Middle Ground Chronicles - SE...

By alesstar

4.7K 465 364

✨VOLUME 1 - Saga del Middle Ground - autoconclusivo -- -- Chi sarebbe tanto sprovveduto da preferire a una n... More

ambientazione, personaggi e storyline
1 . Tu chi sei?
2 - Sensi di colpa
3 - So cosa fare
4 - Un favore personale
5 - Binario 10
6 - L'antidoto Rosa
7 - La barriera elettromagnetica
8 - La convocazione
9 - In trappola
10 - Potenza della mente
11 - Eldorado
12 - Evasione
13 - Vadis
14 - Scoperte
15 - A caccia
16 - Io ti conosco!
17 - Somnum Nunc!
18 - Codice infranto
19 - Strane usanze, strane conoscenze
20 - Nemici o amici?
21 - Una donna bellissima
22 - Lui viene con noi
23 - Una lite di coppia
24 - Ti rubo un bacio
26 - Verità sconcertanti (parte 2)
27 - Maledetto figlio della fortuna
28 - Ti svelo un segreto
29 - Enigma
30 - Ragione o Sentimento
31 - Morire per lei
- RICAPITOLIAMO -
32 - Noi eravamo
33 - La Promessa
34 - Universi Sommersi
35 - La Caverna di Platone

25 - Verità sconcertanti (parte 1)

107 10 8
By alesstar

Selina 16


( Ingranaggio)


- 7 giorni al Middle Ground

Credo di aver commesso l'ennesima infrazione alle regole. Sebbene mi fosse stato destinato come compagno di riproduzione, lui aveva declinato l'ordine, e credo che Morgan non avesse il diritto di baciarmi. Lasciandolo fare credo di essere diventata a tutti gli effetti una fuorilegge. Senza il nullaosta del consiglio supremo non è consentito avvicinarsi a qualcuno. Non avrei dovuto infrangere il codice, quando avrò scoperto cosa genera le anomalie e avrò trovato una cura per tutti i Crescenti della City, sarò costretta a denunciarmi per questa infrazione. Io non, non avrei proprio dovuto. Io non ... io l'ho baciato. Cioè, mi ha baciata. Ed è stato... è stato, non so definirlo. Non aveva nulla a che fare col bacio che ho dato a Natan in quel sotterraneo, quello era rassicurante, questo era pericoloso. Quello è stato necessario per riuscire a scappare, questo è stato solo necessario. Mi ha fatta sentire all'improvviso nuda e ogni centimetro della mia pelle sembrava calamitato verso la sua pelle, ogni cosa intorno, il pensiero della morte incombente, i mirini puntati su di noi, le corde che si spezzavano, ogni cosa aveva perso valore per far posto a un desiderio così urgente e totalizzante da farmi sentire un'altra. Ma chi ero? Quando sono con lui, oltre a essere una fuorilegge, chi sono?

«Di qua, presto!» Morgan mi spinge verso un agglomerato di edifici tutti uguali, talmente identici da essere ipnotici. Sono gli alloggi destinati agli Operanti.

Mentre corro al suo fianco, dico nell'affanno: «Credi che gli Operanti ci aiuteranno? Che ci daranno asilo?»

La sua voce arriva carica d'ironia: «Ne dubito, Selina. Qui mi considerano un nemico. Se a Vadis voi Crescenti siete perseguitati, noi Cacciatori di Vite lo siamo qui a Ingranaggio».

Notizia che mi agghiaccia.

«Ma perché?» domando preoccupata.

«Ne ho riportati indietro molti che fuggivano da Ingranaggio, e considerato che è impossibile dimenticarmi e che non credo lo abbiano gradito, nel riconoscermi vorranno farmi la pelle. Ma non abbiamo scelta, vieni» mi spinge verso una traversa.

Immagino si riferisca alla sua fama, ma prima ancora alla sua stazza fisica, un cacciatore come lui non si dimentica. E io posso dire lo stesso, ma per altre ragioni, e arrossisco al solo pensiero. Mentre penso che sarà complicato riuscire a portare a termine la mia missione, mi accorgo che Morgan va spedito verso uno degli ingranaggi che è indicato come il settore principale. Sembra abbia le idee molto chiare sulla direzione, e sembra abbia deciso di andare incontro alle IA di tipo 5 che controllano quella zona.

