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By KookSpook

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⚠️Storia originale di π™ˆπ™šπ™¨π™¨π™šπ™§π™ˆπ™€π™€π™£ su π€π¨πŸ‘βš οΈ 【A α΄Šα΄‡Ι’α΄œΚŸα΄œκœ± Fanfiction (/𝐖𝐨π₯𝐟𝐬𝐭𝐚𝐫/𝐉𝐒π₯𝐲/𝐃𝐨... More

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Chapter Twenty-Three
Chapter Twenty-Four
Chapter Twenty-Five
Chapter Twenty-Six
Chapter Twenty-Seven
Chapter Twenty-Eight
Chapter Twenty-Nine
Chapter Thirty
Chapter Thirty-One
Chapter Thirty-Two
Chapter Thirty-Three
Chapter Thirty-Four
Chapter Thirty-Five
Chapter Thirty-Six
Chapter Thirty-Seven
Chapter Thirty-Eight
Chapter Thirty-Nine
Chapter Forty
Chapter Forty-One
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Chapter Forty-Three
Chapter Forty-Four
Chapter Forty-Five
Chapter Forty-Six
Chapter Forty-Sevenβœ”οΈ
Chapter Forty-Nineβœ”οΈ
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Chapter Fifty-Oneβœ”οΈ
Chapter Fifty-Twoβœ”οΈ
Chapter Fifty-Threeβœ”οΈ
Chapter Fifty-Fourβœ”οΈ
Chapter Fifty-Fiveβœ”οΈ
Chapter Fifty-Six (Epilogue)βœ”οΈ
γ€βš οΈπƒπŽπ–ππ‹πŽπ€πƒβš οΈγ€‘

Chapter Forty-Eightβœ”οΈ

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By KookSpook

⚠️Storia originale di MesserMoon su Ao3⚠️

Questa è solamente una traduzione, i diritti vanno tutti all'autrice/ore.
Fatemi notare errori.
—-



Capitolo Quarantotto


⚠️TW: Uso di droghe (sotto forma di pozioni)
TW: Intendo il più blando riferimento a contenuti sessuali⚠️



Ottobre 1979




PARTE I: REGULUS





Questo.

Questo è bello.

Avrebbe dovuto farlo fin dall'inizio.

Avrebbe dovuto farlo anni fa.

Le pozioni rendono il mondo distante e morbido. Tutto in lui è un po' meno nitido. Un po' meno a fuoco. Si chiede se è così che si sentono tutti gli altri? Se è così che riescono ad attraversare la vita senza paura. Come se i loro ricordi non fossero qualcosa di pesante da trascinare con sé.

I giorni e le notti si mescolano, lui è in grado di funzionare abbastanza. Riesce a fare ciò che ci si aspetta da lui. Ma ormai va raramente alle riunioni. All'inizio era il pensiero di stare a casa di Lucius che lo faceva stare lontano, ora non ne ha più voglia.

Grimmauld rimane in gran parte vuota a parte lui e Kreacher.

Evan viene a trovarli di tanto in tanto, Barty meno, Cerci quando può allontanarsi dal suo lavoro e sua madre che è diventata profondamente insoddisfatta della loro relazione, dato che diventa sempre più evidente che non si concluderà con una proposta di matrimonio. Ma la maggior parte del tempo è lui. Solo lui. Stanze lasciate al buio, lasciate vuote, la casa che inizia a raggomitolarsi su se stessa, come una pianta che non trova il sole. Kreacher fa del suo meglio per curarla ma è inutile, e Regulus non è certo d'aiuto.

"Il signor Regulus non mangia abbastanza," borbotta un giorno l'elfo domestico mentre osserva Regulus che mangia con riluttanza la sua cena. "È colpa di Kreacher signore? Non lo fa bene? C'è qualcosa che non va nei pasti del signor Regulus?"

Regulus alza lo sguardo su di lui e fa un debole sorriso. "La tua cucina è eccellente come sempre Kreacher, solo che non ho... fame."

Kreacher lancia in aria uno strofinaccio in segno di frustrazione. "Ma non ha più fame ormai!"

Il che è vero. Le pozioni lo riempiono e rendono il cibo molto meno attraente, il suo gusto si è spento. È tutto una poltiglia.

"Mangerò di più, te lo prometto," dice Regulus mentre si ficca in bocca una forchettata di pasta, ma quando Kreacher gli volta le spalle Regulus fa sparire il resto del piatto.




"Sei malato?"

Sbatte le palpebre, tornando in sé, seduto sul letto mentre Cerci lo fissa con occhi preoccupati. Non sa quanto tempo sia passato tra questa conversazione e quella con Kreacher.

È il giorno dopo? Due giorni dopo? Una settimana? Sa che è passato un po' di tempo, ovviamente, ma è solo sui dettagli che la sua mente non riesce a fare affidamento.

"Regulus?"

"Scusa," borbotta lui, strofinandosi il viso. "Scusa, sono solo stanco."

Cerci non sembra credergli. "Credo che tu abbia bisogno di un Guaritore, la mia famiglia ne conosce uno bravo, posso portarti subito, ho tutto il pomeriggio libero—"

"No, non voglio," sa di sembrare scontroso e non vuole esserlo, ma non può farne a meno. "Sto bene. Ti ho detto che sto bene."

"So cosa mi hai detto," è la prima volta che crede di averla sentita irritata. "Ma stai mentendo, e neanche tanto bene."

Lui sospira, si lascia cadere sul letto e fissa il soffitto. Pochi secondi dopo il materasso si abbassa e Cerci si siede accanto a lui, il viso in bilico sul suo.

Si morde il labbro inferiore. "Sono preoccupata per te."

"È uno spreco di energia."

Lei alza gli occhi al cielo. "Giusto, okay beh, lo farò comunque."

Lui alza le spalle, continuando a fissare il soffitto. "È una tua prerogativa immagino."

La sente sospirare e un silenzio teso cala su di loro. La casa scricchiola e geme intorno a loro, implorando aiuto. Un po' di attenzione. Un po' di magia da assorbire. Questo posto è sempre stato la roccaforte della famiglia Black, è sicuro che non si è mai sentito così solo prima. È un cattivo custode. Un cattivo figlio. Un cattivo fratello.

"Mi manca Boo," dice Cerci rompendo il silenzio, perché è ovvio che le manchi. "Non ce l'hai più intorno."

"È solo un incantesimo," risponde Regulus in modo categorico. "Non è un animale domestico."

La verità è che Regulus non può lanciare il suo Patronus quando è fatto. All'inizio è stato... sorprendentemente difficile. Si era abituato alla presenza spettrale al suo fianco, al calore che suscitava in lui, una rappresentazione fisica di qualcosa che da tempo era scomparso dalla sua vita. Ma Boo non lo ha mai aiutato a dormire, non gli ha mai impedito di pensare, così alla fine ha continuato a ingerire le pozioni. Ormai non si accorge quasi più della sua assenza.

"Va bene, basta così, alzati," Cerci salta giù dal letto, prende il polso di Regulus e lo strattona finché non si alza a malincuore.

"Perché ci alziamo?" Brontola.

"Vai a fare il bagno, perché francamente sembra che tu non faccia il bagno da una settimana."

A dire il vero, forse non l'ha fatto.

"E io vado a preparare il pranzo."

"Kreacher si arrabbierà se prepari da mangiare, lo sai," dice, anche se si costringe a scendere dal letto.

"Beh, allora lui può aiutare. Dai, andiamo, immagino che tu sappia fare il bagno da solo? O hai dimenticato come si fa?"

"Sei esilarante."

Lei gli sorride, forse il primo sorriso genuino che lui vede da quando è arrivata. "Lo so."

Regulus fa il bagno e Cerci prepara il pranzo (con l'aiuto di Kreacher) e qualche ora dopo se ne va, guardandolo ancora come se temesse che lui crolli appena esce dalla porta.

