Choices

By KookSpook

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⚠️Storia originale di π™ˆπ™šπ™¨π™¨π™šπ™§π™ˆπ™€π™€π™£ su π€π¨πŸ‘βš οΈ 【A α΄Šα΄‡Ι’α΄œΚŸα΄œκœ± Fanfiction. (/𝐖𝐨π₯𝐟𝐬𝐭𝐚𝐫/𝐉𝐒π₯𝐲/𝐃�... More

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Chapter Twenty-Three
Chapter Twenty-Four
Chapter Twenty-Five
Chapter Twenty-Six
Chapter Twenty-Seven
Chapter Twenty-Eight
Chapter Twenty-Nine
Chapter Thirty
Chapter Thirty-One
Chapter Thirty-Two
Chapter Thirty-Three
Chapter Thirty-Four
Chapter Thirty-Five
Chapter Thirty-Six
Chapter Thirty-Seven
Chapter Thirty-Eight
Chapter Thirty-Nine
Chapter Forty
Chapter Forty-One
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Chapter Forty-Three
Chapter Forty-Four
Chapter Forty-Five
Chapter Forty-Six
Chapter Forty-Sevenβœ”οΈ
Chapter Forty-Eightβœ”οΈ
Chapter Forty-Nineβœ”οΈ
π‹πˆππ‘πŽ ππ”π€π“π“π‘πŽγ€π‚π‘πšπ©π­πžπ« πŸ“πŸŽγ€‘
Chapter Fifty-Oneβœ”οΈ
Chapter Fifty-Twoβœ”οΈ
Chapter Fifty-Threeβœ”οΈ
Chapter Fifty-Fourβœ”οΈ
Chapter Fifty-Fiveβœ”οΈ
Chapter Fifty-Six (Epilogue)βœ”οΈ
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By KookSpook

⚠️Storia originale di
MesserMoon
su Ao3⚠️

Questa è solamente una traduzione, i diritti vanno tutti all'autrice/ore.
Fatemi notare errori.
┗━━━                         ━━━┛








Capitolo 2✔️



⋆⁺₊⋆ ☾⋆⁺₊



𓅇     Non si abituerà mai. Alla luna piena. Inizia una settimana prima—Remus va a letto presto, ha mal di testa, mal di schiena, perde l'appetito. James odia questo. Odia il fatto che non possa fare nulla, e che tutto ciò che dice sembra solo peggiorare le cose. Remus non sopporta che gli si facciano le coccole, o che gli si giri intorno. James lo capisce. Sirius lo capisce meno—il che è ironico se si considera che può essere un tale stronzo antisociale quando è di cattivo umore.

Nelle lune davvero brutte, Remus non riesce ad alzarsi dal letto. In quelle migliori si trascina in classe. Quei giorni sono i più stressanti se James deve essere sincero, perché Remus è così sensibile. Trasalisce alla luce, al rumore, al contatto, il che manda Sirius in modalità iperprotettiva e fa sì che James passi l'intera giornata a cercare di tenerli tutti e due interi.

"Pads—Sirius! Dai amico, calmati," borbotta James, avvolgendo un braccio intorno al centro di Sirius mentre lo trascina per il corridoio.

"Mi calmerò quando McAllen imparerà a GUARDARE DOVE CAZZO VA!" Sirius grida alla schiena di un Tassorosso del terzo anno che si ritira rapidamente.

"Per le tette di Merlino, vuoi provare a non farmi diventare sordo alla tenera età di quindici anni?" James sta ancora trascinando Sirius, Peter e Remus più avanti, senza essersi fermati ad assistere allo spettacolo di Black contro McAllen.

"Stronzo."

"Almeno sei consapevole di te stesso."

Sirius lo guarda torvo. "Volevo dire McAllen."

"Stava solo cercando di camminare per il corridoio maledetto maniaco."

"È andato dritto contro Moony!"

James alza gli occhi al cielo. "L'ha sfiorato appena, e non è che l'abbia fatto apposta."

Sirius sembra ammutolito ma quando parla non è arrabbiato. Non esattamente. "Ha sussultato, Prongs—lui—" Ma la voce di Sirius si spegne, non volendo o non potendo finire quel pensiero.

James trova il suo sguardo sulla testa bionda e sabbiosa di fronte a loro, "Lo so."

Non si preoccupa di far notare che in giornate come questa Remus sussulta se si respira troppo forte vicino a lui. Dovrebbe davvero restare nel dormitorio, non che lo faccia mai. Deve essere praticamente catatonico prima che prenda in considerazione l'idea di saltare le lezioni.

"Oh bene," dice seccamente il ragazzo in questione mentre raggiungono lui e Peter fuori dalla Sala Comune, "Ha smesso di gridare."

Il quadro si apre e i quattro si precipitano dentro, Sirius che sembra sufficientemente intimorito.

"Scusa Moony," borbotta, le mani in tasca.

Remus lo guarda, un debole sorriso che gli si affaccia alla bocca. "Va tutto bene—solo, forse prova di non fare a pugni con tutti quelli che si avvicinano a me sì?"

Sirius si lascia sfuggire un 'pfft' sprezzante e contemporaneamente fulmina con lo sguardo un gruppo di studenti del secondo anno che ha osato iniziare a camminare nella loro direzione. James è quasi sicuro di aver sentito una di loro stridere per la paura.

È un miracolo che riescano a raggiungere la loro stanza senza che nessuno li sfidi a duello.

"Dico sul serio sai," dice Remus, dirigendosi verso il letto, il fiato più corto di quanto dovrebbe e un sudore nauseabondo che gli ricopre la pelle.

Gli occhi di Sirius si illuminano. "No, io sono S—"

James punta la bacchetta in faccia a Sirius prima che possa dire un'altra parola. "Giuro su Merlino se finisci questa frase."

Sirius soffoca una risata, alzando le mani in segno di finta resa. "Non so perché mi punti quella cosa addosso, è Moony che ha iniziato," manda a Remus una strizzatina d'occhio alle spalle di James che gli fa guadagnare uno sparuto sbuffo.

"Mi piace più lui di te," dice semplicemente James, lasciando cadere la bacchetta.

"Ti prego, non potresti vivere senza di me."

James alza gli occhi al cielo, sbattendo la spalla contro quella di Sirius. "Stronzo."

"Cretino," gli risponde Sirius.

È una bella sensazione, scherzare dopo la giornata che hanno avuto. Un'interruzione della tensione che li ha attanagliati tutti e quattro. Pronti a scattare. James espira e sente le spalle allontanarsi dal collo.

"Scusa Moony," Sirius continua gioviale, "Stavi dicendo qualcosa prima che Jamie ci interrompesse così sgarbatamente?"

Ma Remus sembra aver smesso di prestare attenzione, seduto sul letto con la testa tra le mani, tutto il corpo rigido.

"Remus?" C'è una nuova urgenza nella voce di Sirius mentre fa un passo avanti, anche James si avvicina. A volte, nel giorno della trasformazione, le cose possono accadere troppo presto. Un osso che si rompe ore prima che la luna sia sorta. Un organo che inizia il cambiamento quando il resto del corpo deve ancora svegliarsi. È raro, ma succede, portando a frenetiche visite d'emergenza in Infermeria. La prima volta è stata la peggiore, ma non smette mai di far paura.

"Scusate," dice lentamente Remus allontanando le mani dal viso, e James crede di sentire Sirius tirare un sospiro di sollievo, "Mal di testa."

James quasi ride per quanto sia inadeguato, anche solo guardando Remus si capisce che le parole 'mal di testa' non siano abbastanza.

