Just wanna smash his face

By nagasakimako

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[Sukuna x femReader] [no powers universe] [SMUT] Y/N è una ragazza che si è costruita da sola, a fatica, aff... More

1. L'aereo
2. Fratelli e sorelle
4. Chi diavolo sei?
5. Demoni
6. Lungo la strada
7. Cuore a mille
8. Home theatre
9. Il tempio
10. In periferia
11. Porte
12. La Cena
13. Pronto Soccorso
14. Ad un filo
15. Gran bella cazzata
16. Tagliata di manzo al sangue
17. L'Arasaka
18. Walk of shame
19. L'Afterlife
20. L'Afterlife (pt. 2)
21. La quiete
22. Tiopentone
23. Ossigeno
24. Messaggi
25. Voglio solo spaccargli la faccia
26. Comunicazioni di servizio
27. Neve
28. Ryokan
29. Onsen
30. Cicatrici
31. Il Padiglione del Vuoto
32. Mei Mei
33. Doppia coppia
34. Caos calmo
35. Risposte
36. Honda Fireblade
37. Cuori infranti
38. Hanabi
39. Parola salvezza
40. Dominio pubblico
41. Chiavi del bagno
42. Maki Zenin
43. Chiavi dell'auto
44. Uraume
45. Furibonda
46. Ritocchi
47. Boss finale
48. Piccolo fiore di pruno inondato dalla luce notturna di mezzanotte
49. Niente come previsto
50. Promesse
51. Shibari

3. Passato, presente, futuro

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By nagasakimako

Y/N tornò a casa strascicando i passi. In fondo si era divertita al lavoro, e quasi quasi le spiaceva tornare in un luogo che ormai non poteva più considerare il suo rifugio.

Si era attardata quanto poteva con Nobara, ma alla fine anche l'amica era dovuta andare via - non prima di averla maledetta per averla lasciata sola con Zenin.
'Beh, speriamo ne sia valsa la pena'.


Si lasciò sfuggire un gemito quando finalmente arrivò alla porta di casa. Prese coraggio, e abbassò la maniglia.
"Yuko... Yuji... Sono a..."
Il sorriso forzato le si gelò sulla labbra.

"Y/N, sei tornata" la salutò Gojo. Lei deglutì.
Al tavolo del salotto erano seduti, uno di fronte all'altro, suo fratello e il fratello di Yuji, Sukuna.
I loro sguardi non tradivano di certo amore l'uno per l'altro.
"Hey, fratellone". Gettò lo zaino sul divano e si tolse le scarpe. "Lui è Su-"

"Potevi dirmelo che eri sua sorella".
Non appena la voce profonda di Sukuna le arrivò alle orecchie, sentì di nuovo quel brivido scenderle lungo la schiena. Scosse la testa, come per scrollarselo di dosso.
"Ah, vi conoscete...?"
Gojo si stiracchiò, il suo sorriso a trentadue denti sempre stampato in faccia. Che poi tradisse una reale serenità, questo non riusciva a capirlo nessuno. "Non ti ricordi che vivevamo praticamente attaccati?" le ricordò. "Abbiamo la stessa età".
Sukuna lo fulminò con lo sguardo. "Tu sei più piccolo", ribatté, tagliente.
Era vero. Per quanto Sukuna potesse essere giovane, di sicuro non si avvicinava molto all'età dell'altro. Gojo fece un gesto vago con la mano.
"Sì, ok. La cosa più sconvolgente è che un teppista di quartiere come te sia riuscito a diventare qualcuno". Si piegò verso di lui, abbassandosi gli occhiali da sole. "Come hai fatto a permetterti la tua università all'estero?"

Y/N deglutì. Adesso passavano alle mani, di sicuro.
Contrariamente alle sue supposizioni, però, Sukuna sorrise - o meglio, sogghignò. "Buffo, stavo per chiederti la stessa cosa. Come ha fatto un ragazzino dei quartieri popolari come te a diventare un modello di fama mondiale?"

L'aria si poteva tagliare col coltello. Y/N alzò gli occhi verso Yuji.
Il ragazzo era in piedi ai fornelli, paralizzato. Non aveva la minima idea di come affrontare la situazione. Rivolse all'amica uno sguardo a metà fra il mortificato e lo spaventato.
Avevano entrambi ragione: i modi poco legali con cui Sukuna si era pagato gli studi non erano molto più immorali di quelli con cui Gojo era riuscito ad arrivare alla vetta delle riviste di moda.

