Pov's Carlotta
Tornammo in casetta ed io, insieme anche a Christian e Mattia, cercai di stare il più vicino possibile a Guido, che stava abbastanza giù di morale.
Il motivo? Le critiche di Raimondo e Veronica. L'avevano davvero toccato e per questo voleva parlare urgentemente con la Celentano per discutere del suo percorso.
Purtroppo però le cose non andarono come aveva immaginato, difatti la maestra gli aveva chiesto di radunare tutti i ballerini e portarli con se allo studio.
Per questa causa io, Sere e Matti, che ci eravamo già messi il pigiama, fummo costretti a vestirci.
Mi misi come mio solito un top e una culotte, indossando poi questo outfit al di sopra:
Non si poteva mai sapere. La Celentano era imprevedibile e avrebbe potuto farci ballare anche a quell'ora, quindi meglio stare comode.
Sopra poi ci misi questo giubbotto:
Che in realtà era di Alex, ma l'avevo preso in prestito senza il suo consenso, ovviamente.
Poi uscì fuori e mi infilai queste scarpe:
E insieme a gli altri ballerini, andai agli studios.
✰
<<spero però cheee>> cercò di dire Guido.
<<non sia niente di brutto>> affermò al suo posto Dario, vedendolo un attimo in difficoltà.
<<no, infatti>> rispose il biondo.
<<buona sera>> salutai la maestra appena fui entrata, seguita poi dai miei compagni.
<<buona sera>> ci salutò di rimando, mentre noi tutti ci posizionavamo gli uni di fianco agli altri, di fronte ad essa. Io ero fra Mattia e Dario, mentre Guido era di circa cinque passi avanti rispetto a tutti noi.
<<allora ragazzi. Guido ha chiesto di parlarmi, okay? -noi tutti annuimmo- Ma siccome io non ho segreti, non ho nulla da nascondere e non sono né mamma chioccia, né papà chioccia, e quindi ho lo stesso trattamento per tutti, voglio che tutti ascoltiate quello che diremo qua>> spiegò e noi annuimmo in silenzio religioso.
<<quindiii....Guido>> continuò.
<<si>> affermò il ballerino classico.
<<dimmi>> rispose la Celentano.
<<penso che anche lei volesse parlarmi e volevo anche dare un po' il mio pensiero fino ad adesso di quello che è il mio percorso. E volevo prima di tutto sapere cosa ne pensa lei di quello che sto facendo e che ho fatto finora. Inoltre volevo esprimermi su come penso che io stia andando>> disse impacciatamente.
Era inevitabile in ansia, ma stava sbagliando. Se io avessi dovuto parlare con la mia maestra prima di tutto mi sarei fatta un idea chiara di quello che avrei dovuto dirle e di come mi sarei dovuta esprimere e poi avrei richiesto un confronto per parlarne. Lui, invece, si stava impappinando con le parole, lasciando intendere di aver agito di impulso.
<<si. Prima di dirti quello che penso io, vorrei che prima mi dicessi quello che pensi tu>> replicò lei.
<<allora io fino ad adesso non mi sono mai sentito soddisfatto, proprio zero, e non penso che sia uscito il....cioè non mi sento fiero di quello che sto facendo fino ad adesso e non penso che sia uscito qualcosa dove io sia uscito bene>> rispose sempre in modo esitante.
<<inoltre avendo avuto dei commenti non positivi ho riflettuto anche su quello che io sto facendo e quello che posso sembrare alle persone che mi guardano, che siano competenti o non competenti e quindi stavo pensando se è su un quello che faccio o su come lo faccio o su entrambe o su come io vado a...il modo del lavoro, che penso sia una delle cose che devo migliorare, tra tante, è quello che non è classico. Anche nel classico, ovviamente, ma soprattutto in quello che faccio nel contemporaneo, modern o quello che ho fatto fine ad adesso per lo meno, che penso venga visto dagli altri come una mia lacuna>> continuò.
Nel frattempo il mio sguardo slittava da lui alla Celentano, dalla Celentano a lui.