Passano altri minuti prima che Remus riesca a sollevare gli occhi dal pavimento, guardando direttamente Sirius. "Non ho bisogno che tu mi protegga."

Sirius sbatte le palpebre. "Cosa?"

"È quello che stavo cercando di dire—prima. Che dico sul serio. Non sono un... Invalido," l'ultima parola esce tagliente. "So badare a me stesso."

Una serie di emozioni si susseguono sul volto di Sirius così rapidamente che James non riesce a coglierne nessuna.

"Lo so questo," dice infine.

"Ah sì?" Le parole riescono a malapena a superare i denti di Remus.

Peter, che era rimasto sdraiato a faccia in giù sul letto, si alza di scatto a questo, lanciando a James uno sguardo preoccupato attraverso la stanza. La situazione non sta andando per il verso giusto.

"Sì," Sirius dice, cominciando a sembrare irritato. "Certo che sì. Ma solo perché tu sei in grado di gestirlo, non significa che tu debba farlo."

"Sirius," Remus sembra stanco, passandosi una mano sul viso. "Io—lo apprezzo molto. Ma non ho bisogno di una dannata guardia del corpo."

Sirius sbuffa, incrociando le braccia sul petto. "Stai facendo il drammatico."

"Non lo sta facendo affatto. Sei più pazzo tu quando c'è la luna piena che lui," Peter dice, prima di abbassarsi per evitare il cuscino che Sirius gli tira in testa.

James è grato per l'interruzione, sono tutti troppo tesi per questa conversazione. E l'ultima cosa di cui si ha bisogno è che Remus e Sirius si affrontino. Non succede spesso, ma quando succede è dannatamente crudele.

"Ho bisogno che tu abbia un po' di fede in me Sirius, va bene?" La voce di Remus si è un po' ammorbidita, i due si fissano così intensamente che James sente che forse dovrebbe lasciare la stanza.

"Moony," dice infine Sirius. "Ti costruirò una dannata chiesa se è questo che vuoi."

James sbuffa una risata, guadagnandosi un'occhiataccia da Remus. "Non incoraggiarlo," ma sta chiaramente combattendo un sorriso.

"Da quando Sirius ha bisogno di essere incoraggiato per fare l'idiota?"

"Oi!" Sirius grida indignato, facendo alzare gli occhi al cielo a Remus.

Scongiurato il potenziale litigio James si ritrova a seguire l'esempio di Pete e a crollare sul letto. Tutto il suo corpo tira un sospiro di sollievo, affondando nel materasso straordinariamente morbido. È quasi certo che i letti di Hogwarts siano stati incantati perché non ha mai dormito su qualcosa di così morbido.

In sottofondo sente i rumori vaghi di Peter e Sirius che parlano—qualcosa sullo scambio di carte di rane di cioccolato—Peter ne è ossessionato. Vuole essere il primo mago ad averne una serie completa. Non importa quante volte James cerchi di spiegare che non è possibile, escono nuove carte praticamente ogni giorno, Peter è determinato.

Solo quando sente lo sferragliare delle tende che vengono chiuse i suoi occhi si aprono e si solleva sui gomiti per vedere che Remus ha chiuso il suo letto. Dall'altra parte della stanza Sirius e Peter hanno smesso di bisticciare, Sirius lancia a James un'occhiata preoccupata.

"Hey Moons?" James chiede titubante. "Hai bisogno di qualcosa? Cibo? Acqua? Peperina?"

C'è una piccola pausa prima che lui risponda. "No. Solo... Silenzio, andrebbe bene."

James annuisce, anche se Remus non può vederlo, scivolando dal materasso e rimettendosi in piedi.

"Dai Pete, andiamo," Sirius è già alla porta.

Peter lo guarda confuso. "Andiamo dove?"

"Fuori," dice James, raggiungendo Sirius.

"Ma siamo appena entrati," dice con un leggero mugolio nella voce.

"Sì, ma Moony vuole silenzio quindi dobbiamo andarcene."

"Io posso stare in silenzio," protesta Peter.

Sirius e James emettono entrambi un suono d'incredulità. "Sì, improbabile, dai coglione, andiamo, chop, chop."

Ancora brontolando Peter li segue fuori dalla stanza e mentre la porta si chiude James giura di aver sentito il suono flebile di un 'grazie' provenire dal letto di Remus.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



È una serata piuttosto tranquilla tutto sommato. Passano la maggior parte della serata nella Sala Comune, uno di loro sale sporadicamente al piano di sopra per controllare Remus. Gli portano il piatto della cena sapendo che probabilmente non starà abbastanza bene da mangiare.

Alle sette sono di nuovo tutti a poltrire accanto al camino, Pete che gioca a scacchi con uno del quarto anno, Sirius che chiacchiera con Mary mentre lei siede spudoratamente sulle sue ginocchia e James che cerca risolutamente di non guardare—o pensare—alla testa rossa che sta facendo il suo lavoro di incantesimi nell'angolo. In effetti, non sta pensando a lei così intensamente che non si accorge nemmeno che Remus è sceso finché non sente la sua voce graffiante alle sue spalle.

"Da quando è una cosa?"

James si avvia, voltandosi sorpreso nel vedere un Remus pallido dietro la sua sedia. È seduto abbastanza lontano dagli altri che nessuno sembra aver notato il suo arrivo.

"Da quando è una cosa cosa?" Chiede perplesso, Remus fa un gesto con il mento e James segue il suo sguardo verso Sirius e Mary che sembrano aver deciso che sbaciucchiarsi in mezzo alla Sala Comune è un comportamento perfettamente accettabile.

"Uh... Non so... Flirtano tra loro dall'anno scorso, no?"

"Ah sì?" Il tono teso della voce di Remus riporta l'attenzione di James su di lui. Sembra che stia soffrendo—le labbra premute, gli occhi stretti—ma d'altronde, sta soffrendo, quindi non c'è da sorprendersi.

"Stai bene Moony?"

Remus sbatte le palpebre, gli occhi sono ancora dall'altra parte della stanza, ci vuole qualche secondo prima che riesca a staccarli, deglutendo faticosamente prima di parlare. "Sì—sì, solo la luna piena, sai?"

James annuisce lentamente, non sapendo perché non sembra la verità. "Vai in Infermeria?"

"Sì," Remus si avvolge più strettamente il maglione che indossa. "È meglio che vada in realtà, mi darà l'inferno se faccio tardi."

"Vengo anch'io," dice James, alzandosi in piedi.

"Non sei obbligato a—" Ma James respinge le sue parole, si dirige già verso il ritratto, Remus lo segue leggermente.

Camminano in silenzio, i corridoi sono per lo più vuoti, la gente è ancora nella Sala Grande o si è rintanata nei dormitori per la notte. È un Mercoledì, il che significa che Remus probabilmente si sta stressando per sapere se domani starà abbastanza bene per andare a lezione. Non lo sarà, ma James non lo fa notare. Soprattutto perché sa che Remus finirà per andarci comunque, il che significa che Sirius finirà inevitabilmente per cercare di fare a botte con qualcuno. James solleva gli occhiali e si massaggia il ponte del naso, già stanco.

"Quindi," dice Remus, la voce roca, "Come va il Quidditch?"

Una risata scoppia in James prima che possa evitarla. "Merlino, devi essere alla disperata ricerca di una conversazione se sei disposto a parlare di Quidditch."

Remus gli sorride con l'angolo della bocca. "Per lo più so solo che è una conversazione a cui non ci si aspetta che io contribuisca molto."

"Non capirò mai perché lo odi."

"So che non lo capiresti."

