1. The beginning of the end

3.3K 137 57
                                    


ALYSS




Camera 69, seconda porta a destra.

Mi fermai davanti all'entrata, osservando la targhetta in legno scuro appesa all'uscio: il numero scritto era palesemente un 63, ma i precedenti "proprietari" della stanza avevano probabilmente trovato divertente l'idea di trasformarlo in un 69 molto, molto approssimato.

Beh, quello non era di certo un buon inizio.

Scossi il capo; non dovevo lasciarmi condizionare dalle prime impressioni in quel modo.

Prendendo un profondo respiro, avvicinai una mano alla maniglia e la abbassai. La porta si aprì, emettendo un cigolio poco rassicurante, come in un film horror di bassa qualità.

Non ci feci molto caso; avevo ben altro a cui pensare, siccome ciò che si parò davanti ai miei occhi appena entrata nella camera fu una ragazza con in volto l'espressione di Santa Cecilia in estasi mistica, che camminava avanti e indietro come un animale in gabbia.

« Ehm, sicura di stare bene? » domandai con un filo di voce, chiudendomi la porta alle spalle.

La giovane si voltò di scatto, con gli occhi spalancati. Il suo viso, probabilmente molto pallido di natura, risultava quasi biancastro per via dell'evidente preoccupazione. Aveva i capelli castani, lunghi fino a poco dopo le spalle, e dei grandi occhi verdi.

« Qui sembra di essere finiti nella versione Disney di Game Of Thrones. Ti prego, dimmi che è un sogno. » si limitò a mormorare, prendendosi la testa fra le mani.

Sospirai: io ero cresciuta circondata dal mondo magico (sebbene non ne facessi parte), quindi per me era tutto normale.
Per una straniera proveniente dalla città, invece, l'Accademia doveva sembrare un posto quasi irreale.

« Beh, ti converrà abituartici. » dissi, abbastanza freddamente. Non ero mai stata brava a consolare o rassicurare la gente, e non c'era nulla che potessi (o volessi) fare per lei in quel momento.

Mi guardai attorno. Due letti erano posizionati ai lati opposti della stanza, e fra di essi vi era una scrivania con un cassetto palesemente rotto; il vetro della finestra sopra quest'ultima era per metà in frantumi.

Sembrava fosse appena passato un tornado.

Nella camera vi era solamente un armadio di legno, che praticamente stava cadendo a pezzi come tutto il resto.
Ma, cosa peggiore, avrei dovuto condividerlo con lei: non ero mai stata brava a spartire il mio spazio vitale.

« Come ti chiami? » domandai quindi, appoggiando il mio bagaglio sul letto alla mia sinistra: per tutta risposta esso scricchiolò in modo preoccupante. Sperai non si rompesse; non mi andava di dormire per terra, o in un sacco a pelo.

La ragazza impiegò qualche secondo prima di darmi una risposta articolata e concreta... evidentemente era ancora in stato di shock.

« Mavis. » sussurrò, sedendosi sull'altro letto e fissando il pavimento con sguardo vuoto.

« Oh. Io sono Alison. Ma preferisco essere chiamata Alyss. » mi limitai a dire, sistemando le mie cose nei primi due scomparti dell'armadio.

« Alyss e Mavis. È uno scherzo. » rispose lei, alzando la testa lievemente.

« Alyss e Mavis, della camera 69. » scherzai.

Rise, e il suo viso sembrò riprendere un colorito umano.

« Sai una cosa, Alyss? Credo che noi due andremo d'accordo. » mi disse; finalmente sembrava essersi calmata.

Annuii, troppo concentrata a ordinare le mie sciarpe in ordine di colore, tessuto, texture e lunghezza: mi piaceva che i miei abiti fossero organizzati in modo preciso.
La mia nuova compagna di stanza si sporse leggermente, per osservare il cumulo di indumenti sparso davanti a me.

Hell's BalladWhere stories live. Discover now