«Ma che stiamo facendo?» domando nella marcia.

«Laggiù c'è la fabbrica, ci lavorano i fabbri.»

«Dovrei sapere che significa?»

«Che ho portato un messaggio per uno di loro.»

«Che hai portato cosa?»

«Smettila di parlare, ricordi cosa ti ho detto su Bert 29 il mio apprendista?»

Alzo gli occhi al cielo in un verso di stizza ma taccio, ricordo bene come lo ha definito: lento e chiacchierone. E durante una missione non si parla. Ricevuto.

Nella corsa non faccio che osservare il perimetro in cerca della zona in cui vengono trasferiti i Crescenti, con la speranza che il settore sia ben segnalato, perché senza indicazioni temo che non riuscirò mai a trovarlo, e devo raggiungerli prima possibile, parlarci. Non credo a una parola di quello che mi ha detto Natan, in un certo senso la penso come il pilota e credo che i vadisiani mentano. Forse lo spero. Immaginarmi innestata mi fa venire voglia di strapparmi la pelle.

«Che ti prende, Selina? Stai al passo, non restare indietro» incita Morgan.

E poi Natan è stato una delusione, ha abbandonato la nave sapendo che sopra c'erano tre persone e un solo paracadute. La verità è che posso fidarmi solo del mio istinto, e il mio istinto dice che devo trovare i colleghi di Pangea a ogni costo.

«Non ho capito dove vorresti andare, Morgan, ma io vado a cercare il settore dei Crescenti» allungo le falcate per restare al suo fianco.

«Non ora» mi arpiona il braccio e mi spinge ad accelerare.

Lo strattono. «Ora invece! Non so cosa devi fare con un fabbro, ma io ho bisogno di parlare con i genetisti...»

«Non ora!» stringe la presa e mi tira.

«Morgan!»

«Allora aveva ragione quel Reminiscente, tu credi che loro potranno risolvere il problema delle tue fantomatiche anomalie...»

«Non sono fantomatiche! Il fatto che voi non riusciate a vederle non significa che non ci siano...»

«Il fatto che nessuno le veda significa che non esistono. Muoviti, Bert, da oggi ti chiamerò Bert.»

«Non ci provare!»

Ride di me, come uno stupido impunito. Mi fa una tale rabbia.

«Andiamo, Bert, non perdere il ritmo.»

«Smettila di chiamarmi Bert!»

«Smetterò quando non sarai più lenta e nevrastenica come lui» mi strizza l'occhio.

Inizio a pentirmi di averlo baciato.

#

#

È chiaro che Morgan conosce molto bene questo luogo, per come si muove agilmente e per come prende direzioni senza un attimo di esitazione. Suppongo sia per il suo lavoro, se ha riportato qui molti fuggitivi avrà attraversato spesso queste zone. Quello che non capisco è la ragione per cui stiamo correndo acquattati lungo uno snodo al terzo piano dell'edificio della fabbrica, ma non posso fare domande o si rimette a chiamarmi Bert.

«Ecco, siamo arrivati» sussurra indicando una porta di ferro.

C'è un cartello con su inciso: casa dell'uomo senza dita.

Immediatamente mi ritraggo in un sussulto.

Morgan mi prende la mano con un sorriso da canaglia e immagino che voglia significare che non ho nulla da temere. Oppure vuole farmi capire che le dita le ha tagliate lui a quest'uomo perché – come direbbe Natan – è un cattivo ragazzo. In fondo lo ha minacciato di tagliare gambe e braccia anche a lui, quando eravamo a Vadis. Magari quando va a caccia taglia parti del corpo ai fuggiaschi con quel coltellino che ha tirato fuori sul paracadute e poi conserva i trofei come un sadico...

«Cos'è questa smorfia stravolta, a cosa pensi?» mi sta guardando storto. «Hai una faccia... sembra che tu abbia visto...»

«Un mutilatore seriale?» lo sfotto.

Morgan osserva la scritta sulla porta e poi di nuovo me, e alla fine ride.

«Muoviti, Bert. Tra due minuti passa la ronda, meglio non farci trovare qui a bussare.»

«Smettila di chiamarmi Bert» ringhio. Poi ci ripenso «Hai detto bussare?»

Sta bussando.