Ma lui non lo fa.

Non lo fa.

Cadere a pezzi cioè.

Cadere implica una sorta di velocità e di destinazione.

Semmai, Regulus sta marcendo.




A un certo punto dorme. Ad un certo punto si alza. Schiaccia ingredienti e mescola calderoni e imbottiglia pozioni e ogni volta che inizia a pensare troppo intensamente a dove vanno quelle pozioni o a cosa servono beve le sue. Poi fluttua per i corridoi. Infestando la sua stessa casa.

Al momento non è particolarmente attento, al che suppone che sia per questo che un giorno salendo le scale che portano alla sua camera da letto, trova il Signore Oscuro in piedi, intento a fissare qualcosa sulla sua scrivania. Per un attimo Regulus è certo che si tratti di una sorta di allucinazione, si stropiccia gli occhi e si chiede se abbia ingerito una cattiva dose di pozioni. Ma ogni pensiero di allucinazione scompare quando l'uomo di fronte a lui si gira. Il brivido freddo che attraversa Regulus è più vivido e reale di qualsiasi altra cosa abbia provato da settimane.

"Regulus," dice l'uomo, la voce leggermente alta e infantile nonostante l'età. La sua pelle sembra quasi traslucida, gli occhi profondi e scuri e troppo grandi per il suo volto smunto. "È passato troppo tempo."

Regulus non può dire di essere d'accordo.

"Mio signore," riesce finalmente a dire. "Mi—mi dispiace io—io non me l'aspettavo," si scervella per trovare il ricordo di un gufo o di un Richiamo del Fuoco, qualsiasi cosa che potesse avvertirlo della visita di Voldemort, ma i pensieri gli si affollano in testa, si scontrano l'uno con l'altro e non gli danno risposte.

"No, mi scuso, non ho avuto il tempo di chiamare in anticipo temo." Lo sguardo dell'uomo è tagliente e Regulus si chiede se si accorge che non è al meglio.

"Non c'è bisogno di scusarsi," dice Regulus, costringendosi a parlare lentamente, a scandire le parole, a annunciare, ripassando ogni parola nella sua testa una dozzina di volte prima di parlare, senza fidarsi minimamente del suo giudizio. Per un attimo l'uomo di fronte a lui si limita a guardare, le lunghe dita ossute che accarezzano il libro sulla scrivania accanto a lui.

"Vedo molto di me stesso in te Regulus."

Che è un'affermazione scioccante come un'altra. Per un attimo Regulus si blocca, non sapendo come rispondere. Sente la sua paura grattare contro la gabbia in cui l'ha messa, ma è distante e distorta dalle pozioni che gli attraversano il corpo.

"Io—è troppo gentile, non credo di meritare questo paragone." Lo pensa e non lo pensa allo stesso tempo.

Voldemort sorride di nuovo, l'espressione non raggiunge gli occhi. "Ho grandi speranze per te, così come tua madre, la tua mente è di gran lunga superiore a quella di molti tuoi coetanei e un'intelligenza del genere mi eccita."

Regulus è ancora in piedi sulla porta, non osa fare un passo in più nella stanza, per chiudere lo spazio tra loro. È troppo consapevole di quanto sia solo. Del letto accanto a loro. Di tutte le altre volte che ha trovato ospiti non invitati nella sua camera da letto.

"Ma credo che siamo entrambi d'accordo," continua il Signore Oscuro, "che potresti fare di più."

Dio, Regulus vorrebbe essere sobrio.

"Non desidero altro che servirla, mio signore," dice a denti stretti, forse non sente la paura con la stessa intensità del solito, ma questo non gli ha impedito di far tremare le gambe e le mani.

"Mi fa piacere sentirlo," dice Voldemort, come se Regulus potesse dire altro. "Lucius temeva che avresti opposto resistenza."

Regulus stringe i denti. "Davvero?" Chiede con tono sottile.

"Temeva che il tuo ritiro dalla vita sociale fosse un segno del tuo vacillante sostegno alla nostra causa. Ma io non mi sono mai preoccupato. I legami sociali hanno poca importanza. Mi interessano solo la tua abilità e la tua lealtà."

Regulus deglutisce la bile che gli sale in gola. Non sa perché Lucius abbia cercato di mettere Voldemort contro di lui, se sia ancora amareggiato per James o cosa, ma la cosa lo preoccupa. Qualunque cosa Voldemort possa dirgli in faccia, Regulus sa che Lucius è uno dei membri più potenti della sua cerchia ristretta.

"La mia abilità e la mia lealtà sono sue mio signore, naturalmente."

L'uomo davanti a lui annuisce. "Prendere il Ministero è stato molto più facile di quanto pensassimo," prosegue senza mezzi termini. "Intendiamo riprovarci e tenerlo questa volta. Voglio che tu sia coinvolto. Voglio che sia qualcuno con intelligenza e non una semplice ambizione a prendere decisioni sul campo."

Non c'è assolutamente nulla che Regulus desideri di meno. Il suo stomaco ha un sussulto e minaccia di vomitare i pochi bocconi di cibo che ha ingoiato oggi.

"Sarei onorato," riesce a stento a dire.

"Eccellente. Severus ti contatterà presto per ulteriori dettagli."

Come se l'offerta non potesse essere più allettante.

"Questo libro," dice all'improvviso Voldemort, toccando la copertina che ha accarezzato per tutta la durata della conversazione. "Dove l'hai preso?" Il suo tono è disinvolto ma un brivido corre immediatamente lungo la schiena di Regulus.

Socchiude gli occhi, cercando di capire di che libro si tratta senza fare un passo avanti. Quando ci mette troppo tempo a rispondere il Signore Oscuro continua.

"L'ho letto una volta, a Hogwarts," E abbassa lo sguardo sulla copertina. "Non sapevo che ne esistesse un'altra copia."

Il petto di Regulus si stringe, perché improvvisamente si rende conto di che libro deve essere. "L'ho trovato qui in biblioteca," mente, non volendo tirare in ballo il nome di Cerci.

"Hm," mugugna piano Voldemort, apparentemente immerso nei suoi pensieri prima di prendere il libro e tenerlo stretto nella sua morsa. "Ti dispiacerebbe terribilmente se lo prendessi in prestito?" Chiede, una richiesta così ridicola che Regulus quasi ride. Come se avesse il potere di negare al Signore Oscuro tutto ciò che vuole.

"Certo che no, per favore."

L'uomo più anziano sorride di nuovo. "Grazie," estrae dalla veste un orologio da tasca—un piccolo oggetto di metallo, ornato da incisioni, che cattura la debole luce del sole che filtra dalla finestra di Regulus. "Purtroppo devo andare," dice prima di chiuderlo di scatto. "Ma è stato un piacere rivederti Regulus. Abbi cura di te."

Non sa bene perché queste ultime parole suonino come una minaccia, ma cerca di calmare il battito del suo cuore anche dopo che Voldemort ha lasciato la stanza.

Ci mette un po' ma alla fine si muove di nuovo, si dirige verso la scrivania, rovistando nella confusione di carte fino a trovare i suoi appunti. Li ha presi meticolosamente su ogni libro che ha letto, cercando di capire cos'è che ha attinto al nucleo magico del Signore Oscuro. Forse sta impazzendo ma non è stupido. Voldemort non ha preso quel libro per fare una lettura leggera, c'è qualcosa dentro che non vuole che Regulus sappia. Che abbia.

Ma che cosa?

Si lascia cadere sul pavimento, stendendo i pezzi di pergamena davanti a sé e confrontando le note di ogni altro libro con quello preso dal Signore Oscuro. Che cosa aveva di speciale? Cos'aveva che nessuno degli altri aveva? Cosa sta cercando di nascondere Voldemort? Scorre i nomi dei capitoli, gli elenchi degli ingredienti, gli incantesimi. Li confronta riga per riga.

