Middle Ground Chronicles - SE...

By alesstar

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✨VOLUME 1 - Saga del Middle Ground - autoconclusivo -- -- Chi sarebbe tanto sprovveduto da preferire a una n... More

ambientazione, personaggi e storyline
1 . Tu chi sei?
3 - So cosa fare
4 - Un favore personale
5 - Binario 10
6 - L'antidoto Rosa
7 - La barriera elettromagnetica
8 - La convocazione
9 - In trappola
10 - Potenza della mente
11 - Eldorado
12 - Evasione
13 - Vadis
14 - Scoperte
15 - A caccia
16 - Io ti conosco!
17 - Somnum Nunc!
18 - Codice infranto
19 - Strane usanze, strane conoscenze
20 - Nemici o amici?
21 - Una donna bellissima
22 - Lui viene con noi
23 - Una lite di coppia
24 - Ti rubo un bacio
25 - Verità sconcertanti (parte 1)
26 - Verità sconcertanti (parte 2)
27 - Maledetto figlio della fortuna
28 - Ti svelo un segreto
29 - Enigma
30 - Ragione o Sentimento
31 - Morire per lei
- RICAPITOLIAMO -
32 - Noi eravamo
33 - La Promessa

2 - Sensi di colpa

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By alesstar

Evan Morgan Vento


-12 giorni al Middle Ground

«Alcuni impazziscono.»

Nell'oscurità della notte la pianura affollata di siepi ci sovrasta come un gigantesco monolite incombente.

«Dico sul serio, Mister, diventano pazzi» insiste Bert 29, chino accanto a me.

Con la mano premuta sulla sua spalla faccio in modo che si abbassi, la sua testa riccia da quindicenne inesperto sbuca oltre la recinzione.

«O almeno così si dice» si acquatta finendo in ginocchio.

Se perdessero il lume della ragione, mi dico, sarebbe più facile riportarli indietro.

La recinzione che circonda la radura segna il confine tra Pangea città e le tratte dei treni che conducono a Ingranaggio. Nessuno è mai evaso per tornare a Pangea, di solito si rifugiano a Vadis o ai confini con Stallo. Ma questo posto è blindato e pullula di IA 4, mi sfugge la ragione per cui quest'uomo abbia deciso di condannarsi da solo.

«Chi lo dice?» concedo.

Con una leggera pressione del braccio forzo Bert a salire sui talloni, non deve stare per terra, impiegherebbe troppo per saltare fuori.

«Quando impazziscono diventano pericolosi» si sbilancia e col palmo frena una caduta di sedere, e il suo corpo sottile adesso trema in modo visibile.

Soffio fuori un respiro annoiato. «Hai paura, Bert?»

«No, Mister, io? Ma quando mai.»

Un movimento sospetto fa guizzare le mie pupille a destra, sono dilatate al punto che anche nell'oscurità noto che le foglie fuggono insieme alle ombre.

«Io... ho bisogno di questo lavoro, Mister... altrimenti finisco al...»

Con una mossa fulminea gli chiudo la bocca e premo il palmo perché la sigilli una buona volta.

Il disertore si avvicina. Osservo lampi di luce tenue che svicolano tra le fessure delle siepi. Sono passi rapidi e senza suono.

«Non è impazzito» concludo, sul punto di scattare in avanti.

Bert sussurra tendendo la voce: «Come lo sa?»

«Mi sento in colpa.»

Balzo fuori e corro fino all'agglomerato di fogliame. All'ultima falcata utile effettuo un salto diagonale che perfora un ammasso intricato di rovi nell'esatto momento in cui la figura passa, e con la punta dello scarpone picchio la sua nuca costringendolo a emettere un gemito di dolore prima di sbilanciarsi. Disarciono il fogliame e gli piombo alle spalle, lo agguanto al collo serrando il braccio intorno alla sua gola e ci catapultiamo a terra, ma prima che torni supino premo il ginocchio contro la sua schiena e gli schiaccio la faccia nella ghiaia.

«Ares centoquindici, sei riconsegnato» sentenzio.

È un uomo molto prestante, forgiato dal lavoro di fatica, se al mio posto avessero incaricato un cacciatore di poco inferiore al mio metro e novanta si sarebbe lasciato sopraffare.

Dietro di me i passi di Bert arrivano arrancando nella selva.

«Sei lento» sollevo per la collottola il fuggiasco, «e ansimi».

Bert bofonchia nel fiato: «Dice a me, Mister?».

«A chi se no?» Imprigiono le mani del fuggiasco con una fascetta. «Lui è stato più svelto di te» lo spintono perché si muova con me verso la radura. «Non ansima e ha la bocca chiusa. Tu parli troppo, Bert» lancio un'ultima occhiata ammonitrice verso il mio apprendista, prima di superarlo insieme al prigioniero.

Poco dopo la navetta da trasporto ribelli si alza da terra. Bert arriva di corsa a braccia per aria e urla investito dal vento della spianata: «Mister! La prego!»

«Torni a piedi, così alleni il fiato.»

Prendiamo quota e il pilota effettua una manovra per immettersi nel corridoio centrale che ci condurrà al Gate principale di riconoscimento disertori.

Sul sedile difronte al mio, il fuggiasco si osserva le mani allacciate ai polsi dalla fascetta e solo adesso, nella luce dell'abitacolo, mi accorgo che ha tre dita mancanti sulla sinistra: indice, anulare, mignolo. Adeguatamente cauterizzate.

«Che è successo?» sostengo la voce per contrastare il fragore del volo.

A testa bassa l'uomo, sui quarantacinque anni, piazzato e con una folta chioma brizzolata che si scompiglia a ogni accelerazione del velivolo, mormora senza troppa enfasi: «Perse al macchinario. Per questo sono fuggito. Morirò comunque, ma volevo raggiungere i laboratori per dire addio alla mia donna.»

