Just wanna smash his face

By nagasakimako

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[Sukuna x femReader] [no powers universe] [SMUT] Y/N è una ragazza che si è costruita da sola, a fatica, aff... More

1. L'aereo
2. Fratelli e sorelle
3. Passato, presente, futuro
4. Chi diavolo sei?
6. Lungo la strada
7. Cuore a mille
8. Home theatre
9. Il tempio
10. In periferia
11. Porte
12. La Cena
13. Pronto Soccorso
14. Ad un filo
15. Gran bella cazzata
16. Tagliata di manzo al sangue
17. L'Arasaka
18. Walk of shame
19. L'Afterlife
20. L'Afterlife (pt. 2)
21. La quiete
22. Tiopentone
23. Ossigeno
24. Messaggi
25. Voglio solo spaccargli la faccia
26. Comunicazioni di servizio
27. Neve
28. Ryokan
29. Onsen
30. Cicatrici
31. Il Padiglione del Vuoto
32. Mei Mei
33. Doppia coppia
34. Caos calmo
35. Risposte
36. Honda Fireblade
37. Cuori infranti
38. Hanabi
39. Parola salvezza
40. Dominio pubblico
41. Chiavi del bagno
42. Maki Zenin
43. Chiavi dell'auto
44. Uraume
45. Furibonda
46. Ritocchi
47. Boss finale
48. Piccolo fiore di pruno inondato dalla luce notturna di mezzanotte
49. Niente come previsto
50. Promesse
51. Shibari

5. Demoni

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By nagasakimako

"Gambare, gambare. Alzati in piedi".

Y/N socchiuse gli occhi. Non vedeva assolutamente niente.
Le mani strisciavano sul pavimento bagnato. Cosa c'era per terra? Puzzava di metallo.
Conosceva fin troppo bene quell'odore. "Sangue" sussurrò. Provò ad alzare la testa, ma era incredibilmente pesante. Tutto sembrava troppo pesante: la testa, l'aria. Le mani.

Si rizzò sui gomiti, a fatica. Anche i capelli si erano sporcati con tutto quel sangue per terra... Che schifo. Represse un conato di vomito.

Sentì un rumore di passi dietro di lei. Si voltò, ma il buio la circondava. Ciononostante, sapeva benissimo chi si trovava di fronte.
"Sukuna" sussurrò. Raccolse le gambe al petto, cercando di alzarsi.
"Brava, su" continuò ad incoraggiarla lui. Non lo vedeva, ma lo percepiva, e sapeva che le stava tendendo una mano. La cercò a tentoni, e la trovò.

"Sai perché ti ho portata qui" continuò lui, aiutandola ad alzarsi.
Y/N tremò. Certo che lo sapeva.
"Hai detto a tutti che sono qui a Tokyo" continuò, stringendole sempre di più il polso che gli aveva offerto. "Ed ora la mia copertura è saltata. Quindi sono dovuto scappare qui" indicò con un gesto della mano il luogo intorno a loro, avvolto ancora nel buio "per colpa tua".

Una luce improvvisa illuminò tutta la sala. Y/N strizzò gli occhi ormai abituati all'oscurità.
Dove diavolo si trovava? Chiamarla 'sala' era un eufemismo. Era più grande di qualsiasi salone avesse mai visto, almeno una quarantina di metri di lunghezza, ed il pavimento era - aveva ragione- interamente coperto di sangue.

'Dove cazzo siamo?' fu l'unica frase che la sua mente sconnessa riuscì ad elaborare in quel momento. Non erano a Tokyo, ma non conosceva nessun posto che avrebbe potuto ospitare un luogo simile. Erano in un hangar per aerei?
Voltò leggermente la testa. Le pareti, sebbene fossero molto lontane, non avevano nulla di... Umano. Dei rivoli rossi sembravano scorrere dal soffitto - il sangue del pavimento, a quanto pare, arrivava da lì.
Non si accorse che Sukuna era scivolato alle sue spalle. In un attimo la afferrò, e la spinse contro il muro più vicino ad una velocità impressionante. Tossì violentemente all'impatto.
"Per oggi hai visto abbastanza, piccola" le sussurrò all'orecchio. L'aveva già raggiunta? In effetti, non aveva mai sentito la sua mano staccarsi dal polso. Come era possibile?

Y/N si sentì avvampare. Era terrorizzata, ma era soprattutto la presenza dietro di lei - non umana - a farla impazzire. Strinse i denti.

