Just wanna smash his face

By nagasakimako

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[Sukuna x femReader] [no powers universe] [SMUT] Y/N è una ragazza che si è costruita da sola, a fatica, aff... More

1. L'aereo
2. Fratelli e sorelle
3. Passato, presente, futuro
4. Chi diavolo sei?
5. Demoni
6. Lungo la strada
7. Cuore a mille
8. Home theatre
9. Il tempio
11. Porte
12. La Cena
13. Pronto Soccorso
14. Ad un filo
15. Gran bella cazzata
16. Tagliata di manzo al sangue
17. L'Arasaka
18. Walk of shame
19. L'Afterlife
20. L'Afterlife (pt. 2)
21. La quiete
22. Tiopentone
23. Ossigeno
24. Messaggi
25. Voglio solo spaccargli la faccia
26. Comunicazioni di servizio
27. Neve
28. Ryokan
29. Onsen
30. Cicatrici
31. Il Padiglione del Vuoto
32. Mei Mei
33. Doppia coppia
34. Caos calmo
35. Risposte
36. Honda Fireblade
37. Cuori infranti
38. Hanabi
39. Parola salvezza
40. Dominio pubblico
41. Chiavi del bagno
42. Maki Zenin
43. Chiavi dell'auto
44. Uraume
45. Furibonda
46. Ritocchi
47. Boss finale
48. Piccolo fiore di pruno inondato dalla luce notturna di mezzanotte
49. Niente come previsto
50. Promesse
51. Shibari

10. In periferia

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By nagasakimako

Y/N non era, in effetti, scossa come si sarebbe immaginata.
La vista dei due uomini l'aveva spaventata relativamente poco. Era con Sukuna, e questo le regalava automaticamente una sensazione di sicurezza e tranquillità rassicuranti.
L'uomo riagganciò. "Andiamo" disse soltanto, trascinandola fuori dal nascondiglio verso l'uscita laterale.
"Hey, a-aspetta" protestò debolmente lei, senza opporre resistenza. "Yuko e Yuji sono..."
"Digli che ti porto a casa io".
Y/N avvampò. "Ma sei matto? Chissà cosa andranno a pensare! Non la lasceranno passare così facilmente e..."
Sukuna si fermò all'improvviso, facendola sbattere contro il suo braccio e interrompendo il suo sproloquio.
"Quanti anni hai, ragazzina?" la rimproverò, la sua solita espressione di annoiato disgusto dipinta in faccia. "Ti sembra il momento di pensare a una cazzata del genere?"
Non aspettò risposta, e riprese a camminare a passo spedito.

Y/N avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna.
Sukuna aveva ragione. Perché doveva mostrarsi così infantile? Era in gioco la sua sicurezza, e lui stava facendo di tutto per proteggerla. Doveva dimostrare almeno un pizzico di gratitudine.
Stava per scusarsi, quando lo vide tirare fuori le chiavi della macchina.
'Quel logo... non è della Mustang...'
Alzò gli occhi, timorosa. La mandibola crollò.
Nonostante la situazione, Sukuna si prese la libertà di godersi il suo stupore.
Le tornò alla mente il brivido di soddisfazione che aveva provato quando aveva sentito quelle parole:

"La prossima volta ti faccio una bella sorpresa..."

Sorpresa? Una McLaren da corsa non era effettivamente quello che si sarebbe aspettata. Oh, Kami. Quanti soldi aveva quell'uomo?
"É... una F1...?" mormorò, ipnotizzata. "P1" la corresse lui, aprendo le portiere ad ali di gabbiano. "Salta su. Dobbiamo andare da una persona".
"L'auto giusta per passare inosservati" mormorò, sarcastica. A fatica entrò nell'abitacolo esageratamente basso, e si strinse contro il sedile.
Lui si appoggiò con l'avambraccio alla portiera aperta, sporgendosi verso di lei.
"Avrei preferito fartela vedere con più calma, ma tant'è. Accontentati". Le sorrise, strizzando l'occhio e chiudendo il portellone.
Y/N si controllò il battito. Un giorno o l'altro le sarebbe venuta un'aritmia.

