Just wanna smash his face

By nagasakimako

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[Sukuna x femReader] [no powers universe] [SMUT] Y/N è una ragazza che si è costruita da sola, a fatica, aff... More

1. L'aereo
2. Fratelli e sorelle
3. Passato, presente, futuro
4. Chi diavolo sei?
5. Demoni
6. Lungo la strada
7. Cuore a mille
8. Home theatre
9. Il tempio
10. In periferia
11. Porte
12. La Cena
13. Pronto Soccorso
14. Ad un filo
15. Gran bella cazzata
16. Tagliata di manzo al sangue
17. L'Arasaka
18. Walk of shame
19. L'Afterlife
20. L'Afterlife (pt. 2)
21. La quiete
22. Tiopentone
23. Ossigeno
24. Messaggi
25. Voglio solo spaccargli la faccia
26. Comunicazioni di servizio
27. Neve
28. Ryokan
29. Onsen
30. Cicatrici
31. Il Padiglione del Vuoto
32. Mei Mei
33. Doppia coppia
34. Caos calmo
35. Risposte
36. Honda Fireblade
37. Cuori infranti
38. Hanabi
39. Parola salvezza
40. Dominio pubblico
41. Chiavi del bagno
42. Maki Zenin
43. Chiavi dell'auto
45. Furibonda
46. Ritocchi
47. Boss finale
48. Piccolo fiore di pruno inondato dalla luce notturna di mezzanotte
49. Niente come previsto
50. Promesse
51. Shibari

44. Uraume

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By nagasakimako

NdA
La mia vita si sta ristabilizzando un pochino ai soliti ritmi. Potrei azzardare a dire che le pubblicazioni potrebbero regolarizzarsi.
Ma non voglio dirlo ad alta voceeeeee

Vi amo
Mako

______________

Y/N varcò la soglia del motel vergognandosi come una ladra.
Come era buffa, la vita. Poche ore prima erano entrati insieme, non proprio nel più idilliaco dei modi, ma comunque... Insieme. A braccetto. Come una coppia. Ed ora, esattamente come era successo nel Ryokan, stava uscendo da sola.
Stavolta, almeno, aveva avuto la decenza di saldare il conto prima di abbandonarla a letto da sola alle cinque di mattina.

Uscire da sola da un motel. Il paradigma della sedotta e abbandonata, non c'era niente da dire.
Sì, lei lo sapeva che non era così. Era entrata con il suo... Beh, partner. Che era come sempre subissato di lavoro. Non era successo niente di strano, dopotutto... Ma lo sguardo che le aveva rivolto la receptionist era stato abbastanza eloquente.
Eppure, il luogo in sé, e la riservatezza che sembrava aleggiare come una regola esistente e non scritta, avrebbero dovuto farla sentire un attimino più a suo agio invece che farla vergognare così tanto. Chissà quante donne avevano visto nella sua situazione... Il segreto stava nel mostrarsi sicure di sé.
'E' che non ci sono abituata' si ripeté, stringendo la cinghia della tracolla fra le mani. Per fortuna che doveva andare al lavoro; non avrebbe sopportato di rimanere a casa da sola, invasa da tutti quei pensieri.

La nottata era iniziata male, questo era poco ma sicuro. Per quanto le fosse piaciuto e l'avesse eccitata, il masturbarsi in bagno era stato... Beh, umiliante. Per non parlare della scenata con Inumaki.
Già con delle premesse del genere non poteva certo andare bene. Se poi ci aggiungeva anche il fatto che non avrebbero dormito insieme...
Sperava con la faccenda dell'auto di ribaltare le carte in tavola. Ma in effetti, pensandoci a mente fredda... Come poteva una cosa del genere sistemare qualcosa? Da una catastrofe non poteva nascere altro che qualcosa di brutto. E così era andata.

Sospirò, digitando sullo schermo il numero sul bigliettino che le aveva lasciato sul comodino.

E dire che una volta entrata nel motel aveva sperato subito nel meglio. Quella struttura era qualcosa di meraviglioso: tutta tappezzata di carta da parati colorata, molto eccentrica, ma rilassante. Il tatami per terra le ricordava il Ryokan, e lo scaffale del salottino era pieno di manga. Sembrava più una stanza per turisti, ma l'aveva fatta davvero sentire a suo agio.
Eppure, appena aveva appoggiato la borsa sul letto, Sukuna si era dileguato per tornare solo qualche ora dopo, mentre lei stava già dormendo.
Perché non l'aveva fatta tornare a casa, a questo punto?
'Ho sbagliato anche stavolta' si colpevolizzò, sentendo la testa girarle. Era stufa, era stanca. Per quanto doveva ancora durare questa situazione?
Forse per sempre?

