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Af indigosnostalgia

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Ho ancora lo sguardo basso, rivolto verso l'ร ncora tatuata sul polso di Harry e sorrido. Sorrido alla vista d... Mere

cast
capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20

capitolo 14

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Af indigosnostalgia

L'iPhone di Harry è posato sul comodino alla mia sinistra e non smette di lampeggiare da diversi minuti ormai; qualcuno lo sta chiamando insistentemente da un po', ma essendo in modalità vibrazione, si limita semplicemente a inondare di luce fioca lo spazio circostante.

Non riesco a vedere chi sia il mittente e non posso nemmeno allungarmi per voltarlo sottosopra perché il braccio di Harry è saldo attorno al mio corpo e il comodino si trova dalla parte opposta del letto. Sbuffo rumorosamente perché vorrei spegnerlo e tornare a dormire, fuori è ancora buio.

Harry sembra non accorgersi di nulla e alzo gli occhi al cielo nella speranza che chiunque si trovi dall'altro capo del telefono smetta di chiamare.

Alcuni secondi più tardi, tutto sembra tornare nella quiete di sempre e mi ritrovo persino a sospirare di sollievo, nonostante il silenzio assoluto non arrivi mai perché fuori piove e il suono si riverbera nello spazio circostante.

Chiudo nuovamente gli occhi e Harry mi si muove accanto, mormorando qualcosa che però non comprendo; indossa le maniche corte, ma sotto le coperte il tepore è tale per cui io non senta freddo. Basterebbe comunque Harry a scaldarmi la pelle.

Si muove di nuovo e il suo braccio si sposta tanto che la mano mi finisce sullo stomaco, a diretto contatto con la mia di pelle; Harry non indossa gli anelli.

Non mi riaddormento realmente, resto semplicemente in uno stato di dormiveglia, cullata dal respiro lento e regolare di Harry che mi soffia vicino al viso; nella mia testa continuano ancora adesso a risuonare le parole di Evan e di mio padre, nonostante siano passate quasi tre settimane dal nostro incontro.

Con Evan non parlo da un po', almeno non da quando gli ho chiuso il telefono in faccia anche solo per aver pensato di potermi fare una ramanzina per essermi comportata come una bambina viziata. È Matt che intercede per entrambi, ma non mi interessa nemmeno più di tanto: non ho nessuna voglia di sapere dove sia mio padre e tanto meno quello che Evan possa pensare di tutta questa situazione.

L'iPhone di Harry emette un trillo così rumoroso e fastidioso che sussulto e persino Harry sembra destarsi, tornando al mondo reale solo per maledire quell'affare al quale ha affibbiato una suoneria tanto brutta e spacca timpani a quell'ora del mattino.

Si volta solo per cercare il telefono a tentoni, rischiando persino di farlo cadere dal comodino mentre lo tasta per silenziarlo; sbuffa, poi si volta e torna ad abbracciarmi, nascondendo il viso tra i miei capelli. Mormora quello che interpreto essere un semplice buongiorno, ma la voce di Harry è tanto assonnata e ovattata che non ne sono poi così sicura.

«Che ore sono?» Glielo chiedo dopo qualche secondo e Harry replica prima con un sospiro, poi si sposta leggermente per lasciarmi libera nei movimenti.

Ha gli occhi chiusi e so bene che vorrebbe restare a dormire, però socchiude appena un occhio, lanciando uno sguardo al cellulare, emettendo subito dopo un verso carico di frustrazione.

«Le otto» replica in un sussurro. «Possiamo tornare a dormire?» Harry si copre il viso con il braccio ed io trattengo un sorriso, alzandomi però dal letto.

«No, non possiamo.» Gli do un leggero pizzicotto al braccio e di nuovo Harry mormora qualcosa di incomprensibile perché le labbra sono nascoste.

«Io credo invece di sì.» In un movimento fin troppo repentino perché possa accorgermene, mi afferra il polso tirandomi verso il basso e facendomi atterrare inevitabilmente sul suo petto, lunga distesa su di lui e con solo il piumone a dividerci.

«Harry!»

Il suo petto lo sento vibrare, ma continua a tenersi un braccio sul viso, mentre l'altro prende ad accarezzarmi la schiena su e giù; chiudo gli occhi, arrendendomi e posando la mia guancia in corrispondenza del suo cuore.

