Hell's Ballad

By AryelleStrauss

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Alison Trust (Alyss per gli amici... se solo ne avesse) ha vissuto da sempre una vita piuttosto normale, alme... More

2. Panic! at the Party
3. From bad to cursed
4. Hit and run
5. From a cradle to a grave
6. Queen of Disaster
7. The Bold, the Bad and the Witch
8. Hour of the Wolf
9. Troublemakers
10. Mad, Bad, and Dangerous to know
11. Uneven Odds
12. Crossroads
13. Bleed it Out
14. In the Dark
◇ Gallery ◇

1. The beginning of the end

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By AryelleStrauss


ALYSS




Camera 69, seconda porta a destra.

Mi fermai davanti all'entrata, osservando la targhetta in legno scuro appesa all'uscio: il numero scritto era palesemente un 63, ma i precedenti "proprietari" della stanza avevano probabilmente trovato divertente l'idea di trasformarlo in un 69 molto, molto approssimato.

Beh, quello non era di certo un buon inizio.

Scossi il capo; non dovevo lasciarmi condizionare dalle prime impressioni in quel modo.

Prendendo un profondo respiro, avvicinai una mano alla maniglia e la abbassai. La porta si aprì, emettendo un cigolio poco rassicurante, come in un film horror di bassa qualità.

Non ci feci molto caso; avevo ben altro a cui pensare, siccome ciò che si parò davanti ai miei occhi appena entrata nella camera fu una ragazza con in volto l'espressione di Santa Cecilia in estasi mistica, che camminava avanti e indietro come un animale in gabbia.

« Ehm, sicura di stare bene? » domandai con un filo di voce, chiudendomi la porta alle spalle.

La giovane si voltò di scatto, con gli occhi spalancati. Il suo viso, probabilmente molto pallido di natura, risultava quasi biancastro per via dell'evidente preoccupazione. Aveva i capelli castani, lunghi fino a poco dopo le spalle, e dei grandi occhi verdi.

« Qui sembra di essere finiti nella versione Disney di Game Of Thrones. Ti prego, dimmi che è un sogno. » si limitò a mormorare, prendendosi la testa fra le mani.

Sospirai: io ero cresciuta circondata dal mondo magico (sebbene non ne facessi parte), quindi per me era tutto normale.
Per una straniera proveniente dalla città, invece, l'Accademia doveva sembrare un posto quasi irreale.

« Beh, ti converrà abituartici. » dissi, abbastanza freddamente. Non ero mai stata brava a consolare o rassicurare la gente, e non c'era nulla che potessi (o volessi) fare per lei in quel momento.

Mi guardai attorno. Due letti erano posizionati ai lati opposti della stanza, e fra di essi vi era una scrivania con un cassetto palesemente rotto; il vetro della finestra sopra quest'ultima era per metà in frantumi.

Sembrava fosse appena passato un tornado.

Nella camera vi era solamente un armadio di legno, che praticamente stava cadendo a pezzi come tutto il resto.
Ma, cosa peggiore, avrei dovuto condividerlo con lei: non ero mai stata brava a spartire il mio spazio vitale.

« Come ti chiami? » domandai quindi, appoggiando il mio bagaglio sul letto alla mia sinistra: per tutta risposta esso scricchiolò in modo preoccupante. Sperai non si rompesse; non mi andava di dormire per terra, o in un sacco a pelo.

La ragazza impiegò qualche secondo prima di darmi una risposta articolata e concreta... evidentemente era ancora in stato di shock.

« Mavis. » sussurrò, sedendosi sull'altro letto e fissando il pavimento con sguardo vuoto.

« Oh. Io sono Alison. Ma preferisco essere chiamata Alyss. » mi limitai a dire, sistemando le mie cose nei primi due scomparti dell'armadio.

« Alyss e Mavis. È uno scherzo. » rispose lei, alzando la testa lievemente.

