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By indigosnostalgia

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Ho ancora lo sguardo basso, rivolto verso l'àncora tatuata sul polso di Harry e sorrido. Sorrido alla vista d... More

cast
capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20

capitolo 17

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By indigosnostalgia

La pioggia non ha mai smesso di scendere, nemmeno una volta usciti dallo studio di Louis; alzo gli occhi al cielo, aspettando che Harry percorra gli ultimi scalini. L'acqua è fresca sul mio viso, anche se il caldo è proprio l'ultima cosa che percepisco.

Harry mi è accanto subito dopo e intreccia le sue dita alle mie guidandomi verso l'auto parcheggiata poco distante. Il silenzio ci accompagna fino a casa, nessuno dei due ha particolarmente voglia di parlare.

Matt è fermo sotto al portico della palazzina, intento a digitare qualcosa sullo schermo del proprio telefono: alza lo sguardo verso di me quando gli sono praticamente di fronte.

«Stavo provando a chiamare tuo fratello» mi informa, rabbrividendo nella giacca. «Di nuovo.» Sottolinea più a sé stesso che a me direttamente.

Sono io a farmi da parte quando Harry inserisce le chiavi nel portone di casa, le mie devono essere sparse in qualche altra borsa. Matt passa per primo, io lo seguo ed è di nuovo Harry chiuderselo alle spalle con un leggero tonfo.

Salgo le scale seguita dai due ragazzi, Harry però si muove verso il suo appartamento, sparendovi poi all'interno. Io non ho nemmeno voglia di togliermi la giacca di dosso, sprofondo semplicemente nel divano, accanto a Matt; non ho idea di dove sia Evan in questo momento, Harry mi ha trascinata da Louis non appena Matt è sceso a cercare mio fratello.

«Devo denunciarlo» parlo a bassa voce, bruciando sul tempo la domanda che vuole porgermi Matt; alle mie parole annuisce semplicemente. «Perché Louis possa davvero aiutarmi, devo denunciare Josh.»

«Non sei convinta?» Matt me lo chiede quasi confuso ed io mi stringo nelle spalle.

«Ho paura.» Replico semplicemente e la mano di Matt è svelta a stringere le mie.

Harry si chiude la porta di casa mia alle spalle. I suoi occhi non sono luminosi come al solito, però mi sorride, asciugandosi una gocciolina di pioggia rimasta sul mento.

«Non devi averne» annuisco alle sue parole, ma non è così facile come vogliono farmi credere. «Louis sa quello che fa, riuscirà a tirarti fuori da questa situazione più in fretta di quanto tu creda.»

«Devi avvisare tuo padre, Mia.» Il tono di voce con cui Matt si aggiunge al discorso è lieve, pacato; è un tasto dolente sempre.

«Per dirgli cosa esattamente?» Mi accorgo troppo tardi dell'astio nella mia stessa voce.

Matt si stringe nelle spalle, guardando poi Harry come se fosse in attesa di una sua approvazione. E non passa troppo tempo prima che questa arrivi perché Harry si morde il labbro, sedendosi al mio fianco non appena Matt si alza.

«Mia...»

«Lo pensi anche tu, non è vero?» Harry annuisce ed è persino pronto a rispondere, ma non glielo permetto. «Non ho bisogno di mio padre.»

«Amore mio, lo so che pensi di riuscire a gestire le cose da sola e sono convinto che tu ne sia persino in grado. Sei la persona più forte che io conosca» Harry mi stringe il ginocchio. «Ma questa volta è diverso. Tuo padre può fare la differenza e sarebbe persino corretto nei suoi confronti.»

Vorrei ribattere che non m'importa, che lui di correttezza nei miei di confronti, non ne ha avuta.

«Harry ha ragione e poi tuo padre conosce Josh ed è l'avvocato più affermato di tutta la Florida, se non del Paese intero.» Fa eco Matt, poco distante.

«Anche Harry lo è.» Ribatto in fretta e Harry sorride alla mia affermazione, forse lusingato anche. Però è amareggiato nel dover poi scuotere la testa.

«Non lo sono, non ancora» mi corregge con estrema educazione. «E hai sentito anche tu Louis: non potrei occuparmene nemmeno se avessi ragione tu.»

