11. Uneven Odds

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Marteen Dolahbir, figlio dell'elfo oscuro Dehray Yraudiir, non era mai stato bravo a condividere, e nemmeno a instaurare relazioni durature.

Ricordava ancora con chiarezza - come fosse stato impresso a fuoco - il giorno in cui suo padre si presentò a corte. Marteen, che all'epoca aveva appena sei anni, non potè capire all'istante la loro situazione.

Il clan di suo padre, reduce di un attacco nel quale era rimasta uccisa anche sua madre, si era indebolito molto velocemente. Le tensioni fra i componenti avevano iniziato a farsi sentire e Dehray, che voleva garantire al suo primogenito una vita migliore, non trovò altra scelta che presentarsi alla corte degli elfi bianchi nella speranza di un futuro più luminoso; ma forse il risultato si mostrò non essere quello desiderato.

Vissuto nella perenne ombra gettata dal fratellastro Erik Dolahbir - primogenito e quindi erede al trono dell'ormai defunto Re degli elfi bianchi - Marteen non aveva fatto altro che assistere alle sue eroiche ed eccezionali imprese, venendo sempre lasciato in disparte. Le antiche ma comunque durature avversità fra i due popoli - ovvero elfi oscuri e bianchi - non facevano altro che rendere ancora più difficile la convivenza di Marteen a palazzo.

Il fratellastro sembrava un angelo sceso dal cielo agli occhi degli altri, mentre lui, con il suo colorito smunto e gli arruffati capelli color pece, a confronto sembrava solo la pecora nera della famiglia, un errore di percorso insomma.

Non che la sua nuova famiglia non gli desse amore; la madre di Erik, la regina Eyleen, si era dimostrata molto affettuosa e generosa nei confronti di Marteen, accogliendolo a braccia aperte come fosse stato suo figlio.

Il problema era Dehray, che con il passare del tempo aveva iniziato a prendere in simpatia Erik; a suo avviso egli era il figlio perfetto, sempre disposto ad ascoltare attentamente le strategie di guerra che gli venivano proposte.

Ad Erik venivano riconosciuti meriti dopo meriti, mentre a Marteen - che voleva provare ad essere migliore, per sentirsi più accettato dalla comunità - non veniva riconosciuta nemmeno una battuta di caccia che proprio grazie a lui finì bene.

Fu verso i suoi quindici anni che decise di cambiare la propria strategia; aveva provato ad adattarsi e si era sforzato invano di compiacere gli altri - tra i quali spiccava soprattutto il padre -, era giunta dunque l'ora di cambiare le carte in gioco.

Se lui non era riuscito ad adattarsi agli altri, gli altri si sarebbero dovuti adattare a lui.
Marteen smise dunque di presentarsi alle solite battute di caccia svolte affianco al fratello e al padre, non partecipò più agli sfarzosi balli durante i quali i due principi avrebbero dovuto parlare con qualche elfa e mostrarsi avvenenti gentiluomini, nella speranza di trovare una futura sposa.
A lui non importavano quelle frivolezze, la mondanità dei luoghi che era stato obbligato a frequentare lo nausearono così tanto che molteplici volte provò a fuggire, nel vano tentativo di riunirsi con l'ex clan di suo padre; ogni tentativo terminava con uno squadrone delle guardie reali che faceva ritorno in piena notte con un ragazzo dal viso truce e le mani legate.
Se il padre ordinava loro di fare qualcosa, Marteen avrebbe fatto sicuramente il contrario per infastidirlo.
La situazione diventò esasperante quando il giovane iniziò a sparire per ore e a volte anche giorni senza lasciare traccia.
In quei casi non c'era nulla da fare se non aspettare il suo ritorno; Eyleen passava notti intere sveglia, seduta di fianco alla finestra della torre più a nord, in modo da poter sorvegliare l'entrata del bosco.

Erik aveva provato a far ragionare il fratellastro ma, considerando la sua poca pazienza quando si trattava di relazioni umane, non era mai riuscito ad ottenere miglioramenti. Lui d'altronde aveva altro di cui occuparsi; a diciotto anni avrebbe dovuto sposare l'elfa oscura Oleadre, prendendo così il ruolo di Re e tutte le responsabilità alle quali un re deve adempire.

Hell's BalladWhere stories live. Discover now