Uraume rispose immediatamente dopo il primo squillo.
"Arrivo" disse soltanto, riattaccando prima che avesse il tempo di ringraziarlo.

Y/N si sforzò di non parlare per tutto il viaggio. Avrebbe voluto riempirlo di domande, dare una voce a tutti i perché che le frullavano in testa... Ma era un impegno emotivo troppo grande. Aveva passato la notte da sola. Non aveva la forza di dire nulla.
L'assistente, da parte sua, sembrava perfettamente a suo agio in quel silenzio. Non che fosse contento di essere andato a prenderla, quello no; ma almeno ignorarsi a vicenda sembrava aiutarlo in quel compito oneroso.
Y/N allungò le gambe sotto il cruscotto della Maserati.
Quindi, Sukuna se ne era andato molto presto, e aveva già visto Uraume, se gli aveva lasciato l'auto. Moriva dalla voglia di fargli qualche domanda, ma non trovava le parole giuste per iniziare.
E poi, ogni volta che apriva la bocca quel dannato magone le bloccava la gola, e le impediva di emettere alcun suono. Anzi, aveva paura che dando voce a quello che sentiva, sarebbe solo scoppiata a piangere. E non era proprio il caso.


L'ennesima anamnesi dell'ennesimo paziente le passò davanti alla faccia, lasciandola totalmente indifferente.
Da quando non le interessava più niente del suo lavoro? Da quando si sentiva così vuota?
Non aveva avuto il coraggio di scrivere a Sukuna per tutta la mattina. Aveva paura di disturbarlo, e poi, se davvero ci avesse tenuto a sentirla si sarebbe fatto vivo lui.
"Sì, come no" sussurrò, fissando sconsolata lo schermo del telefono.
Sukuna non le avrebbe scritto. Questo lo sapeva.
Ora che ci ripensava, le scriveva unicamente quando aveva voglia di scopare. Infatti, prima che facessero sesso non le era mai arrivato un suo messaggio.
Si svaccò sulla scomoda sedia del Pronto Soccorso.
'Però...'
Però le sue parole erano state completamente diverse.
'Non avrei fatto tutto questo per te se non mi importasse niente di te', le aveva detto.
Scosse la testa. Non è che... C'erano davvero due Sukuna?
Il suo lato razionale sarebbe scoppiato a ridere. 'Sì, come no. Yuji ha due gemelli, e non me l'ha mai detto'.
Eppure...
Eppure, forse il suo solito sogno non si discostava così tanto dalla realtà. Se davvero c'erano due Sukuna, con due personalità, con due modi di fare completamente differenti... Magari due facce della stessa medaglia?
Due aspetti della stessa persona?
Si prese la testa fra le mani. Non voleva parlare certo di disturbo dissociativo della personalità, ma sicuramente c'era qualcosa che faceva scattare l'interruttore. Che lo faceva passare da Ryo a...
'Al demone. Chiamiamolo così'.
Schioccò le dita. Ora che l'aveva capito le sembrava così facile, eppure ci aveva messo un bel po' per arrivarci! Sukuna aveva una doppia vita. Doveva capire di quale delle due voleva far parte.

Passarono le ore, tutte accompagnate da una strana frenesia. Sentiva il bisogno fisico di parlare con qualcuno, di sfogarsi. Eppure... Con chi poteva farlo?
Nobara? Certo che no. Era presente alla serata, e raccontarle di Inumaki non era certo il caso. Non voleva metterlo in ridicolo, non l'aveva fatto la sera scorsa e non l'avrebbe fatto ora.
Satoru? Nemmeno. Non l'avrebbe mai perdonata di essere uscita di nuovo con quel bastardo. Se solo avesse saputo cosa era successo nel suo letto la sera di Capodanno, o nel bagno del locale due giorni dopo... No, dopo l'incidente della pillola era meglio non parlargliene proprio.
Forse poteva sfogarsi con Yuji?
Scosse la testa. No, parlare male di Ryo a lui non era certo una buona idea. Ok che era il suo migliore amico, ma... Loro due rimanevano pur sempre fratelli.
"Aaaah" si lamentò. Dove poteva trovare qualcun altro che conosceva Sukuna? Magari anche meglio di lei?
E magari anche disposto ad aiutarla?