«Possiamo provare a richiamare Evan?»

Matt annuisce in fretta, portandosi nuovamente il telefono all'orecchio.









I ragazzi sono riusciti a far ragionare Evan dopo qualche giorno e i discorsi fatti con Louis sono stati di grande aiuto; è mio fratello ad accompagnarmi a fare la denuncia. Piove ancora, ma questa volta non ho con me nessun ombrello.

Harry è in università e vi resterà per un altro paio d'ore, Matt ha deciso di rimanere a casa. Evan ed io siamo costretti a usare la metropolitana perché di taxi sembra non essercene l'ombra.

Evan è silenzioso, sembra persino più preoccupato di me. Io sono terrorizzata e sono fermamente convinta che sia un sentimento completamente diverso dalla preoccupazione. Sono così intenta a pensare ai fatti miei che Evan è costretto a farmi alzare dalla metro per scendere alla fermata corretta; lo seguo persino intontita per via della folla.

Quando usciamo in superficie la pioggia si è placata nonostante le nuvole siano ancora presenti, sempre pronte a una nuova minaccia. Seguiamo la strada per qualche metro, l'edificio non è poi così distante dalla fermata della metropolitana.

So di essere arrivata, ma al momento di muovere l'ultimo passo, resto immobile. Evan è al mio fianco e mi tende la mano con un debole sorriso di incoraggiamento a increspargli le labbra. È lui stesso poi a stringermi la mano, procedendo verso le scale d'ingresso.

Louis ci ha spiegato più volte dove andare, così saliamo al secondo piano, percorrendo un'ampia scalinata di marmo antico. Tutto è asettico, come se qualcosa addirittura non andasse; la reception è alla nostra sinistra e l'impiegato dietro alla scrivania ci fa un debole cenno con il capo, quasi volesse intimarci a parlare.

Raddrizzo la schiena, posando entrambe le mani sul bancone freddo, schiarendomi la voce.

«Miss?» Lo stesso impiegato parla poi con una certa esitazione nella voce, sembra preoccupato; Evan trattiene il respiro quando mi decido finalmente a parlare.

«Devo sporgere una denuncia.»

Senza scomporsi, probabilmente fin troppo abituato a quel genere di richieste, l'addetto annuisce e allunga una mano alla propria destra per estrarre da un fascicolo rosso un plico di documenti; li dispone di fronte a me, indicandomeli poi con il dito indice.

«Li compili per intero» si alza un secondo più tardi, aggiustandosi il colletto della divisa blu. «Avviso il mio superiore.»

Davanti ai miei occhi ci sono quattro fogli ed io non ho nessuna idea di che cosa fare per compilarli; Evan si avvicina, recuperando una penna dall'inchiostro nero.

Me la rigiro tra le dita, scorrendo con gli occhi i vari campi da compilare; l'impiegato ritorna proprio mentre poso la biro accanto all'ultimo documento. Il braccio di Evan mi si posa intorno alle spalle.

«Mi segua Miss, da questa parte.» Il suo tono è cordiale mentre mi indica la via; Evan annuisce e si sposta leggermente: sa che non può proseguire oltre.

Vengo scortata fino all'interno di un ufficio: un agente di polizia è accanto alla porta, altri due sono seduti dietro a dei computer e mi sorridono cordialmente, più a tranquillizzarmi, forse.

Dalla scrivania più grande si alza il Comandante della centrale e mi si avvicina con la mano tesa, pronto a stringere la mia.

«Sono il Comandante Barker.» Si presenta.

«Mia.» Replico; mi fa cenno di accomodarmi su una delle due poltroncine.

«Il Sig. Tomlinson mi ha chiamato questa mattina» i due agenti presenti nella stanza non prestano attenzione alle parole del Comandante e il telefono squilla in continuazione. Il Comandante legge velocemente i documenti che ho appena compilato, poi poggia entrambi i gomiti sulla superficie della grande scrivania. «Ha voglia di raccontarmi qualcosa, Miss

È un racconto veloce il mio, dettagliato tanto quanto quello riportato a mio fratello, Matt e Harry. Il Comandante non giudica, mi ascolta e prende appunti.

La stessa cosa fa Harry quella sera stessa a cena, non l'ho mai visto così interessato a quello che dico; la pizza che ho davanti l'ho toccata a malapena perché sono agitata e più di quel boccone non riesco a cacciare giù.

