ci fai qui?
Chapter 44. Un perfetto disastro
Chapter 45. Happy Valentine's Day + 1
Chapter 46. Il compleanno di Alex
Chapter 47. Qui?
Chapter 48. Settembre 2013
Chapter 49. Ottobre 2013
Chapter 50. Gennaio 2014
Chapter 51. (Non) ti ho dimenticata.
Chapter 52. "Piper e Stella", versione 1.0
Chapter 53. Abbandonare la realtà per vivere un sogno.
Chapter 54. Innamorarsi succede, amare è un altro conto.
Chapter 55. Sono tornata per te
Chapter 56. Io e te non siamo amiche
Chapter 57. "Alex"
Chapter 58. Una lettera da stracciare
Chapter 59. Piper Chapman
Chapter 60. Alex e Piper

Chapter 14. Deja vù

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By thymospeony

Non ci fu molto da dire quando arrivammo a casa.

Alex aprì la porta, mi appoggiò al muro e mi baciò. A quel punto decisi che era il momento più opportuno per dirle una cosa. O forse non lo era.

"Alex, devo dirti una cosa"

Mi guardò, non riusciva a capire se le stessi per dire qualcosa di brutto o di bello.

"Vedi Alex... oddio, non riesco nemmeno a parlare, faccio tanto la spavalda e poi..."

"Non... non vuoi..."

"No no è che... insomma... questa sarebbe...", non riuscivo a continuare.

Alex mi chiuse la bocca con un dito e sorrise.

"Ho capito... non devi dire nient'altro. Vieni"

Mi prese per mano e mi accompagnò, attraverso il salotto, fino alla camera da letto. Cominciò a spogliarmi, lentamente e dolcemente. Mi guardava negli occhi, non smise mai di guardarmi.

E quella notte, la prima della mia vita, conobbi Alexandra Vause come nessuno prima di lei.

La mattina dopo, quando mi svegliai, i raggi del sole facevano capolino dalle finestre lasciate semi aperte, filtravano attraverso le tende e raggiungevano il letto dove io ed Alex giacevamo, nude, circondate da vestiti e lenzuola. Era sabato e quindi nessuna lezione mi avrebbe, o meglio, ci avrebbe fatto sgattaiolare fuori dal letto presto. Guardai l'orologio, erano circa le 8. Alex dormiva ancora e il suo braccio si trovava sotto il mio e mi teneva stretta a lei, il suo viso si poggiava dietro, sulla mia testa. Decisi di non svegliarla. Cercai di divincolarmi dalla sua stretta, facendo attenzione a non fare movimenti troppo bruschi.. Restai ancora un attimo lì a letto, a guardarla dormire. Non potevo credere che fosse la stessa persona con la quale avevo trascorso l'intera notte. Era stata passionale, dolce, violenta, amorevole. Ed ora, lì, rannicchiata, sembrava una bimba innocente, persa in chissà quale sogno. Dopo qualche minuto mi alzai. Misi reggiseno e mutande e indossai la camicia di Alex e poi andai verso la cucina, chiudendo la porta della stanza quando uscii. Cominciai a preparare il caffè, misi la caffettiera sul fuoco e aspettai. Presi due tazze, del latte, dello zucchero e preparai la tavola. Quando il caffè fu pronto lo versai nelle tazze e fu lì che sentii dei passi che venivano verso di me. Feci finta di niente e continuai a versare il caffè. Due braccia mi presero da dietro e mi abbracciarono.

"Buongiorno", mi disse e mi stampò un bacio sulla guancia.

"Buongiorno", dissi e le regalai un sorriso. Lei aveva addosso la mia di camicia.

"Non pensavo che ieri notte avessi davvero dovuto darti una lezione. La tua insegnante in tutto e per tutto", scherzò e mentre cercavo di liberarmi dalla sua presa per quella battuta che mi aveva fatto arrossire, lei mi girò e mi abbracciò. Poi ci mettemmo a tavola e cominciammo a fare colazione. Le chiacchiere di quella colazione si protrassero fino al pomeriggio, facendoci saltare anche l'ora di pranzo. Parlammo di tutto: dalla matematica ai libri, dalla nostra infanzia alla scelta dell'università, dai film alla musica, dalla mia fissazione per i compleanni al suo gioco con i numeri delle targhe. Piano piano ci stavamo raccontando le nostre rispettive storie, senza pensare al futuro. Vivevamo il presente senza domande e senza aspettative. Vivevamo e basta. Le parlai di mia madre Carol, troppo ansiosa e sempre preoccupata per qualsiasi cosa, di mio padre Bill, con il quale avevo uno strano rapporto e che in passato avevo sorpreso con l'amante, di mio fratello Cal, un eterno boy scout e super ecologista, e di mia nonna Celeste, alla quale ero molto legata, molto più che a mia madre. Lei mi raccontò di non aver mai conosciuto suo padre, o un qualcosa del genere, fu molto vaga su questo punto, e del forte legame che avesse con sua madre, Diane. Erano quasi le 6 di sera quando le chiesi se potessi farmi una doccia e lei, quando mi diede della biancheria pulita e degli asciugamani, si spogliò ed entrò in doccia insieme a me. Quando uscimmo, tra una risata e l'altra, avevo abbastanza fame.

"Alex cosa dici se ceniamo?"

"Ottimo, però prima io dovrei fare una telefonata..."

"Non ti preoccupare, tu fai pure, preparo io qualcosa...cosa vuoi?"