Harry solleva il braccio dopo un tempo apparente infinito e le sue labbra le sento posarsi sulla testa; non ci alzeremo mai perché Harry alla fine mi avvolge la schiena con entrambe le braccia. Forse però non mi importa nemmeno più di tanto.

La sveglia suona poi una seconda volta, come se fosse stata impostata di proposito per ripetere l'allarme dopo un periodo di tempo ben preciso; Harry si allunga nuovamente per spegnerla e di conseguenza riesco ad alzarmi leggermente, puntellandomi sul suo petto e lasciandogli così un bacio sulla punta del mento, solo per alzarmi definitivamente dal letto.

Non ho idea di dove siano finite le mie scarpe, ma i calzini pesanti che indosso mi tengono ancora abbastanza caldo, tanto che lo sbalzo di temperatura del pavimento non mi disturba.

«Qualcuno ti ha chiamato questa mattina, più di una volta.» Glielo dico uscendo dalla stanza per dirigermi semplicemente in cucina, indossando nel mentre il maglioncino che Harry si è tolto e posato sulla sedia la sera prima.

Ho voglia di caffè ed è proprio quello che mi accingo a fare mentre Harry, seduto sul letto con il piumone ancora arrotolato tra le gambe, controlla minuziosamente il telefono.

Devo alzarmi in punta di piedi per raggiungere la scatola di latta nella quale Harry conserva il caffè e non so per quale motivo si trova sempre sulla mensola più alta, dove Harry non ha nessun problema nell'arrivare; questo si aggiunge ovviamente l'odio che provo nei confronti della sua macchinetta.

La tazza ricolma me la porto dietro, sedendomi sul bordo del tavolo, dando le spalle alla porta della cucina solo perché dall'altro lato si trova la finestra che dà sul viale sotto di noi. C'è vento oggi e mi rendo conto di stare dondolando i piedi quasi a tempo, mentre osservo le fronde degli alberi oscillare al mio stesso ritmo; ho legato i capelli in una coda piuttosto alta e le punte mi solleticano il retro del collo.

Nemmeno mi accorgo di Harry dietro di me, tanto che sussulto quando mi lascia un bacio appena sotto l'orecchio; indossa ancora le maniche corte. Anche lui sbuffa quando si accorge del tempo fuori casa; la sua auto è ancora dal meccanico e nessuno sembra sapere quando potrà tornare a utilizzarla. È quasi sempre Liam ad accompagnarlo in università ed è chiaramente infastidito dal dover dipendere da qualcuno.

Riaccende in fretta la macchinetta del caffè solo per tornare nuovamente verso di me, insinuandosi tra le mie gambe e passandosi una mano tra i capelli più spettinati del solito.

«Era Louis.» Mormora, riferendosi al mittente della chiamata; annuisco, intrecciandogli le mani intorno al collo per tirarmelo più vicino.

«E perché Louis chiama alle cinque di giovedì mattina?» Harry trattiene un sorriso, baciandomi le labbra quasi a scusarsi per l'ora in cui l'amico ha deciso di telefonare.

«Perché a quell'ora va a correre e crede che tutti si alzino di conseguenza» la sua voce è ancora piena di sonno. «Mi dispiace che ti abbia svegliato, solitamente non me ne accorgo nemmeno.»

«È successo qualcosa?» Harry scuote la testa.

«No, certo che no» soffoca poi uno sbadiglio. «Voleva solo sapere se mi andasse di bere qualcosa domani sera. Ci saranno tutti e vuole che venga anche tu.» Ora mi dà le spalle per prepararsi il caffè; lui sembra non aver paura di quella macchina infernale.

«Che cosa succede domani sera?» Glielo chiedo confusa perché non mi sembra di averli mai visti tutti insieme senza una ricorrenza specifica.

Harry si volta nella mia direzione regalandomi uno di quei sorrisi dove la fossetta sulla guancia gli compare per un breve saluto; non so se si trovi lì per prendermi in giro perché ho dimenticato qualcosa o solo perché la mia curiosità in realtà lo diverta.

«È il mio compleanno.» Replica semplicemente, stringendosi poi nelle spalle; io sbatto le palpebre, invece.

«Davvero?» Harry mi sposta una ciocca di capelli dal viso prima di annuire. «Perché non mi hai detto che è il tuo compleanno?» La sua mano mi sfiora la coscia.

«Perché non è nulla di importante.»

«Sì che lo è.» Incrocio le braccia al petto e Harry sospira.