James lo guarda, ma il sorriso è sparito ora, il suo volto è teso e nervoso.

"Davvero Moons," cerca d'iniettare quanta più sincerità possibile nelle sue parole, "Stai bene?"

Remus si lascia sfuggire una risata secca e James si corregge rapidamente. "Lo so—lo so che non stai bene, fisicamente. Non ti sto chiedendo—è solo che sembri un po' più... Non so, triste?"

Remus non risponde subito, in realtà non risponde per molto tempo, non guarda nemmeno James. Quando rallentano davanti alle porte dell'Infermeria James si aspetta che lo attraversi senza dire una parola.

Ma non lo fa.

"Odio questo," sussurra, sembra piccolo in un modo in cui Remus non fa quasi mai. Non è rumoroso e fuori controllo come James e Sirius, ma lui è... Forte. Quando Remus John Lupin si punta su qualcosa non si può negoziare. Non si può cambiare idea. È come una fottuta montagna—impone autorità e rispetto in un modo che James e Sirius non potrebbero mai fare. Quindi vederlo così—vederlo vacillare—fa dolere qualcosa nel petto di James.

"A volte vorrei solo," continua Remus, chiudendo gli occhi mentre espira, "Essere qualcun altro. Chiunque altro. Qualsiasi cosa deve essere meglio di questo. Di me."

Le viscere di James si contorcono, distrutte dal dolore nella voce di Remus. Gli ci vuole un po' per riprendere il controllo e parlare. "So che questo mi farà sembrare un cazzone egoista," Remus ride a questo, gli occhi ancora chiusi. "Ma personalmente, sono così fottutamente felice che tu sia tu."

C'è un momento d'immobilità in cui James è quasi sicuro di aver detto la cosa sbagliata, ma poi Remus apre gli occhi, e sono acquosi ma sorride di nuovo, anche se solo un po'.

"Grazie."

C'è troppo in quella parola perché entrambi possano apprezzarla appieno.

"Certo."

Remus sospira, premendo i palmi delle mani sugli occhi. "Beh," dice alla fine. "Ci vedremo, immagino..."

James annuisce. "Ci vedremo."

E con questo Remus si allontana, e James non riesce a muoversi nemmeno quando la porta si chiude.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Manca troppo tempo alla partenza per la Stamberga e James è troppo nervoso per tornare al dormitorio. Ha bisogno di fare qualcosa. Di muoversi. Una parte di lui ha voglia di prendere il mantello e tornare a sedersi con Remus finché non è ora. Non è che non l'abbia mai sentito parlare in quel modo prima d'ora—certo che sì. Ogni pochi mesi c'è una luna particolarmente brutta che rende lo sguardo di Remus difficile da sostenere. La presenza di loro tre con lui, aiuta. Ma non risolve nulla. E James odia questo. Odia che la cosa migliore che gli sia venuta in mente non si avvicini nemmeno a una soluzione.

"Sei patetico."

Il suono delle voci davanti a lui lo distoglie dai suoi pensieri. Si ferma incespicando, da qualche parte vicino alla biblioteca—in effetti non aveva prestato attenzione a dove stava andando. C'è un rumore di passi dietro l'angolo e poi un tonfo—qualcuno è stato sbattuto contro il muro suppone.

"Awe guarda, credo che stia per piangere. Piangerai piccolino?"

"Merlino, la tua povera madre, bloccata con due mammolette per figli."

James ha già tirato fuori la bacchetta prima ancora di sentire la terza, e inconfondibile, voce di Severus fottuto Piton, "Smettila di giocare con il tuo cibo Mulciber, alcuni di noi hanno un posto dove stare."

Senza pensarci James fa un passo dietro la curva. Sono in tre—tutti Serpeverde, ovviamente—Mulciber con la mano sulla gola di un ragazzo, che lo tiene schiacciato al muro, Avery e Piton in piedi accanto a lui. Piton sembra annoiato, Avery è eccitato.

"Hai un appuntamento sexy con la Piovra Gigante Mocciosus?" James chiede mentre lancia un Incarceramus non verbale a Mulciber che viene immediatamente scaraventato a terra mentre delle corde gli serpeggiano intorno alle braccia e alle gambe. James non può fare a meno di sorridere—si è esercitato su questo.

"Fottuto Potter—"

"Expelliarmus," James afferra la bacchetta di Avery mentre vola in aria. Ha appena il tempo di sbattere le palpebre in direzione di Piton prima di sentire l'inizio di un Levicorpus. Si tuffa di lato proprio mentre l'incantesimo scatta, mancandolo di un centimetro e rompendo il muro di pietra dietro di lui.

James ride, raddrizzandosi con le due bacchette in mano, Mulciber grugnisce sul pavimento. "Attento Mocciosus, non vorremmo che il nostro piccolo Prefetto si mettesse nei guai no?"

I due hanno le bacchette pronte ma nessuno dei due si muove. Il volto di Piton è contratto, i suoi capelli allampanati gli si accartocciano ai lati, con la coda dell'occhio James vede Avery fare un passo avanti e lui punta rapidamente la sua propria bacchetta contro di lui. "Ah, ah, ah."

Avery ringhia. "Non ti lascerà lanciare—non ti è fedele."

"Scommettiamo?" E per tutto il tempo non toglie gli occhi di dosso a Piton.

"Qualcuno vorrebbe liberarmi da queste maledette corde!" Mulciber grida.

James inarca le sopracciglia. "Sembra che il tuo amico abbia bisogno di aiuto."

"È meglio che tu stia attento a come parli Potter," sibila Piton.

"È per il commento sulla Piovra? Onestamente sono contento per te, ho sentito dire che si fa valere."

Piton lancia uno Stupeficium ma James lo blocca facilmente.

"Vedi, è per questo che hai sempre fatto pena nel Quidditch," dice James conversando, divertendosi forse un po' troppo per uno che al momento è in inferiorità numerica per tre a uno. "Così fottutamente prevedibile."

"Ho notato che hai smesso di renderti ridicolo davanti a Lily," ribatte Piton, una smorfia all'angolo della bocca. "Finalmente hai capito che non guarderà mai due volte un'idiota come te?"

Effettivamente, questa frase brucia più di quanto James vorrebbe, alcuni ricordi delle sue proposte a Evans si insinuano sgraditi nei suoi pensieri. "Dipende," dice, scuotendo la testa, felice di ritrovare la sua voce inalterata, "Tu invece?"

Il volto di Piton si rabbuia e James è certo che sta per essere colpito di nuovo da una maledizione.

Ma non lo fa.

Qualcosa si muove. Piton si raddrizza, un sorrisetto presuntuoso sostituisce il suo cipiglio.

"Mi divertirò lo sai," le sue parole hanno poco senso per James come il suo improvviso cambiamento di umore.

"Ti divertirai?" James ripete lentamente. "Godere di ciò che ti fa rabbrividire, scopare la Piovra Gigante?"

Ma per la prima volta in vita loro Piton non abbocca all'amo. "Tutto questo è irrilevante Potter, tutto così insignificante rispetto a quello che sta per arrivare. E non ci vorrà molto, posso aspettare. So essere così paziente."

"Oh beh, non fermarti qui Mocciosus," James aggiusta l'impugnatura della bacchetta, gli occhi fanno una rapida scansione del corridoio, cercando di capire cosa si è perso. "Condividi con la classe perché no."

Ma Piton si limita a sorridere. "Spero solo di essere lì a vederlo."

Ora James comincia a irritarsi. "Vedere cosa?"

"Vederli distruggerti."