« Alyss e Mavis, della camera 69. » scherzai.

Rise, e il suo viso sembrò riprendere un colorito umano.

« Sai una cosa, Alyss? Credo che noi due andremo d'accordo. » mi disse; finalmente sembrava essersi calmata.

Annuii, troppo concentrata a ordinare le mie sciarpe in ordine di colore, tessuto, texture e lunghezza: mi piaceva che i miei abiti fossero organizzati in modo preciso.
La mia nuova compagna di stanza si sporse leggermente, per osservare il cumulo di indumenti sparso davanti a me.

« Non mi dire che sono tutte sciarpe. Saranno state metà del contenuto della tua valigia! » esclamò dopo un po', osservandole con occhi sgranati.

« Esatto. » risposi, fiera. Andavo particolarmente orgogliosa della mia collezione di foulard.

« Ma non credo che una con indosso una maglietta dei Minions si trovi nella posizione adatta per giudicare la sottoscritta. » continuai.

Mavis abbassó lo sguardo per osservare la sua T-shirt, colta in fragrante.

« Sei una tipa permalosa, a quanto pare. » scherzò, sorridendomi.

« Hai già sistemato la tua roba? » domandai, un po'stizzita. Non mi piaceva sentirmi giudicata, e le mie sciarpe erano un argomento delicato.

« Beh, sí. » disse, indicando una pila di vestiti scuri che occupavani solamente un quarto dell'armadio.

« Sinceramente pensavo fossero gli asciugamani di ricambio. » ammisi, onestamente sorpresa.

« Diciamo che mi basta poco per sopravvivere. Almeno io non ho un problema con le sciarpe. Continua così e ti vedremo in TV a "My Crazy Obsession" » mi punzecchiò, ridendo.

« Posso smetterla quando voglio. » esclamai, a braccia conserte. Anche io stavo sorridendo.

« Quante volte hai detto questa frase negli ultimi cinque anni? » domandò lei.

« Troppe, forse. » dissi in un sussurro, fingendo un tono molto affranto.
Ci guardammo ancora, e scoppiammo entrambe a ridere.

Mavis sembrava una ragazza simpatica, probabilmente saremmo andate d'accordo.

Proprio in quel momento qualcuno bussò alla nostra porta, e la mia coinquilina prese coraggio ed andò ad aprire.

Si ritrovò davanti un ragazzo alto almeno mezzo metro in più di lei, con lunghi rasta scuri ed un cappello da mago in testa.

« E tu chi cazzo saresti? » domandò stupita Mavis.

"Vive la finesse", pensai, leggermente divertita.

« Io sono Travis, sorella! » rispose lui, tirandole un pugno affettuoso sulla spalla.

Mavis si voltò verso di me, molto perplessa. Feci spallucce; non avevo mai visto quel ragazzo in vita mia.

« Mi prendete per il culo? » domandò esausta. Detto ciò sbatté la porta in faccia al povero ragazzo.

Quello non aspettò nemmeno un secondo e ricominciò a bussare alla porta incessantemente. Mavis si voltò furiosa, la spalancò ed urlò qualcosa di così volgare da far rabbrividire uno scaricatore di porto venezuelano.

Mentalmente, vidi tutti i miei sogni e desideri di passare un anno tranquillo frantumarsi davanti ai miei occhi. La mia compagna di stanza era una ragazza simpatica, ma aveva il carattere ed il vocabolario di un camionista.

Probabilmente si sarebbe cacciata in molti guai, ed ancora più probabilmente ci avrebbe trascinato anche me.

Dopo il suo urlo spazientito, tutti nel corridoio si erano voltati verso la nostra camera.
Mavis, probabilmente spazientita dall'improvvisa attenzione ricevuta, mi afferrò per un braccio e senza molte cerimonie mi trascinò dietro di sé dopo aver sbattuto la porta della stanza.