Se lui sembrava perfettamente a suo agio su quella supercar, lei era praticamente incollata allo schienale. Quel pazzo stava guidando ad una velocità folle, considerando soprattutto che dovevano ancora uscire dal centro della città. Spostò lo sguardo dalla plancia in fibra di carbonio al guidatore.
Era scontato ammetterlo, ma effettivamente quando guidava era ancora più sexy.
Era uno di quei guidatori che prendono molto a cuore l'educazione altrui nel traffico, e si incazzano come delle bestie. Ciononostante, sembrava frenarsi davanti a lei, anche se il suo sguardo corrucciato e scocciato tradiva benissimo i suoi pensieri.
Nonostante la fretta, aveva ovviamente trovato il tempo di togliersi il cappotto e arrotolarsi le maniche lungo le braccia. Quant'erano grosse, quelle braccia? Era normale?
Si perse un attimo ad osservare la sua camicia. A parte la serata del film, non era ancora capitato un giorno in cui non l'avesse visto vestito elegante. In effetti, sarebbe stato un vero spreco.
Oh, già. E quella cravatta.
Si chiese quanto poteva essere scortese afferrarla per tirarlo verso di sé. Sì, sarebbero probabilmente morti vista la sua guida sportiva, ma ad ogni scelta corrisponde una rinuncia, no?
Si morse la lingua, tentando di concentrarsi sulla macchina.
Si vedeva benissimo che questa era la sua auto preferita: il modo con cui accarezzava e stringeva il volante avrebbe fatto venire invidia a qualsiasi donna.
"Avevi detto che la Shelby era l'auto più bella che esista" commentò, seguendo il filo dei suoi pensieri. Sukuna sembrò comunque capire cosa volesse dire.
"Lo è" le rispose, controsterzando ad una curva e schiacciando la ragazza contro il finestrino "ma la P1 non è un'auto".
"È la tua fidanzata?" scherzò lei, aggrappandosi alla maniglia della portiera.
"Mah, penso che a questo punto le chiederò di sposarmi" continuò lui. "Mi accompagni a scegliere l'anello?"
"Non é molto elegante da chiedere a una donna" gli rispose. "E poi, non è gelosa?"
"Siamo una coppia aperta". Le fece un altro occhiolino. Parcheggiò l'auto e si voltò per scompigliarle i capelli. "Su, siamo arrivati".
Y/N si guardò intorno. Erano più o meno in periferia, in uno di quei quartieri in cui una McLaren avrebbe dovuto far girare la testa anche ai poliziotti. Eppure, nessuno sembrava farci particolarmente caso.
"Non siamo a casa" constatò lei, lentamente.
"Fenomenale" ribatté, sarcastico. "E hai fatto a malapena in tempo a esaminare il vicinato".
La ragazza inspirò profondamente, facendo appello a tutta la sua pazienza. "C'era tanto bisogno di correre per arrivare qua?" chiese lei, stiracchiando le gambe fuori dall'abitacolo.
"Sì e no. Diciamo che preferivo non essere seguito in generale".
La ragazza lo seguí verso la porta del palazzo di fronte. Era talmente alto che faticava a vederne la cima; si chiese come sarebbe stato passare la notte sul tetto, a guardare le stelle. La calma in mezzo al caos.
"Salga" gracchiò la voce al citofono. Sukuna le fece cenno con la testa di seguirlo sulle scale.
"Te lo dico già, non sarà felice di vederti" la ammonì prima di entrare nell'appartamento. "Gli dài sui nervi".