«Non lo è, Foster» ripete con voce pacata. «Non m'interessa festeggiare il mio compleanno.» Aggiunge, prendendo finalmente un sorso di caffè.

«Non ti ho nemmeno comprato un regalo.» Harry sorride e quando gli rivolgo un'occhiataccia, si stringe semplicemente nelle spalle.

«Non voglio nulla» me lo dice in un misero sorriso. «Ho tutto quello che mi serve. Vieni solo con noi, va bene? Mi basta questo.»

Probabilmente mi sta persino pregando con lo sguardo perché io non sono propriamente convinta della sua affermazione, nonostante le senta eccome le guance colorate di rosso; annuisco dopo qualche istante, lasciandolo libero di poter fare colazione.

Io resto invece seduta sul bordo del tavolo, osservandolo mangiare i suoi cereali e rendendomi conto che in questo preciso momento, mi sento al sicuro da tutto e da tutti.

Mi sento a casa.









Spengo la luce del bagno per chiudermi poi la porta alle spalle e percorro il corridoio a recuperare la borsa e la giacca dallo schienale del divano; non imparerò mai ad appendere entrambe le cose accanto alla porta.

Busso in fretta a quella di Harry, con i tacchi che echeggiano per qualche secondo lungo tutto l'atrio; la voce di Harry mi arriva ovattata dall'interno e spingo la porta in avanti. La luce in corridoio è accesa, Harry invece si trova in camera da letto, in procinto di chiudere l'anta dell'armadio; mi sorride e non nasconde certo lo sguardo lanciatomi per studiare con attenzione ciò che indosso.

«Sei pronto?» Glielo chiedo schiarendomi la voce e sedendomi sul bordo del letto; Harry indossa un maglione sopra le sue solite maniche corte e si avvicina solo per abbassarsi e lasciarmi un veloce bacio sulla guancia.

«Quasi.» Replica, sparendo nel bagno appena lì accanto.

Sullo schermo del mio iPhone compare un messaggio da parte di Evan. Dall'anteprima riesco solo a leggere che vuole parlare con me, ma lo ignoro. Ci penserà Matt a riferire ciò che vuole tanto sapere.

Harry torna nella stanza solo dopo essersi arrotolato tra i capelli quella che sembra essere una bandana, in netto contrasto con il verde dei suoi occhi; il parka lo tira fuori dall'armadio, indossandolo in fretta prima di porgermi la mano. Anche il suo telefono squilla e deve essere Zayn che lo avvisa di scendere in strada e persino di muoverci, ché non ha nessuna voglia di girare in tondo per trovare poi parcheggio.

Contro la mia volontà, Harry riesce comunque a farmi salire in ascensore; trattengo il fiato nel momento stesso in cui le porte si chiudono e Harry preme il pulsante recante il piano terra.

Sogghigna mentre io mi limito a sbuffare, poi lo vedo voltarsi velocemente verso di me, posarmi entrambe le mani sui fianchi fino a farmi indietreggiare tanto da arrivare alla parete e toccarla con la schiena. Mi bacia le labbra più per evitare che io possa pensare al peggio e si sposta solo quando le porte sono oramai aperte, trascinandomi nell'ingresso per raggiungere Zayn.

La sua Cinquecento bianca è ferma dall'altro lato della strada e stranamente sta piovendo; Harry sale come sempre al suo fianco mentre io prendo posto nei sedili posteriori. Zayn mi regala un occhiolino prima di mettere in moto e partire.

Questa volta non ci perdiamo e Zayn non accenna a lasciarci a piedi, nonostante Harry abbia sempre da ridire su come guidi. Zayn però non ribatte, forse perché è il suo compleanno o semplicemente perché non ne ha voglia. Fortunatamente troviamo parcheggio vicino all'ingresso del locale, ma le mie guance si bagnano ugualmente di pioggia.

Zayn apre la porta, tendendola tale perché io possa passare subito dietro di lui, con Harry a chiudere la fila come di consueto. All'interno aleggia un vago sentore di tabacco, ma non è per nulla rumoroso come invece pensavo; scorgo Louis, Liam e Niall seduti al tavolo in fondo alla sala.

È Niall il primo ad accorgersi di noi perché è l'unico che al momento non ci sta dando le spalle; ci fa un cenno con la mano, così anche gli altri due si voltano nella nostra direzione. Louis si alza in piedi, dando una pacca sulla spalla a Zayn quando si accomoda dall'altro lato del tavolo.

«Raggio di sole, sei splendida come sempre.»

Louis mi abbraccia calorosamente e ricambio quel gesto d'affetto anche se un po' troppo smisurato nonostante sia io; lo sento augurare buon compleanno ad Harry mentre raggiungo Niall e Liam, dando loro due baci sulle guance.

Prendo posto accanto a Niall perché la panca sulla quale è seduto ha posto solo per due persone; gli altri si accomodano dopo aver fatto gli auguri a Harry. Liam e Zayn sono seduti sulla panca dall'altro lato del tavolo, mentre Louis è a capo tavola, alla destra di Harry.

«Serve da bere!» La voce di Louis riesce sempre a sovrastare quella di tutte le altre.

Alza un braccio ad attirare l'attenzione di una delle cameriere. È una ragazza dai capelli rossi legati in due simpatiche trecce alla francese ad avvicinarsi e a posare una mano sulla spalla di Louis, come se lo conoscesse da sempre.

«Dimmi Lou.»

«Facciamo un giro di birra. Congelata, cucciola.» Non la chiama per nome, ma con un soprannome affettuoso e sì, decisamente si conoscono bene.

Ritorna qualche istante più tardi lasciando un vassoio sul tavolo per potersi avvicinare ad Harry e baciargli le guance tre volte, augurandogli buon compleanno. Harry si lascia baciare con un sorriso dipinto sulle labbra, solo per alzarsi e abbracciarla stretta; di baci lui gliene lascia quattro.

Niall deve accorgersi della mia espressione perché mi scivola vicino, mormorandomi all'orecchio che Lottie è la cugina di Louis ed è cresciuta insieme ad Harry; Louis la sua bottiglia di birra la alza verso il cielo: è un brindisi il suo.

«A Harry!» Esclama, incrociando gli occhi del festeggiato per sorridergli apertamente.

Harry fa un debole cenno di ringraziamento con il capo, facendo poi scontrare il collo della sua di bottiglia con quella di Louis prima di ripetere il gesto con tutti gli altri; le dita di Harry si intrecciano alle mie.

Louis non impiega molto tempo a concludere la sua birra e Niall non è da meno; mezz'ora più tardi ho le maniche della camicetta arrotolate poco elegantemente e sul tavolo ci sono bottiglie di birra vuote e bicchierini con appena un goccio di liquido trasparente al loro interno.

Solo ora noto che nessuno di loro, a differenza di Harry, indossa le maniche lunghe e questo mi permette di notare i vari tatuaggi che ognuno di loro ha impresso sulla propria pelle; quelli di Harry li conosco a memoria e non mi resta altro che concentrarmi su quelli di Liam, Zayn e Louis.

Niall sembra non averne di visibili. Louis e Zayn hanno gli avambracci interamente ricoperti con i disegni più strani e molti di essi sono a malapena riconoscibili; Zayn ha un tatuaggio particolarmente bello ed elegante sul dorso della mano. Ne hanno anche sul petto, entrambi indossano magliette piuttosto scollate.

«Siete per caso membri di qualche setta in cui prendono parte solo le persone tatuate?»

Nemmeno mi rendo conto di aver dato voce ai miei pensieri; i ragazzi scoppiano a ridere rumorosamente e Harry mi porta un braccio intorno alle spalle, schioccandomi un sonoro bacio sulla guancia.

«Forse è il caso che anche tu ne entri a fare parte, che dici?» Ribatte Louis, facendomi un veloce occhiolino. «Oppure sei anche tu una persona che non ha nemmeno un tatuaggio? Dove sei vissuta fino ad ora?»

«No, non ne ho nessuno.» Harry si stringe nelle spalle quando Louis si volta verso di lui, come a cercare una spiegazione da parte sua.

«Non ti piacciono?» È Zayn a domandarmelo.

«No, mi piacciano. Solo... non su di me.» Louis mi osserva confuso.

«Non hai mai pensato di fartene uno?» È Liam a porre la domanda.

«Un tatuaggio è difficile da scegliere.» Louis schiocca le labbra.

«Ah sì? Alcuni non ricordo nemmeno il perché io li abbia fatti» ribatte, stringendosi nelle spalle e battendo il cinque che Harry sta aspettando con la mano a mezz'aria. «A volte mi chiedo persino quando di preciso io li abbia fatti.»

«Tu sei un caso perso, Louis.» Mormora sogghignando Harry, passandosi poi una mano tra i capelli.

«Anche Niall è vergine in materia di tatuaggi.» Aggiunge Liam, indicando il diretto interessato con il collo della bottiglia.

«Sì beh, solo in quella di materia.» Fa eco in fretta Louis.

«In mia difesa: non ne vado pazzo.» Replica velocemente Niall.

Sorrido in fretta perché in questo preciso momento Niall sembra quasi non c'entrare nulla con loro. Ha la pelle chiara, tanto quanto i suoi capelli. Il resto dei ragazzi ha una carnagione più scura, così come i loro capelli fanno a pugni con quelli di Niall. Eppure si completano a vicenda e sono piuttosto sicura che se anche uno solo di loro mancasse all'appello, l'assenza si sentirebbe eccome.

«Oh, a proposito» Louis schiocca le dita attirando l'attenzione di tutti, rivolgendosi però principalmente ad Harry. «Ho appuntamento con Tom domani pomeriggio, deve finirmi il lavoro sul braccio. Mi accompagni, vero?» Harry annuisce velocemente, senza bisogno di parlare.

Louis batte una mano sul tavolo, chiamando nuovamente Lottie.









Lo studio di Tom non è molto distante dal nostro quartiere, tanto che Harry stesso ha insistito per andare a piedi; Louis ha invece deciso di usare la bicicletta e continuo a non capire come mai.

Camminiamo mano nella mano, più perché io sento freddo che per altro e lo studio lo raggiungiamo una buona mezz'ora più tardi; Harry si diverte fin troppo ad allungare i tragitti.

La voce di Louis mi arriva alle orecchie non appena Harry apre la pesante porta di vetro; è seduto sulla poltroncina all'ingresso mentre Tom si trova dall'altro lato del bancone.

Louis si volta e Tom alza lo sguardo dall'enorme iMac su cui sta lavorando; le braccia interamente tatuate, così come buona parte del collo, le noto immediatamente. Harry gli stringe la mano prima di dare una pacca sulla spalla a Louis.

«Tom, il nostro tatuatore di fiducia» mormora Harry, indicando poi me. «Lei è Mia.» Tom sorride allungando una mano verso la mia e il suo volto sembra quasi illuminarsi; al naso porta un anellino che cattura le luci artificiali dello studio.

«Stavo giusto finendo di aggiustare il cervo di Louis.» Ci informa Tom, tornando a sedersi e mostrandoci il disegno.

Louis batte le mani entusiasta e si tira su le maniche del maglioncino: freme dalla voglia di cominciare e soprattutto, di finire. Harry traffica con qualcosa all'interno della tasca posteriore dei jeans neri che indossa poi estrae un foglietto un po' troppo accartocciato e lo porge a Tom.

«Un regalino per te.» Annuncia e Tom apre il foglietto, sorridendo; Tom sembra non fare mai domande, li asseconda senza dire una parole per far cambiare loro idea.

«Oggi?» Capisco che si tratta di un nuovo tatuaggio, ma non ho minimamente idea di che cosa possa aver pianificato; Harry annuisce.

«Se hai tempo.»

Tom armeggia ancora qualche istante con lo schermo dell'iMac, fa un cenno affermativo e poi chiede a tutti di seguirlo nell'altra stanza non prima di aver chiuso la porta a chiave; lo studio in realtà è chiuso oggi.

Louis si accomoda sul lettino, togliendosi il maglioncino e rimanendo così a torso nudo; Tom si posiziona velocemente accanto a lui, montando in fretta la macchinetta. I brividi che mi corrono lungo le braccia non appena quella prende vita cerco di ignorarli il più possibile.

Harry si è seduto sul divanetto al mio fianco e sta sfogliando distrattamente una rivista. In realtà è concentrato sui disegni riportati, lo capisco dal modo in cui aggrotta le sopracciglia.

«Che disegno hai fatto vedere a Tom?»

«Non lo dirò certamente a te.» Harry alza lo sguardo e sorride, così che la fossetta gli compaia all'istante.

Metto su velocemente un broncio con la speranza che possa cascarci, ma Harry si limita semplicemente a sogghignare, scuotendo la testa senza darmi ulteriori indizi. Sbuffo e torno a sostenermi il mento con la mano, concentrandomi su Tom fino a quando il cervo di Louis non è finalmente terminato.

Louis sospira di sollievo e i lineamenti del viso tornano a essere quelli di sempre; Tom passa della carta assorbente sul suo braccio, pulendo per bene il tatuaggio. Louis salta velocemente giù dal lettino, avvicinandosi allo specchio fissato alla parente di fronte, specchiandosi e rimirandosi; ha un sorriso smagliante in viso, ma Tom lo costringe a tornare seduto, ché deve finire di medicarlo e bendarlo, oppure rischierà di macchiare tutto ciò che indossa.

Obbedisce, ma deve salutarci subito dopo, ché di tempo da perdere con noi non ne ha più, qualcuno deve pur lavorare e guadagnare. Harry lo vedo armeggiare con la manica del suo di maglioncino, cercando di arrotolarlo decentemente fino su al gomito; mi ha solo detto che il tatuaggio lo farà sul polso.

Tom sta preparando nuovamente il tutto e Harry ha già preso posto sulla poltroncina, con il braccio sinistro disteso sul lettino, il palmo rivolto verso il basso. Tom mi aiuta a trascinare l'altra poltroncina nelle immediate vicinanze; Harry mi fa un occhiolino.

«Non sbirciare, d'accordo?» Tom infila i guanti neri mentre io sbuffo.

«Perché non me lo vuoi dire?» Tom sogghigna appena e Harry fa altrettanto.

«Una volta finito potrai guardare.» Replica Harry ed io so bene che si tratta di una risposta vaga; sono fin troppo curiosa. Però obbedisco alle sue parole e mi siedo comodamente, in modo da non avere una buona visuale.

«D'accordo» borbotto; Tom si avvicina con della carta, posandogliela sul polso per imprimere il disegno. «Farà male?» Sono curiosa e forse persino preoccupata; i lineamenti di Louis li ho visti chiaramente.

«Sopportabile.» Replica Harry, facendo cenno a Tom di poter iniziare senza problemi.

Tom si concentra subito e il ronzio torna a invadere lo spazio circostante; devo resistere davvero alla tentazione di sbirciare e così mi concentro sul viso di Harry: ha la mascella tesa, non deve essere poi così sopportabile perché chiude persino gli occhi a qualche passaggio, soprattutto quando Tom deve ripassare le linee per marcarle ulteriormente.

Il pugno che Harry tiene sul ginocchio è serrato e vi poso la mia mano senza pensarci troppo; Harry non sussulta, semplicemente apre la mano per intrecciare le sue dita alle mie, ringraziandomi silenziosamente.

Lascio la presa solo quando Tom annuncia che il disegno è ormai completo; non alzo lo sguardo, ma so che Harry sta sorridendo, anche se non mi dà la possibilità di poter sbirciare.

Tom si sfila i guanti, lavandosi poi le mani e stirandosi le braccia fin sopra la testa; si siede di nuovo sullo sgabello, guardandomi con circospezione.

«Vuoi davvero farmi credere che te ne andrai da qui senza avermi dato la possibilità di poterti tatuare?» Me lo dice con un sopracciglio inarcato e un sorriso ad aleggiargli sul viso.

«Come?» Harry sogghigna dietro di me, aggiustandosi la manica del maglioncino.

«Non puoi uscire da qui senza un tatuaggio, non lo hai letto il cartello all'ingresso?»

Questa volta sussulto, voltandomi addirittura verso Harry quasi a cercare aiuto da parte sua. Lui però si stringe nelle spalle con un sorriso arrogante sul viso.

«Non le faccio io le regole.»

«No, no, no. Voi...» Harry mi posa una mano sulla spalla, baciandomi appena sotto al lobo dell'orecchio.

«Mia, stiamo scherzando» mormora in fretta, ridendo però insieme a Tom. «Nessuno ti costringerà a fare un tatuaggio se non vuoi.»

«Oh ci credo bene» sono arrossita. «Anche se fosse, non ho la minima idea di cosa potrei fare. Non voglio finire come Louis, che manco ricorda quando e come se li è fatti.» Aggiungo in fretta, scatenando ulteriori risate nei due ragazzi.

«Facciamo una cosa» mormora Tom, sporgendosi verso di me e posando entrambi i gomiti sulla pelle morbida del lettino. «Dimmi un po': hai mai visto un tatuaggio addosso a qualcuno e pensato qualcosa come questo lo vedrei bene anche addosso a me

Ci penso su realmente e per qualche istante tutto ciò che mi viene in mente sono Evan e Matt: Evan ha la mia iniziale tatuata sul costato, giusto all'altezza del cuore e Matt invece ha quelle di sua sorella e del suo fratellino minore. Persino Harry ha l'iniziale di Gemma sulla clavicola e la rosa per sua madre.

«Sì, forse.» Mi ritrovo ad annuire e sento Tom sorridere; Harry invece credo sia semplicemente curioso. Molto curioso.

«Di che cosa si tratta?».

«Qualcosa di piccolo, quasi invisibile, ma che so che c'è: le lettere, le iniziali di qualcuno di importante» Harry sorride perché in fondo ha capito dove io voglia andare a parare. «Mio fratello ha la mia e Harry ne ha una per sua sorella. Credo che mi piacerebbe una cosa di questo tipo.»

«E di chi?» Mi chiede Tom, sedendosi meglio sullo sgabello.

«Di mia madre.» Tom sorride poi si scusa con la promessa che sarà di ritorno in un baleno.

Harry mi guarda negli occhi per qualche secondo e mi accorgo che il sorriso di poco fa è ormai sparito. Mi prende il viso tra le mani, portandomi vicino e baciandomi le labbra, mordendomi appena il labbro inferiore quando si allontana.

Tom ha con sé un iPad e mi fa cenno di avvicinarmi per poter guardare meglio; l'iniziale di mia madre l'ha disegnata in caratteri diversi e mi dice che può continuare fino a quando non troverò quella che più mi soddisfa; scuoto la testa perché in realtà ho già scelto.

«Dove la facciamo?» Mi mordo appena il labbro, indicandogli poi lo stesso punto in cui Evan si è tatuato la mia: in corrispondenza del cuore, è che deve stare.

«Togli la camicetta e sdraiati.» È Harry a parlare questa volta, mentre Tom è voltato di spalle a preparare nuovamente il tutto.

Obbedisco con il cuore che mi batte all'impazzata contro la gabbia toracica. Non posso permettermi di avere tutta questa paura, non con due persone che hanno addosso più inchiostro che pelle.

Tom mi chiede il permesso di alzare leggermente il reggiseno, così da avere più libertà di movimento. Non mi posa nessun pezzo di carta addosso, mi indica semplicemente il punto in cui lavorerà a mano libera, sempre che io mi fidi di lui.

Mi fido, dopotutto Harry e Louis si fidano di Tom; la macchinetta viene accesa per la terza volta e Harry mi si posiziona accanto, con la sua mano a stringermi appena la gamba.

«Ti ucciderò se sentirò del male.» Borbotto, scostandomi una ciocca di capelli dal viso; Tom sogghigna dal basso.

«Stringi solo la mia mano, okay?» Replica Harry, cercando di non sorridere poi troppo apertamente.

«Ci vorrà appena qualche minuto Mia, non te ne accorgerai neanche.» Mi rassicura Tom, avvicinandosi pian piano, attendendo però un cenno da parte mia per poter iniziare.

Ed è realmente così perché ho appena il tempo di chiudere gli occhi un paio di volte e di stringere appena la mano di Harry che Tom annuncia di aver finito.

«È bellissimo.» Mormoro, ammirandolo poi nello specchio; Tom mi regala semplicemente un occhiolino, tornando nella sala principale e permettendomi di rivestirmi.

Harry paga il suo tatuaggio, ma Tom rifiuta categoricamente quando tiro fuori la carta di credito; mi dice di averlo fatto di proposito, che tutti tornano per un secondo tatuaggio.

Non ne sono propriamente convinta e infatti gli dico che in realtà ci penserà poi Harry a sdebitarsi per entrambi.

Di ritorno a casa al dolore ormai non ci penso più, sono solo concentrata sul tatuaggio di Harry, curiosa di sapere di che cosa si tratta. Entriamo direttamente nel suo appartamento e mi siedo in fretta sul divano, incrociando le braccia al petto, in attesa.

Harry sorride e si toglie il parka con una lentezza teatrale, fino a quando non sbuffo. Prende poi posto sul divano e armeggiando con la pellicola trasparente, riesce a srotolarla del tutto; trattengo il fiato quando lo vedo.

Lo osservo minuziosamente e sento Harry sorridere quando gli sfioro la mano.

«Perché un'àncora?» Glielo chiedo con un filo di voce; Harry preme le labbra sul dorso della mia mano.

«Perché di tutti i posti in cui vorrei essere, questo è quello che mi dà sicurezza e da cui non me ne andrei mai.»

Fortsรฆt med at lรฆse

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