«Mi ha fatto firmare un sacco di documenti e chiamerà Louis nei prossimi giorni.»

Harry ha il volto sereno quando alzo lo sguardo su di lui; si alza solo per fare il giro del tavolo e porgermi la mano, lasciando che mi conduca in salotto.

Mi fa sedere sulle sue gambe nonostante il divano sia più che spazioso. È tranquillo, ma silenzioso, come se non avesse molto da dire: mi stringe un braccio intorno ai fianchi e suoi occhi riflettono i miei quando entrambi ci ritroviamo a sorridere.

«Andrà tutto bene, lo sai, vero?» Harry ha la voce roca quando prende finalmente parola.

Non è proprio una domanda la sua, più una constatazione. Sa quello che dice, ne è sicuro; si fida di Louis più che di chiunque altro.

«Come fai ad esserne così convinto?» Harry stringe la presa, avvicinandosi tanto da riuscire a sentire il respiro sbattere sulla pelle.

«Louis è il miglior avvocato che io conosca e se per una qualsiasi ragione non dovesse essere lui stesso a difenderti, mi fido ciecamente di lui e di chiunque si occuperà di questo caso.» Stringo la stoffa del suo maglioncino così forte da sentire male alle punta delle dita.

«E se non dovesse riuscirci?»

«Troveremo un'altra soluzione» annuisco perché io mi fido di Harry. «Insieme.»









La serratura della porta di casa ha deciso di fare i capricci proprio in questo preciso instante perché fa fatica a chiudersi e non vuole lasciare la chiave che, fino a prova contraria, mi appartiene. Devo litigarci un po' prima che capisca che forse è il caso che la smetta di comportarsi così: sono in ritardo, ho detto ai ragazzi che sarei arrivata per le otto, ma sono le 19:42 e sono ancora sul pianerottolo di casa.

Le scale faccio di volata, l'ascensore è in costante fase di manutenzione; riesco persino a scrivere a Liam che arriverò in ritardo. Quella che immagino essere la sua risposta arriva dopo che ho ritirato il telefono, ma non mi prendo la briga di controllare, non ho tempo.

Sono costretta a chiamare un taxi perché sta diluviando e non voglio attraversare di corsa due isolati sotto una pioggia scrosciante. Il tassista mi avverte che non può portarmi direttamente al locale per via di alcuni lavori e sembra proprio che la pioggia io sia destinata a prenderla.

C'è parecchia gente con il mio stesso problema perché non appena scendo dal taxi, devo chiedere permesso per attraversare il marciapiede. Sembriamo tutti diretti al locale che Louis osanna da settimane.

Riesco a schivare in tempo una ragazza così intenta a parlare al telefono da non accorgersi che il suo ombrello sia diventato un'arma piuttosto che un riparo per la pioggia. Il marciapiede mi ritrovo a percorrerlo contromano, ma il primo incrocio riesco ad attraversarlo; è qui che l'affluenza diminuisce perché è ovvio che la maggior parte delle persone sia diretto dalla parte opposta, verso il centro.

A malapena mi accorgo che qualcuno, afferrandomi per un braccio nemmeno troppo delicatamente, mi costringe ad arrestare i miei passi. Riconosco i suoi occhi nel momento stesso in cui li incrocio; non riesco a emettere un singolo suono, la mano di Josh mi finisce sulle labbra, a impedirmi di parlare.

Resta immobile mentre io spalanco gli occhi; annuisco perché Josh sposti finalmente la mano, rimanendo comunque sull'attenti. Non grido comunque, non ci riesco; la presa sul mio braccio è salda e so bene che non verrà allentata. Sono solo sicura che non mi farà del male.

«Come hai fatto a trovarmi?» Le labbra di Josh si piegano in un sorriso al mio sussurro.

«Sapevo di trovarti qui, caso vuole che Paul e Janice abbiano deciso di fare un salto a Londra per un paio di giorni.» È tranquillo mentre risponde alla mia domanda. «Piuttosto, dimmi come hai fatto a scappare per così tanto tempo.»

Sussulto e poi scuoto la testa; quando la sua presa si allenta, sono sorpresa: se fossi abbastanza scaltra e veloce potrei persino correre via, ma non lo sono.