La risata cristallina di Gojo spezzò momentaneamente la tensione. "Beh, hai ragione. Direi che da questo punto di vista sono i nostri fratellini che dovrebbero insegnarci qualcosa, no?"
I due fratelli minori, in effetti, non avevano certo seguito le orme dei primogeniti:  erano riusciti a farsi strada con i modesti mezzi che avevano a disposizione, senza dover ringraziare nessuno. Y/N ne approfittò per cambiare argomento, appoggiandogli una mano sulla spalla.
"Grazie, Satoru". Si sforzò di sorridere. "Yuji ti ha già offerto un thé, o possiamo prenderlo insieme?"
Sukuna si alzò, senza dire una parola. Afferrò il cappotto ed uscì dall'appartamento.

Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, Y/N e Yuji si lasciarono cadere sulle sedie della cucina.
"Satoru!" lo apostrofò lei. "Si può sapere che stava succedendo?!"
"Se avessi saputo che vi odiavate ti avrei avvisato prima!" continuò il ragazzo, prendendosi la testa fra le mani. "Davvero vi conoscevate già anni fa?!"
Gojo ridacchiò, stirandosi sulla sedia. "Certo. Siamo cresciuti insieme, praticamente. Voi eravate troppo piccoli - e comunque sempre appiccicati davanti al computer, cosa volete ricordarvi. Ah, Y/N, è ancora valido l'invito al thé?"
"Sì, ma devi raccontarci tutto!" lo sgridò nuovamente la sorella.
"Ok, ok!" si schermì. "Beh, la faccenda è molto semplice. Ryomen era un ragazzo bello muscoloso già da piccolo, a differenza mia. Non c'è voluto tanto a farlo dicentare il capetto dei teppisti del quartiere - no, thé nero va bene, grazie. Non dico che fosse affiliato già a quell'età alla Yakuza, ma qualche cazzata ogni tanto la faceva. Anche grossa. E' per quello che non è riuscito ad entrare in nessuna università, qui a Tokyo". Fece spallucce. "Non aveva la reputazione adatta".
"Nemmeno tu, se è per questo" mormorò lei, pensosa. Satoru non era riuscito a permettersi l'Università, ma era comunque sempre riuscito a trovare qualcuno che gli pagasse tutto al suo posto. Con il bel faccino che si ritrovava e la figura slanciata non aveva faticato a farsi strada nel mondo della moda - e anche la sua sfacciataggine aveva aiutato.
"Dovreste essere fieri di noi, invece che criticarci!" sbottò Yuji, facendo tintinnare il servizio da thé sul vassoio. "E invece sembra sempre che non siamo mai alla vostra altezza!"
"Ti sbagli! Io sono molto fiero della mia sorellina" lo corresse Satoru, accarezzandole maldestramente la testa. "Solo non capisco perché si ostini a spaccarsi la schiena in ospedale invece che aprirsi un profilo OnlyFans". Schivò con grazia un ceffone. "Sono serio, eh. Non sei bella come me, ma qualcosa tireresti su lo stesso".
Yuji interruppe la lite piazzando le tazze fra i ragazzi. "Gojo, devi capire che non siamo le vostre piccole copie". Il giorno prima Y/N l'aveva appoggiato contro suo fratello; ora toccava a lui. "Lei ama il suo lavoro, non lo lascerebbe per nulla al mondo. Non forzarla a fare qualcosa che avresti fatto tu".
L'amica gli rivolse un sorriso colmo di gratitudine. Dov'era Yuko adesso, eh? Pronta a sparare sentenze pure stavolta?
Si morse subito la lingua. 'Dai, zitta. Non rovinare tutto'.
Stava facendo del suo meglio e non era proprio il caso di mandare tutto all'aria per un commento acido. No, Yuko le piaceva, era una brava ragazza. Tutto quello che si meritava Yuji. Non doveva...
Il vociare concitato ed allegro di Gojo la riportò alla realtà. Sorrise e si ributtò nella conversazione. Era meglio non pensarci, in fondo.


