Backstage|| Hell Raton.

By itsluceeeeeee

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Non tutte le storie sono destinate a durare in eterno, ma qualcuna forse sì. Jenny è tornata da Los Angeles... More

Prologo.
Cap. 1
Cap. 2
Cap. 3
Cap. 4
Cap. 5
Cap. 6
Cap. 7
Cap.9
Cap.10
Cap. 11
Cap. 12
Cap. 13
Cap. 14
Cap.15
Cap. 16
Cap. 17
Cap. 18
Cap.19
Cap. 20
Ciao!

Cap. 8

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By itsluceeeeeee


- E questo cosa dovrebbe rappresentare? – risi piuttosto sguaiatamente. Un paio di sguardi truci mi si puntarono addosso mentre, noncurante, continuavo a passeggiare lungo la galleria. Il mio braccio era stretto attorno a quello del mio accompagnatore, Thomas, mentre camminavamo assorti lungo i corridoio gremiti di tipi piuttosto appariscenti che ammiravano opere alquanto inusuali.

Thomas mi rivolse un sorrisetto fugace e, voltando leggermente il capo, si abbassò contro il mio orecchio – mi crederesti se ti dicessi che non ne ho idea? –

I suoi amici, nei quali non avevo ancora avuto il piacere di imbattermi perché probabilmente troppo amalgamati in mezzo alla folla di folte barbe curate e occhiali dalla montatura bizzarra, avevano affittato un ampio salone completamente bianco seppur la vernice fosse sbeccata in alcuni angoli delle mura, e, dai racconti del mio compagno, avevo dedotto che in pochissimo tempo avessero trasformato l'immobile piuttosto mal ridotto in un'esposizione non troppo raffinata delle loro opere d'avanguardia. Mi sarebbe piaciuto potermi perdere nelle linee sconnesse di quei pezzi peculiari, apprezzarne l'estro e la modernità, tutta via l'unico luogo di cui non sembravo trovare l'uscita era l'ingorgo di corridoi in cui eravamo capitati.

- Vuoi davvero farmi credere di non sapere nemmeno minimamente cosa stiamo guardando? – domandai divertita – voglio dire, siamo qui da più di un'ora! –

Thomas scrollò le spalle, divincolò il braccio dalla mia stretta per poi adagiarlo sulla mia vita e mi attirò più vicina al suo fianco – sono così sorpreso che una donna cosmopolita come te non apprezzi l'arte moderna – mormorò ironico.

- Oh l'apprezzo eccome – feci, fingendomi stizzita – ho visitato tutti i musei più importanti e sono stata invitata al Met Gala per cinque anni di seguito – aggiunsi gonfiando il petto, fingendo un'aria altezzosa che non mi apparteneva affatto, ma che riuscivo ad improvvisare benissimo. Non ne andavo per niente fiera – infatti mi chiedo perché nessuno mi abbia ancora riconosciuta qua dentro – continuai, poi lo guardai negli occhi e scoppiai in una fragorosa risata.

Lui si avvicinò al mio viso, poi alzò il mento e le sue pupille si mossero velocemente lungo il salone – li vedi quelli laggiù? – chiese, puntando velocemente l'indice in un angolo dietro alle mie spalle – ci stanno fissando da quando siamo entrati – mi voltai e scoccai la lingua sul palato costatando che, mio malgrado, aveva ragione. In effetti un piccolo gruppo di ragazzi ci stava osservando con aria assorta e il busto inclinato nella nostra direzione, come se fossero pronti a fuggire talora qualcuno li avesse sorpresi a prestarci fin troppa attenzione.

- Posso assicurarti che almeno il novanta percento dei figli di papà che si trovano qui dentro sappia chi sei e abbia resistito alla voglia di venirti a chiedere una foto – dichiarò – fingono solo di essere troppo esclusivi per ammettere di ascoltare qualcosa di diverso dalla musica jazz –

Stizzita, alzai gli occhi al cielo – non credevo che le mie canzoni potessero essere motivo di vergogna –

Thomas poggiò entrambe le mani sulle mie spalle e sorrise. Solo da vicino riuscii a notare le piccole rughe d'espressione che gli lambivano le labbra quando queste si piegavano, tuttavia sentii la mancanza di un piccolo incavo che spuntava spesso sulla guancia di Manuel e che spesso pizzicavo con delicatezza in un gesto intimo che a nessun altro mi sarei sognata di riservare.