«Non sono scappata» la mia non è una vera e propria bugia, solo una mezza verità; Josh solleva un sopracciglio, rendendo il suo sguardo divertito. «Non sono scappata, Josh.»

«Ti stai nascondendo, non credi che sia la stessa cosa?» Scuoto la testa in fretta, massaggiandomi appena il polso.

«Non mi sto nemmeno nascondendo, ho solo voluto cambiare aria.» Josh scoppia a ridere e la cosa quasi mi preoccupa perché non voglio che attiri l'attenzione di persone sconosciute.

«Cambiare aria?» Ripete, quasi a voler essere sicuro di aver capito bene le mie parole. «Sei scappata per nasconderti, potevi almeno avvisare.»

«Avvisarti di che cosa, esattamente?» Josh si stringe nelle spalle. «Non ti devo niente, non stiamo più insieme, non sono più innamorata...»

«Mia, Mia, Mia... tua madre sarebbe molto delusa da questo tuo comportamen...»

La mia mano si muove più veloce del previsto e nemmeno mi rendo conto di sobbalzare quando colpisco in pieno il viso di Josh. Quasi rimbomba tutto intorno e il palmo della mano persino brucia.

Josh è così sorpreso da quel gesto che lascia definitivamente la presa dal mio braccio: di nuovo, potrei scappare invece resto ferma e salda sui miei stessi piedi, aspettando quasi che reagisca.

Lui però si porta una mano sulla guancia, a massaggiare il punto da me colpito, poi sorride, inumidendosi le labbra.

«Zitto.»

«Non male. La Mia che pensavo di conoscere non avrebbe osato tanto.»

«Tu Mia non la conosci proprio.»

«Conosco la Mia innamorata però e quella non avrebbe di certo reagito così.» Josh mi sta stuzzicando.

«No, certo che no.»

«Sei innamorata di quel ragazzo adesso, non è vero?» Sussulto quando Josh si riferisce ad Harry. «E tuo fratello che dice? È abbastanza per te?»

«Non sono affari che ti riguardano» replico, facendo un passo indietro. «Che diavolo ci fai qui a Londra?» Josh mi afferra nuovamente il gomito, a trattenermi.

«Nemmeno questi sono affari tuoi e cara Mia, quando si tratta di te, la cosa mi riguarda sempre.»

«Fossi in te, non ne sarei così convinto.»

Volto la testa in una frazione di secondo perché quelle parole non escono certo dalla mia bocca; Harry è ad appena qualche passo di distanza, lo riconosco nonostante la poca luce. Louis è subito al suo fianco, Liam appena dietro.

Josh è riuscito ad allontanarmi dalla strada principale, non ha smesso realmente di piovere e quando Harry si avvicina, non ho alcun dubbio perché la maglia che indossa è quasi del tutto zuppa. Come se fosse uscito di corsa dal locale, come se sapesse esattamente dove fossi.

«Ti credevo un po' più veloce.» Josh non ha nessuna intenzione di lasciarmi andare e la guancia di Harry si tende l'istante dopo; la mano di Louis gli si posa prontamente sulla spalla, quasi a volerlo trattenere.

«Lasciala andare.» La sua voce è pacata, persino tranquilla.

Immagino Josh scuotere la testa a quell'ordine perché la mia attenzione, in quel momento, è rivolta solo ed esclusivamente ad Harry. Lui però il mio sguardo non lo incrocia e probabilmente è persino meglio così; lo vedo deglutire e stringere il polso lungo il fianco.

«Lasciala.»

Harry è costretto a ripetere l'ordine, ma il suo tono continua a essere naturale: non lo ripeterà però una terza volta e Louis non sarà in grado di trattenerlo. Non così.

Mi rendo conto solo ora di quanto i loro fisici siano effettivamente diversi: Louis è più basso e più magro di Harry, che invece sarebbe in grado di liberarsi di lui con un semplice movimento del braccio, che però non fa e lascia che Louis lo tenga fermo. Credo vivamente che sia meglio così per tutti.