Sentì una mano scivolarle lungo il collo e fermarsi proprio là, sulla schiena, dove l'aveva toccata quella sera. Y/N rabbrividì.
"Qualcosa mi dice che ti è piaciuto quando ti ho accarezzato, ieri" le sussurrò di nuovo lui, facendo risalire la mano verso il collo. Le afferrò i capelli, spostandoli dalla nuca ed obbligandola a piegare la testa di lato. La ragazza mugugnò, la faccia contro la parete.
Sentì il sangue scorrerle lungo le guance, e strizzò gli occhi.
"Mi sembra di averti fatto una domanda" continuò lui, seccato. Allungò una mano ad afferrarle il mento.

No, un momento. Quante mani aveva?
"S-sì. Mi è piaciuto" ammise. Era inutile mentire, a questo punto. Se doveva morire, tanto valeva ammetterlo.
"Mi è piaciuto, Sukuna-Sama" la corresse lui. "Impara a rivolgerti a me come si deve, troietta".
Si sentì strattonare i capelli. "Sukuna-Sama!" gemette.
"Brava, piccola". La stretta sul polso si allentò, senza però lasciarla andare. "Ti sei meritata un premio, anche se devo ancora punirti per aver raccontato i cazzi miei a quell'insulso umano".

La mano che le stringeva il mento si spostò verso il viso. Le premette un dito sulle labbra, infilandolo a forza in bocca. Sentì le sue unghie graffiarle la lingua.
"Da brava" la incoraggiò, facendo scivolare una mano - era la quarta? - fra le sue cosce.
Y/N si agitò. Che diavolo stava succedendo? In quanti erano, lì dietro?
Ma soprattutto... Cosa diavolo pensava di fare? Non che non le piacesse, ma...

Il suo flusso di pensieri fu improvvisamente bloccato dalla mano di lui che le stava accarezzando il clitoride. Un attimo. Perché era nuda?
Socchiuse gli occhi, in estasi. Lasciò che le sue dita giocassero con la sua lingua.
Cercò di muovere i fianchi, assecondando i movimenti della mano. Lui la lasciò fare, sempre schiacciandola contro il muro col corpo. Sentì l'erezione dell'uomo premere contro la sua schiena, e quel contatto bastò a far passare in secondo piano il sangue, così come i capelli sporchi, l'odore nauseante... No, in quel momento doveva solo concentrarsi sulla sua mano, sul movimento, su...

Dio, le mancava così poco...
Strizzò le palpebre. Sentì due lacrime bagnarle le guance. No, non doveva pensare a nient'altro. Era così vicina.
Mosse i fianchi con più forza, senza ritegno.

La sua faccia era sporca di sangue, i suoi capelli sicuramente in uno stato pietoso... Eppure Sukuna non sembrava farci caso. Da quando aveva smesso di importare anche a lei? No, non provava alcuna vergogna, in quel momento. Che strano.

Sentì una scossa correrle lungo la schiena. Gettò la testa all'indietro, per quanto glielo permetteva Sukuna, e si lasciò andare ad un gemito osceno.
"Stai venendo, eh, troietta...?" le sussurrò lui all'orecchio. "Fammi vedere come ti muovi".
"Sì, Sukuna-Sama..." gemette lei, in estasi. "Sto..."

Y/N si svegliò di soprassalto, ansimante, le mani in mezzo alle gambe. Spalancò gli occhi.
Era nella sua stanza. La luce del giorno passava debolmente fra le fessure delle persiane.
Si sedette sul letto, e si passò una mano sulla faccia.

"Che cazzo".



'Andrà tutto meglio dopo una bella doccia fredda' rifletté la ragazza, avviandosi pensierosa verso la cucina. Che diavolo era successo? Quell'incubo - o era un sogno? - le era sembrato così... Dannatamente reale. Lei era davvero lì presente, aveva davvero sentito il sangue bagnarle la faccia, e... Beh, aveva sentito davvero tutto. Deglutì, sentendo il sangue pulsarle in mezzo alle cosce.

"Ah, ti sei svegliata".