Le pubblicazioni sulle Arti Oscure sono molto scarse, è un'area di interesse un po' tabù. Gran parte della conoscenza della tradizione è andata perduta a causa della riluttanza a pubblicarla. Una cosa che sua madre lamenta spesso. Ma questo significa anche che ci sono molte ripetizioni in tutte le opere che Regulus ha letto. Quindi qualsiasi cosa il Signore Oscuro stia nascondendo, dovrebbe risaltare.

Sta sfogliando la sua copia dell'appendice del libro quando la sua attenzione si sofferma su una singola parola;

Horcrux.

Qualcosa di pesante gli cade nella bocca dello stomaco mentre inizia a sfogliare gli altri appunti, controllando tutti gli altri libri, pregando di trovare un riscontro, di poterlo depennare dalla lista delle possibilità anche se, più guarda, più diventa certo che non ci riuscirà.

In tutte le ricerche fatte nelle ultime settimane l'unico libro che parlava diffusamente di Horcux era quello che il Signore Oscuro aveva appena sottratto dalla sua stanza.

Le pareti iniziano a girare e Regulus si appoggia al pavimento, chiudendo gli occhi anche se questo non fa che peggiorare il suo senso di vertigine. Dà la colpa alle pozioni e alla mancanza di cibo e non alla realtà che si sta lentamente depositando intorno a lui. La verità che non è sicuro di poter negare. Combacia, combacia con tutto ciò che ha notato in Voldemort nelle ultime settimane.

Ha creato un Horcrux. Si è reso praticamente immortale. Chiunque si scontri con lui perderà inevitabilmente. E in realtà non dovrebbe essere importante, perché avrebbero sempre perso. Voldemort avrebbe sempre vinto. Regulus lo sapeva. Ma pensava anche che un giorno Voldemort sarebbe morto.

E ora...




PARTE II: LILY




Lily adora l'appartamento di Alice. Pareti rosse e divani di velluto e poster vintage di ragazze pin-up che ammiccano e mandano baci quando passi. Ha luci scintillanti che, a differenza delle versioni Babbane con cui Lily è cresciuta, fluttuano lungo il soffitto senza essere inibite da cavi e prese. Sembrano lucciole. Si possono vedere pezzi di Frank qua e là—riviste di Quidditch sul tavolino, scaffali in ordine alfabetico pieni di testi di teoria magica, una tazza di Chuddley Canons nel lavandino. Ma in realtà, è Alice a riempire lo spazio—tutta calda e audace e confortante. Lily non crede che a Frank importi.

Sono seduti sulla moquette della camera da letto, sacchetti di dolci sparsi intorno a loro e il giradischi acceso in sottofondo. Marlene strappa ferocemente una bacchetta gommosa. "Pensi che convocheranno le elezioni?" Chiede lei, con la serietà della domanda sminuita dalla gomma mezza masticata che ha in bocca.

Sono passate alcune settimane da quando Voldemort e i suoi seguaci hanno ottenuto il controllo temporaneo del Ministero. Tutto si è concluso in modo molto civile. Il giorno dopo sul Profeta c'erano persino foto di Voldemort e del Ministro che si stringevano la mano. Si raggiunse un compromesso—tutti i dipendenti civici dovevano ora essere Purosangue, tutti i dipendenti attuali che non avessero soddisfatto questo criterio sarebbero stati licenziati. Un piccolo prezzo, aveva detto il Profeta, per evitare la violenza. Se ne parlava come se si trattasse di una sorta di negoziazione politica e non di un'acquisizione ostile. Fece Lily sentire male.

"Entro l'anno," dice Mary con misura, osservando con vago interesse la sua rana di cioccolato che saltella sul palmo della mano. "Si pensava che fosse un duro. Non è molto duro vero, cedere alle richieste di Voldemort?"

"Comunque è dentro da un po' no?" Lily chiede, ha un vago ricordo delle ultime elezioni dei Maghi. Aveva solo quindici anni, non era abbastanza grande per votare, all'epoca non le era sembrato così importante.

Marlene fa spallucce, ingoiando il resto della sua gelatina prima di parlare questa volta. "Voglio dire, non proprio. Molti Ministri sono rimasti in carica per dieci anni o più."

Lily fa una smorfia. Non è sicura che in questo momento ci sia un solo politico del Ministero con cui vorrebbe rimanere per i prossimi dieci anni. Sta per dire la stessa cosa quando Alice entra nella stanza con un braccio pieno di pozioni color rosa gomma da masticare.

"Ce le ho, ce le ho, ce le hoooooooo!!!" canta, mettendosi tra Mary e Marlene e distribuendo le piccole fiale di vetro.

Lily si gira la sua in mano, il liquido vibrante all'interno le fa male agli occhi. "Allora come funzionano esattamente queste cose?" chiede, agitando la sua pozione.

"Beh, la inghiotti—"

"Di solito è un buon punto di partenza per una pozione," dice Mary seccamente.

Alice alza gli occhi al cielo e continua. "La inghiotti, fai passare un quarto d'ora e poi se la tua lingua diventa verde, è positiva."

"Huh," dice Lily, continuando a ispezionare il liquido. "Quindi se hai la lingua verde allora sei in difficoltà?"

Alice ride. "Esattamente."

Mary annuisce alla pozione nelle mani di Marlene. "C'è qualcosa che vuoi dirci Mar?"

L'altra ragazza alza gli occhi al cielo. "Oh cosa, tipo ti aspetti di essere incinta?"

"Dio no," Mary fa una faccia disgustata. "Ma di certo è una possibilità in più."

"Lo stiamo facendo per solidarietà," interrompe Lily prima che le due possano continuare, sono sinceramente pessime quanto James e Sirius con le loro piccole tangenti. "Inoltre, voglio vedere queste cose in azione."

Mary inarca il sopracciglio. "Tu e Potter volete mettere su una piccola nidiata tutta vostra?"

Sbuffa. "Un giorno forse, ma per ora preferisco vivere attraverso Alice."

"Oh," Alice scuote le spalle. "Adoro essere un'aspirazionista."

"Ma quanto sono precisi questi?" Mary chiede, tenendo la sua pozione all'altezza degli occhi.

"Al cento per cento, purché siano preparate correttamente. Anche se per avere una lettura accurata bisogna aspettare almeno un'oretta dopo aver fatto l'azione, il che è un po' una seccatura."

Lily e Mary la guardano entrambe a bocca aperta.

"Un'ora dopo—" Lily inizia, ma non riesce a finire la domanda.

"Vuoi dirmi," riprende Mary da dove Lily aveva interrotto. "Che un'ora dopo che avrò scopato con un tizio questa pozione," alza la piccola miscela rosa, "mi dirà se sono incinta?"

Sia Marlene che Alice sembrano non capire perché le loro amiche siano così prese da questo particolare punto.

"Sì?" Alice finalmente azzarda.

"Porca puttana."

"Dio amo la magia," ride Mary. "Hai qualche ricambio in giro Longbottom? Mi servirebbero nella mia vita."

"I Babbani non hanno un modo per capire se sei incinta?" Chiede Marlene, che sembra molto preoccupata.

"Voglio dire che ce l'hanno," spiega Lily. "Ma non qualcosa che te lo dica subito."

"Quanto tempo devi aspettare?" Alice sembra altrettanto preoccupata.

"Non lo so," Lily guarda Mary che alza le spalle, "almeno settimane?"

"SETTIMANE?" Alice e Marlene chiedono all'unisono.

"E se non vuoi andare all'ospedale per farlo è una dannata sofferenza farlo a casa," brontola Mary. "I kit sono come le lezioni di pozioni. Bisogna mescolare un sacco di cose con l'urina."

"CON COSA?"

Lily trattiene un sorriso, appoggiandosi leggermente a Mary. "Penso che potremmo traumatizzarle," sussurra fintamente.

"Maghi," sospira Mary, "sono così delicati."