Sbatté le palpebre.
Lentamente si girò verso il suo cellulare e lo afferrò, la mano tremante.
No. Non poteva pensarci seriamente. Non poteva essere seria.
Le dita si mossero senza che arrivasse un suo preciso input dal cervello. Fecero tutto da sole.
'Non lo sto facendo davvero' si disse, convinta, mentre aspettava il solito singolo squillo prima che lui rispondesse.


L'efficienza. L'efficienza era il suo biglietto da visita.
Dal momento in cui la ragazza l'aveva chiamato erano passati circa quindici minuti - era da tutt'altra parte della città, per di più invischiato in una di quelle inutili riunioni mensili che il personale dell'Arasaka si ostinava a organizzare. In effetti, era stato quasi un sollievo doversi staccare.
Chissà che faccia avrebbero però fatto i suoi dipendenti, se avessero saputo che per una volta non se ne era andato per colpa di Sukuna.

Uraume era, in fondo, una brava persona.
Il suo difetto principale - se proprio lo si voleva considerare un difetto - era che, beh... Era totalmente succube da quell'uomo.
Non l'aveva mai considerata una debolezza, quello no; ma da un occhio esterno, dover sempre essere a completa disposizione di qualcuno poteva essere un grosso limite. Lui si rendeva perfettamente conto di cosa pensasse la gente, ma semplicemente se ne fregava altamente il cazzo, come avrebbe detto Sukuna.
Sukuna sapeva tutto di lui. Tutto. Era l'unico a conoscere i suoi segreti. E lui, da parte sua, sapeva tutto di Sukuna. Da questo punto di vista si poteva considerare un rapporto assolutamente paritario.
E oggi, per la prima volta da quando si conoscevano, stava facendo qualcosa senza che lui lo sapesse.
Esalò un respiro più profondo degli altri, tamburellando le dita sul volante mentre aspettava che la ragazza uscisse dall'ospedale.
Strano, non si sentiva in colpa.
Meglio così, altrimenti non sarebbe riuscito a tenere la bocca chiusa. Il senso di inadeguatezza che lo assaliva quando faceva qualcosa che sarebbe potuto non piacere a Sukuna era ingestibile; non riusciva a concentrarsi, l'ansia lo assaliva. Doveva tirare fuori la sua agendina e scriversi tutto, per poi farglielo leggere in qualche modo. No, era troppo pesante. E se si fosse dimenticato qualcosa? Se il suo racconto non fosse stato...
Scrollò la testa. Era inutile pensarci, tanto ora si sentiva tranquillo.
Forse perché aiutare quella ragazza equivaleva, in un certo senso, ad aiutare anche lui?


"Che cosa vuoi?"
Uraume sedeva composto al tavolo dello Starbucks in cui avevano deciso di entrare. Aveva già lanciato un'occhiata indagatoria al posto: le norme igieniche erano decisamente sotto la media (aveva dovuto tirare fuori una salvietta umidificata e pulire la sedia) e i camerieri sembravano fregarsene altamente di chi entrasse. In più, il drink faceva letteralmente schifo.
La situazione era un attimo migliorata quando aveva tirato fuori la sua agendina, probabilmente perché l'avevano scambiato per un qualche critico Michelin. 'Che assurdità' aveva pensato. 'I critici Michelin qui non sarebbero nemmeno entrati'.
Intanto, aspettava pazientemente che quella ragazza si decidesse a parlare.
Le lasciò il tempo che le serviva. Anche lui, a volte, aveva bisogno di un po' per far uscire le parole, e per farle uscire nell'ordine giusto. Senza offendere gli altri. Senza che qualcuno fraintendesse.
Ma la risposta tardava ad arrivare. Le lanciò un'occhiata, ma lei teneva gli occhi bassi.
Tentò un approccio differente.
"Ti ha lasciata da sola".