Fortunatamente riuscii ad afferrare le chiavi in tempo, altrimenti avremmo rischiato di rimanere entrambe chiuse fuori.

Uscimmo dal dormitorio e ci incamminammo verso il parco centrale del campus, dove in quel momento stavano avendo luogo le iscrizioni ai vari club dell'accademia, come consueto.

Mavis mi lasciò andare pochi attimi dopo, per poi sospirare leggermente e sorridermi a mo'di scuse.

« Mi dispiace, ma tra Mavis, Travis e Alyss non ci stavo capendo più nulla. » ammise, facendo spallucce.

« No problemo. » risposi, anche se il problemo c'era eccome.

Il parco era disseminato di bancarelle colorate e persino la maggior parte degli studenti sembrava uscito dal carnevale di Rio.
Mavis guardava tutto con gli occhi spalancati e pieni di curiosità malcelata. Come darle torto?

Per me tutto ciò non era nulla di nuovo, in fondo. Ero cresciuta in un villaggio fuori dal mondo, ma comunque circondato dalla magia.

Nelle città, popolate quasi esclusivamente da esseri umani, ormai il collegamento con il mondo del sovrannaturale e fantastico era scomparso da secoli, ma in cittadine rurali come la mia esso era ancora forte.
Umani e creature magiche convivevano, tollerandosi a vicenda e collaborando se necessario, proprio come all'Accademia.

Ad un tratto, mentre ero assorta nell'osservare le bancarelle, Mavis mi diede una gomitata sul braccio. Portai una mano alla zona ferita, massaggiandola offesa.

« Oh. Mio. Dio. Quello è Legolas! » esclamò puntando l'indice verso una bancarella poco lontana da noi. Io, che in quel momento non stavo indossando gli occhiali, non vidi assolutamente nulla di eclatante.
Ci avvicinammo, e solo in quel momento lo notai.

Un unicorno color argento stava pascolando tranquillamente qualche metro più in là. Era un animale stupendo, con una criniera argentata e lunghissima. Il manto era lievemente pomellato. Incantata, non mi accorsi che quello non era ciò che Mavis voleva che vedessi.

Spazientita, mi trascinò verso una bancarella apparentemente simile a tutte le altre. Se non fosse stato per lo stemma che appariva praticamente su tutto.

Le fate e gli elfi lì presenti indossavano una maglietta con lo stemma sopra, ed una bandiera sventolava: anch'essa riportava lo stesso disegno: il profilo di un pegaso.

Essendo più vicina, ebbi la possibilità di leggere il nome del club: "Equus". Alzai lo sguardo, e incrociai un paio di iridi azzurre come il ghiaccio.
E poi lo vidi, finalmente. Era lui.

Legolas.

Dovetti ammettere che in effetti quell'elfo avrebbe potuto essere tranquillamente sia Legolas che la copia a carboncino di Viserys Targaryen.

« Posso aiutarvi? » domandò cortesemente il ragazzo, alzandosi dalla sedia e sovrastandoci in tutta la sua regale figura. Non so perché, ma ho ragione di credere che in quel momento la temperatura di tutto il parco dell'accademia si fosse alzata notevolmente. Almeno sperai che non fosse stata solo una mia impressione.

Mavis lo squadrò, osservandolo con attenzione. Poi, probabilmente inconsciamente, sussurrò « , potresti toglierti la maglietta. »

Non potevo crederci.
No.
Semplicemente no.
Non poteva averlo detto veramente.

Mavis arrossì visibilmente.

Cercò di spiccicare qualche scusa, ma il biondo non sembrò essersi accorto di nulla e in quel momento mi stava porgendo il modulo di iscrizione al club.

Lo compilai di fretta, macchiando in certe parti il foglio. Glielo resi con mano tremante.

Volevo allontanarmi il più velocemente possibile. Ci voltammo, incamminandoci lungo il viale e gettando di tanto in tanto qualche occhiata ai vari club.