"Vi mando a casa con una dozzina di questi," dice Alice indignata. "Mi sembra una cosa assolutamente barbara."

"Voglio dire non sono sicura che sia barbaro, anche se è certamente scomodo."

"Inoltre sei consapevole che siamo Streghe vero? Possiamo comprare le nostre pozioni?" Aggiunge Lily.

"Distribuiscile ai tuoi amici Babbani allora! Non dovrebbero sopportare tutto questo."

"È decisamente illegale," interviene Marlene.

"Anche se apprezzo il sentimento," Mary dà un colpetto al ginocchio di Alice con il suo. "E ti prendo in parola per quella dozzina di pozioni."

"Fatto."

"A proposito di pozioni," dice Lily, sollevando quella che ha in mano. "Forse dovremmo prendere queste, sì? Voglio scoprire se sarò o meno una zia."

"Sìììììì," Marlene tira fuori la 'i'. "Tutto quello che voglio è essere una zia figa."

Mary sbuffa. "Pensi davvero di essere la zia figa?"

"Oi!"

"A tutti quelli che sono la zia figa," Lily stappa la fiala e la solleva al centro del cerchio.

"Questo potrebbe essere il mio brindisi preferito di sempre," disse Alice sollevando felicemente la sua pozione.

"Ai mocciosi viziati," si unisce Mary.

Marlene alza gli occhi al cielo. "Ai bambini adorabili."

Le loro pozioni tintinnano insieme prima che ognuna di loro le rigetti come un colpo di pistola. Il sapore è vagamente dolce, quasi di vaniglia, ma non troppo forte, e ha la consistenza della panna pesante.

"Dio sono così contenta che non sapesse di gomma da masticare," dice Mary posando la fiala vuota.

"È—" Alice si stiracchia, sforzandosi di vedere l'orologio sulla parete. "Ora sono le tre e mezza, quindi alle tre e quarantacinque le lingue fuori."

Marlene sbuffa e prende un'altra bacchetta gommosa. "Le lingue fuori," mormora divertita sottovoce. "Allora," dice Mary, appoggiandosi alla mano, "dov'è Francoforte oggi?"

"Oh, è andato a trovare sua madre. Gli ha dato del filo da torcere perché non viene abbastanza."

Mary fa una smorfia. "Quella donna è ossessionata da lui."

"È sua madre," dice Lily ridendo, mentre cerca tra i sacchetti di Berty Botts i gusti migliori. La cheesecake alla ciliegia è la sua preferita.

"È ancora ossessionata da lui," dice Mary imperterrita, rivolgendosi ad Alice per sostenerla. "Mi sbaglio?"

"È il suo unico figlio," dice Alice con un cenno di disapprovazione, "è solo molto... orgogliosa."

"Quella casa è un santuario per lui."

"Sinceramente, anche la casa di James è un po' così," dice Lily prima di aggrottare le sopracciglia—ha appena commesso l'errore di mangiare un fagiolo al gusto di sciroppo per la tosse invece che alla fragola. "Forse è una cosa da Purosangue?"

"No, sono stata a casa di James, non è la stessa cosa."

"Sì te lo concedo," ammette Alice. "Augusta ha davvero esagerato con le foto e i vecchi manici di scopa e i trofei. È un po' troppo."

"Comunque cosa ci facevi a casa di Frank?" Marlene chiede a Mary tenendo la bacchetta in bocca.

"Stava cercando di sbarazzarsi di una vecchia attrezzatura da Quidditch, sono andata a prenderla."

Marlene geme, lasciandosi cadere sulla schiena. "Merlino, mi manca il Quidditch."

"Già," concorda Mary, con un'aria decisamente più triste di quella che ha di solito. "Sì anche a me."

Qualcosa si agita nello stomaco di Lily. La guerra si muove così velocemente e occupa così tanto tempo che è facile dimenticare tutto ciò che hanno perso negli ultimi anni. Tutto ciò che hanno dovuto lasciare andare. E poi, in momenti come questo, momenti di quiete. Di calma. Ti colpisce come un muro di mattoni.

"Okay, sono le tre e quarantacinque, è ora, è ora!" Alice saltella eccitata.

"Vogliamo farlo al tre allora?" Chiede Mary mentre Marlene si rimette seduta.

"Per me va bene,",concorda Lily.

"No aspettate! Aspettate, aspettate, aspettate!" Alice mette le mani in alto, appoggiandosi a Mary e Marlene. "Non posso—sono troppo nervosa—possiamo farlo una alla volta? Qualcun altro va per prima?"

"Vado io," si offre Marlene, raddrizzando le spalle. "Siete pronte?"

"Sono sul filo del rasoio," dice Mary seccamente. "Non riesco a immaginare quali saranno i risultati."

Marlene la fulmina con lo sguardo. "Guardami se sono incinta è solo per farti un dispetto."

"Sarebbe certamente magico."

"Praticamente biblico," aggiunge Lily, guadagnandosi un sorriso da parte di Mary.

"Bibli—cosa?"

Mary agita la mano con impazienza. "Apri quella dannata bocca McKinnon."

Alza gli occhi al cielo e Marlene fa come le è stato chiesto, tirando fuori la lingua in modo osceno. "Cosa c'è di strano?" Marlene chiede.

"Rosa," dice Lily.

"Decisamente rosa," concorda Mary.

"Personalmente penso che sia più un malva," Alice ottiene un sospiro esasperato da Mary.

"Che peccato," si chiude Marlene. "Non vedevo l'ora di avere un bambino dispettoso."

Mary le lancia una penna di zucchero che Marlene evita con destrezza.

"Okay," dice la bionda sorridendo. "Chi è la prossima?"

C'è un attimo di silenzio in cui tutte cercano di non guardare Alice ma inevitabilmente finiscono per farlo comunque.

"Allora tocca a me suppongo," dice Mary, quando Alice non si offre volontariamente. Un secondo dopo tira fuori la lingua.

"Hai una lingua dall'aspetto molto mediocre Macdonald," dice Lily. Mary la spinge.

"Non mi sono mai lamentata."

"Ne sono certa," le dice Lily con un sorrisetto. "Beh, suppongo di poter—" ma Alice la interrompe.

"Okay, non importa," dice un po' agitata, con il colore alto sulle guance. "Ho mentito, non posso aspettare, devo sapere," stringe gli occhi e per un attimo tutti la guardano e poi—

"Oh mio dio!" Marlene ha un sussulto e si porta le mani alla bocca.

Gli occhi di Alice si aprono e la sua bocca si chiude di scatto. "Oh mio dio cosa? Oh mio dio cosa!"

Lily si sente eccitata e scioccata e felice. "È verde—Alice è verde."

Gli occhi dell'altra ragazza diventano circa il doppio della loro dimensione normale. "Cosa? Davvero?" Ma prima che qualcuno possa rispondere lei è già in piedi e si dirige verso il bagno, quasi inciampando nella fretta.

Pochi secondi dopo si sente un forte stridore e Alice torna di corsa nella stanza. "È verde!"

"Te l'avevamo det—oof," dice Mary mentre si trova ad essere placcata da un'Alice molto eccitata.

"È verde! È verde! È verde!"

Anche Lily si butta nella mischia, abbracciando Alice e Mary prima che Marlene cada su di loro, le quattro ragazze si ammassino sul pavimento della camera da letto.

"È verde, è verde, è verde!" Iniziano a cantare con Alice.

"Per quanto io sia felice per te, vi dispiacerebbe scendere? Non riesco a respirare dannazione," brontola Mary, e a malincuore, le tre iniziano a districarsi.

"Avrò un bambino," dice Alice a Lily, gli occhi sognanti e la voce dolce. Sono finite a sedersi una di fronte all'altra sul pavimento.

"Avrai un bambino," concorda Lily, incapace di trattenere la dolcezza della sua voce. Se c'è qualcuno che merita di diventare genitore sono Alice e Frank.