«Ma non dicevi che gli Operanti odiano i Cacciatori di Vite? Ti presenti a casa di uno di loro e gli bussi alla porta?»

«Cosa preferiresti» mi schernisce, «che sparassi alla serratura e mi lanciassi dentro in volata, Bert?»

Lo giuro, sto per prenderlo a pugni.

La porta si socchiude e una luce fioca filtra dalla fessura. Due occhi appesantiti da grosse occhiaie si affacciano sull'uscio corrugati, e sto già immaginando la colluttazione che ne seguirà, quando lo sguardo dell'uomo si apre a un'espressione di stupore e poi sorride. Spalanca la porta e davanti a noi appare un uomo molto grosso, la muscolatura massiccia e la pelle sporca di grasso, probabilmente prodotto dal torchio che si intravede alle sue spalle.

Con vera commozione esclama: «Mister, è proprio lei! Cosa fa qui?».

Accidenti, sembra proprio felice di vedere Morgan.

«Devo parlarti, possiamo entrare?» sussurra Morgan, osservando il perimetro con fare circospetto.

L'uomo ci osserva entrambi, e quando i suoi occhi cadono su di me si spalancano increduli. Ma non domanda nulla, si limita a scostarsi per farci entrare. Prima di sigillare la porta la sua testa fa capolino oltre l'uscio e osserva prima a destra, poi a sinistra, e poi finalmente chiude la porta a più mandate e ci fa cenno di restare in silenzio. Si volta e ci indica il torchio, con i gesti mima che lo accenderà per non farci ascoltare oltre la porta. Morgan annuisce e l'uomo fa come ha spiegato. Il torchio inizia a ruggire versi metallici in un fracasso che risuona tutt'intorno. L'uomo aiutandosi con i gesti ci invita a seguirlo nella stanza accanto, un pertugio con una branda e una lampada a olio. In tre ci entriamo a malapena. E ora l'uomo fa intendere che qui si possa parlare.

Con imbarazzo indica la lampada e dice: «La stavo riparando» per giustificare l'olio che ha sulle mani. Le sue mani! Non posso fare a meno di contare le tre dita mancanti. E una fede bloccata a metà su una falange.

Morgan gli assesta una pacca sulla spalla e dice solidale: «Ho incontrato tua moglie, sta bene, ti aspetta e non farà sciocchezze per raggiungerti» gli strizza l'occhio.

L'uomo si mette a mani giunte: «Grazie, Mister, grazie, lei è davvero buono.» Poi osserva me e aggiunge indicandolo «Quest'uomo mi ha salvato la vita. E sta pagando le spese della mia riabilitazione, pure se non ha provocato lui le mie ferite...»

Sorrido confusa.

«Lei è Selina, per gli amici Bert» gli dice Morgan.

Indirizzo subito un'occhiata furiosa verso di lui che ora sta ridacchiando come un idiota.

«Salve, Selina... o Bert...» ripete titubante l'uomo, «piacere di conoscerti, io sono Ares 115.»

Sto per insorgere, quando sento Morgan aggiungere: «Lei è una collega di tua moglie, loro sono amiche.»

Ma che razza di bugie inventa? Come gli viene in mente di coinvolgermi nei suoi piani? Prima che io possa reagire, Ares si mette di nuovo a mani giunte, ma stavolta davanti a me, china appena la schiena in segno di rispetto e dice: «Come sono felice di conoscere un'amica e collega di Era».

Un momento, penso, Era?

«Era 10?» mi accerto.

«Mia moglie, sì» conferma.

Ora divento il terzo personaggio commosso nella scena. «Sei suo marito? Oh, piacere di conoscerti, Ares. Era mi ha parlato tanto di te! Ti pensa moltissimo» confesso entusiasta.

Per un istante sorridiamo tutti, poi gli occhi di Ares si accigliano. «Ma che succede, perché sei qui?» domanda a me. «Perché siete qui?» precisa rivolgendosi a Morgan.

«Non conosco la zona in cui lavorano i Crescenti di Pangea deportati a Ingranaggio» spiega Morgan, «nessuno di loro è mai evaso e non ho dovuto cercarli o trovarli, fino ad ora. Ma tu puoi indicarmi come raggiungere il loro distretto restando fuori dal radar delle IA 5?»