"Non ho preferenze, guarda cosa offrono il frigo e la dispensa e prepara quello che vuoi... io torno subito" e sparì nella camera da letto.

In cucina cominciai a cercare del cibo e compresi che Alex non faceva la spesa da molto tempo. Alla fine optai per dei toast e della frutta. Presi il tostapane, il pane, il formaggio e del prosciutto. Mentre il pane si tostava, tolsi dalla tavola le tazze ed i piatti della nostra colazione e li sostituii con dei piatti nuovi e dei bicchieri, riempii una brocca d'acqua e la misi in tavola. Fu in quel momento che sentii un rumore che giungeva dalla porta d'ingresso, un rumore di chiavi. Pensai che qualcuno si fosse per sbaglio fermato o un piano più giù o fosse andato un piano più su, quando si sarebbe accorto di aver sbagliato porta se ne sarebbe subito andato, quindi non era il caso di allarmarsi e di pensare che qualcuno stesse cercando di aprire la porta con l'intenzione di scassinarla. Ma quando quel rumore cessò ve ne fu un altro. Uno scatto e la porta si aprì. Andai in panico, presi la prima padella che avevo a portata di mano e mi avvicinai alla porta, ma quando quella si spalancò, entrò una donna. Una donna con una borsa ed una valigia e sembrava appena tornata da un viaggio. Era abbastanza bassa, con i capelli a caschetto castani, portava un cappello e una sciarpa che le copriva la maggior parte del viso.

Quando mi vide cacciò un piccolo urlo e fece un sobbalzo.

"E tu chi diavolo sei?", urlò. Solo in quel momento io mi ricordai che ero uscita dalla doccia in intimo e con la stessa camicia di Alex di prima.

"Veramente, chi è lei!", risposi.

"Questa è casa mia sant'Iddio!"

"Casa sua?"

In quel momento arrivò Alex che fu subito puntata dai nostri occhi.

"Vuoi spiegarmi?" uscì all'unisono dalla mia bocca e da quella della nuova arrivata.

"Oh mio Dio... Silvye... ascolta..."

"Silvye ascolta? Che cazzo dovrei ascoltare? Chi cazzo è questa qui mezza nuda? Questa troia?"

"Oh troia a tua sorella..." mi scappò.

Silvye si lanciò su di me, credo per strangolarmi ma tra di noi si interpose Alex.

"Silvye calmati lasciami spiegare, vai a farti una doccia, ne parliamo dopo!"

"Puttana!" mi urlò questa Silvye prima di prendere la sua valigia, portarla in camera da letto e sparire in bagno.

Ero allucinata. Passò qualche secondo prima che io o Alex parlassimo.

"Piper..."

"Stai scherzando vero? Ti prego dimmi che stai scherzando..."

"Piper ascoltami... la situazione è molto più complessa di come sembra..."

"Non ci credo. Alex! A-l-e-x-! Non ci posso credere, non puoi avermi fatto anche questo..."

"Piper lascia che ti spieghi..."

"Cosa? Lascia che ti spieghi cosa? Che sei fidanzata e che abiti con... con... con quella?"

"Sì e no..."

"Questo è un altro dei tuoi trucchi, finora ci sono sempre cascata, ma stavolta non sarà così..."

"Piper, io e Silvye non stiamo proprio insieme, diciamo che ci stavamo prendendo una pausa..."

"Una pausa? Mi stai dicendo che sono una pausa?"

"No! Noi ci eravamo prese una pausa e poi... e poi sei arrivata tu..."

"No mia cara, ora non mi racconterai un'altra bella storiella delle tue. Abbiamo chiuso qui con le storielle. Questa è stata l'ultima che mi hai raccontato. Quando pensavi di dirmi di questa Silvye? Dio mio, devo aver perso la testa..."

"L'ho persa anch'io per..."

"No! Stai zitta sai? Non provare a pronunciare una parola! Io ho perso la testa! Io ho perso la testa a dare a retta ad una come te, che bacia le persone nel bagno, poi le fa cadere ai propri piedi con un paio di parole dolci al chiaro di luna e poi se le porta a letto! Bene, con me hai concluso il tuo tour : mi hai baciata, mi hai incantata e mi hai portata a letto. Contenta? Ora puoi ricominciare con qualcun altra! E non posso nemmeno chiudere con te perché sei pure la mia professoressa! Cos'ho fatto di male per meritarmi questo? Cosa?"

"Senti Piper, sei solo un po' agitata..."

"Solo un po' agitata? No, sono allucinata! Che è ben diverso! Ora me ne vado e non provare mai più a parlarmi se non per funzioni, coniche, curve o qualcosa che abbia a che fare con geometria differenziale! Io con te ho chiuso!", volai in camera a prendere i miei vestiti e mi avviai verso la porta. Alex mi seguì.

"Piper aspetta, non ti ho mai mentito. Io credo di essermi innamorata di te", mi disse quando eravamo in prossimità dell'ingresso.

Deja vù. Mi voltai verso di lei e le diedi uno schiaffo. E nemmeno stavolta mi scusai.

Aprii la porta e me ne andai sbattendola dietro di me. Quando fui per le scale mi riaccorsi di essere praticamente nuda. Quindi mi fermai sul pianerottolo e mi infilai i pantaloni.

Quando fui fuori da quel condominio presi il telefono e chiamai.

"Ho bisogno di te", dissi.

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