Qualcosa si accende sul volto di Alice, la luce dei suoi occhi si affievolisce e le sue sopracciglia si aggrottano.

"Cosa?" Chiede Lily. "Alice, cosa c'è?"

"Io—" L'espressione del suo viso si fa più seria, gli occhi si concentrano intensamente su Lily. "Non ci hai mai mostrato la tua lingua."

"Cosa?" Lily ride. "Non è molto importante ora vero?"

Ma l'espressione sul volto di Alice non scompare. "Lily—Lily apri la bocca."

"Alice non ha davvero importanza, dai."

Alice scuote la testa. "No, credo che dovresti aprire la bocca."

Sentendosi ancora profondamente scossa dalla svolta della conversazione Lily annuisce, "Okay, certo, va bene." Tira fuori la lingua e in qualche modo la stanza si ammutolisce.

Non è che all'inizio fosse così rumorosa ma i discorsi di Marlene e Mary in sottofondo, il movimento, le risate—tutto si ferma.

"Lily," dice Alice con delicatezza.

"Cosa?" Chiede la ragazza, sentendo il cuore che inizia ad accelerare mentre osserva le espressioni dei volti delle sue amiche e la disgustosa consapevolezza la colpisce. Comincia a scuotere la testa. "No," dice con fermezza, con gli occhi che rimbalzano tra i tre. "No. No, non è possibile. NON è possibile. No, no, no," e in una malata rievocazione del precedente momento di gioia Lily si ritrova a correre in piedi verso il bagno.

Il suo riflesso è spalancato e terrorizzato quando lo trova nello specchio e apre la bocca.

"Cazzo," sibila, afferrandosi al lavandino e abbassando la testa. "Cazzo, cazzo, cazzo." Spilli e aghi le corrono su e giù per le braccia e le gambe mentre tutto il suo mondo sembra inclinarsi.

"Lily?" È Alice, in piedi accanto a lei, con una mano sulla schiena, Marlene e Mary si attardano sulla porta. "Respira okay? Troveremo una soluzione."

"È un errore," dice Lily quando riesce a parlare di nuovo, guardando implorante l'amica. "Deve essere un errore. Voglio fare un altro test, non può essere giusto. Siamo prudenti. Siamo sicuri. Giuro che lo siamo, giuro che lo sono. Lo sono sempre. Non è—non può essere vero. Sono così attenta."

"Lo so tesoro, lo so. Andrà tutto bene."

"Voglio fare un altro test, voglio far—non può essere giusto, non può essere," stringe gli occhi. "Non può, non può, non può."

"I test sono efficaci al cento per cento non credo—"

"Mar," Alice la interrompe. "Vai solo a prenderne un altro okay? Nel ripiano più alto della dispensa tengo le pozioni, sono tutte etichettate,",Marlene non discute, chiude rapidamente la bocca e si dirige verso la cucina. "Mary puoi andare a prenderle dell'acqua per favore?"

Mary annuisce, lanciando a Lily un'ultima occhiata di compatimento prima di seguire Marlene.

"Sto per sentirmi male," borbotta Lily. "Oh cazzo sto per sentirmi male," si allontana da Alice, cadendo in ginocchio davanti al bagno e sentendo l'intero contenuto dello stomaco che le sale in gola.

Alice finisce per trattenere i capelli mentre vomita, per poi crollare contro il muro e tirare su le ginocchia. Voglio la mia mamma, dice quasi.

Voglio la mia mamma.

Voglio la mia mamma.

Voglio la mia mamma.

"Lily," la mano di Alice è sulla schiena di Lily e fa dei cerchi lenti.

"Non posso farlo,",gracchia. "Io—" Tutto il suo corpo sta tremando. "Non sono te, non sono pronta."

Alice è seduta a gambe incrociate accanto a lei, gli occhi pieni di compassione. "Lily, non devi farlo, lo sai vero?" Dice con fermezza. "Non devi fare nulla che non vuoi. Dillo e io e te andremo a San Mungo, ci sono—hai delle opzioni."

Lily continua a fissarla, cercando di capire cosa ne pensa. Non sa perché non la riempia di sollievo immediato. Perché non li tira giù dal pavimento e non dice che devono andare.

Il problema è che,

non lo vuole adesso.

Non in questo modo.

Ma lo vuole.

"Non lo so," risponde alla fine, la voce roca. "Avrei dovuto avere più tempo. Avrei dovuto avere il controllo. Dovevo decidere io quando e come e con chi. Doveva essere una cosa bella."

Alice si china in avanti, la sua mano stringe la nuca di Lily, la sua fronte si appoggia alla tempia di Lily. "Lo so piccola, mi dispiace. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sono qui okay? Noi siamo qui."

Lily cerca di regolarizzare il respiro, concentrandosi sulle sue inspirazioni ed espirazioni e su nient'altro. "Scusa," dice infine, "questo è il tuo momento e io lo sto rovinando."

Alice ride. "Non so dirti quanto non me ne freghi un cazzo."

Anche Lily ride, anche se è un po' bagnata. Passano alcuni secondi prima che lei parli di nuovo. "Ho paura," sussurra.

"Lo so," dice Alice con calma. "Ma troveremo una soluzione okay? Qualunque cosa tu decida non dovrai fare nulla da sola, te lo prometto."

Ora Lily pensa che potrebbe davvero piangere, allunga la mano e afferra quella dell'amica, stringendola molto più forte di quanto sia strettamente necessario.

"Grazie."




PARTE III: JAMES




"Cosa stiamo facendo di nuovo?" Chiede Peter mentre attraversano file di auto Babbane scintillanti, Sirius in testa.

"Padfoot è quasi morto e ora sta avendo una crisi di mezza età," spiega James, provocando una risata di Sirius.

"Crisi di mezza età?" Sbotta Sirius alzando le spalle. "Allora non hai molta fiducia nelle mie aspettative di vita."

"La tua scioccante mancanza di istinto di autoconservazione fa scommettere che morirai giovane."

"Tu sei uno che parla."

"Non so a cosa ti riferisci, sono una persona eccezionalmente lucida."

"Sì certo," dice Peter da dietro di lui.

James si avvicina e dà uno spintone a Peter che lo ricambia. Segue un susseguirsi di spinte e colpi e tentativi di presa di testa.

"Ah," sospira Sirius, interrompendo la loro zuffa, "eccola lei."

"Lei?" Peter chiede di scivolare via da sotto il braccio di James, le mani ancora in posizione di difesa nel caso in cui decidesse di attaccare di nuovo. "Chi è lei?"

Ma Sirius si sta già allontanando da loro, gettandosi sul sedile di una gigantesca moto nera. Cioè, va bene, non sarà gigantesca, ma James ha un'esperienza molto limitata con i veicoli Babbani e di certo gli sembra gigantesca.

"È quella la lei?" Chiede Peter.

James gli lancia un'occhiata prima di scuotere rapidamente la nuca e andarsene verso Sirius.

"Coglione," mormora Peter alle sue spalle, con un'occhiata ammutolita.

"Allora?" Sirius chiede, le mani sul manubrio, appoggiandosi al sedile. "Che ne pensate?"

James lo fissa con aria assente. "Er—cosa ne pensiamo di cosa?"

"La moto—è una figata pazzesca vero?" Sorrise, flettendo le mani.

"Uh..." James guarda Peter in cerca di aiuto ma prevedibilmente l'altro ragazzo si limita a fare spallucce. Maledettamente inutile. "Certo. Ma tu non hai intenzione di... sai... non starai pensando di comprarla vero?"

"Assolutamente sì,",dice Sirius senza un minuto di esitazione.

"È per questo che non hai portato Remus con te?" Peter chiede, guardando la moto come se avesse paura che lo mordesse.

"Remus è in riunione con Moody," dice Sirius con aria dimessa, solo a James non sfugge l'irrigidimento della sua voce. A quanto pare, però, a Peter sì.