Ad aprire la porta c'era ovviamente Uraume. Non appena la vide, chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro.
"Buonasera" mormorò Y/N, a disagio. "È casa sua?"
Sukuna scoppiò a ridere. "Ma allora vuoi proprio farti odiare" esclamò, sedendosi su una sedia in mezzo al salotto a gambe aperte. "Uraume può permettersi di meglio di questa topaia".
"Scusate" ribatté lei, irritata. "Non pensavo che vivere in periferia fosse motivo di vergogna". Abbassò la voce, sedendosi vicino all'uomo. "Dopotutto veniamo tutti da qui, no...?"
Lui si voltò verso di lei, colpito. "Non posso darti torto". La seguì con lo sguardo mentre cercava con gli occhi un posacenere. "Fuma pure" le concesse. "Portale un bicchiere, Uraume".
L'assistente filò nel cucinino dietro di loro. Con quello che sembrava costargli un immenso sforzo, prese una ciotola di vetro e la posò sul tavolino di fronte a loro.
Y/N aveva una decina di domande che le frullavano nella testa. Innanzi tutto: perché l'aveva portata lì? Pensava volesse solo allontanarla dai due uomini. E poi, di chi era quella casa? Se Sukuna aveva davvero tanti appoggi in giro per Tokyo, perché si ostinava a vivere col fratello?
Optò per tenersi per sé le domande ed aspettare che qualcuno iniziasse a parlare. Frugò nella borsa alla ricerca dell'accendino.
Uraume tossì insistentemente quando sentì il fumo della sigaretta pervadere il salotto. "Ho mandato due uomini a cercare il suo obiettivo" li aggiornò, visto che il suo capo non sembrava aver intenzione di iniziare alcuna conversazione. "Dovrebbe farmi un identikit più accurato. Mi chiedono di riconoscerli fra queste foto".
Y/N alzò le sopracciglia. Era passato forse un quarto d'ora, e già Uraume era riuscito ad attivare una rete del genere? Ma chi cazzo era?
Prese il tablet che l'uomo (l'androide, meglio) le stava porgendo. Scorse qualche foto, fino a trovare gli uomini che l'avevano importunata quella sera.
"Sono que-"
L'altro le strappò il tablet di mano, congelandola con lo sguardo. "Perfetto. Mando subito l'aggiornamento".
"Perfetto sì" commentò Sukuna, stiracchiandosi. Portò due dita ad allentarsi la cravatta.
"Hey, piccola. Accendimi una sigaretta, ti va?"
Y/N portò meccanicamente le mani al pacchetto. Era vuoto.
"Ho solo questa" commentò, allungandogli quella che stava fumando. Lui le prese il polso, alzandolo verso di sé. Appoggiò le labbra alle sue dita ed aspirò profondamente.
'Oh, Kami. Aiutatemi'.
"Allora, penso che dovrei spiegarti un paio di cose" cominciò lui, sbuffando il fumo e appoggiando i gomiti alle ginocchia. "Innanzi tutto, questa non è la casa di nessuno. È una... Zona franca, diciamo".
Y/N annuì, anche se non aveva capito nulla.
"Quei due uomini non mi piacciono. Il fatto che tu non li abbia mai visti prima di quella sera, e che ci abbiano seguiti al tempio..." fece un gesto vago con la mano "magari non c'è motivo di preoccuparsi, ma sempre meglio andarci con i piedi di piombo. Non credi?"
La ragazza no, non credeva. Non riusciva a capire perché vedere due volte le stesse persone gli provocasse quel tipo di agitazione. Tenne per sé quel commento, e gli fece cenno con la testa di andare avanti.
"Non ho portato mio fratello e la sua ragazza con noi perché non voglio che li colleghino a me. Non finché non si sa ancora, ecco".
"Ah, non perché la P1 ha solo due posti...?"
Lui alzò un sopracciglio. "Cerchiamo di essere seri?"
Y/N roteò gli occhi. Portò di nuovo la sigaretta alle labbra, per poi porgergliela. "Perché non vuoi che colleghino tuo fratello a te?"
"Per proteggerlo" continuò lui, fra una boccata di fumo e l'altra. "Sarebbe stato intelligente che non vedessero nemmeno noi due insieme, ma quella sera ho dovuto intervenire per forza, e questo è quanto".
Y/N si strinse nelle spalle. "Non vuoi che ti vedano con me? Ti crea... Disagio? O è per l'immagine?"
"L'imma- Oh, santo dio" esclamò lui, esasperato. "Ma hai qualcosa in quel cervello, o sei solo scema?"
Uraume si affacciò un attimo dalla cucina, lo sguardo saccente rivolto verso il suo capo, come se si stupisse che ci fosse arrivato solo in quel momento.