<<la cosa che mi ha fatto pensare di più è stato che io prima di entrare qui...cioè io non vedo per me un futuro nel classico>> boom. Aveva lanciato la bomba, difatti lo sguardo della Celentano era appena cambiato radicalmente.
<<cioè il mio sogno sinceramente non è ballare don chisciotte in una compagnia. Non mi vedo di fare questo, forse cinque anni fa si, adesso non proprio. Quindi sentirmi dire questo mi fa riflettere tanto alla fine, anche perché prima di entrare qua la vivevo così e veniva ricevuta in questo modo dalle persone con cui lavoravo. Invece, penso che qui vengo visto come il ballerino classico, perché quest'ultimo mi viene meglio rispetto agli altri stili. E questa cosa non mi dispiace, ma comunque mi fa riflettere molto su me stesso come ballerino. E volevo esprimere semplicemente questa cosa a lei, poiché penso che: sia giusto che lei sappia questo mio pensiero su questa cosa>> concluse.
<<si sì>> affermò la maestra.
<<allora guarda, io ti dico chiaramente che il tuo percorso qua, da quando sei entrato, non è per niente buono>> iniziò, nel mentre io mi leccai il labbro inferiore.
Continuò a parlargli per un altra manciata di minuti, finché non gli fece vedere la sua esibizione in don chisciotte.
Successivamente, dopo aver commentato il ballo fatto da Guido, si rivolse a Mattia.
<<queste sono le tue testuali parole, è gravissimo secondo me. "Qui è televisione. Qui ci sono questi meccanismi. Devono fare questi meccanismi">> disse, mentre io rivolsi il mio sguardo a Mattia, per poi farlo tornare sulla maestra.
<<cioè i professori devono fare questi meccanismi>> affermò subito dopo.
<<no no>> cercò di dire il mio compagno, ma la Celentano non lo lasciò parlare continuando a dire la sua.
<<ma allora io mi chiedo no, ma cosa venite a fare qua, Mattia, se pensate che sia tutto finto, statevene a casa>> dichiarò abbastanza arrabbiata.
<<però poi vi piace quando la gente vi osanna, urla il vostro nome e poi vi guardate sui social, dando importanza a cose poco importanti in questo momento. Adesso non voglio sentire scusanti, non sono venuta qua per fare un dibattito con voi, sono venuta qui per dirvi quello che penso, questa è una mancanza di rispetto, Mattia, e se lo pensate tutti...andatevene tutti a casa, perché è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti quelli che lavorano qua dentro, non solo noi professori, che fanno i meccanismi. Ma secondo voi io adesso sto facendo dei meccanismi o vi sto parlando e sto dicendo quello che penso veramente di voi>> continuò.
<<è troppo facile dirvi che siete bravi, buoni, dotati, meravigliosi, "come hai ballato bene", ma funziona in questo modo! Uno, perché non è così, per nessuno tranne, forse, Carlotta che si salva un po', ma comunque siete tutti alunni e c'è sempre da imparare>> sostenne.
Sorrisi leggermente, anche se da sorridere c'era poco, dato il discorso e anche il mal di testa che iniziava a farsi sentire, facendomi seguire a malapena ciò che la maestra disse dopo.
<<se non funzionate, come non mi funziona Serena per certe cose o Christian per altre o Dario o Mattia o Carola, non mi funzioni neanche tu -si riferì a Guido->> sentii dire dalla Celentano ad una certa. Il mio nome, però, non lo disse e ciò mi fece pensare che si fosse dimenticata di me.
<<ovviamente Carlotta non la dico, perché lo vedete tutti che, è quella che si è buttata in più stili e ha dimostrato di funzionare in tutti, tranne un po' nel sensuale dove deve lavorarci di più, ma per il resto siete tutti consapevoli delle sue doti>> spiegò e vidi con la coda degli occhi i miei compagni annuire e rivolgermi un piccolo sorriso.
Ricambiai, anche se forzatamente. Non mi piaceva essere elogiata in situazioni come queste. Era brutto per i miei compagni, ed io mi sentivo in disagio.