Incrocio lo sguardo di Liam solo in quel frangente: annuisce appena e mi basta quello per riuscire a liberare il braccio dalla presa di Josh per correre in avanti. Harry si sposta di lato, lasciandomi passare. Mi ritrovo stretta tra le braccia di Liam, con la voce di Josh che impreca ormai a distanza. Liam ha fatto qualche passo indietro, portandomi con sé o forse è stato Harry ad avvicinarsi a Josh.

Riesco a vedergli solo la schiena: ha la maglia zuppa e le spalle tese e contratte; è pronto a scattare se fosse necessario. Louis si volta per un secondo nella mia direzione con una sola domanda negli occhi, alla quale annuisco asciugandomi la guancia con il dorso della mano. Quando ho iniziato a piangere proprio non me lo ricordo.

«Scappare di nuovo non cambierà le cose.» Non lo so che tono stia usando Josh adesso, ma è solo una minaccia alla quale non ho la forza di ribattere.

«Se posso darti un consiglio: chiudi la bocca e sta lontano da lei.»

Harry prende nuovamente parola e a differenza del tono usato da Josh, il suo continua ad essere pacato; eppure la corda si spezzerà se Josh non obbedirà e sarà peggio dell'aver alzato la voce. Josh si avvicina ad Harry, ma non sento che cosa Louis gli dice all'orecchio.

Harry se lo scrolla di dosso con un unico movimento della spalla solo per afferrare Josh per il colletto della giacca doppiopetto che indossa, spingendolo contro la parete a lui più vicina; Josh cerca di opporre resistenza, ma Harry è più forte persino di lui.

La sua schiena cozza contro il muro di mattoni e chiude gli occhi, stringendo i denti per contrastare il dolore. Vorrei gridare ad Harry di non farlo, ma Louis mi brucia sul tempo o forse ha semplicemente la voce più alta della mia perché io stessa lo sento chiaramente quando urla un semplice Harry, fermo!

Lui però sembra non farci caso perché il suo pugno colpisce il viso di Josh senza esitare. Josh si accascia, provando a contrastare la presa di Harry, che di allentarsi però non ne vuole sapere; passano appena un paio di secondi prima che un secondo pugno venga scagliato contro Josh, all'altezza dello stomaco questa volta.

Harry fa un passo indietro e poi un altro ancora, fino ad allontanarsi - Paul nemmeno l'ho visto apparire dal nulla. Louis lo segue alla svelta e senza che me ne renda conto, Liam ha lasciato la presa solo per permettere ad Harry di afferrarmi il polso per trascinarmi in strada.

È brusco nei movimenti, ma non m'importa nemmeno perché so che non si sta rendendo conto di quello che sta facendo. La gente per strada sembra essersi diradata o forse sono io che vedo nient'altro che Harry; mi abbraccia così forte da togliermi il fiato, eppure mi sembra di essere tornata a respirare solo adesso.

Ha smesso realmente di piovere, ma la stoffa bagnata della maglia che indossa Harry continua a essere fradicia e fredda contro la mia guancia.

«Stai bene?» Me lo sussurra all'orecchio e i suoi occhi sono così scuri da sembrare neri.

«Come hai fatto?» Deglutisce e in un gesto impaziente si scosta i capelli umidi dalla fronte, indicando poi Liam con un gesto del mento.

«Era in ritardo e quando è entrato nel locale ha detto di averti visto attraversare l'incrocio» mormora, sfiorandomi la guancia con le dita. «Ho capito che qualcosa non andava perché non potevi metterci così tanto tempo e cazzo, avevo ragione.»

Dal locale, Harry è uscito davvero di corsa, senza nemmeno avere il tempo di recuperare la giacca.

«Grazie.» Mormoro, sollevando il viso verso il suo: è comunque lui a baciarmi le labbra.

Louis si schiarisce la voce qualche secondo più tardi, controllando qualcosa sul suo iPhone con l'indice della mano sollevato.

«Ho una buona e una cattiva notizia» i miei occhi incontrano quelli celesti di Louis. «La buona è che la denuncia è stata accolta, ma perché possa essere valida ed effettiva - con le eventuali conseguenze - dobbiamo rivolgerci al Comandante Connor, che per tua fortuna, conosco molto bene.»

«E la cattiva notizia?» Domando con il cuore che mi batte tanto forte da rimbombarmi nelle tempie.

«La cattiva è che il Comandante Connor si trova in Florida.»

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