Y/N rigirò il bicchiere di plastica fra le mani, facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio.
Il caffè shakerato non era certo una bevanda adatta per l'inverno, ma era appena uscita da un turno pesante e aveva un disperato bisogno di caffeina. In più, era per la prima volta da sola davanti all'androide, volontariamente. A parlare. L'intera situazione poteva bastare a giustificarle una bella canna, altro che caffè freddo.
"Già" mormorò, senza trovare il coraggio di alzare gli occhi su di lui. Ogni volta che incrociavano gli sguardi sentiva un lampo di freddo attraversarle la schiena, congelarle i lombi, intirizzirle il grembo.
L'esatto opposto dell'effetto che le faceva Sukuna, ora che ci pensava. Forse era per quello che quei due stavano tanto bene insieme?
Sentì Uraume tirare fuori quello che sembrava un piccolo quadernino. Lo vide sfogliare qualche pagina con la coda dell'occhio.
"Stasera aveva del lavoro da fare".
La risposta che aveva dato sembrò soddisfarlo, tanto che non aggiunse altro. Lei alzò un sopracciglio.
"E allora perché non mi ha lasciata a casa?"
Lui scosse la testa. "Meglio di no. Ci sono alcune cose da risolvere prima. Visto quello che è successo, è meglio se fate così".
Y/N scosse la testa, come per scacciare un pensiero sgradevole.
"In che senso, quello che è successo? Sukuna ha paura del mio collega?"
Ci volle qualche secondo prima che l'altro capisse.
"Ah. Tu pensi davvero che sia stato il tuo collega a rigargli la macchina?"
Se avesse potuto, avrebbe riso. Ma Uraume non rideva mai.
"Il tuo amico non c'entra. Mi sembra una persona intelligente". 'E le persone intelligenti non si mettono contro Sukuna', pensò. Ma l'ultima parte si dimenticò di dirla.
"Ma quindi... Chi è-"
"Secondo i miei calcoli" continuò lui, interrompendola e andando avanti con il suo discorso "la settimana prossima dovremmo aver risolto tutto. Il capo avrà più tempo per dormire con te".
Y/N avvampò. Quell'uomo parlava della sua vita intima senza il minimo freno, ed evidentemente senza il minimo pudore. Forse... Poteva essere possibile che non se ne rendesse nemmeno conto?
"Guarda che non è solo per quello!" si affrettò ad aggiungere lei, sentendosi in dovere di giustificarsi. "Io voglio passare del tempo con lui, non solo per... Insomma..."

Ma Uraume sembrava non ascoltarla più. Stava lanciando occhiate preoccupate all'orologio da qualche minuto.
"Hai altro da chiedermi?" tagliò corto, tamburellando le dita sul tavolo. Ancora tre quarti d'ora, e si sarebbe dovuto vedere col capo. Non voleva che lo vedesse in quelle condizioni, sporco di fast food. Che schifo.
Y/N annuì. "Sì, scusami. Tre cose". Si fece coraggio, e continuò.
"Prima di tutto, chi... Chi è Mei Mei?"
Uraume alzò le sopracciglia. Il discorso si faceva interessante.
Finalmente la ragazza stava iniziando a capire.
"Questo non posso dirtelo" rispose. Involontariamente il suo tono di voce assunse una sfumatura di mistero che non passò inosservata alla ragazza.
'Questo non può dirmelo' rifletté 'ma magari... Qualcos'altro sì? Forse devo solo fare la domanda giusta'.
"Ok, non puoi dirmi chi è. So che è una informatrice" mormorò, facendosi forza e fissandolo per la prima volta dritto in faccia. Rabbrividì, ma si sforzò di non badarci. "Ma voglio sapere se fra lei e... E Ryo c'è qualcosa".
Inspirò. La scelta del nome non era stata casuale: si ricordava bene come si era arrabbiato la prima volta che aveva chiamato così il suo capo, quando aveva capito che c'era della confidenza tra loro.
Eppure qualcosa era cambiato da quella volta. Lo capiva dal suo atteggiamento, da come aveva iniziato a guardarla in faccia quando le parlava. Quindi... Perché non sfruttare la cosa a suo vantaggio?
Uraume se ne accorse, ovviamente. Registrò tutto e si affrettò a rispondere.
"Non c'è niente di intimo fra loro, se è questo quello che intendi. Non c'è... Più niente. Solo un rapporto lavorativo, ora".
Y/N si passò la lingua sulle labbra. "Più niente" ripeté, meccanicamente.
Uraume annuì. "Più niente" ripeté. "Questo è sicuro".
'...Quindi qualcosa c'è stato'. Il pensiero le invase la testa come un tarlo. Beh, le aveva detto che gli piacevano le donne di potere, no...? E Mei Mei sembrava abbondarne. Non solo di quello, in effetti.
Ma Uraume non aveva tempo da perdere.
"Seconda domanda?"
"Sì. Che vuol dire..." tirò fuori il telefono, andando a cercare la foto. "Che significa... KY... 2337- 0457738? Ha a che fare con Mei Mei?"
Lo sguardo di Uraume si rabbuiò improvvisamente. "Terza domanda" le ordinò, senza lasciarle modo di controbattere.
Y/N sospirò. "Va bene. L'ultima cosa che volevo chiederti è... Perché mi stai aiutando?"

