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"Ehi, sono a casa", sussurrò Kenma, facendo capolino nella loro camera.

Kuroo era sdraiato sul letto, con un libro in mano e gli occhiali da lettura poggiati lungo il ponte del naso.

Alzò lo sguardo quando lo sentì, chiuse il libro e lo mise accanto a sé. "Ehi, bentornato. Com'è andata a lavoro?"

Kenma era consapevole che lui ora vivesse la sua vita lavorativa attraverso se stesso; aveva dato le dimissioni all'università da qualche mese ormai e trascorreva la maggior parte del tempo nel loro appartamento.

Ormai la sua debolezza era più che evidente.

Trascorreva il suo tempo seduto o sdraiato, in quanto bastava poco per affaticarsi, e più volte tentava di controllare il suo respiro, o semplicemente leggeva dei libri per evitare di pensare.

Guardandolo ora, Kenma notò per la prima volta le guance incavate del ragazzo e il suo viso più scarno di quanto potesse ricordare.

"È andato tutto bene. Pubblicheremo un gioco tra un paio di mesi, se tutto procede come previsto." Si avvicinò a Kuroo, chinandosi per premergli un bacio sulla sua fronte, facendolo sogghignare leggermente. "Tu invece?Cosa hai fatto oggi?"

"Ho letto un bel po', e poi ho guardato la partita di Bo in TV. Mi chiedevo quando saresti tornato a casa".

Il bassino cercò di non soffermarsi sul fatto che ormai il suo ragazzo non fosse loquace come una volta, che la sua voce non risultasse vivace e allegra come sempre. Non gli dava fastidio, solo un po' di nostalgia; ma ormai stava imparando a conversare con lui, anche se in maniera diversa dal solito.

"Hanno vinto?" Chiese Kenma mentre entrava nella loro cabina armadio, togliendosi l'abito dell'ufficio e indossando una felpa con sotto una delle magliette di Kuroo.

"Sì, avresti dovuto vedere le schiacciate di Bo, è stato fenomenale." Anche senza vedere il suo viso, Kenma poteva sentire il desiderio di poter toccare la palo nella sua voce.

Gli mancava la pallavolo, e lo si poteva affermare dal modo in cui guardava le vecchie foto dei loro giorni al Nekoma.
Guardava entusiasta sempre le partite in televisione e alla fine di esse però sembrava scoraggiato e giù di morale.

Kenma non sapeva come risolvere la cosa.

Una volta che ebbe finito di cambiarsi e si legò i capelli, tornò al letto, lasciandosi cadere ai piedi di esso.

La stanchezza si faceva sentire sempre di più, giorno dopo giorno.

"Sei stanco?" Chiese Kuroo da dove era seduto, un po' più lontano da lui.

Kenma gemette in risposta, sperando che il messaggio arrivasse. "Il lavoro è una tale tortura."

"Sei bravo, però. Sono fiero di te." La sua voce era così sincera che Kenma sentì il calore sbocciare nel suo petto. "Puoi farcela."

"Lo so. È solo stancante", borbottò Kenma con il viso premuto sul materasso. A causa dell'infinita ed eternità di incontri, non era quasi riuscito a trascorrere con il ragazzo tutto il tempo che voleva. Detestava lasciarlo in un appartamento vuoto, da solo per ore e ore.

"Sto pensando di vendere l'azienda" ecco che lo disse. Non lo sapeva nessuno ma era un tarlo che giaceva da tanto tempo nella sua mente, una possibilità che alleggerito la sua routine e che gli avrebbe tolto tutto quello stress di dosso. Sembrava una vittoria, ora come ora.

Kuroo, d'altra parte, non la pensava così. "Non puoi farlo! È il lavoro della tua vita da quando eri all'università! Hai fatto così tanti sacrifici, perché dovresti buttarlo via adesso? "

the galaxy is endless // kuroken (TRADUZIONE)Where stories live. Discover now