Quando mi sveglio Newt non è più vicino a me. Per un attimo ho la spiacevole sensazione che si sia trattato soltanto di un sogno: magari il mio destino è restare in questo luogo da sola per il resto della mia vita.
Mi isso velocemente in piedi ed esco dalla tenda. La luce artificiale mi pizzica gli occhi, ma dopo pochi istanti riesco a mettere a fuoco la figura di Newt che sta varcando la porta Nord del labirinto.
Sta che?!
Per un attimo mi faccio prendere dal panico. Che gli è saltato in mente?
Urlo il suo nome mentre corro verso l'ingresso, quando arrivo però, lui ha già voltato l'angolo addentrandosi nell'ammasso di pareti rocciose senza via d'uscita.
Non voglio perderlo, anche se lo conosco a malapena. Non voglio starmene qui con le mani in mano mentre Newt rischia la vita probabilmente a causa del suo mancato buon senso. Forse per una volta dovrei essere come lui, agire d'impulso. Ed è quello che faccio. Con il cuore che mi batte a mille, mi addentro nel labirinto.
Sto correndo da mezz'ora e ancora non c'è traccia di Newt. Odio questo luogo, è buio e umido, i miei passi risuonano tra le pareti, tutto roccia ed edera, che si inerpica su per le pareti altissime. L'edera. Ad un tratto mi viene un'idea folle. Mi arrampico, o almeno ci provo. Risulta più faticoso del previsto ed ho più volte il terrore di cadere, ma fortunatamente l'edera è abbastanza salda da reggere il mio peso. Tuttavia i miei sforzi vengono vanificati quando mi accorgo che i rampicanti si arrestano qualche metro prima della cima della roccia. A questa altezza appare così vicina e allo stesso tempo così irragiungibile. Ormai che sono arrivata fin qua devo tentare. Provo a saltare ma è la cosa più stupida che potessi fare perché perdo definitivamente l'equilibrio e comincio a precipitare da un'altezza di trenta metri. Sento il vuoto sotto di me e la forza di gravità che minaccia farmi schiantare al suolo. Avverto che è la fine, quando una mano, da sopra, mi afferra per il braccio: è Newt.