Il freddo gelido delle sere di dicembre a Tokyo non risparmiava nessuno. Y/N sbirciava fuori dalla finestra con la sua tazza di cioccolata calda in mano, sperando non la chiamassero reperibile.
Fissò con particolare interesse un paio di bambini che slittavano sul ghiaccio dei marciapiedi. Anche lei da piccola amava il freddo? 'No, impossibile' concluse, bevendo un sorso. 'Non potevo essere così idiota'.

Allungò le gambe sotto il davanzale. Gojo se n'era andato prima di cena, come al solito. Aveva blaterato a proposito di un nuovo ingaggio - un film, questa volta. Chissà chi gli aveva trovato la parte.
Come per magia, dieci minuti dopo era arrivato Sukuna, seguito a ruota da quello che doveva essere Uraume. Portavano un'infinità di buste della spesa - tra cui la cioccolata calda che stava gustando in quel momento.
Y/N bevette un altro sorso. Era sicuramente una persona generosa, niente da dire, ma faceva un certo effetto vederlo camminare per le scale con quel folletto che gli trotterellava dietro.
Beh, folletto. Era alto quasi come lei, ma vicino a quella montagna sembravano tutti piuttosto bassi. Tranne Gojo.
Sorrise fra sé e sé. Un po' le faceva piacere che suo fratello fosse riuscito a tenergli testa. Aveva vinto dove lei aveva fallito.

"Hey". Yuji la chiamò dalla porta della camera. "Io e Yuko andiamo a fare due passi. Vuoi venire con noi?"
La ragazza sorrise, scuotendo la testa. "No, godetevi pure la serata. E poi sai che non mi piace uscire quando sono reperibile".
Yuji si batté una mano sulla fronte. La salutò con la mano e richiuse la porta alle sue spalle.

Y/N tornò ad occuparsi della sua cioccolata. No, uscire era decisamente fuori discussione... Anche se forse sarebbe stata una bella idea passare un po' di tempo con Yuko, visti i pensieri che la stavano assalendo ultimamente.
'Vabbé' pensò, scrollando le spalle 'faremo la prossima volta. E poi' sorrise fra sé e sé 'non è poi così male rimanere in casa da sola con lui'.
Si diede della stupida, ma in fondo che male c'era? Non poteva certo sentire i suoi pensieri.





Non era passato nemmeno un quarto d'ora che il campanello dell'appartamento suonò. Y/N, che si stava quasi appisolando, scattò in piedi, i nervi sempre tesi come ogni volta che era reperibile. Lanciò un'occhiata al telefono: niente. Sospirò.
Si avviò lentamente verso la porta. Chi diavolo poteva essere, a quest'ora?
Stava per alzare la cornetta del citofono, quando sentì la voce di Sukuna tuonare dal bagno.
"Se è Uraume" gridò "aprigli. E digli che scendo".
Ecco, usciva pure lui. Addio, sogni di gloria.
"Agli ordini" borbottò Y/N, seccata. Sì, era proprio Uraume, con la sua vocina da ragazzina. Ma era un maschio o una femmina? Finora nella sua testa si rivolgeva a lui come ad un maschio, ma... Se fosse stata una donna?
Cercò di riportare alla mente quello che aveva detto Sukuna quella mattina. Il mio dipendente? La mia dipendente? Era il caso di chiedergli (o chiederle) come volesse essere chiamato (chiamata)? Sarebbe stata troppo invadente?

Un bussare alla porta pose fine bruscamente ai suoi pensieri. Uraume non aveva aspettato giù in macchina.
Aprì, sorridendo.
"Buonasera! Sukuna sta..."
"Posso entrare?" la interruppe lui. Sì, era decisamente un maschio, a giudicare da come era vestito. Si diede della stupida: che cosa voleva dire? Magari semplicemente era una ragazza a cui piacevano i completi da uomo...
"Sono l'assistente di Sukuna" si presentò, brusco. "So che avrei dovuto aspettare giù, ma volevo dargli una mano con i bagagli". Alzò le braccia, come a mostrare le due grandi valigie che teneva in mano.
Y/N alzò un sopracciglio. Le venne da ridere: davvero quello scricciolo pensava che Sukuna avrebbe avuto problemi a trasportarle? Quell'armadio a due ante?
Si fece da parte, mostrandogli dove posarle.
"Le metta pure qui", indicò. Non ottenne risposta, e si sedette al tavolo della cucina, a disagio.





"Uraume, che cazzo ci fai qui?!"
Sukuna era appena uscito dalla doccia. Si strinse l'asciugamano in vita, camminando a grandi passi verso di loro.

Y/N avvampò senza ritegno. No, questo era decisamente troppo.
Fece per alzarsi, ma le sue gambe non volevano saperne di reagire ai suoi comandi.
Quel corpo era... Beh, meraviglioso. Scolpito dagli dei.
Ogni singolo muscolo che potesse vedere sembrava disegnato accuratamente solo per mostrarsi ai suoi occhi, quella sera. Non c'era un difetto.
Sognò per un paio di secondi di essere una delle goccioline d'acqua che scorrevano lungo i suoi addominali. Oh, dio. Quell'asciugamano era legato così in basso che...
'No', si riscosse, cercando di darsi un contegno. Uraume non era né maschio né femmina: doveva essere un androide, per non reagire in nessun modo davanti a quello spettacolo.

Nel frattempo, i due stavano battibeccando come una vecchia coppia sposata. 'Meglio così' rifletté lei, sventolandosi un tovagliolo davanti alla faccia 'non si saranno accorti del mio colore...'
"Mi sono permesso di salire perché-"
"Non mi sembra di averti dato il permesso di farlo!" urlò di rimando Sukuna, frizionandosi i capelli bagnati con una mano. "Non sono ancora pronto per uscire, non vedi?!"
Y/N si sporse leggermente per lanciargli un'occhiata. Provò un'irrefrenabile instinto di toccare i capelli rasati appena sopra la nuca. Si morse il labbro, corrugando la fronte.
"Mi perdoni" continuò Uraume, per niente intimorito dal tono del suo capo. "Torno subito in macchina". Si alzò, aggiustandosi i pantaloni.
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri. "Ma no, stia pure qui! Non dà disturbo". Si guardò intorno. "Le faccio un thé?"
L'assistente, però, si comportò come se non avesse sentito nulla. Continuò ad avviarsi verso la porta.
Y/N lanciò un'occhiata interrogativa a Sukuna. "Mi... Mi ha sentito...?" gli chiese sottovoce.
L'uomo roteò gli occhi. "Hey, Uraume" sbuffò "stai pure qui. Grazie, Y/N. Non ce n'era bisogno". Frugò in una delle due valigie appena arrivate, sfilò un completo e ritornò verso il bagno.

Rimasti di nuovo soli, la ragazza cercò di nuovo di rompere il ghiaccio. "Beh. Allora, vuole un thé?"
Aspettò qualche secondo. Nessuna risposta.

'Un androide piuttosto apatico' rifletté, sbuffando.

L'atmosfera in cucina era talmente imbarazzante che Y/N si sentì sollevata, quando le arrivò la chiamata dall'ospedale.
"Sì? Sono io, Y/N Gojo. Certo". Annuì, alzandosi di scatto per afferrare la borsa. "Dica".
Ascoltò attentamente il caso che le stava descrivendo il collega. 'Niente di così urgente da chiamarmi di notte' pensò fra sé e sé, contrariata. Lanciò un'occhiata ad Uraume, che la stava deliberatamente ignorando. 'Ma forse non è così male togliersi dalle scatole il prima possibile'.

"Arrivo subito" concluse, riagganciando. Afferrò il piumino e alzò lo sguardo verso l'androide. "Allora, io..."

"Devi uscire?" la interruppe Sukuna, spuntando dal bagno alle sue spalle. Allungò un braccio dietro di lei per prendere il suo cappotto dall'attaccapanni.
"Sì" annuì lei, stringendosi per fargli spazio. Meno male che era tornato. Alla sola idea che Uraume la ignorasse ancora le era venuto il voltastomaco. "Mi hanno chiamata reperibile, devo scappare".
"Sei a piedi? Allora ti accompagno in macchina" rispose lui, col solito tono che trasformava ogni domanda in un ordine.
La ragazza sorrise, raggiante. In macchina con lui? Ma cos'era, un sogno?! "Beh, sei molto gentile. Ti ringrazio, se non è un problema..."

Lui annuì distrattamente. "Hey, vai ad accendere l'auto" ordinò al suo assistente, che scattò subito in piedi. Avviandosi verso la porta, lanciò uno sguardo freddo come il ghiaccio verso Y/N, ed uscì.

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