"Davvero? Per quale motivo?"

James gli dà una forte gomitata nelle costole.

"Ow, cazzo, ma che diavolo?" Peter chiede.

"No domande," dice James a denti stretti, facendo alzare gli occhi al cielo a Sirius.

"Molto sottile Prongs, come sempre."

"La sottigliezza è il mio secondo nome."

"Col diavolo che lo è," borbotta Peter.

"Torniamo alla moto!"

"Sì, okay, la moto," James si strofina il collo. "Sai almeno guidarla?"

"In teoria."

Peter sbuffa, "è incoraggiante."

Sirius gli fa la linguaccia.

"Hai intenzione di prendere la patente?"

Sirius e Peter guardano entrambi James.

"Una patente?" Sirius ripete.

"Cos'è una patente?" Chiede Peter.

"Oh per—" James si interrompe, slacciando gli occhiali mentre si pizzica il ponte del naso. "Una patente di guida? Dimostra che puoi guidare, tutti i Babbani devono prenderne una se vogliono circolare. Mary ne ha una."

Sirius storce il naso. "Beh è ridicolo, non abbiamo bisogno di patenti per volare."

"Probabilmente dovreste visto il modo in cui certe persone si comportano."

"Giusta osservazione."

Nonostante questo potenziale ostacolo Sirius non sembra affatto scoraggiato.

"Onestamente, non credo che ne avrò bisogno. Non ho intenzione di passare molto tempo in viaggio comunque."

"Che fai la compri e la guardi?" Chiede James, chiedendosi se la caduta dalla scopa non abbia effettivamente provocato qualche danno duraturo alla testa di Sirius.

L'altro ragazzo sorride, una malizia che gli danza negli occhi. "Nah, la farò volare."

C'è un attimo di silenzio in cui sia Peter che James si limitano a fissarlo. E poi—

"Sei impazzito?" Chiede Peter. "È una follia, non puoi far volare una cosa del genere, è troppo grande, si vedrebbe, l'equilibrio verrebbe meno."

Sirius ignora Peter, gli occhi fissi su James che si ritrova a imitare lentamente l'espressione dell'amico.

"La incanterai?" Chiede.

"Ho cercato incantesimi per tutta la settimana, credo che noi dovremo combinarne uno o due per avere qualcosa di abbastanza forte da durare per un tempo significativo ma, è sicuramente fattibile."

"Scusa, 'noi', da dove viene quel 'noi'? Non ricordo di aver accettato," sbotta Peter.

James si fa avanti, accovacciandosi accanto alla moto per ispezionare la meccanica, il motore, il cervello che ora vortica di possibilità. "Non dire a Moony che l'ho detto," alza lo sguardo verso Sirius. "Ma questa potrebbe essere la migliore idea che tu abbia mai avuto."

Sirius ride. "Lui non è così spaventoso sai?"

"Mi permetto di dissentire," dice James, facendo scorrere le dita sui cavi dei freni. "Inoltre, il resto di noi non si fa fare un pompino dopo che ha finito di sgridarci."

"Che schifo," dice Peter da dietro di lui.

"Attento Prongs, o danneggerai la delicata sensibilità verginale di Peter."

James sbuffa.

"Oi! Non sono vergine."

"Certo Codaliscia, come vuoi tu."

"Non lo sono!"

Sirius emette un sospiro di stizza. "E noi dovremmo credere che sei andato a scopare e, cosa? Non ne hai parlato?"

"Non ti dico tutto quello che sai," dice petulante.

Sirius gli sorride, facendo scivolare gli occhiali da sole scuri dalla testa mentre il sole comincia a fare capolino tra le nuvole. Siamo ormai in autunno, il cielo è quasi sempre coperto, ma Sirius non manca mai di portare con sé quei maledetti occhiali. Allo stesso modo in cui portava la giacca di pelle in estate. È la sua uniforme. Il modo in cui vuole che il mondo lo veda. L'unico modo in cui sa chi è.

"Ho la sensazione," continua Sirius, "che questa particolare informazione la condivideresti."

"Ho fatto sesso," sostiene Peter.

"Quando? Con chi?" Sirius incalza, facendo sospirare James, che distoglie la sua attenzione dalla moto.

"Lascialo stare Sirius," dice.

"Sono solo curioso! Cioè, sappiamo che non si scopava nessuna a scuola—"

"Hey, ho fatto... robe... a scuola!" Peter dice indignato, incrociando le braccia sul petto.

Sirius, che si sta divertendo troppo a punzecchiarlo, a questo punto è praticamente raggiante. "Robe? Voglio dire, sono sicuro che anche Snivellus faceva delle robe, ma non è comunque la stessa cosa che scoparsi qualcuno."

"Questo non vuol dire niente, neanche James si scopava qualcuno a scuola!" Peter si mette sulla difensiva, cosa che James, francamente, non apprezza affatto, non avendo alcuna voglia di mettersi a fare i conti con la propria vita sessuale. Soprattutto considerando... beh...

"Cosa pensi che facessero esattamente lui e Lily alla fine del settimo anno?"

James tira quasi un sospiro di sollievo, anche se non dovrebbe essere sorpreso dal fatto che Sirius stia saltando completamente Regulus. Non è esattamente il suo argomento preferito.

Peter sembra sinceramente scioccato da questa insinuazione. "Cosa? Non è possibile! Con Lily? Lily ha fatto sesso con te a scuola?"

Ora entrambi i suoi amici lo stanno fissando e l'avversione di James per questa conversazione cresce a dismisura. "Er—sì?"

Peter scuote la testa, come se il suo mondo fosse appena stato messo sottosopra. "Non pensavo che—lei sembra proprio il tipo che aspetta."

James non aveva idea che Peter avesse riflettuto così tanto sulla storia sessuale della sua ragazza.

"Voglio dire," lui continua, completamente a disagio. "Non sono stato esattamente il primo."

Gli occhi di Peter si allargano. "Davvero? Sono tutti così secondo te? Na—Nati Babbani?"

Ora James comincia a offendersi. "Così come?"

"Beh, sai, come Mary."

"Oi!" interviene Sirius. "Cosa stai cercando di dire su Mary?"

"Niente, niente solo," Peter muove la testa da una parte all'altra. "Beh sai lei... va un po' in giro non è vero?"

"Non c'è niente di male in questo," dice James con enfasi.

"Voglio dire..."

"Non c'è. Niente. Di male in questo."

Peter sembra completamente a disagio. "No, lo so, lo so, è solo... insomma, non vorrai mica sposare una ragazza così?"

"In che anno vivi esattamente Pete?" Chiede James, completamente spiazzato da tutta questa conversazione.

L'altro ragazzo sospira. "Penso solo che la famiglia sia importante e che la persona che ne fa parte, o con cui ne fa parte, debba essere... pura."

"Pura?" Sirius ripete freddamente.

"Sai cosa voglio dire," Peter agita le mani in segno di esasperazione.

"Ti prometto di no amico," dice James.

Le guance di Peter sono arrossite e ha smesso di guardarlo negli occhi. "Non importa, non so perché pensavo che l'avreste fatto... comunque, non sono vergine."

"Beh per te è una fortuna," dice Sirius sardonico. "Benvenuto nel club delle troiette con il resto di noi pagani che fanno sesso prematrimoniale—Gesù Cristo Peter," Sirius scuote la testa. "A volte sembri la mia cazzo di madre."

Il volto di Peter si svuota di colore e James sta per suggerire di cambiare argomento quando un uomo con un orrendo completo beige, pantaloni a zampa d'elefante, e stempiatura si avvicina a loro.

"Salve ragazzi, vi piace la mia moto?" Sorride, con denti troppo bianchi per essere naturali. In effetti, James sente quasi il bisogno di distogliere lo sguardo.

"È perfetta,",dice Sirius, il sorriso torna sul suo volto. "La prendo."