Lui fa scivolare di nuovo la bacchetta nella manica della veste come se James non fosse ancora armato e non lo stesse puntando.

"Distruggerm—"

Ma Piton lo attraversa, parlando direttamente ad Avery, "Tiralo su, qui abbiamo finito." Da un calcio a Mulciber con la punta della scarpa prima di girarsi e allontanarsi di soppiatto lungo il corridoio.

"Ma che cazzo Piton?" James gli grida dietro, con una mezza idea di seguirlo. Il problema è, Piton ha messo via la bacchetta, e per quanto sia un'idiota, James non ha intenzione d'iniziare a sparare maledizioni a qualcuno che non è armato.

"Oi!"

La voce nasale di Avery irrompe nei suoi pensieri, riportando la sua attenzione sui due idioti ancora di fronte a lui. Mulciber ora traballa sui suoi piedi ancora legato dalle corde di James, Avery lo guarda torvo. "La mia bacchetta Potter," gli dice tendendo la mano in attesa.

James inarca il sopracciglio. "No per favore? Suvvia Avery, sicuramente tua madre ti ha insegnato le buone maniere."

"Dammi. La. Mia. Bacchetta." Il suo viso è così rosso e arrabbiato che James si aspetta quasi che scoppi. Prende in considerazione l'idea di giocare ancora un po' con loro ma dovrebbe davvero tornare dagli altri.

"Vuoi questa?" Dice prendendo in mano la bacchetta di Avery, facendola roteare tra le dita.

"Lo sai che la voglio, coglione."

James annuisce, trattenendo a stento un sorriso. "Beh bene allora," flette il braccio e butta la bacchetta all'altro capo del corridoio.

"Bastardo!"

"Vai cagnolino," dice James con un'allegria a malapena contenuta, "Prendila."

Ringhiando, Avery si lancia alla ricerca della bacchetta.

"Hey!" Mulciber grida. "Hey aspetta—cazzo—per le tette di Merlino, aspetta!"

James non riesce più a controllarsi, la risata gli scoppia mentre guarda Mulciber saltellare lungo il corridoio come una specie di coniglio mostruoso.

Solo allora si ricorda del quarto membro del gruppo. La vittima—ancora seduta dove Mulciber l'ha fatta cadere, la schiena appoggiata al muro, le ginocchia sollevate. James sente il cuore balbettare per un attimo.

"Regulus?" Chiede incredulo.

Gli occhi grigi incontrano i suoi. Nonostante lo stato in cui si trova, non c'è un filo d'imbarazzo nello sguardo di Regulus. Semmai sembra rassegnato.

"Sì, scusa," dice seccamente. "Mi sarei fatto riconoscere prima, solo che ho pensato che avrebbe potuto sminuire la tua eroicità se avessi capito chi stavi salvando."

James sbatte le palpebre, non ancora abituato alla sua presenza. "Pensi che li avrei lasciati proseguire se avessi capito che eri tu?"

Regulus si limita a fissarlo in modo piatto, il che non fa che irritare James. "Non l'avrei fatto. Certo che non l'avrei fatto."

C'è una breve pausa prima che un sorriso sprezzante gli si allarghi sul viso. "No, immagino che non l'avresti fatto, la santa reputazione da difendere e tutto il resto. Accidenti, come dev'essere essere così giusti?"

Regulus non si aspetta, o non desidera, una risposta perché si alza in piedi, raccoglie la bacchetta e i libri caduti e si volta a dare un'altra occhiata severa a un James Potter imbambolato.

"Beh," dice lui, scrutando James con gli occhi, "Grazie."

Gira sui tacchi, incamminandosi lungo il corridoio ormai vuoto.

James potrebbe lasciar perdere, potrebbe assolutamente. Ha sicuramente cose più importanti da fare in questo momento che preoccuparsi di Regulus Black. Potrebbe lasciar perdere—eccetto, ovviamente, che non ci riesce affatto.

"Che diavolo è successo allora?" Chiede mentre si avvicina al ragazzo più giovane.

Regulus lo guarda con la coda dell'occhio. "Oh che gioia, mi stai seguendo."

James ignora con decisione il commento. "Con Piton e gli altri—non credevo che i Serpeverde prendessero di mira uno di loro?"

Regulus si lascia sfuggire una risata secca. "Ah no?"

E, beh, James non ha idea di cosa fare con questo. "Regulus—"

"Ti prego smettila di chiamarmi così."

"Beh non posso chiamarti Black."

"E perché no?" Girano un altro angolo e James si rende conto, con una certa trepidazione, che si stanno dirigendo verso i sotterranei. Qui sotto sarà in inferiorità numerica molto più che di tre.

"Non so, perché tuo fratello è il mio migliore amico?"

Regulus gli lancia un'altra occhiata di traverso. "Non so cosa c'entri con me."

"Sarebbe strano."

"Ti assicuro, non lo sarebbe."

James emette un sospiro esasperato. "Bene, okay," si passa una mano tra i capelli, "Diciamo che ti chiamo Black, mi dirai cosa è successo allora?"

Regulus alza gli occhi al cielo. "Severus mi ha chiesto di fargli un favore," dice freddamente.

James aspetta di saperne di più ma Regulus è frustrantemente riluttante. "In base a quel piccolo melodramma, immagino che tu gli abbia detto di no?"

C'è una pausa, i loro passi riecheggiano nel corridoio vuoto.

"Gli ho detto di farmi un pompino."

La risata che esce da James fa scattare Regulus così forte che quasi gli cadono i libri.

"Cristo," impreca il ragazzo più giovane mentre James cerca di contenersi. "Che diavolo è stato quello?"

"Si chiama risata, dovresti provarla qualche volta."

Regulus lo fulmina con lo sguardo. "Quella non era una risata, era un fottuto grido di banshee."

Ma James si limita a sorridere. "Scelgo di prenderlo come un complimento."

"Ti assicuro, non lo era."

"Oh beh, troppo tardi ormai," c'è un ricciolo di orgoglio nello stomaco di James alla vista del sorriso che si nasconde nella bocca di Regulus. Non l'aveva mai visto prima. Non aveva mai visto Regulus fare nient'altro che un cipiglio.

"Allora non ha accettato la tua offerta?" Chiede James alla fine.

"Stranamente, no."

James sorride, infilandosi le mani in tasca mentre passano accanto a un branco di ragazze Corvonero che iniziano quasi subito a bisbigliare tra loro. Di solito James è molto contento di essere oggetto di pettegolezzi scolastici, ma per qualche motivo questa attenzione lo rende ansioso.

"Mi sorprende che tu ti sia fatto disarmare da un'idiota e da un'idiota più idiota là dietro," riprende a parlare per distrarsi.

Regulus sbuffa, tenendo gli occhi sullo spazio davanti a se e allontanandosi decisamente da James. "Non mi hanno disarmato," e poi, dopo un attimo, "Mulciber mi ha dato un pugno. Ripensandoci, avrei dovuto prevederlo."

James lo guarda e nota per la prima volta il livido sulla mascella. Gli fa correre un brivido inquietante lungo la schiena, l'immagine di Sirius così smarrito e ferito sulla soglia di casa. Distoglie lo sguardo.

"Beh," Regulus si ferma in mezzo al corridoio facendo accostare James. I due si trovano per la prima volta l'uno di fronte all'altro. Dio, James non può fare a meno di pensare, quegli occhi del cazzo. "Per quanto strano sia stato tutto questo, penso davvero che sarebbe meglio per noi separarci adesso."