-Non sentirti insicura, i tuoi testi sono davvero profondi – ammise, ma non fui in grado di rispondere poiché il mio cellulare prese a squillare nella tasca del cappotto.

Lo afferrai di getto, tesa poiché non aspettavo nessuna chiamata a quell'ora della sera, ciò avrebbe potuto rappresentare un campanello d'allarme che non potevo permettermi di ignorare.

Aggrottai le sopracciglia in un'espressione di scuse – devo proprio rispondere – dissi – torno subito-

Mi allontanai velocemente, facendomi spazio tra gruppi aggrumati attorno alle opere e ragazzi che sorseggiavano spumante da lunghi calici longilinei, guardandomi attorno con veemenza per scorgere il portone.

Il cellulare smise di squillare non appena afferrai la maniglia, ma giacché mi trovavo ormai fuori da quel groviglio rumoroso, approfittai della quieta notte milanese per appoggiarmi ai mattoni freddi del muro e godermi una sana boccata d'aria. Mi ero sentita soffocare tra le luci fin troppo brillanti e l'atmosfera viziata di profumo al sandalo.

Spalancai le labbra colorate di rossetto e presi un respiro profondo che risanò all'istante i miei polmoni intorpiditi, beandomi del freddo che mi colpiva la pelle pungendomi guance e naso, finché gli occhi non presero a lacrimare leggermente, sconvolti dalla temperatura rigida; proprio in quel momento il mio telefono, ancora stretto nella mano destra prese a squillare di nuovo e mi affrettai a rispondere, alzando un sopracciglio alla vista del numero sconosciuto.

- Pronto? – feci ansante.

- Non sembri star passando una serata troppo piacevole, è successo qualcosa? – riconobbi all'istante la voce calda che parlava dall'altro lato della linea, così mi portai una mano al petto, regolarizzando il fiato e i battiti.

- No Manuel, mi hai solo spaventata – risposi risoluta.

- Ancora la solita abitudine di non leggere il mittente della telefonata? – domandò con una risata.

Mi morsi l'interno delle labbra, combattuta tra le sue allusioni che mi rendevano nervosa e la titubanza nel confessare proprio a lui che, nel tentativo di cancellarlo dalla mia vita, avevo rimosso il suo contatto dalla rubrica. Non mi sentivo pronta ad ammetterlo, così sviai il discorso – non mi aspettavo che mi avresti chiamata, tutto qui –

- Ho un'emergenza creativa. Sai, mentre tu stai in giro a divertirti alcuni di noi sono ancora al lavoro – fece arrogante, tuttavia colsi una nota d'ilarità nelle sue parole così spinose, come se avesse intenzione di accendere un dibattito che sapeva lo avrebbe divertito.

Decisi di non sottrarmi alle sue provocazioni e mi umettai le labbra inarcando un sopracciglio –pensavo di aver ottenuto il tuo benestare, non credevo avremmo lavorato stasera –

Manuel si schiarì la voce – potresti sempre tornare allo studio e risolvere il problema – suggerì.

Io sbuffai tentando di celare un breve sorriso. La sua irriverenza non mi dava sui nervi come avrei sperato.

- Oppure potresti smetterla di tergiversare e spiegarmi il vero motivo di questa telefonata – lo rimbeccai, ciononostante mi rabbuiai al pensiero che quello scambio tagliente potesse giungere al termine così tempestivamente.

Lui prese un respiro – volevo scusarmi per oggi in realtà, sono stato un vero stronzo. Non vorrei che ti rimangiassi la promessa di lavorare insieme –

Scossi la testa, sebbene la sua confessione mi avesse lasciato un sentore di amara delusione. Non sapevo esattamente cosa mi aspettassi di sentire – io mantengo le promesse Manuel – dichiarai – adesso se non ti dispiace dovrei riattaccare –

Manuel mi ignorò, schioccò le labbra e fece silenzio per un istante – la serata sta andando bene? – domandò sommessamente.