"Lily?" James chiama mentre si chiude la porta alle spalle con un calcio, lasciando cadere le chiavi nella ciotola accanto alla porta d'ingresso. "Lily?" Le sue scarpe giacciono in un mucchio in fondo alle scale e gli sembra di sentire della musica provenire da sopra di lui.

Hanno ufficialmente lasciato l'appartamento di Londra e gli scatoloni stanno riempiendo le stanze della sua casa d'infanzia. Per metà sono cose che non hanno ancora disfatto e per l'altra metà sono cose che stanno mettendo via. Le parti dei suoi genitori che devono spostarsi per far posto a loro. Per un po' non è stato sicuro di riuscire a tenere le foto—di riuscire a guardare i loro volti sorridenti senza volersi rannicchiare su se stesso e crollare all'istante. Ma la sensazione era peggiore quando non c'erano e, gradualmente, le foto hanno cominciato a diventare più un conforto che un dolore.

Sale le scale di corsa, la musica proviene sicuramente dalla loro camera da letto. "Lils?" Quando James apre la porta trova Lily sul pavimento, ha tolto il piumone dal letto e se l'è avvolto addosso, con il giradischi in sottofondo.

Sta guardando il soffitto, supina, con il viso che spunta appena dalle coperte. "Ciao," dice con un filo di voce.

"Hey, woah, cosa c'è che non va?" James entra nella stanza e si lascia cadere sul pavimento accanto a lei, incrociando le gambe. Gli occhi e il naso sono un po' arrossati, le lentiggini spiccano sulla pelle chiara. Dopo qualche secondo Lily si rotola verso di lui, su un fianco, in una sorta di posizione fetale.

"Devo dirti una cosa."

James si sente stringere il petto, ma cerca di non farsi prendere dal panico, scivolando sul pavimento e rispecchiando la posizione di lei. "Okay," dice dolcemente, allungando una mano per toccarle il viso e sfiorandole la guancia con il pollice. "Hai la mia totale attenzione."

Lei sorride debolmente, con un'espressione che vacilla ai bordi. James si chiede, per un fugace momento di panico, se sia lei a rompere con lui. Sa di non essere stato il più facile da quando i suoi genitori sono morti. Sa di averle chiesto molto. Non è sicuro di come se la caverà se lei finisce con lui. Non è sicuro che riuscirà a superarlo.

Quando Lily continua a rimanere in silenzio James decide di insistere. "Credevo che saresti andata da Alice."

Lei annuisce. "Io—sì. L'ho fatto."

"E poi... è successo qualcosa?" Ipotizza lui, incapace di capire cosa possa essere.

Il sorriso vacillante ritorna. "Sì," dice lei. E poi. "Alice è incinta."

Nonostante l'ansia che gli ribolle dentro James non può fare a meno di sorridere. "Non ci credo, è fantastico!"

"Lo è," Lily concorda, anche se c'è qualcosa di strano nella sua voce. Nella sua espressione. Ora James è davvero perso.

"Ma è successo qualcos'altro?"

Lei annuisce di nuovo e poi sospira pesantemente.

"James," dice il suo nome implorante e lui non capisce perché. Perché lui è lì. Non ha bisogno di implorare. Diavolo, non ha nemmeno bisogno di chiedere. Lui sarà sempre lì. "James sono incinta."

Lui sbatte le palpebre.

"Cosa?"

Voglio dire, ha sentito le parole ma—

"Cosa? No. Io—non è possibile, non è—no. Cioè, vero? Non è, non è possibile? Giusto?" Non sa nemmeno cosa sta dicendo, il suo cervello sembra essersi intorpidito, incapace di elaborare questa informazione. Di afferrarle correttamente.

Lily emette un respiro tremante. "A quanto pare è possibile."

"Sei sicura?" Perché James non lo è di certo, non che ne sappia molto di gravidanze o bambini o altre cose del genere se deve essere sincero.

"Ho fatto tre test da Alice," ride senza umorismo. "Alice è persino andata a Diagon e me ne ha comprato uno nuovo nel caso in cui i primi due fossero di una partita difettosa," lo guarda dritto negli occhi, senza esitazioni. "Sono incinta James." Porca puttana.

Porca puttana.

Porca puttana.

Porca puttana.

James si alza a sedere, piegando le ginocchia e lasciando cadere la testa tra di esse. Sta decisamente iperventilando, i polmoni rifiutano l'aria non appena la aspirano.

Porca puttana.

Porca puttana.

Porca puttana.

Sente che anche Lily si alza a sedere, sente la sua mano che gli fa dei cerchi sulla schiena.

"Scusa," dice tra un rantolo e l'altro. "Scusa avrò—ho solo bisogno—di un minuto."

"Va tutto bene, ho vomitato quando l'ho scoperto quindi non sei neanche lontanamente al mio livello."

James fa una risata soffocata. Si concentra sulla mano di Lily, sul suo tocco, sul suo calore e sulla sua fermezza, anche se sa che anche lei sta impazzendo. Ci vuole qualche minuto, ma alla fine riesce a riportare il respiro a qualcosa che assomiglia a un ritmo regolare.

Si concede un altro minuto prima di voltarsi verso Lily. La coperta le è caduta dalla testa e le si è arrotolata intorno alle spalle, rivelando una confusione di capelli rossi e statici.

"Cosa—cioè—cosa facciamo?" Chiede, sperando che lei abbia una qualche risposta perché lui di sicuro non ce l'ha.

Lily sospira, staccando la mano dalla schiena di lui e strofinandosi il viso. "Non lo so, io—la cosa responsabile è di," deglutisce, "liberarsene."

"Oh," dice James, non ci aveva pensato ma sì, certo, ha senso. "Okay,"

"Okay?" Lily chiede, con un filo di voce.

"Non so se hai detto che era la cosa più responsabile da fare, io non—non è—quello che vuoi?" Probabilmente dovrebbe rispondere da solo a questa domanda ma onestamente sta ancora lottando per accettare completamente la cosa. Che questa è la vita reale e non un sogno molto stressante. Non riesce a concepire che c'è un bambino che cresce dentro Lily. O che sia suo. O che possa nascere e avere un volto e delle dita e dei pensieri propri. Questa realtà è troppo grande.

"La cosa responsabile da fare è liberarsene," ripete. "Siamo—siamo troppo giovani e non siamo pronti e non stiamo insieme da così tanto tempo, per non parlare del fatto che siamo nel bel mezzo di una guerra sanguinosa," si passa una mano tra i capelli, "la cosa responsabile da fare è liberarsene."

"Giusto," dice James, non sapendo se a questo punto dovrebbe dare un feedback ma sentendo che deve almeno farle sapere che la sta ascoltando.

"Ma," la voce di Lily si incrina, e lei distoglie lo sguardo, guarda il soffitto, sbattendo le palpebre umide. "Ma continuo a pensare—continuo a pensare," ride umidamente, "e se fosse un giocatore di Quidditch."

"Oh," dice James per la seconda volta, con l'intero contenuto del suo petto che si agita.

Alla fine Lily riporta lo sguardo in basso, gli occhi ancora umidi. "Sai?"

Lui annuisce, perché lo sa. Lo sa. E all'improvviso James sente un'ondata di emozioni travolgenti che lo colpisce. Per Lily. Per la vita che hanno. Per la vita che potrebbero avere.

"Io—" lui inizia e poi si ferma, dovendo schiarirsi la gola prima di continuare. "Voglio questo." Gli occhi di Lily si spalancano. "Se lo vuoi," continua lui. "Io voglio questo."

Per un attimo lei lo fissa, terrorizzata, e poi, lentamente, annuisce. "Lo voglio," sussurra lei, come se pensasse di non poterlo fare. Alla fine le lacrime le scendono sulle guance e James la tira a sé, avvolgendola tra le braccia e sentendola rannicchiarsi contro il suo petto.