Quando James si limita a fissare il vuoto continua, con l'aria di chi soffre da tempo. "Per quanto abbia apprezzato la tua... Assistenza—"

"Assistenza?" James ride, pensando che sia un modo divertente di dire 'grazie per avermi salvato il culo.'

Regulus lo ignora. "Essere accompagnato al mio dormitorio da James Potter non aiuta certo la situazione."

James balbetta. "Non ti sto accompagnando al dormitorio."

Regulus sbatte le palpebre, guarda in fondo al corridoio, poi lo guarda di nuovo. "Potter, è letteralmente quello che stai facendo."

"No io—beh, è solo che quando la metti così sembra che—perché non sono—è solo, che stiamo camminando, non sto..." Per qualche motivo che non riesce a spiegare il calore gli sale in faccia, la sua mano va nervosamente alla nuca.

Regulus lo fissa per i trenta secondi più lunghi della vita di James prima di emettere un sospiro irritato—inutilmente irritato, secondo James. "Okay allora. Ciao Potter."

Guarda Regulus allontanarsi, quasi pensando di lasciarlo fare. E poi, "Hey, Regulus?"

Il ragazzo più giovane si ferma, ma ci mette un po' prima di voltarsi, con di nuovo quell'aria di rassegnazione sul viso. Non dice nulla, si limita a guardare James in attesa.

"Che cosa voleva dire Piton?" Scaccia la sensazione assillante nello stomaco che insiste nel dire che lo sa già. Perché non può essere così. Non può. Non qui. Piton è un cazzone ma non è—non può esserlo.

Gli occhi di Regulus si allargano leggermente, e all'improvviso sembra incredibilmente giovane. James vorrebbe quasi rimangiarsi tutto—se questo può spingere Regulus a guardarlo in quel modo.

L'altro ragazzo apre e chiude la bocca più volte ma non esce nulla. Alla fine sospira, gli occhi grigi pieni di una sorta di pietà. "Dovresti proprio andartene da qui James," e questo è quanto. Si gira di nuovo e non si ferma.

James avrebbe potuto protestare—avrebbe potuto pretendere una vera risposta. Ma l'ultima parola gli fa fischiare le orecchie. James. James. James. E il modo in cui fa sbocciare qualcosa di caldo dentro di lui.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



"Dove diavolo sei stato?" Sirius chiede dieci minuti dopo quando riesce a risalire al loro dormitorio. "Siamo quasi in ritardo." Sferza il mantello dell'invisibilità a James che lo annaspa.

"Scusate, mi sono imbattuto in Piton e i suoi," borbotta James mentre i tre si infilano sotto il mantello, Peter è già un topo a cavallo della spalla di Sirius.

"Ti hanno teso un'imboscata?" Sirius chiede, un tono improvvisamente più comprensivo.

"Nah, è successo il contrario. Li ho trovati che se la prendevano con un ragazzino," il senso di colpa è immediato. Lui non mente a Sirius, non proprio. Non è nemmeno sicuro del motivo per cui lo sta facendo ora.

"Segaioli, dovremo organizzare una piccola vendetta huh? Farli scendere di qualche gradino."

James annuisce mentre escono dalla Sala Comune e vanno in corridoio. "Sicuramente."

Peter squittisce in accordo.

È una camminata senza intoppi fino alla Stamberga, l'hanno fatta così tante volte che ormai sono dei veterani—sanno quali scale prendere, quali corridoi evitare, a che ora se ne va Pomfrey—che non è mai abbastanza presto secondo James. Una volta l'hanno quasi incontrata nel tunnel ed è stato un fottuto disastro.

"Hey Moons," Sirius dice mentre si tolgono il mantello nella camera da letto al piano superiore della Stamberga.

"Hey Pads," gracchia Remus, seduto sul materasso sporco del pavimento, la testa tra le ginocchia, il respiro troppo veloce. Non li guarda.

Sirius si inginocchia accanto a lui, massaggiandogli con cura la schiena, mentre Peter gli si accuccia in grembo. Remus emette un suono a metà tra una risata e un singhiozzo. "Siete ridicoli lo sapete?"

"Ce l'hanno detto," dice James, riponendo il mantello prima di raggiungere i suoi amici, sedendosi sul pavimento di fronte a loro.

Remus si lascia sfuggire un altro rumore soffocato. "È brutto stasera. Non so perché sia così brutto stasera. C—cazzo."

Sirius guarda James, gli occhi stretti. "Siamo qui Moony," dice dolcemente. "Saremo qui per tutto il tempo."

Remus annuisce con un movimento a scatti, ora visibilmente tremante. "Dovreste trasformarvi."

James si alza in piedi, Peter si stacca da Remus per venire a mettersi ai suoi piedi. Ma Sirius è riluttante a muoversi, continuando a strofinare cerchi confortanti sulla schiena di Remus finché non iniziano le urla. È sempre la parte più difficile per James. La voce di Remus tenta di strapparsi mentre si contorce sul letto, la pelle che comincia a spaccarsi.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



I suoi pensieri cambiano leggermente quando è un cervo. Diventano più semplici—vede e sente e assapora il mondo in modo diverso, nuovi sensi filtrano nel suo cervello in un modo che non è assolutamente umano.

La prima cosa che il suo cervello di cervo pensa quando Remus si è completamente trasformato è, sbagliato.

Sbagliato.

C'è qualcosa di sbagliato.

Non sa cosa sia, il lupo è nervoso, teso e agitato. Non li segue volentieri fuori dalla casa come fa di solito, per tutto il tempo emette un basso ringhio dal petto. Questo rende James nervoso, il suo battito batte a tempo con i suoi pensieri.

Sbagliato.

Sbagliato.

Sbagliato.

Hanno a malapena superato la linea dell'albero quando lui si affaccia. Artigli fuori, denti sbarrati. Padfoot lo schiva appena, allontanandosi per la sorpresa. Giocano sempre con il lupo—si attaccano l'un l'altro, a volte si mordicchiano la spalla o l'orecchio. Ma questo è diverso.

Sbagliato.

Sbagliato.

Sbagliato.

Il lupo fa un altro tentativo ma questa volta c'è James, si frappone tra i due e spinge il lupo indietro, battendo gli zoccoli sulla terra. Il lupo lo guarda e James abbassa la testa, minacciando le corna. Non le userà—non potrebbe farlo—ma non è necessario che il lupo lo sappia.

Dopo qualche secondo di sguardi reciproci Moony si allontana di soppiatto, addentrandosi nella foresta.

È arrabbiato.

Perché è arrabbiato?

Padfoot gli si affianca, Peter fa delle figure a otto mentre corre intorno alle loro gambe, emettendo piccoli squittii nervosi. Dopo qualche minuto giura di aver sentito Padfoot sbuffare e poi si mette a inseguire Moony. James lo segue, assicurandosi di stargli vicino.

Trovano il lupo vicino al piccolo ruscello a circa mezzo miglio di distanza. Bevendo. Padfoot si butta in acqua, il volto che si allarga in un ghigno, la lingua fuori. James lo raggiunge. Moony si sdraia imbronciato sulla spiaggia ma almeno sembra più tranquillo.

È una bella notte, calda, la luna e le stelle così luminose da essere quasi accecanti. Moony, apparentemente annoiato, si rimette in piedi e riparte verso la foresta. Gli altri li seguono rapidamente, Padfoot si scuote il pelo in un gesto che ricorda molto la sua forma umana. Ormai conoscono la foresta abbastanza bene ma James si sente ancora disorientato. Moony sta andando in profondità. Troppo in profondità.

Padfoot abbaia, cercando di richiamarlo. James non riesce più a vederlo, è troppo buio, gli alberi sono troppo affollati. I tre rallentano. Girano su se stessi. James cerca di sentire, di annusare, ma non c'è nulla.