"Ci sono delle persone a cui non sto particolarmente simpatico" cercò di spiegare, prendendola alla larga. "Sono convinto che quei due ti abbiano importunato quella sera per..." prese un respiro. "Per vedere se sarei saltato fuori ad aiutarti. Probabilmente volevano vedere dove abitassi".
La ragazza corrugò la fronte, pensosa. "Il fatto che Uraume mi porti sempre a casa con la Mustang non aiuta, lo sai vero...?"
"Ormai avranno capito dove abitate" la interruppe l'androide, esasperato. "Penso che al capo ora interessi farsi vedere a casa vostra il meno possibile, finché non ha capito veramente cosa vogliano quegli uomini. Mi corregga se sbaglio" concluse, voltandosi verso Sukuna.
"Esatto. Non potevo spiegarlo meglio" asserì lui.
"Scusami" chiese lentamente lei, cercando di soppesare le parole. "Non riesco a capire perché..." si bloccò, la frase a metà. Cercò di ignorare le occhiate di puro disgusto dell'assistente. "Voglio dire, il tuo lavoro..."
"Ma ti stai chiedendo perché un broker di borsa prenda tutte queste precauzioni. É così?" Sukuna si sporse verso di lei. Le tolse la sigaretta dalle dita, aspirò profondamente e gettò il mozzicone per terra.
"Sei intelligente, piccola". Si abbassò alla sua altezza e scoprì i canini in un sorriso gelido. "Ma facciamo che per stavolta ti fidi e basta, va bene...?"
Y/N si incollò allo schienale della sedia, spalancando le palpebre. Ebbe la forza di annuire debolmente.
Ecco, ora il Sukuna della realtà si stava fondendo un po' troppo con quello del sogno. Era così certa che fossero due entità divise? Ed era davvero sicura di non stare sognando?
Si diede un pizzicotto, attenta a non farsi vedere. No, il dolore lo sentiva ancora.
L'uomo, soddisfatto della reazione della ragazza, si alzò in piedi per raggiungere il suo assistente. Lanciò un'occhiata all'orologio. "Allora, che ti hanno detto Geto e gli altri?"
Y/N sputò un polmone. "G-Geto?!" si voltò di scatto verso di lui. "Tu... Sei in contatto con... Geto? Getu Suguru?"
"M-mh" mormorò lui, senza prestarle particolare attenzione. "Lo cono..."
Un attimo di realizzazione e si voltò verso di lei, un sorrisetto compiaciuto dipinto in faccia. "Ma certo che lo conosci! Uraume, figlio di puttana, me ne ero dimenticato!"
Y/N si alzò e si voltò verso di loro, lo sguardo spaventato. "Ascoltami". Non sapeva nemmeno lei dove stesse prendendo tutto quel coraggio. "Io mi sto fidando di te, ti ho seguita fin qua in un posto che non conosco perché..." si morse la lingua "per Yuji, ma così come tuo fratello per te é... Satoru..."
Le venne un groppo alla gola. Abbassò gli occhi, e non vide Sukuna fermare Uraume appoggiandogli una mano sul petto. La raggiunse e le prese il viso fra le mani.
"Hey. Hey" ripeté, obbligandola ad alzare lo sguardo. "Non so cosa pensi tuo fratello di me, ma tu in questo non c'entri niente. Intesi?"
Y/N strinse le palpebre. No, non doveva lasciarsi influenzare in questo modo. Non potevano bastare quelle mani a cancellare il suo orgoglio.... O no?
Si fece forza, e si divincolò dalla presa. "Vorrei tornare a casa" biascicò, incerta. "Se siamo al sicuro".
"Fammi vedere cosa ha risposto Geto, e ne riparliamo. Uraume?"
L'assistente gli fece cenno di seguirlo. La ragazza si sedette di nuovo sulla sedia, sconfitta.
Ne approfittò per controllare il telefono. Yuji non le aveva ancora risposto: brutto segno. Di solito era super tempestivo.
Che non gli piacesse la situazione? Beh, come biasimarlo. Non piaceva neppure a lei.
Se lo si guardava dall'esterno, era un rapimento a tutti gli effetti. L'aveva trascinata su una macchina, portata in un posto che non conosceva da un tipo che la odiava. E non la faceva tornare a casa.
E, per di più, era senza sigarette. 'Che cazzo'.
Che poi, cosa significava quel "per ora fidati"? Non era un broker?
Ma no, Inumaki lo conosceva. Faceva parte sicuramente della finanza. Ma allora, come spiegava... questo?
Le tornarono alla mente le parole del fratello, e le salí un nodo alla gola.
'Quindi, ecco dove era finito Geto. Con il suo ex peggior nemico' rifletté. Avrebbe dovuto raccontarlo a Satoru, questo era scontato. Per il resto, avrebbe tenuto la bocca chiusa anche con Yuji, se necessario.