Sono sollevata di ascoltare le sue parole, forse ha deciso di aiutarmi, sembra che adesso abbiamo la stessa missione, raggiungere i genetisti. Ma quando è successo che abbia cambiato idea? Mi pareva di aver capito che le mie anomalie secondo lui fossero fantomatiche.

Ares riflette qualche momento, poi si fa coraggio e dice: «Farò di meglio, verrò con voi.»

«Non voglio metterti in pericolo» replica deciso Morgan.

«Mister, mi creda, spiegare la strada è impossibile...»

«Sono addestrato a trovare strade, non preoccuparti.»

«... perché non esiste una strada» conclude Ares.

«Che cosa significa?» chiede Morgan.

«I Crescenti, qui, non vivono...» col dito punta in basso, «... ma vivono...» col dito punta in alto.

«Vivono in cielo?» chiedo sconvolta.

«Vuoi dire alla Torre?» si accerta Morgan, ignorando la mia battuta.

Ares conferma sospirando. «Alla Torre, Mister. Piano attico» precisa.

«E l'attico si trova...» lo incita a continuare.

«Al novantesimo piano» conclude Ares. «Senza elevatore. Solo migliaia di dannate scale.»

«E non scendono mai?» intervengo io.

Si voltano a indirizzarmi lo stesso sguardo di scherno.

Ora Ares 115 va a sedersi sulla branda e nel farlo la rete si piega fino a terra e cigola sotto il suo peso. Incurva le spalle e ci parla a occhi chiusi: «La Torre è ben visibile anche da lontano, ma il problema è raggiungerla. Hanno cancellato tutte le strade.»

«Cancellato?» chiede Morgan.

«Usano un algoritmo per cancellarle. In altre parole la strada esiste ma alla vista non esiste...»

Come le mie anomalie, penso sconvolta.

«Alla stazione, quando i Crescenti arrivano» continua Ares, «li imbarcano su navicelle da trasporto e li conducono lassù in volo. Non c'è modo di arrivare via terra.»

Immagino che una misura di sicurezza di questo genere sia dovuta al fatto che noi Crescenti conosciamo verità che non possono essere condivise con gli abitanti di Ingranaggio, e separarci da loro in ogni modo possibile resti l'unica soluzione. Adesso so dove verrò confinata quando anch'io arriverò ai quarant'anni di età. Ma, ripensandoci, dubito persino che arriveremo a domani.

«E come pensavi di venire con noi, allora?» domanda Morgan, «vedi nel buio? Hai un modo per guardare oltre la simulazione dell'algoritmo? Oppure» sorride senza crederci neanche lui, «hai una navetta personale?» fa l'ironico.

Ares si mette in piedi, batte il pugno sul petto e fiero a mento alto dice: «A quest'ora sarei destinato al Middle Ground se non fosse stato per lei, Mister, quindi mi sento in diritto di rivelarle un segreto: sì, ce l'ho, Mister. Ho una nave.»

Stavolta io e Morgan condividiamo lo sgomento.

«In che senso?» chiede Morgan.

«Già... in che senso?» gli faccio eco.

«Venite a vedere» dice facendo cenno di muoverci piano e in silenzio. Attraversiamo la sala del torchio che sta ancora ruggendo il suo fracasso, e raggiungiamo una piccola finestra affacciata su una corte interna che mostra il piano interrato. Ci affacciamo, e notiamo che, in fondo a questo corridoio verticale, giù nello strapiombo, accanto a una rampa di rimessaggio c'è posteggiata una navetta.

Sto per cantare vittoria, quando gli occhi di Morgan, che si sporge oltre il parapetto, si aprono allo sconcerto: «Ma quella...».

Continue Reading

You'll Also Like

14.9K 1.2K 52
Fantasy romance a cavallo tra due mondi. Iris è irrequieta e imprevedibile, proprio come quell'oceano che fin da bambina l'affascina e nel cui abbrac...
316 114 24
Questa non sarà una storia, ma come avete letto dal titolo metterò delle citazioni
2.6K 520 28
Il regno di Strunine è diviso a metà, da una parte ci sono persone in grado di usare poteri particolare più rari che unici e dall'altra gli hunter il...
810 272 48
La storia si sviluppa in una terra in cui sono sempre convissuti umani e draghi. L'egoismo, la crudeltà, l'avidità e la paura del diverso degli esser...