Vi erano club di pozioni (tra i ragazzi al bancone vi era anche il fatidico Travis. Girai al largo, non sembravano tipi affidabili) nuoto, alcolisti anonimi... insomma, c'era davvero di tutto.

« Spiegami che razza di scuola è questa. » disse Mavis. Inarcai un sopracciglio, ma in fondo potevo capire la sua confusione. Al suo posto probabilmente lo sarei stata anche io.

« Hai presente Harry Potter? Ecco, buttaci dentro tutte le creature fantasy e soprannaturali che conosci. Aggiungici un pizzico di college americano e attaccaci un'insegna con scritto a caratteri cubitali il nome del suo fondatore. Benvenuta alla Morgenstern Academy. » mi limitai a spiegare, per poi alzare le mani al cielo e mimare un'esplosione, il tutto con un'espressione di finta sorpresa.

Mavis annuì con titubanza.

« Ma io cosa ci faccio qui? Sono umana al cento per cento, di origine controllata e certificata. »

Feci spallucce.

« Probabilmente invece no. Mia sorella ha frequentato l'accademia come strega. Io invece ho optato per la borsa di studio per gli umani, siccome non ho abilità magiche. A quanto pare sono perfettamente normale, quindi iscrivermi è stata una mia decisione. Tu sei stata mandata qui a forza, di conseguenza probabilmente appartieni a una delle numerose specie magiche che frequentano l'istituto. »

Lei si rabbuiò, abbassando lo sguardo.

Ma la sua tristezza non durò molto, perché pochi momenti dopo fummo fermate dalla versione fatesca, sbrilluccicante e ispanica di Magnus Bane.

Le uniche cose che ricordo di quel momento sono uno sbatter di ali brillanti, nuvole di glitter e una voce acuta. Pochi secondi dopo ci ritrovammo confuse e imbrattate di polvere magica con in mano due buste color rosa shocking.

« Cosa è appena successo. » chiese Mavis, con voce tremante.

« Non ne ho la più pallida idea. Ma credo di conoscere il contenuto di questa busta. » dissi, spolverandomi il giubbotto. Era imbrattato di glitter fuchsia, proprio come i capelli di Mavis.

« Cosa? » domandò, interessata.

« Cara, questi sono due inviti per il First Moon Party. La prima festa dell'anno scolastico ed anche la più importante. In più, è la prima luna piena del mese. » in quel momento lei scoppiò a ridere.

« Dimmi che non ci troveremo dodicenni mestruate, ti scongiuro. » sussurrò tra le risate.

La osservai confusa.

« Che cosa intendi? » chiesi. Questa volta ero io quella perplessa e leggermente spaventata.

« Meglio lasciar perdere! Sembri conoscere bene questo posto, fammi fare un giro! » propose.

Annuii, dirigendomi verso la caffetteria. Quando mia sorella frequentava ancora la scuola, capitava che andassi a trovarla nei week end, di conseguenza conoscevo abbastanza bene la posizione dei luoghi fondamentali del campus.

Kylie era una persona piuttosto espansiva, quindi era riuscita a fare amicizia anche con membri di altre specie; di conseguenza, malgrado avesse finito di frequentare l'istituto cinque anni fa (aveva nove anni in piú di me), c'era ancora gente che la conosceva, o che perlomeno aveva sentito parlare di lei.

Magrado fossi assorta nei miei pensieri, io e Mavis riuscimmo ad arrivare in mensa, e ordinammo due caffè, per poi sederci a un tavolo libero.

« Dietro di te, il tavolo in fondo. » le sussurrai, soffiando sulla mia bibita.
Lei alzò gli occhi dall'iscrizione al corso di scrittura creativa che aveva preso durante il percorso. Guardò nella direzione da me indicata, per poi spostare gli occhi verso di me, interrogativamente, in attesa di una risposta.

« Vampiri. » mormorai.