Y/N si paralizzò sulla porta. Alzò lentamente lo sguardo verso l'uomo che era seduto a gambe aperte sul divano, e che armeggiava distrattamente col telecomando.
"Dormito bene?"
No, questo era decisamente troppo. In un attimo, il sogno le passò davanti agli occhi: le sembrò di essere di nuovo nuda davanti a lui, il suo respiro sulla nuca, e la pelle che bruciava dove l'aveva toccata. Il cuore iniziò a martellarle in gola, e valutò se era il caso di girarsi e tornare direttamente a letto, fingendo di non averlo nemmeno sentito. Si portò una mano al petto, regolarizzando il respiro.
Sukuna la squadrò dal basso. Dal modo in cui le sorrideva sembrava aver ben chiaro il motivo della sua agitazione. "Che faccia che hai. Sembri aver visto un demone".

Y/N sgranò gli occhi. La stava prendendo in giro?
"Non si dice... Un fantasma?" sussurrò, appoggiandosi al muro. "Perché hai detto un demone?"
Ryomen scrollò le spalle, tornando ad occuparsi della televisione. "Ma non funziona, 'sto coso? Non riesco a cambiare canale".

Y/N lo sorpassò, più morta che viva, dirigendosi verso la cucina. No, doveva ragionare a mente lucida: era impossibile che lui sapesse cosa aveva sognato.
E se l'avesse sentita parlare nel sonno? Ancora più improbabile: con le porte chiuse e la TV accesa i rumori sarebbero stati troppo flebili per essere sentiti due stanze più in là. Doveva trattarsi per forza di una coincidenza.
'O magari è un suo incantesimo' si ritrovò a pensare, accendendo il fornello per scaldarsi il thé. Ma anche questo pensiero fu bocciato sul nascere. 'Fa il broker, non lo stregone'.
Certo, trovarselo davanti dopo una notte come quella, così vivida...

"Hey, sei sorda? Non ignorarmi!"
L'urlo di Sukuna dall'altra parte della stanza interruppe di colpo i suoi pensieri.
Y/N rabbrividì. Ah, già: prima le aveva chiesto qualcosa del telecomando, ma l'aveva ignorato ed ora si era arrabbiato... Meglio rimediare subito. Tremò, la mente ancora al sogno.
"Scusa, Sukuna-Sama..."

Si bloccò, premendosi una mano sulla bocca.
'Oh, no. Oh, nonononono...'
Sentì l'uomo alzarsi e raggiungerla in cucina. Si sporse dalla paratia, squadrandola con sguardo interrogativo.
"Che hai detto?"

Y/N lo fissò, gli occhi impauriti. Fece scivolare la mano dalla bocca e scosse la testa.
"Come mi hai chiamato?" continuò, avvicinandosi a lei.
"Niente. Ho sbagliato". La voce le uscì flebile come un sussurro. Non era niente di che, si disse. Capita, di sbagliare. Non aveva offeso nessuno. "Non volevo prenderti in giro" aggiunse, vedendo che non le rispondeva. "Ho solo fatto un incubo, scusami se sono... Strana".

Sukuna cambiò improvvisamente espressione. Si sedette di fronte a lei, preoccupato. "Oh, mi spiace. Non volevo essere aggressivo. E' colpa mia?"
Y/N sussultò. "Perché dovrebbe esser colpa tua?"
"Ho fatto casino quando sono tornato ieri notte. Ho visto le tue scarpe fuori, e mi sa che eri già tornata. Magari ti ho agitato il sonno".
Y/N annuì. Sì, la spiegazione era plausibile. "Può darsi" rifletté. "Forse non sono abituata a sentire qualcuno che torna in piena notte. Magari inconsciamente avrò pensato ad un ladro".
"E che hai sognato, di preciso?"
"Non ricordo" tagliò corto lei, scattando in piedi. Finse di controllare l'acqua per il thé, che non stava ancora bollendo. "So che c'era tanto sangue, una stanza molto grande..." fece un gesto vago con la mano "un tizio con un sacco di braccia. Hai già fatto colazione?"
"Ho bevuto un caffé" le rispose "Ma se fai il thé lo bevo volentieri. Piuttosto, che significa... Un tizio con un sacco di braccia? Tipo?"
"Quattro" precisò lei. Non sapeva nemmeno perché stava portando avanti quella conversazione. "Quattro braccia. E le unghie lunghe".