L'uomo sbatté le palpebre.
Improvvisamente, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, le sembrò di avere davanti un essere umano in carne ed ossa, fatto di organi, sangue, tessuto adiposo, terminazioni nervose. Un essere fisiologico.
Il suo sguardo era stato attraversato da un guizzo di umanità. Durò un attimo, ma le sembrò quasi vulnerabile.
"Perché tu fai bene al capo" mormorò, lo sguardo fisso davanti a sé. "Da quando ci sei tu, è meno... Cattivo". Irrigidì la mandibola.
Y/N notò che non stava più guardando l'orologio. Lo sguardo era perso in avanti, come se stesse cercando qualcosa da dirle attingendo direttamente all'interno del suo cervello. Gli lasciò il tempo che gli serviva per continuare.
"Noi due non siamo persone normali, forse l'hai capito". Lei annuì, ma lui non la stava guardando. "Nessuno di noi due. Noi siamo... Strani. Io voglio che almeno lui riesca a diventare normale. A stare bene con gli altri". Il suo sguardo tornò finalmente su di lei. "Anche con te".

Lei aprì la bocca, ma non le uscì nessun suono.
Non si sarebbe mai aspettata che Uraume rispondesse alla telefonata, né che accettasse di vederla. Tantomeno che la aiutasse rispondendo alle sue domande.
Figurarsi... Beh, questo.
Che problemi poteva avere Sukuna? A parte quell'ovvia doppia personalità e quell'incapacità a gestire la rabbia, giusto.
"E poi".
Le due parole la riportarono alla realtà. Cos'aveva ancora da dirle? Davvero c'erano altre sorprese?
"E poi con te ha sbagliato. Non si fa".
Lo vide rabbrividire. No, impossibile: come faceva un essere gelido come lui a provare freddo?
"Che... Che intendi dire...?" mormorò, non così sicura di voler sentire la risposta.


"Allora, sei contento?"
Quel tono civettuolo gli dava sui nervi. Gli aveva sempre dato sui nervi, e quello stronzo lo sapeva.
Per quello lo usava.
La risposta tardava ad arrivare, ma quel bastardo sembrava avere tutto il tempo del mondo per aspettare. Sorrideva soddisfatto.
"Che vuoi che ti dica?" sbottò finalmente Suguru, esasperato. "Che è stata una bella scopata?"
Satoru sbuffò. Sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare per dargli davvero fastidio; si sedette sul letto, e fece per rivestirsi.
Una mano gli si posò prontamente sul fianco. 'Da manuale', rifletté.
"Dove vai?"
Quel tono tagliente lo inchiodò di nuovo sul posto. Sorrise sotto i baffi.
"Eeeeh, hai insistito tanto. Almeno un feedback lo voglio". Si sdraiò di nuovo accanto a lui, la mano a sostenere il mento. "Com'è scopare con l'uomo più sexy dell'anno?"
Suguru alzò un sopracciglio. "Dimmi tu, piuttosto. Com'è scopare con un criminale?"
Sulle labbra di Gojo sbocciò il suo solito sorriso, quello che il suo uomo ricordava tanto bene. "Tremendamente eccitante" mormorò.
Geto deglutì.
No, non era cambiato più di tanto, in effetti.



"...Si può sapere dove cazzo è?!"
Uraume gli sfilò in fretta il telefono dalle mani prima che lo scagliasse contro il muro e lo riducesse in polvere. E poi chi avrebbe spiegato a quella ragazzina perché non gli scriveva più?
Sospirò. Adesso gli sembrava di dover badare a due teste calde, invece che a una sola. Non aveva proprio migliorato la sua situazione.
E ora, come se non bastasse, quel cretino di Geto non rispondeva al telefono. Che diavolo aveva da fare di tanto importante?
"Vorrà dire che cominceremo senza di lui".
Sukuna si gettò sulla sedia, imprecando. Uraume fece del suo meglio per ignorarlo.
Si voltò verso Nanami, come per dargli la parola. Lui annuì e si schiarì la voce.
"Allora, iniziamo con le buone notizie: abbiamo scoperto dove si trova Mahito ".

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