Sbagliato.

Sbagliato.

Sbagliato.

Succede tutto così in fretta. Un attimo prima si sono persi e un attimo dopo Moony arriva tra gli alberi—James non ha mai avuto paura di lui, non proprio, ma questa volta... Va dritto verso Padfoot. I due cadono a terra a pochi metri di distanza e il rumore—Sirius mugola in un modo che James non ha mai sentito prima e il suo cuore si ferma.

A malapena pensa mentre si lancia all'inseguimento, Peter che strilla dietro di lui. Un calcio ben assestato fa sì che Moony si stacchi da lui—è troppo forte, lo sa, ma è in preda al panico. E Sirius non si rialza. Il lupo si avventa di nuovo su di loro—ma non sta venendo per loro. Sta venendo per Padfoot. Questa volta James si alza sulle zampe posteriori e lancia i suoi piedi anteriori pesantemente sul petto del lupo, facendolo cadere all'indietro e facendolo cadere su uno degli alberi dietro di lui.

Cazzo.

Cazzo, Remus. Cazzo.

James si volta verso il cane. Non sa cosa fare. Non può tornare indietro, non ancora, non con Moony dietro di lui. Ma è fottutamente inutile da cervo. Si muove in avanti, e vede il lento alzarsi e abbassarsi del petto del cane. E il sangue—riflette nella luce della luna. Lo spinge il più delicatamente possibile, Peter gli corre intorno come un matto. Padfoot geme e poi, lentamente, si tira su.

James quasi piange—anche se non sa come sarebbe da cervo. Ha bisogno di sapere se Sirius sta bene ma non c'è un cazzo di modo per chiederlo e poi, come se avesse sentito i pensieri di James, lui si fa avanti e da una leccata a Prongs. James ride e gli esce un respiro pesante dal naso.

Si voltano verso Moony, rimasto immobile dove è caduto a terra, raggomitolato su se stesso, a leccarsi le ferite. Ringhia quando si accorge che li stanno guardando. James viene strattonato alla gamba e torna a guardare Padfoot. Il cane sostiene il suo sguardo per un attimo prima di fare un cenno con la testa in direzione della Stamberga.

Vuole tornare indietro.

È stato ferito, e chiaramente Moony è arrabbiato per qualche motivo. Ha senso, ma il petto di James soffre ancora un po' al pensiero. Non si erano mai lasciati durante la luna piena. Abbassa lentamente la testa per far capire a Padfoot che ha capito e senza fermarsi il cane nero si allontana nel bosco, zoppicando più di quanto James si senta a suo agio. Una parte di lui vorrebbe seguirlo, ma è troppo presto e non può lasciare Moony da solo.

Così distoglie lo sguardo dal punto in cui Padfoot è scomparso e prende posto accanto al lupo.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



"Merda Sirius," James si sfila da sotto il braccio di Remus mentre entrano nella camera da letto della Stamberga Strillante. Sirius è seduto contro il muro, il lato della camicia intriso di sangue.

"Non è così grave come sembra," dice, la voce roca.

James prende la bacchetta e si inginocchia accanto a lui mentre Peter porta il corpo svenuto di Remus fino al materasso.

"Come sta?" Sirius chiede mentre James gli solleva la maglia per vedere meglio le ferite.

James fa una smorfia. "Ha avuto notti più facili. Almeno sanguina meno di te." Porta la bacchetta su Sirius ma fa una pausa prima di lanciare, cogliendo lo sguardo dell'amico. "Conosco solo Epismendo," dice scusandosi.

Sirius per metà tossisce e per metà ride. "Beh, allora vai, vedi cosa fa."

James da un colpo di bacchetta e osserva come i tre profondi squarci sul fianco di Sirius si riducano leggermente. "Merda," sibila sottovoce, provando di nuovo l'incantesimo, ma ottenendo ancora meno risultati.

"È tutto quello che so."

"Ecco," si avvicina Peter alle loro spalle, sudato per aver riportato Remus alla Stamberga—non erano sicuri che fosse una buona idea portare di nuovo il lupo vicino a Sirius. Solo in caso.

Peter scansa James prima di prendere il suo posto.

Sirius alza le sopracciglia. "Sai cosa stai facendo Pete?"

Lui alza gli occhi al cielo. "Ne so almeno quanto James."

Sirius sorride. "Mi sembra giusto."

Il volto di Peter si contorce per la concentrazione mentre alza la bacchetta, "Ferula."

Le bende escono dalla bacchetta e avvolgono il fianco di Sirius—da sotto il braccio al fianco.

"Bel colpo," James dà una pacca sulla spalla a Peter. "Dove l'hai imparato?"

"Remus, naturalmente," dice lui, cercando chiaramente di nascondere quanto sia contento di ricevere gli elogi di James. "Dove le imparo le cose?"

Come al momento giusto, Remus geme, riportando tutta l'attenzione su di lui.

"Secondo te quanto tempo abbiamo prima che arrivi la Pomfrey?" Sirius chiede mentre si tira giù la maglia insanguinata. James è già dall'altra parte della stanza, Pete ha gettato una vecchia coperta sul corpo di Remus ma James la tira indietro per vedere bene il suo petto e sibila. Sta già diventando blu, lividi su tutta la parte anteriore.

"Hey Peter," sussurra, invece di rispondere alla domanda di Sirius. "Remus ti ha insegnato altri di quei fantastici incantesimi di guarigione?"

Peter si avvicina alla sua spalla, fissando cupo il loro amico e scuotendo la testa. James sospira, lasciando cadere la coperta proprio quando gli occhi di Remus iniziano a spalancarsi. Il ragazzo ansima come se stesse prendendo aria, all'inizio a fatica, e James gli mette una mano ferma sulla spalla per impedirgli di cadere sul pavimento.

"Piano, piano," mormora, mentre il respiro di Remus comincia a regolarizzarsi ma i suoi occhi restano spalancati e frenetici.

C'è un momento di calma quando trova James ma dura appena prima che i suoi occhi scendano verso il sangue sulle sue mani.

"Cosa—" Ma quando tenta di parlare fa una smorfia, il petto gli si stringe, provocando una nuova ondata di senso di colpa in James.

"Mi dispiace," dice. "Io—tu eri un po'..." Non sa come spiegarlo in modo da non far sentire Remus peggio.

"Arrabbiato," gli risponde Peter alle sue spalle, una descrizione che James ritiene più che valida.

In qualche modo gli occhi di Remus si allargano. "T—ti ho fatto male?" E poi, "Padfoot?"

"Sono qui," sbotta Sirius, senza far capire che tutto il suo fianco sinistro è stato sbranato. James quasi ride quando vede che Sirius si è avvolto il mantello dell'invisibilità intorno alle spalle, nascondendo il torso insanguinato. Grazie a Merlino.

Remus annuisce, gli occhi lucidi di lacrime. "Tutto apposto?"

James non sa se la domanda è rivolta a tutti loro o solo a Sirius, non sa se Remus ricorda qualcosa di quello che è successo—di solito non lo ricorda. In ogni caso, Sirius sorride—che sia benedetto.

"Stiamo bene Moony."

Prima che possa passare altro tempo tra loro si sente il rumore distinto di una porta che si apre.