L'uomo scoppiò a ridere, allungando le mani sul tavolo. "Beh, allora hai sognato me".
Per poco la ragazza non si strozzò con la sua saliva. Tossì, gli occhi che lacrimavano. "C-che vuoi dire?" mugugnò, la voce strozzata.
"Beh, il mio pseudonimo è preso da Ryomen Sukuna, il demone. E' tipico del folklore giapponese. L'ho scelto perché è il protettore dei fratelli, e ci tengo al mio piccolo Yuji". Le strizzò l'occhio. "Inoltre, Ryo significa doppia faccia, e Men maschera. Direi che si adatta bene al tipo di lavoro che faccio, no?"

Y/N non aveva ascoltato una parola di tutta la conversazione. Ok, era praticamente impossibile che lei avesse associato quel demone, di cui non conosceva nemmeno l'esistenza, al suo nuovo coinquilino, così, a caso.
E poi, quel demone aveva la faccia dell'uomo che si trovava davanti a lei, senza ombra di dubbio.
"Ma pensa un po'" fu tutto quello che riuscì a rispondere. Versò il thé in due tazze e si sedette, controvoglia, di fronte a lui. "Sarà come dici".

Ma lui non sembrava aver dato troppo peso alla sua reazione. Anzi, sembrava lusingato che il suo alter ego avesse visitato i sogni della ragazza. "E' normale avere incubi relativi a ciò che non si conosce" continuava, aspettando che il thé si raffreddasse. "Probabilmente avevi sentito quel nome anni fa, ed ora, anche se non te lo ricordi, ti è tornato alla mente. Mi spiace, davvero. Non era mia intenzione".
Lei annuì, forzando un sorriso. "Ma certo". 'E' molto semplice, in realtà' riflettè 'ti ho sognato perché sei un figo da paura, e avevi più braccia per scopa-'
"Beh, dai, ora che ne hai parlato vedrai che non lo sognerai più. Vai al lavoro? Non stancarti troppo, se hai dormito così male".
Y/N sorrise, questa volta non forzatamente. "Grazie. Sei gentile".



"Grazie, sei gentile?!" strillò Nobara, esasperata. "Ma che cazzo di risposta è?!"
Y/N si accasciò sul bancone del bar dell'ospedale, sconfitta.
Erano le sette e mezza di sera, e mancava poco alla fine del turno. Finalmente era riuscita a liberarsi dell'incredibile mole di lavoro che si era accumulata, e aveva raggiunto al bar la sua amica, ansiosa di raccontarle le ultime novità. Il giorno prima aveva fantasticato su come descriverle nei minimi dettagli il passaggio in macchina, ma quella notte si era arricchita di ulteriori particolari... Ancora più impellenti.
"Sentiamo, che avrei dovuto rispondergli?"
"Beh, dipende da quello che vuoi fare con lui" ammiccò l'amica. "O no?"

Y/N le lanciò un'occhiata in tralice. "Stai zitta, cretina. Piuttosto, tu conosci Inumaki? Fa l'infermiere in angiografia, ma non ci avevo mai parlato prima di ieri".
"Perché? Vuoi dirgli di non raccontare a nessuno di Sukuna?" Nobara ridacchiò. "Guarda che poi non ti scopa più contro il muro". Spostò la testa di lato, fulminea, evitando il ceffone che le stava tirando l'amica. "No, dai, scherzi a parte. So che sta spesso con Maki, ma io non lo conosco".
"Ah, Maki" la stuzzicò Y/N, pronta a vendicarsi. "La chiami già per nome, adesso...?"
"Mah, sai" le rispose Nobara, girando con noncuranza il cucchiaino nella tazza. "Non mi ha ancora chiesto di chiamarla Zenin-Samahiaaaaa!"

Questa volta il ceffone la prese in pieno sulla nuca.

Y/N indugiò sulla conversazione di whatsapp di quella notte. Inumaki risultava online.
Beh, che costava scrivergli? Dopotutto anche lui era in turno, se era stato reperibile con lei.
Stava per inviargli qualcosa, quando comparve nella chat un messaggio.

"Ti ho vista al lavoro. Ti va un caffé?"

Y/N sorrise. Non era proprio la più brava del mondo a farsi degli amici, e le faceva sempre piacere quando qualcuno voleva vederla. Rispose in fretta - forse troppo - invitandolo al bar, da dove era appena uscita.
Ma sì. Tanto fra un quarto d'ora sarebbe tornata a casa.



________________________

NdA
Hello babies! Sì, ci ho messo un po' di meno ad aggiornarla questa volta.
Chissà perché.
Commenti e critiche sono ben accetti! Soprattutto critiche!
Buona lettura



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