Una scelta tanto azzardata quanto coraggiosa, la sua. Tornare indietro per dire addio.

«Hai fermato da solo l'emorragia?»

«Certo, Mister, io sono un fabbro...» prende fiato e confessa «...tra cinque anni la mia donna arriverà a Ingranaggio e avrei potuto riabbracciarla.» Non è disperato e neanche stanco, è solo consapevole di quello che lo aspetta, e pare averlo accettato nell'attimo in cui l'ho catturato. Torno a osservare la sua mano e non posso fare a meno di notare che all'indice porta una fede nuziale bloccata a metà falange. Apprezzo che abbia salvato la sua fede quando ha perso la speranza.

«Ho paura che stia tentando di raggiungermi...» continua lui, «senza sapere che ormai sono destinato. Dicono che lei, Mister, sia una persona con una coscienza, che non è come gli altri cacciatori. Può portarle un messaggio da parte mia, Mister? Lei lavora all'istituto di chimica... si chiama Era... le dica... di non fare sciocchezze, che l'amo... e che mi dispiace...»

«Non sono un araldo» distolgo lo sguardo. «Sta' seduto e taci, ora.»

Abbassa la testa repentino e strizza gli occhi. «Sì, Mister.»

#

#

«Ho una riconsegna. Ares centoquindici evaso da Ingranaggio, addetto al macchinario.»

La guardia fa scattare l'apertura del cancello che lentamente scivola a destra. Con un colpetto tra le scapole lo spingo a muoversi, e per la prima volta sento la sua voce tremare: «Sarà doloroso, Mister?» mi domanda senza girarsi a guardarmi.

Emetto un lungo respiro e lo invito ad accelerare.

Nella Hall del Gate il controllore digita nello schermo senza guardarci, mentre si rivolge a me perentorio: «Recuperato in una notte?»

«In due ore» rispondo annoiato. «Ma è notte, in effetti» ghigno.

Ancora intento a scrivere, si fa arrogante: «Cacciatore di vite, in missione era da solo? Non aveva con sé un apprendista in prova?»

«Sarà a qui a giorno fatto, ha poco fiato.»

«Che significa?» ora il controllore mi osserva un momento col piglio nervoso, «Doveva imbarcarlo, la selva è pericolosa» e nel riconoscermi, solleva le sopracciglia, «Mister, è lei, mi scusi, certo.» Nell'imbarazzo i suoi occhi scivolano sul prigioniero e le dita mancanti non sfuggono neanche a lui.

«Lei lavora al macchinario principale?» gli domanda severo.

«Sì, signore.» Il prigioniero chiude gli occhi e attende la sentenza.

«Non possiamo reinserirla. Sarà destinato.»

Sento il respiro di quest'uomo farsi profondo. E torno a osservare quella fede intorno all'indice.

«Portatelo via» ordina il controllore.

Emetto un lungo sospiro spazientito e roteo gli occhi fustigando la mia coscienza. «Un momento» li fermo col palmo aperto. «Colpa mia. Nel catturarlo l'ho ferito.»

Ora il controllore aggrotta la fronte. «Ne è sicuro, Mister?»

Mantengo la posizione e l'espressione priva di qualsiasi sfumatura.

«Mister» tentenna, «la ferita è cauterizzata, non è recente».

Davanti al mio silenzio incolore che non accenna a modificare la versione, il controllore distoglie lo sguardo intimorito, e digita rapidamente. «Andrà al recupero. Dopo le cure sarà reinserito.»

Sento il prigioniero sospirare ma non lo guardo, so che se lo facessi incontrerei la sua gratitudine e se mi ringraziasse questa messinscena crollerebbe.

«Lei verrà multato e segnalato, Mister, lo sa, vero?»

Sbuffo. «Conosco le regole.»

«Portate via centoquindici.» Ordina con un cenno ai due soldati che prelevano il prigioniero e lo scortano fuori. Continuo a evitare di guardarlo e mi aspetto che lui faccia altrettanto.

Sto per muovermi, quando il controllore allunga lo schermo verso di me.

«Mister, deve dare il giudizio all'apprendista. Diceva che ha mancanza di fiato» mi scruta sospettoso, «parere negativo?» punta il dito sul tasto rosso.

Maledizione.

Il controllore incalza: «La sua performance è stata utile e determinante nella cattura del fuggiasco?».

Quanto odio queste selezioni.

«Mister? La sua performance è stata utile e deter...»

«Sì» mento. «Utile e determinante. Parere positivo.»

Il controllore tituba, ma alla fine schiaccia il tasto verde.

«Abbiamo finito?» domando seccato.

«Non ancora, Evan Morgan Vento» sento dietro di me.

Dall'ombra sbuca Sirio Uno, il primo Gran Maestro dell'esecutivo.

Continuo a dimenticare i controlli random.

Il suo corpo androgino e femmineo, bianco come il latte e biondo come l'oro, avanza serafico e con occhi trasparenti puntati su di me in modo insistente. Indica il percorso che accede agli elevatori. «Ho bisogno di parlarti, vieni, seguimi.» Senza attendere la mia reazione, si volta lasciando frusciare la sua tunica scintillante, e fa strada.

Improvviso come un tuono nella testa ascolto una voce che riconosco: Morgan, Selina è in pericolo.

Mi sembra di impazzire, Urano sta cercando di comunicare con me... cosa succede a Selina? Non sono un telepata, non ho modo di rispondere a Urano, ma ogni fibra del mio corpo si è messa in allerta.

(Sirio 1, il Gran Maestro)

(Evan Morgan Vento)

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