Erano un gruppo di sei ragazzi, pallidi come la Luna.
I vampiri erano l'unica specie magica a non "nascere": per crearne uno, era necessario che un'altro vampiro trasformasse un umano. Proprio per questo motivo erano tra le specie piú instabili.

La mia compagna di stanza sgranò gli occhi.

« Non c'è il rischio che mordano qualcuno? » domandò spaventata.

Io risi, divertita dalla sua ingenuità.

« Il sangue di altre creature magiche è velenoso per loro. Prediligono i derivati animali o il sangue umano. No, non preoccuparti, vengono a scuola proprio per questo: imparare a controllarsi. » spiegai, divertita dalle sue espressioni facciali.

La mia spegazione finí in quel momento, poichè la porta della mensa si aprì improvvisamente, e un ragazzo entrò.

Improvvisamente, l'attenzione dei presenti si focalizzò su di lui, e un silenzio piuttosto teso sostituì le allegre chiacchiere di qualche secondo prima.

Evidentemente il nuovo arrivato incuteva parecchio timore, e mi bastò un'occhiata nella sua direzione per capire il motivo.

« Quello che è appena entrato è Farkas, un lupo mannaro. Uno pericoloso, quindi vedi di stargli lontana. » raccontai a Mavis, osservandolo nel frattempo di soppiatto.

Era cambiato molto dall'ultima volta che l'avevo visto. Aveva una nuova cicatrice che correva lungo l'occhio destro, coperta leggermente dai capelli biondi. Sul braccio sinistro era apparso un nuovo tatuaggio, probabilmente un simbolo tribale. Prese il suo ordine e si voltò.
I suoi occhi giallastri incrociarono i miei, quindi non feci in tempo a fingere di non averlo riconosciuto.

« Ciao, Alyss... sei cresciuta. Come sta Kylie? » domandò, appoggiandomi una mano sulla spalla. Probabilmente il mio sguardo mostrava la paura che in quel momento stavo provando, quindi Farkas si affrettò ad arretrare leggermente.

Ecco uno dei conoscenti di mia sorella.

Non erano amici - lei era fin troppo rumorosa ed estroversa perché Farkas la tollerasse volontariamente -, ma uno degli ex ragazzi di Kylie era un licantropo, di conseguenza loro due si conoscevano di vista, o poco più.

Sorrisi a fatica. Il licantropo mi spaventava enormemente: avrebbe potuto uccidermi in meno di dieci secondi.

« Bene... grazie di averlo chiesto, Farkas. » risposi flebilmente.

« E tu chi saresti? » si rivolse quindi a Mavis, che quasi si strozzò con la sua bevanda. Tossí, dandosi dei colpetti sul petto con il pugno. Il suo volto era rosso dallo sforzo e dall'imbarazzo.

« Mavis. » mormorò lei, asciugando con un fazzoletto la macchia di caffè che aveva versato sul tavolo, senza alzare lo sguardo. Evidentemente il lupo mannaro inquietava pure lei.

Parlammo per ancora qualche secondo e, dopo averci ricordato del First Moon Party, Farkas se ne andò.

Rabbrividii, lasciando andare il respiro che incoscientemente avevo trattenuto fino a quel momento.

« Sembra OK. Insomma, aveva un poco l'attitudine di un Labrador, devo ammetterlo. » scherzò Mavis.

« Mavis, non stuzzicherei Farkas. L'ho visto lacerare la gola di un ragazzo con una sola mano. O meglio, zampa. » la avvertii, seria.

***

Ma sssssalve, carissimi lettori!
Ecco a voi la prima parte del primo capitolo di Hell's Ballade, una storia a quattro mani scritta da me e @AlisonTrosten ... essa è nata quasi per caso (la storia, non Alice) ma speriamo comunque che vi piaccia, e che continuerete a seguirla ;)
Non dimenticate di COMMENTARE, e dirci le vostre opinioni ❤

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