"Merda," James si alza in piedi mentre Peter si rimpicciolisce rapidamente e torna a essere un topo. "Ci vediamo presto va bene Remus?" Dice mentre Sirius lo fa passare sotto il mantello. Non gli sfugge che gli occhi di Remus sono puntati sulle sue mani insanguinate fino al momento in cui scompaiono.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───



Quando tornano in camera c'è silenzio, la fioca luce blu del primo mattino riempie lo spazio. James getta il mantello dell'invisibilità in un angolo e si dirige subito verso il bagno, cercando di non pensare a ciò che sta lavando via mentre l'acqua rossa scorre nello scarico.

Quando rientra nella stanza Sirius sta ispezionando le sue ferite davanti allo specchio, Peter è a faccia in giù sul letto. James si ferma, il respiro di nuovo affannoso alla vista del fianco insanguinato di Sirius, alla consapevolezza che sarebbe potuta andare molto peggio.

Gli occhi di Sirius incontrano i suoi e lui cerca di mantenere un'espressione vuota. "Riuscirai a rimettere quelle bende?"

"Peter lo farà di nuovo, vero Pete?"

Un rumore indistinto proviene da Peter mentre parla nelle sue lenzuola. James sbuffa una risata, sedendosi in fondo al suo letto. Prende in considerazione l'idea di sdraiarsi ma sa che se lo fa non sarà più in grado di rialzarsi.

"Quanto manca alla colazione?" Chiede, troppo pigro per controllarsi.

"Non molto—quindici al massimo," risponde Sirius mentre inizia a guardarsi intorno alla ricerca di una nuova camicia. Con grande disappunto di Remus, Sirius non ha mai imparato a usare il guardaroba. Gli occhi di James trovano i suoi vestiti insanguinati gettati sulla testiera del letto.

"Oi, sbarazzati di quelli prima che torni Moony," dice, guadagnandosi un brontolio indignato mentre Sirius finisce d'infilarsi un maglione pulito in testa. Beh, relativamente pulito.

"Non sono un'idiota sai," dice mentre si dirige verso il letto, legandosi i capelli all'indietro.

James è troppo stanco per reagire, lasciando cadere la testa tra le mani e chiedendosi quanti punti gli toglierà la McGranitt se stamattina rinuncerà a trasfigurazione.

"Era così arrabbiato."

È il tono che fa alzare lo sguardo a James—Sirius è diventato improvvisamente silenzioso, in piedi alla testa del suo letto con la maglia insanguinata tra le mani.

"Non so cosa ho fatto."

La gola gli si stringe. "Non lo sappiamo... Potrebbe essere stato un caso." Ma per qualche motivo non riesce a crederci.

"Non lo so," interviene Pete, dopo essersi girato sulla schiena, "Sembrava focalizzato su Padfoot, non è vero?"

James lo fulmina con lo sguardo. "Sì. Grazie Pete. Davvero utile."

"Ha ragione però," interviene Sirius prima che i due possano iniziare a bisticciare. Sta ancora guardando la maglia tra le mani. "Cazzo, non so davvero cosa ho fatto."

Nessuno di loro parla per un po'. James guarda Sirius nervosamente, battendo i piedi per terra. Ha davvero bisogno di volare cazzo—solo per smaltire l'adrenalina che ancora gli scorre nelle vene. Continua a sentirlo—il lamento di Sirius. Continua a sentire il modo in cui il suo respiro si fa affannoso. Aveva pensato—per un attimo aveva davvero pensato...

"Dai," si costringe a dire, spingendosi in piedi. Tutto il suo corpo protesta, implorandolo di sdraiarsi. "Andiamo prima che la Sala Grande diventi troppo affollata."

Peter geme mentre scivola a malincuore dal letto e si dirige verso la porta, ma Sirius non si muove.

"Hey," dice James dolcemente, avvicinandosi e stringendo la spalla di Sirius. "Non preoccuparti troppo, sì? Moons ti vuole bene."

Vede i muscoli della mascella di Sirius tendersi prima che espiri, annuendo con la testa.

"Sì."

Incendia la camicia tra le mani così rapidamente che quando James si rende conto di ciò che è successo Sirius è già fuori dalla porta.



─── ⋆⋅☆⋅⋆ ───


I Malandrini hanno fatto colazione di nascosto in Infermeria ogni mattina dopo la luna piena da circa metà del primo anno—prima ancora di capire bene cosa stesse succedendo.

All'inizio entravano sotto il mantello dell'invisibilità ma ci hanno rinunciato molto presto. Non riuscivano mai a stare zitti una volta che erano tutti insieme, ed è passato un po' di tempo prima che qualcuno di loro riuscisse a lanciare un Muffliato abbastanza forte da fare la differenza.

A questo punto la Pomfrey l'ha accettato e basta. Segretamente James pensa che sia contenta—contenta che Remus non sia solo. Non è così spaventosa come finge di essere.

"Buongiorno Poppy," dice Sirius allegramente, due piatti levitanti impilati con i resti della colazione lo seguono in Infermeria.

"Signor Black," dice lei stancamente, la grande stanza è vuota a parte un letto con le tende tirate intorno. "Fate silenzio per favore, non si è ancora alzato."

Sirius lancia a James un'occhiata nervosa da sopra la spalla. È una cosa insolita. Di solito Remus non vede l'ora di andare a lezione.

"Come sta?" James si ritrova a chiedere.

Quello che non va in Remus è un'altra cosa che è diventata tranquillamente accettata tra loro. Tecnicamente non sa che loro lo sanno ma... Beh, lei non è un'idiota.

Il suo volto è cupo. "È in pessime condizioni, le peggiori da un po' di tempo—qualche costola fratturata, clavicola incrinata, brutti lividi."

James indietreggia, ricordando vividamente la sensazione del lupo sotto i suoi piedi.

"Quanto manca finché esca?" Sirius chiede, quando James non riesce a far funzionare di nuovo la lingua.

"Almeno non prima di stasera—vorrei tenerlo fino a domani mattina ma credo che potrebbe staccarmi la testa a morsi se glielo proponessi."

C'è un attimo di silenzio prima che lei lo rompa facendo un cenno verso il letto. "Andate, vedete se riuscite a fargli mangiare qualcosa. Ma siate gentili con lui stamattina."

"Sì signora," Sirius la saluta, ma il sorriso sul suo volto sembra forzato.

James è solo un po' sorpreso quando tirano indietro la tenda e trovano Remus seduto dritto nel letto, un'espressione di attesa sul volto. Evidentemente li stava aspettando—senza dubbio fingendo di dormire per evitare che la Pomfrey si agitasse.

Sembra pallido e giovane nel suo pigiama blu. Ha degli anelli scuri sotto gli occhi, e nuovi graffi sul viso.

"Hey Remus," dice Peter con allegria mentre prende una sedia. James fa lo stesso dall'altra parte mentre Sirius si siede ai piedi del letto.

"Abbiamo tutti i tuoi piatti preferiti," Sirius abbassa il piatto sulle ginocchia di Remus che però lo guarda appena.

"Non ho fame," borbotta, passandolo sul comodino. I tre si scambiano un rapido sguardo.

"Dai Remus," incalza Peter, stringendo un po' troppo forte il proprio piatto. "Neanche la pancetta?"

Remus si limita a scuotere la testa—il gesto è netto, deciso. Si rivolge a James. "Che cosa è successo?"

James torna a guardarlo e poi abbassa lo sguardo sul suo piatto, spingendo le uova in giro per un attimo, giusto per guadagnare tempo. "Niente di particolare—"

"James."

James fa una smorfia, costringendosi ad alzare di nuovo lo sguardo. "Beh..." Inizia, deglutendo, la gola gli sembra improvvisamente carta vetrata. "Non ne sono molto sicuro a dire il vero."