Non le riferirono più niente di Suguru, ma qualche minuto dopo erano di nuovo in macchina per tornare a casa. Si sentiva sollevata, ma allo stesso tempo le spiaceva finire così quell'assurda giornata.
"Tutto bene?" le chiese lui, forse più per circostanza che per reale interesse. Lei scosse la testa.
"Ho bisogno di bere qualcosa" mormorò. Il giorno dopo sarebbe andata al lavoro, e per la prima volta il solo pensiero la faceva stare male. Interrompere così quell'atmosfera surreale per tornare alla realtà la riempiva di sconforto e impotenza.
Il suo pensiero volò alle chiavi sul suo comodino. 'Se un giorno di questi fa bel tempo...'
Sukuna annuì. "Ti faccio portare degli alcolici a casa da Uraume, se vuoi".
Y/N corrugò la fronte. "Non ce n'è bisogno" ribatté. "Per favore, puoi lasciarmi da una mia amica?" Frugò velocemente nella borsetta. "Devo lasciare anche a lei un Ema".

Sukuna parcheggiò la P1 davanti alla porta del palazzo, incurante delle foto dei passanti. 'Dovrà esserci abituato', pensò lei.
"Vai. Ti aspetto qui".
"Guarda che posso tornare anche a ca-"
"Ti aspetto qui" ripeté lui, scandendo lentamente le parole. "Un paio di giorni e risolviamo sta cosa. Prima, fai come ti dico".
Y/N sbuffò, sarcastica. "Ho il permesso di andare a lavorare, Sukuna-sempai?"
Lui sbottó a ridere. "Preferivo Sama, sai".
La ragazza si raggelò. Scese frettolosamente dall'auto, strofinandosi la radice del naso per nascondere il rossore, e si diresse verso l'ingresso della casa di Nobara.
Come al solito, l'amica ci mise quei dieci minuti buoni prima di aprire la porta, nonostante Y/N l'avesse già avvisata del suo arrivo strada facendo. No, quella dannata doveva sempre farsi vedere impeccabile e perfetta in ogni momento della sua giornata.
"Non sono venuta con la Zenin, rilassati" la punzecchiò, quando finalmente si decise ad aprire la porta.
"Dammi l'Ema, cretina". Le strappò la tavoletta di mano, e gettó un'occhiata sopra le sue spalle.
"No, ti prego. Dimmi che non é quello".
"...È quello" sospirò. "Non dirmelo, si sta sbottonando la camicia e si sta passando una mano fra i capelli? Kami, morirò, un giorno. Giuro che moriró..."
"....Veramente ero più attratta dalla macchina, sai" la corresse Nobara. "Non si vede un cazzo coi finestrini oscurati. Dai, che fai lì impalata? Salite. Dillo anche a lui, così me lo presenti".
"Oh, ma figurati! Non dire stronzate" si scherní Y/N, a disagio. "Mica abbiamo sta confidenza".
"Ah, capisco. É solo il tuo Uber". L'amica alzò un sopracciglio in un sorrisetto sarcastico. "Gli chiederò quanto costa noleggiarlo per un'oretta".
"Non fossi lesbica ci sarei rimasta male" grugnì lei, salutandola con la mano e tornando alla macchina con passo spedito. Stava per raggiungere la portiera, quando la vide aprirsi di scatto. Fece un passo indietro.
Sukuna uscì, alzandosi in piedi in tutta la sua gloriosa altezza. Con un gesto teatrale si gettò il cappotto sulle spalle, e le lanciò in mano le chiavi della P1.
"Vado a prendere le sigarette". Indicò Nobara con un cenno del capo. "Fagliela vedere. Dalla faccia non aspetta altro".

La ragazza aspettò che fosse abbastanza lontano da non vederla prima di chiamare l'amica e farle cenno di raggiungerla. Lei le porse un fazzoletto.
"Tieni, asciugati le mutande" le sussurrò, premurosa.
Y/N le mollò un pugno sul braccio.

"...È un V8, quindi?"
"Biturbo. A propulsione ibrida, ma quando la guidi giuro che non te ne accorgi".
Basta, era fatta. Quei due stavano discutendo animatamente di motori da una decina di minuti, perfettamente a loro agio. Y/N si sporse verso Sukuna per sfilargli il pacchetto di sigarette dalle mani, e non li disturbò più.
Meglio così. Un attimo di respiro era quello che ci voleva. Poteva finalmente rilassarsi senza bisogno di dover per forza parlare con qualcuno.
Lo stesso non poteva dirsi per Sukuna: quella zona di Tokyo era particolarmente affollata - Nobara non avrebbe mai scelto un altro quartiere dove vivere, effettivamente - e già un po' di gente stava iniziando a raccogliersi intorno alla macchina.
"Dai, vi faccio andare. Y/N mi ha detto che avete da fare" li salutò l'amica, intuendo il suo disagio. "Passate a trovarmi anche con la Mustang, che mi rifaccio gli occhi".
Lui la salutò con un cenno, facendo segno a Y/N di salire in macchina. Lei si nascose il viso nella sciarpa, e lo seguí.


—————-
NdA
Ciao a tutti! Sono in vacanza, quindi non so effettivamente che giorno sia, ma questo capitolo é praticamente la continuazione del precedente. Quindi, anche se é passato poco tempo, eccolo qua.
Sento le vostre lamentele, davvero: "Sono venti capitoli che non c'è SMUT cosa aspetti STRON-" sì sì avete ragioneeee pazientateeee vedreteeee (spero)
Grazie sempre dei commenti, dei voti, delle letture in generale, vi voglio bene

P.S. Per l'auto mi sono ispirata alla meravigliosa

Mentre per la periferia pensavo a qualcosa tipo Ghost in the Shell

So che é un po' cyberpunk, ma che vi devo dire, mia storia mie regole

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