Le bacia la sommità del capo prima di ridere. "Cazzo."

"Sì," concorda Lily, con le parole leggermente ovattate. Passano alcuni secondi prima che lei parli di nuovo. "Sono felice che sia... sono felice che sia con te," dice, facendo battere il cuore di James. Lui la stringe un po' di più.

"Sì," mormora tra i suoi capelli. "Sì anch'io sono felice che sia con te."




PARTE IV: SIRIUS




Sirius sta fischiettando quando arriva a casa, gettando con noncuranza la giacca sul divano e dirigendosi verso la cucina.

"Hey, sei tornato," sorride a Remus che è seduto al tavolo, con un libro terribilmente spesso e dall'aspetto noioso davanti a sé.

"Ciao," dice Remus un po' esitante, mentre Sirius gli passa accanto per raggiungere il frigorifero, tirando fuori una birra e togliendo il tappo.

"Allora com'è andata a Moody?" Chiede, appoggiandosi al bancone e bevendo.

"Bene. Sai, piacevole come sempre."

Sirius sorride. "È un normale raggio di sole lui."

Sente che Remus lo osserva. "Sei di buon umore," dice infine.

Il sorriso di Sirius si allarga. "Lo sono. Senti, non ti spaventare, ma ho comprato una moto."

Remus, con grande sorpresa di Sirius, non dà di matto. Anzi, non reagisce quasi per niente. E allora Sirius nota la tensione nelle spalle di Remus, nel suo viso. Sente che il sorriso gli sfugge. "Cosa c'è?"

Remus fa una smorfia. "Io—io me ne vado di nuovo. Per un po'."

Tutto il corpo di Sirius si irrigidisce. "Ah," dice, posando la birra sul bancone con più forza di quanto sia strettamente necessario. "Beh, devo aver fatto qualcosa di buono, per guadagnarmi il privilegio di essere avvertito di persona questa volta."

Remus non si preoccupa di nascondere la sua smorfia.

Sirius fa rapidamente i conti nella sua testa. "Un'altra luna piena," dice.

Remus annuisce, guardando il pavimento o il tavolo, ma non certo Sirius.

"Lupi mannari allora," le parole hanno un sapore sbagliato nella sua bocca. "Questo—questo compito che Silente ti ha affidato, questo luogo in cui sei sparito, ha a che fare con i lupi mannari?"

"Sirius,",dice Remus, con un tono che suggerisce che questa non sarà una direzione fruttuosa per la conversazione.

"Sì, certo, scusa, top secret e tutto il resto. Non vorrei lasciarmi sfuggire qualcosa," prende di nuovo la birra ma scopre di non volerla più e la butta nel lavandino prima di lasciarsi cadere su una delle sedie disponibili in cucina, le braccia incrociate sul petto.

Il silenzio sembra protrarsi all'infinito ma Sirius non ha intenzione di romperlo. Soprattutto perché non è sicuro di potersi fidare di dire qualcosa di piacevole in questo momento.

"Hai—" Remus inizia e poi si ferma, la faccia che si avvita per la frustrazione. "Hai intenzione di... uscire... con Mary."

La domanda coglie Sirius completamente alla sprovvista, Remus continua a non guardarlo. Non hanno parlato di quello che è successo con Mary. Del bacio. Non che parlino mai delle cose che dovrebbero. Sirius sente un'ondata di vergogna salire dentro di sé.

"Io—" Si schiarisce la gola. Sa qual è la vera domanda. Sa che non ha nulla a che fare con la frequentazione di Mary. "No. Non sono—no." Stringe i denti.

Deve dire di più. Deve dire di più. Ma le scuse sono sempre state difficili per lui. Difficile se si viene da una casa in cui il 'mi dispiace' non era altro che un altro modo per sua madre di umiliarlo. Per costringerlo a inginocchiarsi. Per costringerlo a implorare. Non ci è mai riuscito senza che gli rimanesse un brutto sapore in bocca.

Alla fine allunga una mano intorno al polso di Remus e lo strattona, finché, alzando gli occhi al cielo, Remus si lascia tirare fuori dal suo posto e si mette in braccio a Sirius. Non è esattamente la posizione più comoda, ma permette a Sirius di affondare il viso nell'incavo del collo di Remus. Di crogiolarsi nel suo calore. Nel suo peso. E così. Così è quasi sopportabile.

"Mi dispiace."

Sirius gli bacia la spalla subito dopo e lui non assapora quasi per niente l'umiliazione. Remus rimane in silenzio per un po', ma ha le braccia avvolte intorno a Sirius e la considera una vittoria.

"Ho bisogno che lo facciamo insieme," dice infine Remus, con voce morbida. "È troppo fottutamente doloroso stare da soli."

Sirius stringe gli occhi per un minuto, contento che Remus non possa vederlo in faccia, non possa vedere ciò che quelle parole gli fanno. Morde l'incavo del collo di Remus e viene ricompensato con uno sbuffo.

"Lo faremo," dice infine Sirius. "Te lo prometto."

Sente Remus annuire, i capelli gli solleticano la guancia.

"Quando devi partire?"

"Domani mattina."

È il turno di Sirius di annuire e poi, in un secondo, si alza in piedi e porta Remus con sé.

"Ma che cazzo—Sirius—Oh per Merlino—mettimi giù lunatico!"

Sirius è riuscito a portare Remus almeno in parte sulle sue spalle. È molto arcuato e il compito di trasportarlo non è reso più facile dal suo contorcersi.

"Mettimi giù! Sirius—sei ridicolo lo sai?"

In qualche modo Sirius riesce a trascinarlo in camera da letto, facendolo cadere un po' goffamente sul letto e Remus ride suo malgrado.

Sirius allora lo bacia, nel modo in cui sognava prima che baciare Remus Lupin fosse qualcosa che gli era permesso fare. Prima che fosse qualcosa che si permetteva di desiderare. Si mette a nudo in quel bacio, si apre. È tutto tenerezza e desiderio. È tutto amore, amore, amore. Sirius non sembra mai in grado di pronunciare tutte le belle parole che gli amanti dovrebbero pronunciare. Ma potrebbe scrivere sonetti con le sue labbra.

Vuole che Remus sappia.

Che capisca.

Che non avrebbe mai potuto baciare Mary in questo modo.

Ci sono mani e denti e unghie. Sputi e imprecazioni e respiri pesanti. E 'mi dispiace.' E 'ho paura.' E 'non andartene.' Sono i baci che durano di più. Che colpiscono più duramente. Che rimangono anche dopo che sono esausti è sudati e sdraiati l'uno nelle braccia dell'altro.




Sirius si sveglia in una stanza buia e con la sensazione sognante delle dita tra i capelli.

"Hmm," mugugna felice, ancora in bilico tra la veglia e il sonno. "Mi piace quando fai così."

Sente il sorriso nella voce di Remus. "Sì, lo so."

Sirius apre gli occhi e alza lo sguardo per trovare Remus seduto sul bordo del letto, completamente vestito.

"Devo andare," dice Remus con rammarico.

Sirius non sa che faccia abbia il suo viso, troppo assonnato per essere guardingo.

"Lo so," Remus sospira, la mano che scivola giù dai capelli di Sirius per accarezzargli la guancia, il pollice che scorre lungo il labbro inferiore di Sirius. "Ti amo."

In risposta Sirius gira la testa e bacia il palmo di Remus, gli occhi già si abbassano nonostante i suoi sforzi. In lontananza sente la risata sommessa di Remus.




Quando Sirius si sveglia la volta dopo l'appartamento è vuoto.




Spaz. Traduttrice—————

Da qua i capitoli cominciano a farsi lunghi, partendo da 20.000 fino a 45.000 parole a capitolo (90-360 pagine).
Consiglio di non badare al fatto che alcuni sembrano infiniti e di fare pause durante.
Specificamente per i cap. 49, 50, 52, 54 e 55.

KS :]
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