"Le tue mani," Remus sta praticamente sussurrando ora, gli occhi grandi come il piatto di James. "Le tue mani erano coperte di sangue. Quindi ho bisogno che tu mi dica cosa è successo. Ho bisogno che tu mi dica la verità. E ho bisogno che tu me la dica adesso." Con quel tono di voce non si può discutere.

James annuisce, espirando con forza. "Sì, okay Moony." Mette da parte la colazione, passandosi una mano tra i capelli—un tic nervoso. "Senti, è come ha detto Pete. Ti—ti sei un po' arrabbiato."

Remus deglutisce visibilmente. "Arrabbiato," ripete. "Hai detto che non ti ho fatto male?"

"Non l'hai fatto," non riesce a trovare un modo per migliorare la situazione. Per impedire a Remus di sanguinare per questo. "Tu—quello—" I suoi occhi guizzano nervosamente verso Sirius e poi di nuovo verso di lui. Ma per Remus è sufficiente. Avrebbe dovuto saperlo meglio.

Remus gira la testa, in qualche modo impallidendo. "Ti ho fatto male?"

Sirius sorride. Troppo grande e troppo luminoso, ma Dio James lo ama per averci provato. "A malapena. Senza offesa Moony, ma sei un lupo mannaro di merda."

"A dire il vero, ha uno svantaggio," interviene James.

Sirius inarca il sopracciglio. "Come l'hai capito?"

"È difficile avere paura di un ragazzo quando sai che si piega i pantaloni."

Sirius abbaia così forte che James si aspetta quasi che si trasformi di nuovo in Padfoot. Ci vogliono diversi rantoli soffocati prima che riesca a dare una risposta coerente, "Abbastanza giusto," ansima.

"Ti ho fatto male?" La voce di Remus taglia la stanza come un coltello affilato. Tutta la brevità è stata risucchiata dall'aria. L'espressione di orrore non ha abbandonato il suo volto, i suoi occhi sono larghi ed esigenti.

"Moons," dice Sirius alla fine, sorprendente dolce. "Sto bene, guarda," allarga le braccia, sorridendo.

"Io—" Ma le parole non riescono a uscire dalla bocca di Remus, la apre e la chiude più volte prima di arrendersi.

James può vedere i piccoli contraccolpi nelle sue spalle, come se il respiro gli si bloccasse in gola. Gli ricorda il modo in cui si sente prima che la pelle si apra e il lupo scivoli fuori.

"Hey," Sirius si sposta in modo da essere proprio di fronte a lui, le mani sulle sue spalle. "Remus—Remus? Guardami okay? Respira con me, dentro e fuori." Sirius inspira lentamente, conta fino a tre e poi espira. "Forza Moons," il suo sguardo è intento, senza mai vacillare. "Con me okay? Dentro," uno, due, tre. "Fuori," uno, due, tre.

Lentamente, i respiri di Remus si allungano, fino a quando non si adeguano esattamente a quelli di Sirius. Nessuno dei due parla per un po', limitandosi ad ascoltare il respiro dell'altro.

"Stai bene?" Sirius li fa uscire dalla trance in cui erano caduti, le mani ancora sulle spalle di Remus.

Remus annuisce. "Cazzo Sirius mi—mi dispiace tanto. Non—"

"Hey," Sirius alza una mano per fermarlo. "Non devi scusarti. Davvero, dico sul serio, croce sul cuore che James potesse morire."

"Oi!"

Sirius gli sorride sopra la testa di Remus mentre il biondino lascia uscire un respiro che potrebbe essere vicino a una risata.

"Okay?"

Ma Remus non risponde subito, e James vede le sue mani strette nelle lenzuola, le unghie che scavano nei palmi.

"Sirius—"

"Dico sul serio, sto bene. Non è vero Prongs?"

"Un po' un'idiota, ma a parte questo, sì, al top," James sorride in un modo che spera non tradisca l'ansia che ancora gli vortica nel petto.

"Visto?" Sirius dice con enfasi. "Anche Peter è d'accordo, vero Pete?"

Peter annuisce vigorosamente. "Sì. Uh-huh. Decisamente un'idiota."

Sirius si allunga per scuotergli la testa, ma Peter è troppo veloce, sghignazzando mentre si scansa.

Remus scuote la testa, strofinandosi il viso con le mani. "Siete tutti dei cretini," ma la sua voce suona densa e non così pungente come senza dubbio intendeva fare.

"Su questo non ci piove," dice Sirius.

"È una valutazione molto accurata," concorda James.

Remus abbassa le mani, tirando su col naso anche se i suoi occhi sono asciutti. "Okay."

Sirius inarca le sopracciglia. "Okay?"

Remus si limita ad annuire, un'aria incredibilmente stanca mentre si accascia sui cuscini.

"Eccellente," dice Sirius, un'espressione eccessivamente brillante—sforzandosi troppo. James spera che Remus sia troppo stanco per notarlo, ma ne dubita. "Ora possiamo tornare a fare colazione!"

"Io non—" Ma il piatto di cibo è già stato fatto levitare dal comodino alle ginocchia di Remus. Lui alza gli occhi al cielo ma non si preoccupa di opporsi, mangiando con poco entusiasmo un pezzo di pane tostato.

La pausa nella conversazione permette a James di rendersi conto di quanto sia stanco anche lui, quasi si strozza con le uova mentre cerca di deglutire e sbadigliare allo stesso tempo. A giudicare dalla luce che entra dalle finestre non hanno molto tempo prima di trasfigurazione e James pensa di nuovo di saltare.

"Pensi che sia stato forse a causa del nostro piccolo litigio nel dormitorio?" Sirius dice all'improvviso, facendo trasalire tutti.

Lui non li guarda, gli occhi sono molto determinati sulla sua colazione, il tono è molto determinato e disinvolto. James geme internamente. Vuole davvero farlo adesso? Adesso? Sono appena riusciti a convincere Remus a lasciarsi andare.

"Io—cosa?" Remus balbetta, lasciando cadere il pezzo di pancetta che stava per arrivare alla bocca.

Sirius alza le spalle, masticando pensieroso. "Mi sono solo chiesto, sai, se forse ti sei arrabbiato con me da Moony perché ti sei arrabbiato con me da Remus?"

Remus sbatte le palpebre e James combatte l'impulso di dare uno schiaffo alla nuca di Sirius.

"Io—io non sono arrabbiato con te Sirius," dice infine Remus, cautamente.

"Ma lo sei stato un po', sì? Sul fatto che io sia troppo protettivo o altro," dice agitando le mani con leggerezza. "Mi chiedo solo se è per questo che anche Moony era incazzato anche con me?"

Qualcosa si accende sul volto di Remus per un secondo prima di spegnerlo. È bravo in questo, a trattenere le cose. Probabilmente a James non sarebbe sfuggito se non fosse che l'aveva già visto prima—nella Sala Comune, prima che scendessero in Infermeria. Come se stesse soffrendo.

Il cervello di James ci mette un secondo.

"Sì," dice Remus lentamente. "Sì forse."

Ma poi...

"Credi?"

Remus annuisce. "Sì, deve essere così. Ma io non—non stavo proprio—"

James guarda tra i suoi due amici.

Remus sospira, pizzicandosi il ponte del naso. "Quello che sto cercando di dire è, non sono arrabbiato. Non più, okay?"

Sirius sorride. "Bene. È un bene."

Ha senso, pensa James con pietà mentre guarda l'amico tornare alla sua colazione, incerto su come non l'abbia capito prima. Certo che Remus era arrabbiato.

Gli piace Mary.



⁺₊ ☾⋆⁺₊

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