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Il funerale era stato abbastanza tranquillo.

C'erano molte persone lì, la maggior parte Kenma non li conosceva nemmeno. Molti erano i colleghi di Kuroo, a quanto pare. Cercò di ignorare la rabbia che gli sormontava in petto per coloro che non erano passati nemmeno per una visita, nemmeno quando sapevano bene che sarebbe stata la loro ultima possibilità.

Un paio di loro gli offrirono le loro condoglianze, alle quali Kenma poté solo balbettare un semplice "grazie". Uno gli aveva persino detto che le composizioni floreali della cerimonia erano adorabili, ma pensò che fosse un commento davvero stupido.

Non poteva comunque prendersi il merito della maggior parte delle cose presenti quel giorno. Akaashi si era preso spontaneamente l'incarico di pensare a tutto ciò che era necessario per il funerale, lasciando a Kenma il compito di elaborare ciò che era successo. Non che fosse una cosa facile, pensò. Ma oramai, l'unica cosa che potesse fare, l'unico gesto che un vivo avesse mai potuto compiere nei confronti di un morto, era quello di onorare la sua memoria.

"Sicuro di farcela? Non sei obbligato a parlare davanti a tutti se non te la senti" chiese Akaashi accanto a lui. Il corvino continuava a preoccuparsi per lui e gliene era grato. Lo avevano addirittura quasi costretto a rimanere nella stanza degli ospiti sua e di Bokuto fino a quando la sua angoscia non si fosse placata un po', stanco del fatto che le sue emozioni e le sue azioni fossero sbagliate.

Perché dopotutto, chi non ha pianto al funerale della propria anima gemella?

Persone che conosceva a malapena lo fissavano senza dubbio, chiedendosi come avesse fatto a non versare una lacrima in tutto quel tempo. Oh, l'amministratore delegato dalla faccia di pietra, non doveva preoccuparsi per niente, non aveva perso la propria persona amata. Forse pensava che Kenma non fosse abbastanza innamorato di lui, del suo Kuroo.

Ciò che non sapevano era che Kenma fosse già in lutto, da tempo ormai. Si era addolorato ogni singolo giorno da quando Kuroo gli aveva dato quella spiacevole notizia, non era passato un giorno in cui non si fosse sentito come se stesse annegando in un abisso senza fondo, pieno di dolore.

Non aveva bisogno di piangere davanti a una sala di persone alle quali non importava, che non avevano assistito a quella continua sofferenza, giorno dopo giorno. Non avrebbero mai potuto capire.

Il dolore era una cosa strana. Kenma desiderava che fosse uguale a quello dei film. Avrebbe voluto poter piangere ogni lacrima che aveva un corpo, urlare fino a perdere la voce, per poi alzarsi e avere la motivazione per onorare la memoria di Kuroo, e andare avanti con la sua vita.

Il dolore non era così poetico come molti immaginavano.

Per Kenma, esso era poggiato pesantemente sul suo cuore, premendolo e soffocandolo, togliendogli ogni singola goccia di forza. Si sentiva spento, vuoto, incapace di reagire.

Fece un cenno ad Akaashi, le mani che stringevano il pezzo di carta sul quale aveva cercato di scrivere qualcosa che somigliasse a un discorso. Scoprì subito con sgomento che non c'erano parole che potessero rendere giustizia a Kuroo o per descrivere la persona che era.

"Ok, siamo qui per te," aggiunse Bokuto dall'altro lato di Akaashi. I tre erano seduti in prima fila, il braccio di Bokuto scavalcò la spalla del corvino in modo che potesse accarezzare dolcemente il bassino. I suoi occhi erano cerchiati di rosso, così come quel giorno.

Senza ulteriori indugi, la cerimonia iniziò. Kenma cercò di ascoltare le parole he venivano pronunciate, ma era come se fossero insensate, il suo cervello sembrava non riuscire ad elaborarne il significato.

Ebbe lo stesso problema con il discorso del collega Kuroo che Kenma non riconobbe, e anche con Bokuto, il cui discorso era così emozionante che fece commuovere tutti, tranne Kenma, ancora con il volto impassibile e spossato.

E poi fu il suo turno. Akaashi gli pose una mano confortante sulla schiena mentre si alzava e iniziò a camminare, un piede dopo l'altro. Prese un respiro profondo quando raggiunse il leggio, lisciandovi sopra il foglio di carta per leggerlo. Ma mentre i suoi occhi scorrevano sulle parole, non poteva fare a meno di pensare quanto non fossero adatte. Non riuscivano nemmeno a dare una piccola immagine di ciò che fu Kuroo per lui.

Decise di non pronunciarle.

Avrebbe invece cercato di parlare con il cuore. Quello che avrebbe voluto dire a Kuroo, se fosse qui ad ascoltarlo, e forse era così. In cuor suo lo sperava.

"Ciao", iniziò Kenma. "Ehm, se non ci siamo incontrati, mi chiamo Kenma. Sono l'anima gemella di Kuroo, intendo Tetsurou." Sono. Quella frase non sarebbe mai stata la passato. Era, è, e sarebbe sempre stato la sua anima gemella, lo avrebbe detto sempre, orgogliosamente.

"Penso che sappiamo tutti quanto siamo stati fortunati ad aver avuto Kuroo nelle nostre vite. Non c'è davvero nessuno là fuori come lui, e penso che mai ci sarà. Se qualcuno mi avesse detto che fosse una sorta di angelo custode, probabilmente gli avrei creduto. Era il tipo di persona che ti sostiene sempre, dando amore più di ogni altra cosa. Ho sempre desiderato poter vedere il mondo nello stesso modo in cui lo vedeva lui. Mi ha insegnato molto. Non solo le stupide nozioni scientifiche a cui era così affezionato, ma mi ha insegnato anche tanto altro. Mi ha fatto capire cosa significa essere gentili, cosa significa essere veramente forti e come essere resilienti. Soprattutto mi ha insegnato ad amare, e come ci si sente ad essere amati." Kenma, quando cominciò a parlare, gli pareva che le parole uscissero dalle sue labbra uscissero da sole, provenendo direttamente dal cuore.

Poteva sentire Bokuto singhiozzare da dove era seduto, si chiese se avesse dovuto piangere anche lui.

"Fin da quando avevo sette anni, ho sempre saputo che Kuroo Tetsurou fosse la mia persona. Sono stato davvero fortunato ad essere la sua anima gemella, lo considero un vero e proprio privilegio e non ho mai avuto bisogno di un marchio per comprenderlo. Abbiamo sempre affrontato tutto insieme, abbiamo condiviso ogni esperienza. Non sarebbe mai potuta essere un'altra persona, ero consapevole da sempre che fosse lui e solo lui." Le parole di Kenma erano un'eco di quelle che Kuroo gli disse quando aveva compiuto 16 anni. 

Kenma avrebbe potuto dire di più. Avrebbe potuto raccontare alcuni dei loro ricordi più preziosi, alcuni frammenti delle loro conversazioni, tutti i modi in cui Kuroo avesse sempre realizzato i suoi sogni, ma c'era qualcosa che lo tratteneva. Erano momenti tanto preziosi quanto intimi, e forse era il caso di lasciarli per sé.

 Kenma si morse il labbro inferiore lievemente. Ancora una volta, non pianse. Rimase impassibile davanti a quella moltitudine di persone. 

 "Lo amo" sussurrò piano.

Era l'unica cosa che aveva ancora da dire.

the galaxy is endless // kuroken (TRADUZIONE)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora