Choices

By KookSpook

83.2K 3.6K 6.6K

โš ๏ธStoria originale di ๐™ˆ๐™š๐™จ๐™จ๐™š๐™ง๐™ˆ๐™ค๐™ค๐™ฃ su ๐€๐จ๐Ÿ‘โš ๏ธ ใ€A แดŠแด‡ษขแดœสŸแดœ๊œฑ Fanfiction (/๐–๐จ๐ฅ๐Ÿ๐ฌ๐ญ๐š๐ซ/๐‰๐ข๐ฅ๐ฒ/๐ƒ๐จ... More

๐‹๐ˆ๐๐‘๐Ž ๐”๐๐Žใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿใ€‘โ˜‘๏ธ
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ‘โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ’โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ“โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ”โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ•โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ–โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ—โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐ŸŽโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ’โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ“โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ”โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ•โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ–โœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ—โœ”๏ธใ€‘
๐‹๐ˆ๐๐‘๐Ž ๐ƒ๐”๐„ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐ŸŽโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿโœ”๏ธใ€‘
ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿโœ”๏ธใ€‘
Chapter Twenty-Three
Chapter Twenty-Four
Chapter Twenty-Five
Chapter Twenty-Six
Chapter Twenty-Seven
Chapter Twenty-Eight
Chapter Twenty-Nine
Chapter Thirty
Chapter Thirty-One
Chapter Thirty-Two
Chapter Thirty-Three
Chapter Thirty-Four
Chapter Thirty-Five
Chapter Thirty-Six
Chapter Thirty-Seven
Chapter Thirty-Eight
Chapter Thirty-Nine
Chapter Forty
Chapter Forty-One
๐‹๐ˆ๐๐‘๐Ž ๐“๐‘๐„ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ’๐Ÿใ€‘
Chapter Forty-Three
Chapter Forty-Four
Chapter Forty-Five
Chapter Forty-Six
Chapter Forty-Sevenโœ”๏ธ
Chapter Forty-Eightโœ”๏ธ
Chapter Forty-Nineโœ”๏ธ
๐‹๐ˆ๐๐‘๐Ž ๐๐”๐€๐“๐“๐‘๐Žใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ“๐ŸŽใ€‘
Chapter Fifty-Oneโœ”๏ธ
Chapter Fifty-Twoโœ”๏ธ
Chapter Fifty-Threeโœ”๏ธ
Chapter Fifty-Fourโœ”๏ธ
Chapter Fifty-Fiveโœ”๏ธ
Chapter Fifty-Six (Epilogue)โœ”๏ธ
ใ€โš ๏ธ๐ƒ๐Ž๐–๐๐‹๐Ž๐€๐ƒโš ๏ธใ€‘

ใ€๐‚๐ก๐š๐ฉ๐ญ๐ž๐ซ ๐Ÿ๐Ÿ‘โœ”๏ธใ€‘

1.9K 83 132
By KookSpook

⚠️Storia originale di
MesserMoon
su Ao3⚠️

Questa è solamente una traduzione, i diritti vanno tutti all'autrice/ore.
Fatemi notare errori.
┗━━━ ━━━┛








Capitolo 13✔️



⋆⁺₊⋆ ☾⋆⁺₊



𓅇 Le lezioni sono ancora cancellate il giorno dopo. Alcuni studenti non tornano dalle telefonate con i genitori, e anche se i nomi delle vittime non sono stati resi noti, tutti sanno cosa significa.

"Moony, giuro su Dio—torna a letto," dice Sirius sulla porta, le braccia incrociate sul petto mentre fissa un Remus dall'aspetto sparuto.

"Vado solo a fare colazione."

"Te la portiamo noi la colazione scemo. Hai un aspetto di merda, torna a letto."

In un colpo di scena che non sorprese nessuno, Remus aveva in realtà minimizzato il suo malessere ieri e aveva passato gran parte della notte, e della mattina, a stare male.

"Moons, lui non ha tutti i torti," James finisce di allacciarsi le scarpe da ginnastica e si alza. "Non c'è lezione, non ci sono compiti da fare, concediti una pausa per una volta, sì?"

Remus gli lancia un'occhiata tagliente. "Et tu, Brute?"

Lo dice con una tale convinzione che James non può fare a meno di ridere. "Gesù, hai proprio voglia di sangue oggi, huh?"

Remus si limita a brontolare, rivolgendo di nuovo lo sguardo a Sirius.

"Non mi muovo," dice Sirius appoggiandosi alla porta, incrociando una gamba con l'altra. "Non finché non ti metti in quel dannato letto, ora avanti."

È un faccia a faccia senza precedenti, due delle persone più testarde che James conosca si affrontano. Nessuno dei due vacilla—non è nemmeno sicuro che battano le palpebre.

"Okay, ma ragazzi, ho fame," dice Peter, guardando con desiderio la porta. Lo stomaco di James brontola in accordo.

Questo non sembra importare a Sirius o a Remus, entrambi mantengono la loro posizione come se fossero delle maledette Guardie Reali.

Peter inizia ad avvicinarsi alla porta. "Forse potrei passare di nascosto?"

"Non succederà Pettigrew," Sirius non toglie gli occhi di dosso a Remus. "Nessuno può andarsene finché Moony non torna a letto."

"Stai cercando di mettere tutta la stanza contro di me?"

Sirius sorride, mostrando i denti. "Loro sono già contro di te amico mio."

"Sdraiati e metti fine alle nostre sofferenze Moons," esclama James, guadagnandosi un gesto della mano molto scortese da parte di Remus.

"Santo cielo," si stringe drammaticamente il petto. "Non è un comportamento appropriato per un Prefetto."

Remus incrocia le braccia sul petto, raddoppiando apparentemente la sua posizione. "Non so quante volte te lo devo dire, non sono un invalido."

"Lo sappiamo," dice Sirius. "Ma hai la febbre e non puoi stare cinque minuti senza stare male, ergo, a letto."

"Ha un'argomentazione convincente."

"Zitto James," sbotta Remus.

James alza gli occhi al cielo, alzando le mani in segno di resa, provocando alcuni momenti di silenzio teso.

"Moony," dice Sirius alla fine, abbassando la testa in una mossa che James gli ha visto fare molte volte, solo mai con uno di loro. Lo fissa attraverso le ciglia, tutto timido e imbronciato. Le ragazze si innamorano di quello sguardo. "Per me?" Sirius continua. "Per favore?"

Personalmente, James pensa che questo sia il più debole dei suoi argomenti, ma a quanto pare Remus non è d'accordo.

Espira, si sfrega le mani sul viso prima di riuscire a guardare di nuovo Sirius. "Va bene. VA BENE. Resto."

Sirius si sbraccia, rimbalzando praticamente intorno a lui per tirare indietro le coperte del suo letto.

Remus inarca le sopracciglia. "Molto impaziente?"

"Di portarti a letto? Sempre," Sirius gli fa un occhiolino che fa arrossire Remus in modo feroce e James si volta verso Peter per vedere se se ne è accorto ma Peter è già a metà strada dalla porta.

"Accidenti Pete, hai fretta?" Dice ridendo a metà, seguendolo.

"Sai come sono fatto per la colazione," e a dire il vero, James lo sa. Quando arriva alla porta Peter è già in fondo alle scale.

"Aspetta Padfoot, ti dispiace? Sinceramente, la Sala Grande sarà ancora lì tra cinque minuti, Si—" James si volta verso la stanza per vedere dov'è Sirius ma lo trova appollaiato sul letto di Remus. I due stanno bisbigliando, e poi James vede Sirius passare dolcemente la nocca sul lato del viso di Remus.

"Dov'è Padfoot?" Peter chiede mentre James scende di corsa le scale che portano alla Sala Comune.

"Ha detto che ci raggiungerà lì. Dai, andiamo prima che il tuo stomaco inizi a mangiarsi da solo sì?" Sorride a Peter, scompigliandogli i capelli mentre attraversa il ritratto e si dirige verso il corridoio.

James sente qualcosa di caldo nel petto quando pensa al modo in cui Remus e Sirius si guardavano. Non ha mai visto Sirius così tenero. Forse alla fine l'ha capito, quell'idiota.

"Perché stai sorridendo?" Chiede Peter, sembrando un po' innervosito.

James scuote la testa. "Sto solo pensando a quanto bacon mi ficcherò in faccia quando arriveremo laggiù."

Peter fa un verso di desiderio. "Anch'io."



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Il buon umore di James diminuisce leggermente quando entrano nella Sala Grande. Il peso di tutto quello che è successo ieri è inevitabile. Si legge sui volti degli studenti intorno a loro e negli spazi vuoti lungo i tavoli.

Passano accanto a Marlene, Mary e Lily. Peter saluta, mentre James rifiuta il contatto visivo. Non ha ancora capito come gestire la situazione.

"Siete tornati a odiarvi, allora?" Chiede Peter mentre si siedono all'estremità opposta del tavolo.

James aggrotta le sopracciglia. "Non ci odiamo—non ci siamo mai odiati."

Peter gli lancia un'occhiata scettica mentre carica nel piatto una quantità straordinaria di uova strapazzate.

"Non l'abbiamo fatto!" James dice indignato, sentendosi improvvisamente sulla difensiva.

"Cioè, forse tu non l'hai mai odiata, ma..." Peter alza le spalle, passando alle salsicce.

James incrocia le braccia sul petto, accasciandosi leggermente sulla sedia. "Non mi odiava, solo... Non... Le piacevo molto." Il che deve ammettere, suona debole anche alle sue stesse orecchie.

"Mhm," Peter da un morso al suo toast, "Come vuoi tu amico."

James continua a tenere il broncio per qualche minuto prima che il suo stomaco faccia un rumore che gli ricorda che Peter non è l'unico ad avere fame. È a metà della prima porzione prima di parlare di nuovo.

"Hey, mi sono dimenticato di chiedertelo ieri, con tutto quello che è successo," James inghiotte il boccone che stava masticando, "Ma com'è andata con tua madre?"

"Ugh," Peter geme. "Voleva che tornassi a casa—mi ci è voluta un'eternità per convincerla che non era necessario."

"Cosa? Perché dovrebbe volerti a casa?"

"Sai com'è fatta," dice Peter agitando il terzo pezzo di pane tostato. "Pensa che io sia in pericolo, ha un brutto presentimento, stare così lontano da casa non è sicuro," si schiarisce la gola, aggiustando la postura, "'Sai Peter,'" dice, una voce acuta che assomiglia in modo impressionante a quella di sua madre. "'Ho studiato a casa fino a diciassette anni e so fare la magia come chiunque sia andato a Hogwarts, chiedi a tuo padre. Non c'è bisogno che tu stia così lontano da me, non è naturale, circondato da estranei. Chissà da che tipo di famiglie vengono.'"

Peter alza gli occhi al cielo, appoggiandosi alla sedia e dando un altro enorme morso alla sua colazione.

"Ha detto davvero tutto questo?" Chiede James.

Peter annuisce, espirando dal naso. "Le voglio bene, davvero, ma a volte penso che quella donna abbia perso completamente la testa."

Ma qualcosa assilla James. "Cosa voleva dire—chissà da che tipo di famiglie vengono?"

"Huh?" Peter alza lo sguardo, il ketchup che gli macchia l'angolo della bocca. "Oh, non lo so. Non vuole che frequenti persone a cui i genitori non hanno insegnato le buone maniere o qualcosa del genere. Insomma, combinaguai."

James non può fare a meno di ridere, mordendosi l'interno della guancia per non fare troppo rumore. "Deve essere entusiasta che tu stia con noi allora."

Peter sorride un po' timidamente. "A te non da tanto fastidio, le piacciono i tuoi genitori, credo che questo aiuti. Sirius però?" Si lascia sfuggire un fischio basso. "È bastata un'occhiata ai suoi capelli e ne ho sentito parlare per una settimana. Ha detto che non ci saranno hippy dai capelli lunghi in casa sua e che è meglio che me lo ricordi."

"Hippy dai capelli lunghi," James è quasi in lacrime, tanto sta trattenendo le risate. "Devi dirgli che l'ha detto, lo odierà."

Peter sbuffa una risata, infilandosi l'uovo in bocca, "Sì, no grazie," le parole sono leggermente attutite dal cibo. "L'ultima cosa che voglio fare è stare lì seduto ad ascoltarlo mentre fa una filippica su cos'è il punk."

James sorride. "Ottima osservazione—ah, parli del diavolo," dice mentre Sirius si avvicina.

"Aw, stavate parlando di me? James, davvero, devi trovarti un nuovo hobby, questa ossessione sta diventando un po' triste."

James gli da un pugno mentre si siede ma Sirius si scansa, tirando verso di se due piatti.

"Ne stai preparando uno per Remus?" James chiede, cercando di sembrare disinvolto.

Sirius annuisce. "Non mi preoccuperò di portargli molto, non è che riesca a trattenersi, ma deve mangiare qualcosa. Un toast secondo te?"

James annuisce, tornando alla sua colazione trascurata.

"E il porridge," aggiunge Peter. "Gli piace il porridge, soprattutto con l'uvetta e lo zucchero di canna."

"Ottima idea Wormy," dice Sirius, alzandosi in piedi per raggiungere gli alimenti in questione.

Si sente un rumore dall'alto e tutti guardano in alto per vedere i gufi che arrivano con la posta del mattino.

"Finalmente," borbotta James, le dita che non vedono l'ora di mettere le mani su una copia della Gazzetta del Profeta, e dagli sguardi intorno a lui, non è l'unico.

"Credi che sapranno qualcosa che noi non sappiamo?" Sirius chiede, guardando il soffitto insieme a James.

Lui scuote la testa. "Non ne ho idea, spero di sì."

Il gufo di James scende accanto a loro in un turbinio di ali scure e marroni. Il suo nome è Hoot, che James trovava divertente quando aveva undici anni, ma che non gli si addice affatto. È un gufo molto dignitoso, sempre a testa alta, le piume pulite.

"Grazie Hoot," James toglie la carta arrotolata dal becco prima di lanciare al gufo un pezzo di pancetta. Abbassa lo sguardo come se fosse troppo bravo per questo, ma a James non sfugge il modo in cui lo raccoglie quando vola via.

"Allora?" Chiede Sirius, ancora un po' preoccupato di riempire i suoi due piatti. "Qualcosa?"

"Suvvia, dammi un minuto ti dispiace?" James apre il giornale e sente lo stomaco crollare. Lì, in prima pagina, c'è una foto in bianco e nero di Diagon Alley. È la più vuota che James abbia mai visto, le insegne dei negozi appese sono le uniche cose che si muovono, e sulla strada, circondati da vetri rotti e rifiuti, ci sono diversi corpi coperti da lenzuola bianche.

"Gesù, che tristezza," Sirius sibila, guardandosi alle spalle prima di tornare al lavoro.

James deglutisce, la gola improvvisamente stretta. "Già," apre il giornale e legge l'articolo all'interno.

"Oh merda."

"Cosa?"

"Ci sono i nomi delle vittime," dice James, guardando la singola colonna davanti a se. Sembrano così piccoli scritti così. Così insignificanti. Un'intera vita ridotta a una riga di testo.

"James?" Peter chiede dall'altra parte del tavolo, un'aria leggermente preoccupata. "Stai bene?"

James scuote la testa, cercando di ricomporsi. "Sì—sì scusate, devo essere ancora mezzo addormentato."

I suoi occhi scorrono sui nomi. Non ha motivo di essere nervoso, tutti quelli a cui tiene sono qui o sono presenti, ma questo non sembra impedire alle sue viscere di annodarsi. La maggior parte dei nomi li riconosce solo in modo distante—una famiglia che ha sentito nominare una o due volte. Un cugino di terzo grado da parte della loro madre.

Fino a quando.

"Oh," il suono esce da James involontariamente. Sente che i suoi amici si voltano verso di lui ma non li vede, gli occhi ancora fissi sulla pagina di fronte a lui.

No, è tutto ciò che riesce a pensare.

No.

Non è giusto.

"James?" Sirius incalza, dimenticando il cibo. James ha tutta la sua attenzione ora, e fa del suo meglio per non crollare sotto di essa.

Si costringe a girarsi, a sostenere lo sguardo interrogativo di Sirius. Nessuno gli ha mai detto come fare. Non sa se c'è un modo giusto, ma è quasi certo che ce n'è uno sbagliato.

"Sirius," riesce alla fine, la voce sforzata. "Mi dispiace tanto."

Per un attimo la confusione rimane, Sirius non riesce a dare un senso a ciò che ha appena sentito. Poi strappa il giornale dalle mani di James.

"Chi—" Peter inizia, ma James lo interrompe con un rapido movimento della mano, guardando il suo migliore amico scorrere la lista dei nomi. Lo guarda fermarsi. Non sa cosa dire. Dovrebbe, a questo punto dovrebbe saperlo, ma le parole sembrano averlo abbandonato.

Le mani di Sirius tremano quando rimette giù il foglio, i gomiti appoggiati sul tavolo mentre abbassa la testa. Alla fine ride ma è umido e triste e James si sente stringere il cuore.

"Avrei dovuto sapere che era meglio non pensare—pensare che avrei potuto—" James sente il singhiozzo che si insinua nella gola di Sirius, lo sente interrompere prima che possa sfuggire.

Peter afferra il foglio dall'altro lato del tavolo, scrutando gli occhi verso il basso finché non cadono inevitabilmente su Alphard Black. Terzo dal basso. Uno degli ultimi corpi trovati.

"È colpa mia," dice Sirius all'improvviso, la voce tutta avvolta su se stessa, contorcendosi e si strappandosi.

"Non lo è," dice automaticamente James. "Sirius, non è colpa tua."

Ma Sirius scuote solo la testa, voltandosi a guardare James. "Lo è—hanno detto che gli attacchi erano mirati. Non aveva mai fatto nulla—tranne cercare di aiutarmi. L'hanno ucciso per questo. Cazzo," si appoggia allo schienale della sedia, premendosi i palmi delle mani sugli occhi come se riuscisse a ricacciare indietro le lacrime.

"Non hai idea del perché abbiano preso di mira quelle persone, nessuno ce l'ha. Come avrebbero fatto a scoprire che ti stava scrivendo?"

Sirius emette un respiro tremante. "Non lo so," abbassa le mani. "Non—"

L'unico avvertimento è la sua improvvisa immobilità. Un secondo prima non riusciva a stare fermo, il dolore gli tirava la pelle, e ora, all'improvviso, l'immobilità.

"Siriu—"

Ma lui si alza dalla sedia, dirigendosi verso la porta come se fosse inseguito.

"Dove sta andando?" Chiede Peter.

James si limita a scuotere la testa. "Non ne ho id—" E poi vede la nuca di Regulus scomparire nel corridoio e capisce cosa sta per succedere.

"Cazzo," è il suo turno di sobbalzare dalla sedia, correndo per tutta la lunghezza della Sala Grande.

"—l'hai fatto," sente dire a Sirius mentre irrompe nell'atrio, girando su se stesso, alla ricerca della fonte del rumore. "So che l'hai fatto."

"Sei irrazionale," dice Regulus, la voce piatta.

Sono a pochi passi dal corridoio, uno di fronte all'altro come se stessero per duellare. Per la prima volta Regulus non è quello con la bacchetta in mano.

"Scommetto che non vedevi l'ora di dirlo a lei," la voce di Sirius ha i denti.

Regulus sospira. "Te l'ho detto, non sapevo che stavi scrivendo a zio Alphard, ma anche se l'avessi saputo, non avrei detto nulla."

"Non ti credo."

"Beh questo sembra un problema tuo non mio."

"Egoista, senza spina dorsale—"

"Okay," interviene James, afferrando il braccio di Sirius mentre si dirige verso il fratello, la cui bacchetta, come ora James può vedere, è stata lanciata lungo il corridoio con Expelliarmus, "Basta così, Sirius, andiamo."

"È stato lui," si tira contro la presa di James. "Lo so che è stato lui cazzo. Sei sempre stato un piccolo spione. Dimmi, ti ha ricompensato? Quanto valeva la vita di nostro zio? Una scopa nuova? Una nuova veste? Per cosa ti sei inginocchiato questa volta Regulus?"

Regulus non reagisce alle parole del fratello, la sua espressione è del tutto indifferente.

"È così che andrà Sirius?" Chiede alla fine, la voce piatta, svuotata di sentimenti. A James fa male. "Hai intenzione d'incolpare me per tutto ciò che va storto nella tua vita?"

"Non sei innocente Reg, lo sai vero? Solo perché non lanci gli incantesimi non significa che non sei colpevole quanto loro. Sei rimasto lì a guardare e hai lasciato che accadesse."

"E qual è l'alternativa?" Chiede freddamente Regulus.

"Regulus—" James avverte che il ragazzo più giovane fa un passo avanti, Sirius è a malapena trattenuto dalla presa di James. Nessuno dei due sta prestando molta attenzione a lui, ovviamente. Quando sono insieme non riescono a vedere altro che l'altro.

"Dovrei essere come te?" Chiede freddamente il ragazzo più giovane. "Rischiare tutto solo per vedere morire tutti quelli che amo?"

"Vaffanculo Reg," Sirius non riesce a dirlo senza che la voce gli si spezzi. James può sentire il dolore causato dalle parole di Regulus che lo attraversa, come se fossero un colpo fisico. Fissa implorante il ragazzo che ama, desiderando che si volti indietro, che si fermi, ma i suoi occhi sono bloccati su quelli del fratello.

"Hai scelto tu questo Sirius."

Qualcosa di primordiale si strappa dalla gola di Sirius che cerca di sollevare di nuovo la bacchetta, di liberarsi dalla presa di James. E onestamente, James non lo biasima.

"Bene, bene, bene, cosa abbiamo qui?" Dice una voce sprezzante da sopra la spalla di James.

"Cristo," mormora sottovoce, "Non è che potremmo fare una cazzo di pausa qui?"

Rosier e Crouch si avvicinano a loro, prendendo posto al fianco di Regulus. Anche se, Reg sembra non essere più felice di vederli di quanto lo sia James.

"Non vorrete mica venire a prendere il nostro Reggie vero?" Crouch chiede, gli occhi scuri e la faccia appuntita, sogghignando verso di loro mentre fa roteare la bacchetta tra le dita. James sente già il desiderio irrefrenabile di dargli un pugno in faccia.

"Lascia stare," dice Regulus, facendo un passo indietro, "Andiamo."

Ma Rosier e Crouch sono squali, e sentono l'odore del sangue nell'acqua.

"Aw, sei arrabbiato?" Rosier dice con voce da bambino. "Hanno fatto saltare la testa a uno dei tuoi amici Babbani?"

Crouch sghignazza di lato e James lascia lentamente andare Sirius, non più sicuro che non stia per tirare fuori la propria bacchetta.

"Io smetterei finché sei in tempo Rosier," James ringhia, ma i due Serpeverde sembrano trovarlo ancora più divertente.

"Dovrete abituarvi a questa situazione sapete, soprattutto se questo è il meglio che il vostro lato ha da offrire," dice a loro con aria di scherno.

"Sai," dice Crouch, prima che James possa aprire di nuovo bocca, "Ho sentito che alcuni di loro hanno implorato," c'è un luccichio cattivo nei suoi occhi. "Te lo immagini? Implorare? Fottutamente patetico."

"È quello che succede quando ti mischi con gente non magica. Ci si rammollisce," dice Rosier ridacchiando. "Vedete, voialtri? Ve ne andrete uno alla volta, e volete sapere perché?"

"Beh sono sicuro che ce lo dirai," risponde James in modo categorico, sentendo Sirius ronzare accanto a lui, pronto a partire.

Rosier si avvicina. Troppo vicino, in realtà. Il suo brutto ghigno arriva dritto in faccia a James. "Perché non avete un cazzo di artiglio."

James da un pugno in faccia a Rosier allora, nello stesso momento in cui Sirius fa volare Crouch lungo il corridoio.

"Sei sicuro di questo Rosy?" James chiede mentre fa cadere Rosier a terra prima di piantargli un piede nello stomaco. "Che ne pensi Padfoot?"

"Mi sento abbastanza in forma cazzo Prongs," fa schizzare Crouch in aria prima di lasciarlo cadere di nuovo a terra, emette un acuto rumore stridulo mentre si accascia sul pavimento.

"Basta così," sbotta Regulus, nello stesso momento in cui Rosier si rimette in piedi ed estrae la bacchetta. James ha già puntato la sua. "Evan, ho detto basta!" Ringhia quando la bacchetta di Rosier non cede.

"Regulus—"

"Non è il momento," Regulus morde, Crouch riesce appena a staccarsi dal pavimento.

James non riesce a credere che gli daranno retta, di certo non ci crede abbastanza da abbassare la propria bacchetta. Ma, con sua grande sorpresa, Rosier fa un passo indietro.

"Questo è un errore," sibila a Regulus.

"La tua opinione è stata annotata, riporta Barty nella Sala Comune."

All'inizio Rosier non si muove, fissando minacciosamente James che onestamente non ha più idea di cosa stia succedendo.

"Bene," sputa la parola dalla bocca, trascinando gli occhi su e giù per il corpo di James un'altra volta prima di andare ad aiutare Crouch a staccarsi dal muro.

"Ben fatto Reg," dice Sirius freddamente, e James si chiede se dovranno rifare tutto da capo, ma quando guarda accanto a sé vede che Sirius ha abbassato la bacchetta. "Vedo che stai facendo buon uso del nome Black. È una corruzione? O hanno appena conosciuto Walburga?"

Regulus lo fissa ancora per un attimo prima di scuotere la testa e voltarsi. Fuoco e ghiaccio sono. Sirius non riesce a trattenere i suoi sentimenti e Regulus non riesce a farli uscire. In ogni caso si distruggeranno da soli se continueranno a farlo.

James guarda Regulus scomparire lungo il corridoio, cercando d'inghiottire la tempesta di emozioni che si sta scatenando dentro di lui.

"Dai," dice alla fine, dando una leggera gomitata a Sirius. "Andiamo, sì?"

Ma Sirius non risponde, anzi si gira e cammina deciso verso la porta d'ingresso.

"Sirius?" James lo chiama, muovendosi per seguirlo.

"Solo—lasciami da solo James," sbotta lui al di sopra delle sue spalle. "Voglio solo stare da solo."

James si ferma, guardando Sirius che esce di corsa dal castello. Sa che dice sul serio. A conti fatti, Sirius non è poi così difficile da capire. Eppure. James lotta contro l'impulso di ricominciare a muoversi, di seguirlo comunque. Il che non è giusto. Se Sirius vuole stare da solo, dovrebbe essere autorizzato a farlo. È solo che James desidera che non sia quello che vuole.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



"Forse dovresti andare a controllare come sta?" Remus ripete per la centesima volta.

James è sdraiato sul letto, le braccia incrociate sugli occhi. "È ancora al lago?"

Sente il rumore dello scalpiccio—Remus cammina avanti e indietro davanti alla finestra da ore. James ha rinunciato a cercare di farlo rilassare e considera una vittoria il fatto che Remus non stia cercando d'inseguire Sirius.

"No," si sente il suono inconfondibile della mappa che si dispiega. "Si sta aggirando al terzo piano adesso."

James annuisce, "Sta bene. Verrà a prenderci quando avrà bisogno di noi."

"Ma io non—" Remus chiude la bocca, frustrato.

"Sarai qui quando sarà importante," James si stiracchia, tirandosi su a sedere e vedendo che il sole è quasi tramontato, "A proposito, che ora è?"

"Er—non lo so, ho perso la cognizione," dice Remus colpevolmente, facendo inarcare le sopracciglia a James. "Sì, sì, lo so."

"Sono le otto," fornisce Peter in modo utile.

"Beh grazie a Merlino qualcuno sta prestando attenzione," James geme alzandosi in piedi. "Dai Moons, ti accompagno in Infermeria."

Remus aggrotta la fronte. "Non ho bisogno che tu mi faccia da accompagnatore James."

"Sì, ma io sono ossessionato da te ricordi?" Sorride mentre tiene aperta la porta.

Remus abbassa di nuovo lo sguardo sulla mappa, preoccupandosi di stringere il labbro inferiore tra i denti.

"Remus," dice James a bassa voce, e alla fine l'altro ragazzo alza la testa, "Ci occuperemo di lui, te lo prometto. Ma adesso, dobbiamo occuparci di te."

"Non è giusto nei suoi confronti, ha bisogno di voi, dovreste restare qui stanotte. Non preoccupatevi per me, l'ho già fatto da solo in passato."

Peter sbuffa una risata da dietro il Settimanale delle Streghe che sta leggendo 'ironicamente' sul letto. "Non c'è speranza."

"Sono d'accordo con Pete," interviene James prima che Remus possa farlo. "Noi ci saremo, TUTTI noi, e poi dopo ci occuperemo del resto okay? Ora andiamo."

Con riluttanza, Remus lo fa.

La Sala Comune è quasi vuota stasera, nessuno ha voglia di socializzare al momento. Tutto è leggermente... Fuori posto. Niente calza a pennello. Niente suona bene. Per quanto James cerchi di nasconderlo a Remus, lo uccide il fatto che Sirius non sia ancora tornato. Che sia rimasto lontano così a lungo. Forse avrebbe dovuto andare a cercarlo.

"Allora," dice dopo un lungo periodo di silenzio. Remus lo guarda, i loro passi fanno rumore nel corridoio vuoto. "Lily."

"Ah," Remus quasi sorride. "Mi chiedevo quando sarebbe arrivato."

James annuisce, infilandosi le mani in tasca e non dicendo altro per un po'. "Pensi che dovrei scusarmi?"

Remus inarca le sopracciglia. "Voglio dire, hai picchiato a sangue il suo migliore amico."

"Sì, ma in mia difesa, il suo migliore amico è Piton."

Remus ride davvero a questo, anche se si trasforma rapidamente in un colpo di tosse così forte da costringerli a smettere di camminare.

"Scusa," gracchia Remus.

"Non ti preoccupare. Ti va di continuare?"

Fa una pausa, inspirando ed espirando un paio di volte prima di annuire con la testa.

"Senti," continua Remus alla fine, "Non starò qui a far finta di non pensare che Piton se lo sia meritato o che non sia stato appagante guardarti mentre lo prendevi a calci."

"Sapevo che ti avremmo corrotto," James sorride, facendo alzare gli occhi a Remus.

"Ma questo non significa che tu non ti sia comportato ancora come un coglione."

James si stropiccia la faccia. "Torniamo alla parte in cui ti è piaciuto il fatto che l'ho preso a calci."

"Mi dispiace," Remus sbuffa, "Ma sai che è vero."

"Lui l'ha chiamata—" Ma James non riesce a finire, sentendo la rabbia ribollire in lui così velocemente che pensa di soffocare.

"Lo so," dice Remus con sobrietà. "Senti, dalle un po' di spazio, poi vai a parlarle. Non devi scusarti per il fatto che non ti piace Piton, ma potrebbe essere d'aiuto se almeno ammettessi che cercare di togliergli i pantaloni davanti a tutta la scuola è stata una mossa del cazzo."

James emette un sospiro melodrammatico mentre si fermano davanti all'Infermeria. "Bene, ci penserò."

Remus cerca di nascondere il suo sorriso. "Non chiedo altro."

James ricambia il sorriso. "Beh, immagino che ci vedremo dall'altra parte huh?"

"Sì, immagino," Remus si volta per andarsene ma si ferma prima di entrare. "James?"

"Sì?"

"Se Sirius non vuole venire stasera—o se non si presenta in tempo—non rompergli le scatole per questo, okay?"

"Remus, ci sarà."

"Giusto," acconsente l'altro ragazzo. "Ma se non c'è? Ti dico subito che va bene così. Se ne avrà bisogno stasera, e non voglio che tu lo faccia sentire in colpa per questo."

James sbuffa. "Sì, okay mamma. Non lo assillerò se non vuole, ma ti assicuro, lo farà."

Remus annuisce. "Grazie."

"Certo Moons, tutto quello che vuoi."

Remus inarca le sopracciglia. "Tutto quello che voglio io, huh? In questo caso, voglio che tu ripieghi tutti i—"

"Oh no? Che cos'è? Non ti sento? Credo che ci stiamo lasciando," James emette un forte rumore statico mentre inizia a camminare lentamente all'indietro.

Remus alza gli occhi al cielo. "È quello che pensavo. Ci vediamo James."

"Sempre un piacere Remus."

Guarda la porta chiudersi e sente qualcosa di pesante che comincia a crescere nella bocca dello stomaco. Qualunque cosa dica Remus, Sirius deve essere presente stasera. È una promessa che si sono fatti l'un l'altro—per Remus—quella di esserci sempre. Ogni luna. Si sentirà come un tradimento se Sirius non si presenterà adesso.

Ma Sirius questo lo sa. Lo capisce come lo capisce James. Tutto il tempo che hanno passato a convincere Remus a fidarsi di loro, a farli entrare. Questo ne faceva parte. Essere presenti nei momenti più difficili. Non distogliere lo sguardo dai momenti di paura. Non come i suoi genitori. La luna piena non è facoltativa per Remus. Giorno brutto. Giorno buono. Deve affrontarla. E anche loro—loro tre. È loro compito essere presenti, per dimostrargli che non è facoltativo nemmeno per loro. Per dimostrargli che è visto. Completamente e totalmente. E che tutto di lui è desiderato.

Sirius questo lo sa.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Un'ora dopo James si sente meno sicuro.

"Prongs..."

"Lo so, lo so," James è in piedi accanto alla finestra, il mantello dell'invisibilità in una mano, il piede che batte impaziente sul pavimento. "Dagli solo altri cinque minuti sì?"

Avrebbe dovuto seguirlo. Avrebbe dovuto sapere che era meglio non lasciare Sirius da solo per tutto questo tempo. Avrebbe dovuto trascinarlo fuori da quel corridoio prima ancora che lui e Regulus si mettessero in moto.

James sospira, passandosi una mano sul viso e staccando gli occhi dalla luna che si materializza rapidamente, "Okay, credo che—"

La porta si apre e Sirius entra, non arrabbiato, non agitato, forse addirittura... Felice? James non ha né l'energia né il tempo per capirlo.

"Signori," fa loro un cenno.

"Grazie a Merlino," dice James, "Pensavo che non ce l'avresti fatta. Andiamo dobbiamo—"

"Fossi in voi darei qualche minuto," e c'è qualcosa di strano nella sua voce, una sorta di vuota allegria che fa rizzare i peli sulla nuca di James.

"Dare qualche minuto?" Lui guarda Peter che scuote la testa, altrettanto smarrito, la bacchetta pronta a trasformarsi in Wormtail.

"Sirius, siamo in ritardo," dice lentamente, "Dobbiamo andare, avremmo dovuto andarci venti minuti fa."

Ma invece di cogliere l'urgenza della situazione, Sirius si lascia cadere sul letto, incrociando le braccia dietro la testa e con un'aria esasperatamente calma.

"Nah, fidati, saremo puntuali."

"Io—" James non ha davvero idea di cosa stia succedendo, e dopo aver annaspato per qualche secondo riesce finalmente a parlare di nuovo, "Senti, se non vuoi venire stasera Moony dice che non c'è problema, ma credo proprio che—"

"Ho incontrato Piton proprio ora, mentre tornavo," lo interrompe Sirius, facendo deragliare completamente il treno dei pensieri di James.

"Io—er—okay?"

Sembra proprio di sì. Quella volta nel bosco. Quando Moony è andato in tilt.

Sbagliato, continua a dire il cervello di James. C'è qualcosa che non va. Il modo in cui Sirius parla, mentendo—è controllato e fuori controllo allo stesso tempo.

"È stato brillante, come il destino, e io l'ho visto—ho visto come avremmo dimostrato che si sbagliavano," ride e il rumore si fa strada tra le costole di James e gli tira i polmoni.

"Dimostrare che si sbagliavano? Dimostrare che chi si sbagliava?" James scuote la testa. "Non importa, me lo dici dopo sì? Dobbiamo andare."

Ma Sirius si limita a sorridere, è un'espressione troppo acuta per essere gioiosa. "Dio, è così fottutamente divertente—così fottutamente ironico. Non capisci?" Gira la testa, guardando per la prima volta James nel modo giusto.

"Capire cosa Pads?" Chiede nervosamente.

"Hanno detto che non abbiamo artigli," sempre con lo stesso sorriso sul volto, "Ma abbiamo un cazzo di lupo mannaro."

Il mondo si ferma. James giura che la rotazione della terra si blocca a quelle parole. Il freddo gli cola lungo la schiena.

Sbagliato.

Sbagliato.

Sbagliato.

"Noi—tu—hai detto a Piton di Remus?" Una domanda che non avrebbe mai pensato di dover fare e in qualche modo Sirius sta ancora sorridendo.

"Meglio di così," dice. "Gli ho detto come superare l'albero."



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



James sta correndo. Nessun mantello dell'invisibilità. Nessun passaggio segreto. Corre, i piedi sbattono sul pavimento di pietra, il petto si gonfia per lo sforzo. Non si è mai mosso così velocemente in vita sua. Non si è mai sentito così spaventato—così spaventato da non essere nemmeno sicuro che questo sia reale, che non sia solo caduto in uno dei suoi incubi. Svegliati, pensa, svegliati. Svegliati. Svegliati. Per favore svegliati.

Gli ho detto come superare l'albero.

A un certo punto deve aver piovuto perché James scivola sull'erba mentre si lancia attraverso il prato, i polmoni che pungono per l'aria fredda. C'è sempre la possibilità che Piton non abbia abboccato—che abbia visto la trappola che era. Che si sia fatto i cazzi suoi per una volta nella sua miserabile vita. Ma quando il Platano diventa visibile James sa che non è andata così. Lo sa dallo strano modo in cui i rami si tengono. Qualcuno ha premuto sul nodo. Recentemente.

Gli ho detto come superare l'albero.

James non si ferma, non rallenta, si lancia nel passaggio e verso la Stamberga Strillante, respirando a fatica. È tardi. Erano già in ritardo. Non ha tempo. Non sa cosa fare se arriva lì e Moony si è già trasformato. Se arriva lì e lui è—lui è—cazzo.

Irrompe nella Baracca, il respiro pesante, il battito forte nelle orecchie mentre fa due passi alla volta.

"Esci! ESCI!" La voce di Remus è scarnificata dalla paura.

"A che diavolo stai giocando Lupin? Che posto è questo?"

"Per favore, per favore, Piton ti imploro, vattene. Esci e basta," sembra vicino alle lacrime.

James spalanca la porta della camera da letto con una forza tale da farla sbattere contro il muro dietro di se. Remus si è allontanato il più possibile da Piton—non ha la bacchetta, ovviamente, ed è completamente indifeso, mentre Piton l'ha estratta e puntata contro di lui.

"James," dice Remus debolmente, "James lui è qui, lui è—" Remus si accascia su se stesso, un gemito straziante gli strappa la testa.

"Che cazzo sta succedendo?" Piton si gira verso di lui, puntando la bacchetta in direzione di James che però la ignora, passandogli davanti e andando al fianco di Remus.

"È adesso," trema, "James, James, James," la sua voce salta come un disco graffiato, come se stesse perdendo il controllo. "Sta succedendo ora—devi—lui—lui non può—"

"Sh, sh, va tutto bene, andrà tutto bene, te lo prometto. Me ne occuperò io," lo avvolge con un braccio il più delicatamente possibile ma Remus trasale ancora mentre James lo guida di nuovo verso il materasso.

"Che cazzo ha che non va?" Chiede Piton.

Remus è in iperventilazione, fa cadere la testa tra le ginocchia non appena si rimette a sedere, tutto il suo corpo trema.

"Devi—" Ma la sua voce scompare e invece urla. James si chiede se un giorno quel suono smetterà di sembrare un vetro rotto.

Con un respiro tremante si rivolge a Piton, "Dobbiamo andare. Adesso."

Piton si limita a fissare, tentando di sporgersi da James per poter guardare meglio Remus. "È impazzito—hanno fatto entrare un fottuto psicopatico a Hogwarts?"

"Okay, o ti sposti o io—" James infila la mano cercando la bacchetta nella tasca posteriore. E continua a cercare.

E cercare.

Ma non c'è niente.

Ha dimenticato la sua bacchetta.

Ha. Dimenticato. La. Sua. Bacchetta.

In quel momento sente l'inconfondibile rumore di ossa che si spezzano. Non ha bisogno di voltarsi. L'ha già visto prima. Sa cosa sta succedendo.

E se la nuova espressione di orrore sul volto di Piton è un dato di fatto, lo sa anche lui.

"Muoviti, idiota. Adesso. Ce ne andiamo adesso."

James fa un passo avanti per afferrarlo ma Piton gli conficca la punta della bacchetta nel petto.

"Un lupo mannaro?" Chiede. "Quel matto è un lupo mannaro?"

"MUOVITI."

Un rumore orrendo si strappa dalla gola di Remus e James lo vede accadere—vede la bacchetta spostarsi dal suo petto al ragazzo dietro di lui, vede Piton aprire la bocca.

"Non osare!" Non pensa, si lancia in avanti, affronta Piton prima che riesca a lanciare qualsiasi incantesimo stia cercando di fare. Si schiantano a terra, atterrando con forza sulla sua spalla.

"Ma che ti prende!" La voce di Piton è alta mentre i due si rotolano, la polvere entra negli occhi e nella bocca di James—una gomitata in faccia, una ginocchiata in pancia—che finisce comunque in testa. A un certo punto della colluttazione Piton perde la bacchetta. Non sa dove sia finita.

"Staccati da me! Staccati! Staccati! Quella cosa è un fottuto mostro—gli altri lo sanno? Ci sarà una cazzo d'inchiesta. Vi sbatteranno tutti ad Azkaban—STACCATI DA ME!"

"Io chiuderei la bocca se non vuoi che si ripeta la giornata di ieri, stronzo. Stavolta Lily non è qui per salvarti."

"Io—" Ma all'improvviso Piton si ferma, gli occhi crescono fino a raggiungere quasi il doppio della loro dimensione normale.

James sta quasi per chiedere che cos'ha quando—

Oh.

Oh no.

Le urla si sono fermate.

James si guarda alle spalle e si trova di fronte a un paio di occhi luminosi, gialli. A volte prova a cercare Remus in quegli occhi. Non l'ha ancora trovato.

Rotola via da Piton proprio mentre il lupo si lancia in avanti, Piton gli corre dietro. Sono quasi fuori dalla stanza quando Piton si ferma di scatto.

"Che cazzo stai facendo?" Chiede James.

"La mia bacchetta—"

James non aspetta, afferra Piton per il davanti della maglia e lo lancia in fondo al corridoio verso le scale.

"Ti comprerò una fottuta bacchetta nuova, ora muoviti—"

Sente Moony ululare dietro di loro, il rumore è forte, scuote la Baracca, gli graffia le ossa.

Arrivano in cima alle scale prima che James senta una serie di artigli affilati affondare nella sua schiena, scaraventandolo contro Piton. Tutti e tre precipitano giù per le scale. James riesce a buttare giù Moony ma non riesce a trattenersi dal cadere fino in fondo.

Tutto trema. Le mani. La testa. È quasi certo che il pavimento sotto di lui stia tremando. C'è del sangue. Forse sul viso? Sicuramente la schiena. In qualche modo riesce a spingersi indietro sulle mani e sulle ginocchia.

Piton è sdraiato accanto a lui. A faccia in giù.

"Piton," lo scuote, e poi vede il sangue sulla sua fronte. "Cazzo," la paura lo attraversa come un coltello. "Piton? Piton? Severus—cazzo."

Un ringhio dall'alto attira la sua attenzione e si volta per vedere Moony in piedi in cima al pianerottolo, sembrando molto più grande di quanto non sia mai stato prima, le labbra tirate indietro sui denti.

Gli occhi di James guizzano in giro, alla ricerca di qualcosa—qualsiasi cosa—con cui combattere. Si posano sulla ringhiera delle scale. Sente il rumore degli artigli sul legno mentre raggiunge uno dei pali e inizia a tirare.

"Forza," sibila, sentendo il legno marcio cedere. Sente le scale scricchiolare mentre Moony si avvicina. "Forza. Avanti." Si stacca e James si gira, brandendolo come una mazza.

Moony è quasi su di lui, si lancia dall'ultimo gradino mentre James lo fa oscillare. Un colpo netto. Dritto in faccia. Moony emette un mugolio e si allontana ma non di molto e James sente salire il panico. Qual è esattamente il suo piano? Come farà a combattere un lupo mannaro con un pezzo di legno? Come farà a combattere Moony?

Il lupo alza le spalle, inarca la schiena e si volta di nuovo verso James—tranne—tranne che i suoi occhi sono puntati sulla mazza che ha in mano.

"Oh stai scherzando," esclama James, facendo un gesto sperimentale con il legno e osservando gli occhi di Moony che lo seguono.

Certo, se non funziona, James si troverà ancora una volta indifeso di fronte a un lupo mannaro. Ma hey, cos'è la vita senza un po' di rischio?

"Okay Moony," agita ancora un po' il legno. "Okay, okay, vuoi il bastone? Huh? Vuoi il bastone ragazzone?"

Prega con ogni fibra del suo essere che funzioni.

"Vai a prenderlo allora!" Lo lancia sul pavimento sopra di loro e per un miracolo assoluto, Moony lo segue.

James non esita, si china e afferra Piton per le braccia, trascinandolo verso la porta. Sente il sapore del sangue in bocca.

Sembrano secondi. Forse meno, prima che un ringhio riporti la sua attenzione sulle scale. Moony lo guarda per un attimo, prima di sputare il bastone tra i denti.

"Cazzo."

James cerca di muoversi più velocemente, la porta del passaggio è appena dietro di lui, ma anche Moony si muove velocemente ora.

"Cazzo, cazzo, cazzo."

Spinge attraverso la porta, gli occhi gialli che lo raggiungono. Lascia cadere Piton mentre si arrampica sulla maniglia, sbattendo la porta e facendo scorrere il catenaccio di metallo sulla parte superiore. C'è appena un secondo prima di sentire Moony che si scontra con la porta dall'altra parte.

Rimane con la schiena premuta contro di essa, il respiro così pesante da fargli male, il sudore che gli ricopre la pelle. Moony ringhia, scalpita contro la porta, ma la serratura tiene. James cerca di espirare, di controllare il suo cuore, lo sguardo si posa sul corpo ai suoi piedi.

Piton non si è ancora mosso.

"Giuro su Dio che se sei morto," mormora James, inciampando accanto a lui, gli arti che non funzionano bene. Non sa se sia per l'adrenalina o per le scale, ma tutto il suo corpo sembra intorpidito. Il che probabilmente è una benedizione.

Fa rotolare Piton sulla schiena, premendo l'orecchio sul suo petto, cercando di sentire oltre il proprio battito cardiaco.

"Dai bastardo," sibila.

Sente Piton fare il suo prossimo respiro, il suo petto che si alza e si abbassa sotto l'orecchio di James. Si tira indietro, guardando il brutto taglio sulla fronte che si insinua tra i capelli neri, coprendo di sangue metà del viso.

James si porta le mani sul proprio viso, per valutare i danni. Dietro di lui Moony inizia a ululare.

"Bene," lascia cadere le mani, prende il braccio di Piton sulla spalla e lo trascina sulla schiena. "Merlino sei pesante," borbotta, mentre inizia a camminare.

È difficile, e ci vuole più tempo del dovuto. James è quasi certo di avere dei brutti lividi lungo le costole e la spalla perché ogni volta che Piton si sposta sulla schiena sente un dolore bruciante lungo il fianco. Prega Godric che il segaiolo non si svegli. L'ultima cosa di cui ha bisogno è avere a che fare con un Piton isterico che gli rende le cose difficili.

Quando si trascina fuori dal Platano Picchiatore suda e trema e riesce appena a superare i rami dell'albero prima di far cadere Piton sull'erba. Sibila per il dolore lancinante che gli attraversa la spalla.

"Porca puttana—"

Alza lo sguardo e vede Peter e Sirius venire verso di lui attraverso il prato. Anche nel buio quasi pesto si accorge che Sirius non sorride più.

"Porca puttana, Prongs," ripete Peter.

"Come sta Remus? Cos'è successo?" Sirius chiede accanto a lui, sembrando nervoso.

James lo ignora, guardando solo Peter. "Ho bisogno che tu vada a calmarlo, è proprio vicino alla porta quindi dovrai trasformarti prima di andare."

Peter ha appena aperto la bocca per rispondere quando Sirius si fa avanti.

"Vado io—ci—"

"Col cavolo che ci vai," con tutto quello che gli è rimasto dentro James spinge indietro Sirius. "Stai fottutamente lontano da lui."

Sirius sbatte le palpebre, gli occhi grandi che nuotano nella luce della luna. Sembra perso. E per una volta nella sua vita a James non importa.

"Peter. Vai."

"Da solo?" Peter squittisce.

James gli lancia un'occhiata che a quanto pare è una risposta sufficiente perché non si preoccupa di discutere di nuovo, trasformandosi in un topo e correndo verso l'albero con la bacchetta in bocca.

La quiete è pesante, Sirius e James si fissano l'un l'altro, James respira ancora a fatica. Non sa che aspetto abbia—immagina che non sia buono.

"James," dice Sirius debolmente—in maniera ovattata. E questo fa arrabbiare James.

"Che cazzo di problemi hai?" Sbotta. "Come hai potuto farlo? Come hai potuto—come hai potuto essere così fottutamente egoista?" Guarda Sirius trasalire, raggomitolandosi su se stesso.

"Non lo so," sussurra.

"Non lo sai?" Non è sicuro di essersi mai sentito così freddo. "Beh questo è geniale Sirius, davvero. Ho pensato che sarebbe stato divertente eh? Una bella risata? Un altro dei tuoi scherzi spontanei?"

Sirius non lo guarda più, gli occhi a terra. "Lui ha—l'ha visto?" Chiede alla fine, facendo un cenno a Piton.

"Non è quello che volevi?"

Sirius fa una smorfia ma non sposta lo sguardo dalla forma immobile di Piton. Come se cercasse di convincersi che c'è davvero.

"Potremmo cancellare la sua memoria."

"Cancellare la sua memoria," ripete James lentamente, sentendosi spaccato. "Tu sai come si fa vero?"

"Potrei trovare il modo," alza lo sguardo verso James, speranzoso. "So che posso."

James si lascia sfuggire una risata vuota, il cui rumore rimbalza intorno a loro nel buio. "E poi cosa? Sarà come se non fosse mai successo? Cancellerai anche la memoria di Remus? La mia? Quella di Pete?"

Gli occhi di Sirius si spalancano, la bocca si apre impotente senza che esca alcun suono. Improvvisamente James è esausto. Non vuole affrontare questa situazione. Non sa come fare.

"È illegale," dice infine, chinandosi per riprendere Piton. "Non andrò ad Azkaban solo perché tu non debba fare i conti con la persona di merda che sei," lo sfiora e si dirige verso il castello.

"Dove lo porti?" Chiede Sirius, correndo accanto a lui.

"In Infermeria."

"James lui parlerà, sai che lo farà, e poi Remus—"

"SÌ. LO SO."

James deve fermarsi di nuovo, lottando per contenersi, per non cadere dai buchi lacerati nella sua pelle. Sirius lo guarda con occhi scioccati. James non gli ha mai urlato contro in quel modo. Non è sicuro di aver mai sgridato qualcuno in quel modo.

"Vado a parlare con Silente," la sua voce trema per lo sforzo di rimanere ferma. "Si è preso la briga di far entrare Remus, non permetterà a Piton di rovinare tutto," riprende a camminare. Sente il sangue di Piton che gli impregna la spalla.

"Okay—sì, forse hai ragione. Vengo con te."

"No."

"James—"

"Mi dispiace, forse non sono stato chiaro prima. Quando ho detto di stare alla larga da lui, intendevo anche di stare alla larga da me."

"James ti prego, ti prego io—io non stavo pensando. Mi dispiace. Mi dispiace tanto."

"Non stavi pensando?" James domanda. "Sei incredibile—sai che gli spezzerà il cuore vero?" Si interrompe di nuovo, voltandosi per guardare Sirius in pieno. "Cioè, lo avrebbe fatto se fosse stato uno qualsiasi di noi ma se sei stato tu—tu," la voce di James si spezza e stringe i denti per la frustrazione. "Lo distruggerà quando lo scoprirà."

Per un attimo Sirius resta lì, lo sguardo piccolo. E poi, "Non so perché sia importante che sia stato io," dice con tono sottile.

James abbassa la testa, emettendo un lungo sospiro. "Sì," dice seccamente, alzando di nuovo lo sguardo, "Certo che no." Si gira e continua a camminare. Sente ancora una volta il suo nome ma non si ferma.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Poppy Pomfrey è in piedi di fronte a lui in vestaglia e pantofole, i capelli intrecciati lungo la schiena. La sua bacchetta è l'unica luce presente nella stanza.

"James Potter è meglio che tu abbia un buon motivo per avermi svegliato alle—" Fa una pausa, strizzando gli occhi, "È sangue quello?" Con un colpo di bacchetta accende tutte le lampade del suo ufficio e fa un passo avanti, portandogli le mani sul viso e ispezionando il danno.

"È grave? Non l'ho ancora visto?"

"James che cosa è successo?" A quanto pare, nel suo shock, i cognomi sono usciti dalla finestra.

"È una lunga storia, ascolti," si allontana delicatamente dalla sua presa. "Sto bene, è—è Piton che dovrebbe controllare."

Lei sbatte le palpebre. "Piton? Severus Piton?"

James annuisce, riportando lo sguardo in Infermeria dove ha lasciato Piton su uno dei letti vuoti.

"Merlino," sibila lei sottovoce, spostandosi rapidamente al suo fianco. "James che diavolo vi è successo?" I suoi occhi sono puntati sul corpo di fronte a lei, la bacchetta corre su e giù, lanciando così velocemente che James non riesce a seguire.

Sospira, sedendosi sulla sedia accanto al letto e pulendosi il naso che sanguina. "È entrato."

"È entrato?" Chiede lei distrattamente, borbottando qualcosa sopra la testa di Piton. Lui la guarda stancamente, sperando che sembri peggio di quello che è. Che sia una cosa facile da sistemare. Remus non se lo perdonerà mai altrimenti.

"Sì," gracchia James. "Sì, è entrato nella Stamberga."

Le mani di lei si fermano. Tutto il suo corpo si ferma, gli occhi si alzano per incontrare quelli di lui per la prima volta. "Nella Stamberga?" Ripete.

James annuisce.

"Lui—Remus ha fatto questo?"

"Non di proposito, ma, sì."

Vede la paura nei suoi occhi mentre rimbalzano avanti e indietro tra lui e Piton, rivalutando le loro ferite.

"Non ci ha morso."

"Sei sicuro?"

James annuisce. "Si trattava soprattutto delle scale," fa cenno a se stesso.

"E Remus?" Sa che lei si preoccupa per lui. Forse quasi quanto James.

"È ancora lì, chiuso dentro. Starà bene—o, beh—comunque non è ferito troppo gravemente, non credo. Non avevamo le bacchette." James sente lo stomaco contorcersi ma scaccia dalla testa ogni pensiero su quanto Remus non starà bene. Mancano ancora ore all'alba e se ci pensasse troppo perderebbe la testa.

"Non avevate le bacchette," ripete lentamente, il viso impallidisce, lei lo fissa per un attimo prima di scuotere la testa. "Devo chiamare il Preside e i vostri Capocasa," lo guarda e poi agita velocemente la bacchetta, James sente il formicolio del suo Incantesimo diagnostico.

"Dovresti essere in grado di aspettare, niente di grave," inizia ad allontanarsi quando James la richiama.

"Starà bene?" Chiede, indicando Piton.

Lei si ferma un attimo, e poi annuisce. "Una commozione cerebrale, tutto qui. Dovrà prendere una pozione al mattino per la prossima settimana e poi dovrebbe essere come nuovo."

James espira, sentendo tutto il corpo rilassarsi.

Okay.

Beh.

Almeno questo.

"Sei stato bravo James," dice lei, addolcendo la voce. Un minuto dopo sente la porta dell'Infermeria chiudersi dietro di lei.

James si passa una mano sul viso e trasale quando sfiora i tagli sulla guancia e sulla fronte. Guarda a lungo Piton, i capelli appiccicati al viso mentre il sangue si asciuga e le vesti coperte di polvere e sporcizia. Lo odia. Non è sicuro di avere ragione in questo momento ma lo odia. È più facile che odiare Sirius.

Alla fine si alza, spostandosi su una sedia dall'altra parte della stanza per non doverlo più guardare. Appoggia la testa al muro e chiude gli occhi. Spera che Peter sia davvero entrato nella Baracca e non stia solo aspettando fuori dalla porta. Spera che la sua presenza aiuti Moony a rilassarsi. Si fa male quando si agita—soprattutto quando è in trappola. È molto determinato a non pensare a Sirius. O a dove si trova. O a cosa dirà quando lo vedrà la prossima volta.

Il torpore di prima si sta esaurendo, e tutto gli fa male. E lui è stanco. Così fottutamente stanco. Deve capire cosa dire a Remus—come impedirgli di tornare al primo anno. A un ragazzo che sorride educatamente ma non dice molto. Non si fida abbastanza di nessuno da rivelare una parte di se.

"Potter?"

James apre gli occhi, non ricordando di aver sentito entrare qualcuno. Il mondo è sfocato per un minuto, ma lentamente, appare una McGranitt incombente, la bocca serrata, la giacca di tartan avvolta strettamente intorno a se.

"Stai bene?" Gli chiede, riuscendo in qualche modo a suonare preoccupata e rapida allo stesso tempo.

"Uh—certo," si tira su più dritto, trasalendo per la tensione dei muscoli. L'Infermeria è completamente illuminata ora, le tende sono tirate intorno al letto di Piton. Deve essersi addormentato.

Dietro la McGranitt ci sono Silente e Lumacorno, entrambi fissano James in attesa, mentre la Pomfrey entra ed esce sullo sfondo, spostandosi tra il suo ufficio e il letto di Piton.

"Er—" A James non piace affatto la piega che sta prendendo la cosa.

"Come, precisamente," incalza la McGonagall, chiaramente non in vena di chiacchiere, "Tu e Piton vi sareste ritrovati nella Stamberga Strillante?"

James la guarda sbattendo le palpebre.

Oh.

Giusto.

Domande.

"Il Platano Picchiatore," perché pensa che più le sue risposte sono letterali, più sarà al sicuro.

Lei inarca il sopracciglio. "E come sapevi che l'albero era un'entrata?"

Remus, Remus lo ha detto loro. Ma James non ha intenzione di dirglielo, quindi alza le spalle. "Non me lo ricordo."

Gli sembra di sentire Silente ridacchiare in sottofondo, ma non ne è sicuro.

"Davvero," dice lentamente la McGonagall, "Non riesci a ricordare?"

Questo è un metodo collaudato dai Malandrini. Nel dubbio, l'amnesia è sempre un'ottima difesa. "No."

"Capisco," espira con forza. "E perché, se posso chiedere, stavi cercando di entrare nella Stamberga Strillante?"

Lui incontra i suoi occhi, lo sguardo fisso. "Sono andato per fermare Piton."

"Per fermare Piton? Fermarlo da cosa?"

Davvero? Pensa, vuole davvero farmelo dire?

"Professoressa," dice con tono significativo, "È uno dei miei migliori amici, abbiamo condiviso una stanza per cinque anni. Non crede che abbia notato che si ammala sempre in prossimità della luna piena?"

Lei sembra più sorpresa da questa rivelazione di quanto lui si aspettasse. La Pomfrey, naturalmente, ora ferma sullo sfondo, non appare minimamente scioccata.

"Da quanto tempo sei a conoscenza delle... Condizioni di Lupin?"

Chi ci guadagna, ci guadagna, "Dal secondo anno." Non che al primo anno non fosse maledettamente sospettoso, ma se si basavano sulla prima volta che erano riusciti a far ammettere a Remus la cosa, quello era il secondo anno, poco prima di Natale.

"È già l'alba?" James chiede all'improvviso, anche se sa che l'interrogatorio non è finito. Non è sicuro di quanto tempo abbia dormito. Si guarda intorno alla McGranitt cercando di vedere la finestra.

"Non ancora," gli risponde la Pomfrey. "Ancora un'ora, poi andrò a prenderlo."

James annuisce, rivolgendo l'attenzione a Silente. "Deve proteggerlo."

"Potter—" Esordisce la McGonagall, ma per quanto lei gli piaccia, e gli piace, non gli interessano le buone maniere o le regole. Non in questo momento.

Guarda Silente dritto negli occhi. "Piton diffonderà la notizia a chiunque voglia ascoltare, deve fermarlo. Deve fare in modo che non accada."

Gli occhi blu di Silente scintillano alla luce della candela. "Finora l'ho protetto o no?" Dice dopo una breve pausa.

"Non lo so," dice James, perché non lo sa. Per quanto ne sa, Remus si è protetto da solo. "Ma ho bisogno della sua parola che lo proteggerà adesso."

Sente l'attenzione di Silente come una mano sulla spalla, le dita che scavano dentro, che stringono, che cercano qualcosa. Ma James non si tira indietro, non batte ciglio.

"Ce l'hai. Naturalmente. Piton sarà ben consapevole dell'importanza della privacy di Lupin, e di quali saranno le conseguenze se la violerà."

"Suvvia, suvvia Silente," interviene Lumacorno. "Non dimentichiamo, Severus è la vittima in tutto questo."

Silente lo guarda, passivamente. "Oserei dire che stasera ci sono state diverse vittime. In gran parte dovute alla curiosità di Piton."

James quasi ride per l'espressione di sdegno sul volto di Lumacorno.

"Ma come faceva a sapere della Stamberga?" Chiede la McGranitt, riportando tutti gli occhi su James.

Non sa perché mente, è davvero stupido, quando Piton farà senza dubbio la spia su Sirius non appena sarà cosciente. E onestamente, Sirius lo merita, non è interessato a proteggerlo. Non questa volta. Ma per qualche motivo non riesce proprio a...

"Mi dispiace, non lo so."

La McGranitt lo fissa, come se si aspettasse che lui crolli sotto la pressione della sua disapprovazione. In tutta onestà, è sicuro che in passato ha funzionato con lei. Ma James non si agita nemmeno.

"Ora puoi tornare nella tua stanza Potter," dice lei, alla fine, "Cerca di dormire un po'."

Ma James scuote la testa. "Non vado da nessuna parte."

"Remus sarà in buone mani James," dice Silente con calma. "Non hai nulla di cui preoccuparti." Sorride, ma James non ricambia il sorriso.

"Con tutto il rispetto signore," si china in avanti, stringendo le mani tra le ginocchia, "Uno dei miei migliori amici ha appena vissuto il suo peggior incubo. Se pensate che sia possibile che io lo lasci svegliare da solo non mi conoscete abbastanza bene."

Sente che gli altri tre adulti lo fissano, una nuova tensione si è diffusa nella stanza. James non è stupido, sa chi è Silente—sa che è molto più del Preside di una scuola. Ha sentito le cose che hanno detto i suoi genitori. Il modo in cui ammirano Silente. E anche lui, onestamente, ha la carta della rana di cioccolato e tutto il resto.

Ma lo combatterà se sarà necessario.

Alla fine Silente sorride di nuovo. "Mi sembra giusto," dice, "Minerva, Horace," fa un cenno in direzione dell'ufficio di Madame Pomfrey, "una parola."

La McGranitt non sembra affatto soddisfatta di come sono andate le cose, ma con un ultimo sguardo a James si lascia accompagnare. Lasciando lui e la Pomfrey di nuovo soli.

"Ecco," dice lei, avvicinandosi, "Facciamo qualcosa per quella faccia che ne dici?"

Lui annuisce, senza prestare molta attenzione alle ondate di magia che lo investono. Alcune fanno male, ma lui le registra in modo distante, non sentendole veramente. Gli occhi restano, per tutto il tempo, puntati sul cielo che si sta illuminando fuori dalla finestra.

"Sa di cosa stanno parlando lì dentro?" James chiede dopo un po', facendo un cenno con la testa in direzione del suo ufficio.

La Pomfrey fa un 'tsk'. "Senza dubbio stanno cercando di capire come tenere il Ministero fuori da tutto questo."

James stacca la testa dalle mani di lei. "Il Ministero? Perché il Ministero dovrebbe essere coinvolto?"

Lei sbuffa, evidentemente infelice per l'interruzione del suo lavoro. "Beh, a loro piace tenere un controllo piuttosto stretto sui... Sai..."

"Lupi mannari?"

Lei si acciglia.

"Può dirlo sa," incalza James. "Non credo che lo faccia sentire meglio quando la gente si comporta come se fosse una parola sporca. È solo—solo una parte di lui tutto qui. Non è cattiva o buona. Semplicemente c'è."

È preoccupato, per un attimo, teme che lei voglia discutere con lui. Non ha molta pazienza per le persone che hanno da ridire su Remus nei giorni migliori. Di certo non ha la capacità di gestirlo bene in questo momento.

"È fortunato ad averti," dice lei alla fine.

James lascia che la cosa gli rimanga impressa per un momento prima di scrollare le spalle. "In realtà, credo che siamo noi ad essere fortunati ad avere lui."

Lei gli sorride dolcemente, e insieme guardano il sole sorgere.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Quando la Pomfrey torna dalla Stamberga un'ora dopo c'è un Remus privo di sensi che galleggia accanto a lei e James si alza e si mette subito al suo fianco.

"Non è giusto," dice ansioso, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri, "Dovrebbe essere sveglio."

La Pomfrey gli lancia un'occhiata di traverso mentre ripiega le coperte del letto più vicino e vi adagia Remus.

"Prima succedeva spesso."

"Prima?"

Lei annuisce, rimboccando le coperte a Remus. "Quando era più giovane ci metteva un po' di più a svegliarsi. Fino alla seconda metà del secondo anno direi," gli lancia un'occhiata significativa attraverso il letto. Ma James ancora non capisce.

"Perché però?" Sussurra, prendendo la sedia accanto al letto di Remus.

Lei espira, passando la bacchetta su di lui e sistemando le scalfitture e i lividi più piccoli prima di spazzolargli i capelli dalla fronte. "Non è stato fatto molto lavoro sulla licantropia, ma, da quello che posso dire, se vuoi svegliarti aiuta. Se vuoi tornare a te stesso."

James non sa quale parte di questa frase faccia più male. Il fatto che Remus a undici anni non volesse svegliarsi. O il fatto che Remus a quindici anni non voglia svegliarsi. Senza pensarci allunga la mano e prende quella di Remus.

"Lui è—" James deglutisce. "Ho dovuto colpirlo, per scappare, è—"

"Sta bene, qualche costola ammaccata, niente che non abbia già avuto in passato," che James sa che dovrebbe essere confortante ma non lo è affatto.

"Bene," stringe un po' più forte la mano di Remus.

"Dagli tempo James," dice lei mentre va via, chiudendo le tende intorno a loro. James è contento che nessuno degli altri sia entrato. È contento che quando Remus si sveglierà non sarà circondato da un gruppo di facce sgradite.

È strano ripensarci ora, a quel Natale del secondo anno. James e Sirius ne erano certi da mesi ma Peter non era ancora convinto.

"E se ci sbagliassimo?" Si era preoccupato. "E se si offendesse?"

Ma a loro importava solo di avere ragione—di essere abbastanza intelligenti, abbastanza osservatori, da accorgersene. Prendono in giro Remus per il fatto di essere un secchione imbecille ma la verità è, James e Sirius erano ossessionati dall'essere i più brillanti, i più talentosi, i primi della classe. Volevano essere visti. Non avevano mai pensato a cosa avrebbe significato per Remus, se la gente lo avesse saputo. O quanto fosse ingiusto, non permettergli di dirlo di persona.

Il giorno prima della partenza per le vacanze di Natale i quattro erano stati in camera a fare i bagagli. Era stata un'idea di Sirius. Perché ovviamente era stata un'idea di Sirius.

"Oi, Remus," aveva esclamato, "Vorresti lanciarmi i gemelli sul mio comò?"

Sirius era seduto sul suo letto, montagne di vestiti ammucchiati intorno a lui.

"Credo che sia la cosa più elegante che mi abbiano mai chiesto," Remus aveva riso, perdendosi lo sguardo significativo scambiato tra James e Sirius, Peter se ne stava nervosamente alla finestra.

Non appena toccò i gemelli si ritrasse. "Ow—cosa—" Si strinse la mano al petto, il volto divenne cinereo mentre li guardava più da vicino.

Argento.

Erano d'argento.

James e Sirius pensavano di essere così intelligenti.

Gli venne un po' di nausea a pensarci adesso. Come si erano sentiti trionfanti. Guardateci, avevano pensato, l'abbiamo capito!

"C'è qualcosa che vuoi dirci Remus?" Sirius aveva detto sorridendo, mentre Remus fissava i tre con orrore.

"Era solo statica—mi hanno dato la scossa," aveva balbettato.

"Dai, non siamo così sprovveduti," aveva detto James scendendo dal letto, appoggiandosi alla cassettiera accanto a Remus.

"Abbiamo ragione vero?" Sirius si sporse in avanti. "Via ogni luna piena, non può toccare l'argento, e le cicatrici—"

"Non sono così evidenti," gli era uscito come un riflesso, qualcosa di cui Remus aveva senza dubbio passato l'infanzia a rassicurarsi. Un'insicurezza antica da cui stava cercando di liberarsi. Non che James o Sirius se ne fossero accorti in quel momento.

"Sono fighe ecco cosa sono," disse Sirius.

Per qualche motivo, questo non aveva fatto sentire Remus meglio.

"Per favore," aveva implorato. "Per favore."

E all'improvviso James ha un terribile senso di dejavu, avendo appena sentito quella stessa identica supplica riecheggiare per i corridoi della Stamberga Strillante.

Erano giovani, solo dodici anni, non potevano capire—non potevano nemmeno iniziare a comprendere tutto quello che Remus aveva passato. Tutto quello di cui aveva avuto paura. A loro era sembrato divertente—come un superpotere. Un trucco da festa. Ma non sono più quei bambini. Ora lo sanno bene—hanno visto abbastanza per saperlo. Allora come è successo? Come sono finiti qui?

"James?"

James apre gli occhi, non rendendosi conto di averli chiusi come prima cosa, trova Remus con gli occhi spalancati e svegli.

"James," questa volta il suo nome è un suono disperato. "Cazzo—cos'è successo? Piton—Piton era lì—lui—"

"Hey, hey," dice James con dolcezza, stringendogli la mano. "È okay, è tutto okay." Il che non è del tutto vero, ma non sa cos'altro dire.

"Era lì," ripete Remus, la voce distrutta e guarda James come se volesse che gli dicesse che si sbaglia. Che si è inventato tutto. Che non è successo nulla. E James vorrebbe poterlo fare. Più di ogni altra cosa.

"Sì," dice senza senso. "Sì Moons, era lì."

Per favore. Per favore.

"Ha visto—lo sa?"

James sente delle voci dall'altra parte delle tende e implora silenziosamente l'universo di dargli ancora un po' di tempo prima che gli adulti entrino con le loro domande e accuse.

"Lo sa."

Il petto di Remus si contrae e per un attimo James pensa che abbia smesso di respirare, ma poi comincia ad annuire nervosamente con la testa. "Okay," dice, una voce che sembra tutt'altro che okay, "Okay, okay. Quindi—quindi dovrò—dovrò andarmene," non guarda più James. "È okay, posso fare i GUFO a casa, per posta, e poi—e poi—non so io—io troverò un lavoro credo—un lavoro Babbano, dove nessuno mi conoscerà e—e va bene. Posso farlo. Posso—"

"Moons—Remus," James gli strattona la mano, tirandolo indietro. "Non verrai espulso."

"Lo dirà a tutti James," usa la mano libera per cercare di asciugare le lacrime che ora gli sgorgano dagli occhi, "E quando lo farà non permetteranno a Silente di tenermi qui. È—ma va bene così. Non avrei mai dovuto essere qui in realtà. In ogni caso tutto questo è stato un po' un regalo."

"Hey—no, smettila, non sta succedendo niente di tutto questo okay? Remus—Remus puoi guardarmi?"

E lui lo fa, con occhi che dicono che ha passato la vita a tagliare via pezzi di se. Cercando di ritagliare la persona che pensa il mondo voglia.

"Ho parlato con Silente, si assicurerà che Piton tenga la bocca chiusa, tu non vai da nessuna parte, okay?"

Remus sembra deglutire a fatica. "Silente ha detto questo?"

James annuisce, "Probabilmente da un momento all'altro entrerà da quelle tende e te lo spiegherà lui stesso," James gli stringe di nuovo la mano. "Non andrai da nessuna parte okay? Te lo prometto."

Ci vuole un minuto prima che la cosa sia recepita, che Remus la accetti, anche solo un po', e James lo guarda mentre si rimette a sedere contro il suo cuscino.

"Piton sta bene?" Chiede con un filo di voce.

"Completamente bene mi dispiace dire."

Remus non riconosce la battuta. "Non—non gli ho fatto del male—non vi ho fatto del male?"

"Ci ha spinto giù dalle scale ma, a parte questo? Nah, sei proprio un cucciolo."

Remus emette un rumore a metà tra una risata e un singhiozzo. "Cazzo James," finalmente libera la mano, portandosele al viso. "Com'è successo? Come ha fatto a saperlo?"

E oh quanto James ha temuto questa domanda.

Per qualche motivo non riesce a togliersi dalla testa il volto di Sirius. L'aspetto che aveva al secondo anno quando aveva pensato ai gemelli. E poi in qualche modo quel sorriso si trasforma in quello che aveva avuto nel dormitorio. Tutto denti. Tutto dolore. Questo è sempre stato il problema di Sirius Black. È tutto luce o tutto buio senza una via di mezzo.

"James?" Le mani di Remus sono tornate in grembo, "Lo sai vero?"

Vuole mentire. Vuole disperatamente mentire.

"Sì," è ruvido e logoro. Si schiarisce la gola. "Sì lo so. È—Sirius." Deve farlo uscire a forza, perché altrimenti pensa che non riuscirà mai a dirlo.

"Cosa?" Sente già l'orrore nella voce di Remus.

"Sirius gliel'ha detto—come superare l'albero."

Per favore. Per favore.

Remus si limita a fissarlo, come se forse se sta abbastanza fermo le parole non lo troveranno. E allora non dovrà occuparsene.

"Ma perché—" La sua voce si incrina e James lo vede lottare con le unghie e con i denti per non perdere il controllo, "Perché l'avrebbe fatto?"

La sua voce è appena accennata, senza fiato, il petto che ricomincia ad ansimare—inspirazioni brevi, a scatti.

"Respira Remus okay? Ho bisogno che tu respiri?" Ma non crede che Remus lo stia ascoltando.

"Perché l'avrebbe fatto?"

Per favore. Per favore.

James scuote la testa, sentendosi crollare impotente. "Non lo so. Mi dispiace Remus, mi dispiace tanto."

E James sa poi, che non riuscirà mai a odiare Sirius Black.

Perché non lo fa.

Ma oh quanto lo vorrebbe.



⋆⁺₊⋆ ☾⋆⁺₊

Continue Reading

You'll Also Like

23.9K 1.5K 11
#1 in Stony [20/02/2019] ๐‘๐š๐œ๐œ๐จ๐ฅ๐ญ๐š ๐๐ข ๐Ž๐ง๐ž-๐’๐ก๐จ๐ญ๐ฌ ๐ฌ๐ฎ ๐’๐ญ๐ž๐ฏ๐ž ๐‘๐จ๐ ๐ž๐ซ๐ฌ ๐ž ๐“๐จ๐ง๐ฒ ๐’๐ญ๐š๐ซ๐ค. ๐‚๐š๐ง๐ณ๐จ๐ง๐ข ๐ข๐ฌ๐ฉ๐ข๐ซ๐š๐ญ๐ž...
18.2K 700 16
Nelson e Cesare sono cugini, ma Nelson prova un sentimento che va oltre l affetto fraterno che li ha sempre legati. Riuscirร  a far capire a Cesare i...
51.5K 2.6K 40
Where... Grace Martinez ha passato la sua intera vita sui campi da tennis. All'inizio non apprezzava molto questo sport, ma essendo una persona eccen...
15.9K 1.2K 11
Il nome รจ la trasposizione italiana della parola ฮตฯ…ฯ„ฯ…ฯ‡ฮฏฮฑ [Eu-tiu-chรฌ-a], che significa "buona sorte": la buona sorte di essersi incontrati. Alternati...