- Alla grande –

- Non sembri così convinta. Ti sta trattando bene? –

La sua voce si fece soffice e bassa mentre scoccava quella breve questione che mi colpì al centro dello stomaco come una freccia – Manuel non mi metterò a parlare di queste cose con te –

Immaginai che stesse annuendo, com'era solito fare quando non otteneva il risultato sperato, poiché riprese il discorso solo qualche istante dopo farfugliando un fioco "claro" e concluse la chiamata, con la promessa che ci saremmo visti la sera seguente.

Sarei voluta rientrare all'istante, lasciarmi alle spalle quella telefonata e andare avanti indisturbata con il resto del mio appuntamento, ma qualcosa mi trattenne contro il muro freddo della palazzina.

Davanti a me solo i lampioni accessi, qualche albero e le auto che illuminavano la strada con i loro fari iridescenti. Mi ritrovai a pensare a Los Angeles, a quando una sera poco dopo il mio arrivo ero accoccolata su una chaise longue nel mio terrazzo e, completamente sola, osservavo le macchine sgargianti che affollavano le vie scure.

Sulla pelle sentivo la stessa malinconia e ora come allora, mi domandai se anche Manuel avesse un vuoto grande come una voragine attorno a sé, se gli mancasse il mio corpo caldo nel letto e se di notte, quando il resto del mondo sembrava tacere, anche lui si aggrappasse alla mia immagine.

Feci appena in tempo a portare la mani sopra le tempie e poggiare il mento poco sopra lo sterno per sbuffare prima che il portone d'ingresso si aprisse.

Con la coda dell'occhio notai Thomas; egli guardò alla sua destra, prima di voltare il capo nella direzione opposta e scorgermi. Non volendo che si mettesse a fare domande riguardo lo stato in cui mi aveva trovata fui costretta a ricompormi e mostrare un sorriso sgargiante – sei qui – feci sorpresa.

Lui annuì – non stavi rientrando così ho pensato di accertarmi che non fossi fuggita a gambe levate. Non ti avrei biasimata se lo avessi fatto, sai? –

Mi sforzai di ridere, tuttavia ciò che riuscii a guadagnare fu solo lo spettro flebile di tale rumore.

Thomas si concentrò sul mio volto, scrutandolo con occhi inquisitori e un cipiglio di compassione, come se si aspettasse di dover raccogliere le mie lacrime da un momento all'altro – va tutto bene? – chiese poi.

Io mi avvicinai al suo corpo coperto da un ampio cappotto marrone e, intrecciate le dita ai lembi della sua sciarpa, mi issai in punta dei piedi portando le labbra vicine al suo orecchio – benissimo – sussurrai prossima al lobo decorato da un piccolo orecchino.

Sperai che la mia piccola mossa audace fosse sufficiente a fare leva sui suoi istinti maschili e lasciar perdere le preoccupazioni e mi rincuorai nel constatare di non aver fallito, dal momento in cui il mio accompagnatore mi cinse la vita con il braccio e mi trascinò lontana dal muro – dopotutto potremmo andarcene – propose – vorrei portarti a bere qualcosa, la notte è ancora giovane – aggiunse speranzoso.

Avrei voluto avere la prontezza di accettare l'invito seduta stante, ma la voce spezzata di Manuel rimbombava ancora nella mia testa e sapevo che se non l'avessi assecondata avrebbe continuato a farlo per il resto della serata. Così mi strinsi nella giacca e mi allontanai dalla figura calda di Thomas – veramente dovrei terminare del lavoro allo studio, potresti lasciarmi lì? – chiesi implorante, prima che la sua espressione delusa potesse farmi cambiare idea – prometto che mi farò perdonare. Potresti venire a cena da me domani sera – suggerii.

Lui sorrise repentinamente, uno dei suoi soliti ghigni con la labbra arcuate di lato, e assicurò il braccio attorno alle mie spalle – mh, ci penserò – asserì mentre ci facevamo strada verso l'auto.