<<punto. Questo è il discorso. Sappiate che io non faccio favoritismi a nessuno, ma semplicemente riconosco il talento, le potenzialità, ma soprattutto l'impegno e il duro lavoro. Quindi non è che Serena non mi sto simpatica e allora la critico, mentre Carlotta si e le faccio i complimenti, no! Non vado a simpatia io. Non me ne frega nulla della simpatia. Io guardo quello che producete, guardo come vi comportate, guardo come studiate e vi guardo tutti i giorni, a tutti. Questa per voi è una crescita. Con questo vi saluto, ci vediamo la prossima volta>> concluse, ma Guido, non avendone abbastanza, replicò con una frase che fece tornare sull'attenti la Celentano.
Io sinceramente non ascoltai molto, il mio mal di testa stava aumentando di minuto in minuto e l'ultima cosa che mi importava era sentire per la milionesima volta la stessa cosa, dato che Guido ripetette solo quello che aveva già detto all'inizio.
<<qui ci sono i confronti>> iniziò la Celentano dopo aver sentito, nuovamente, il parere del suo alunno.
<<qui ci sono le sfide. Qui devi ballare don chisciotte anche se sei freddo. Lo sappiamo benissimo che non è il top, no? Ma l'hanno fatto tutti prima di te, sono vent'anni che lo fanno. Perché tu non lo dovresti fare? Oppure giustamente, giustamente perché io capisco, so di cosa stai parlando e capisco che fare don chisciotte a freddo è tremendo, ma parla. Parlate tanto quando non dovete parlare e quando, invece, lo dovete fare non parlate. Svegliatevi, vi dovete svegliare. Perché non avete sedici anni, ne hai ventidue e l'hai anche ripetuto. "Ma io ho ventidue anni e vengo trattato come un allievo->> continuò.
<<ma non l'ho detto così>> la interruppe il biondo.
<<eh no, no, no, Guido, l'hai detto>> replicò quasi urlando.
<<si, ma non l'ho detto così. È una questione diversa>> cercò di dire.
<<non l'hai detto così, ma guarda che non è tanto il tono che conta, è quello che si dice>> puntualizzò la donna.
<<a me i modi, a me i modi>> disse due volte, cercando di farsi ascoltare dalla propria insegnate, che però gli parlava sopra.
<<tu hai detto: "io ho ventidue anni e vengo trattato come un ragazzino di sedici anni">> replicò la maestra.
<<si. Per me è il modo, cioè>> riuscì a dire lui, prima di essere interrotto dalla Cele.
<<qui sei allievo, poi a ventidue anni o a sedici anni poco importa. Quello che conta è se funzioni se no, ragazzi, a casa>> affermò lei.
<<sono consapevole del fatto di aver fatto uno step del genere e che comunque ho avuto l'opportunità di entrare qua dentro>> rispose il ragazzo.
<<scusami un attimo Guido, scusami se ti interrompo, ma voglio dire che con quello che ho detto io non vi sto intimando a non parlare, voi dovete dire quello che pensate, il vostro pensiero e dovete essere voi stessi>> iniziò.
<<come noi siamo noi stessi, al contrario di quello che pensa Mattia e qualcun altro, voi dovete essere voi stessi e avere il coraggio di dire sempre quello che pensate, assumendovi poi la responsabilità delle vostre parole e di quello che fate, ciò significa essere un po' più maturi. Questo è il mio consiglio>> continuò.
<<avremo modo di parlare ancora, Guido. Però questo è il succo>> concluse.
<<si sì, assolutamente, grazie>> rispose il biondo.
<<buona serata>> replicò la Celentano.
<<a lei>> affermò in risposta Guido.
<<arrivederci>> dissi insieme a gli altri, mentre Dario mi prendeva per mano, notando il mio stato.
Il mal di testa era peggiorato, ed io non vedevo l'ora di filare a letto e farmi un bel riposino. Ne avevo proprio bisogno.
𝐧𝐨𝐭𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Che ne pensate? Vi piace questo capitolo? Come la pensate? Siete d'accordo con la Celentano?