****

- Non c'era davvero bisogno che mi accompagnassi fin quassù – dissi mentre, difronte al portone chiuso dello studio, abbandonavo il cappotto sull'attaccapanni.

Thomas bisbigliò qualcosa tra sé e sé, poi le sue mani grandi afferrarono il mio viso. La sua pelle era sempre così fredda e chiara, a contatto con la mia, se la osservavo bene potevo scorgerne le venature bluastre.

- Beh, dovrò pur accettarmi che tutto vada bene prima di lasciarti tra le braccia di un altro – ammise con schiettezza. Io trasalii, spiazzata dalla sua tranquillità davanti ad una situazione così singolare –Thom, non c'è davvero nulla di cui preoccuparsi – borbottai.

Lui scosse la testa, carezzandomi la fronte con le sue ciocche bionde scompigliate – so che state lavorando ad un progetto assieme e so anche che ti sta col fiato sul collo. Può sicuramente darti più aiuto di me – aggiunse, avvicinandosi ancora.

Tentai di prendere tempo, non sapevo se fossi davvero pronta a sugellare quel momento nella maniera che il suo sguardo puntato sulle mie labbra stava suggerendo.

Thomas sembrò accorgersi della mia esitazione poiché piantò un bacio sulla mia fronte e le sue mani mi lasciarono, crollando lungo i suoi fianchi stretti – ci vediamo domani – mi salutò poi, lasciandomi sola.

Mio malgrado mi ritrova a sorridere: la sua galanteria mi aveva sorpresa, così come la sua premura nei miei confronti. Era davvero ciò che mi serviva, qualcuno che fosse pronto a darmi tempo e spazio senza forzare la mano spronandomi ad accettare ciò che non volevo.

Alleggerita da tali pensieri speranzosi aprii la porta della sala di registrazione e, con uno scatto, la serrai alle mie spalle.

Manuelito era seduto alla scrivania e compresi che mi avesse sentita entrare soltanto dal leggero spasmo della sua fronte che si aggrottò – il tuo cavaliere ti ha lasciata andare? – domandò.

Io alzai gli occhi al cielo, recuperando una sedia per piazzarmi di fronte a lui. La sua presenza aveva di nuovo acceso un tumulto nel mio stomaco.

- Era qui fino a poco fa – confessai, afferrando uno degli spartiti sui quali stava lavorando.

- Lo so, ho sentito tutto – fece lui – e così ti sto col fiato sul collo, mh? – si mostrò subito più irriverente, alzandosi di scatto.

- Beh, devi ammettere che è così – lo sfidai, voltandomi per guardarlo negli occhi. Sul suo viso scorsi l'ombra di un piccolo sorriso beffardo.

Manuel si piegò verso di me, adagiando entrambe le mani sui braccioli della sedia – non sembra che la cosa ti disturbi, altrimenti non saresti venuta – spiegò retorico.

- Forse non avrei dovuto – mormorai. In cuor mio sapevo quale piega avrebbe preso quella serata così strana se non mi fossi impegnata a mettere fin al gioco che si protraeva sin dal momento in cui avevo ricevuto la sua telefonata – Manuel, sono qui perché ci tengo a te – iniziai – e ci tengo al nostro progetto, ma Thomas è un bravo ragazzo e...-

- E vi state frequentando, vero? – mi interruppe.

Io annuii solenne – sì, adesso penso sia così –

Manuel serrò le labbra e abbassò il capo, impedendomi di contemplare l'espressione di sgomento che avevo scorto sul suo viso – non pensavo di arrivare a tanto, ma giunti a questo punto penso di doverti delle spiegazioni –

Ciao!

Perdonate il ritardo ma questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere.

In più mi sto affezionando molto al personaggio di Thomas e non capisco se sarà un bene o meno per la storia perché non sapete cosa ho in mente!

Riguardo questo capitolo spero ve lo siate godute perché non avete idea di cosa ho in serbo per il prossimo, motivo di tutta la suspence che ho volutamente lasciato alla fine!

Per avere il continuo al più presto tutto ciò che dovete fare è votare/commentare/seguire la storia se vi va J

Un bacio <3 

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