Con la voce neghi, ma con il corpo la ami

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Emma aprì leggermente gli occhi. La testa le scoppiava e sentiva uno strano sapore di metallo e alcol nella bocca.

Vide Al guardarla e un luccichio di disperazione brillare nei suoi grandi occhi verdi.
Quella disperazione che mal si addiceva al  leggero sorriso che le stava porgendo, fece pervadere il corpo di Emma di brividi, che sembrarono amplificati dall'alcol nel suo corpo.

Le sembra di star sognando, le sembrava tutta una sua fantasia, frutto della sua mente a cui piaceva prenderla in giro.
Doveva essere per forza finzione, non poteva trattarsi della realtà, perchè se così fosse stato, allora Al era veramente lì con lei.

"Non stai sognando. Sono qui" le bisbigliò accarezzandole la guancia. Quel tocco delicato e amorevole, che solo da sua nonna e suo padre aveva ricevuto.
La sua guancia già calda e arrossata, sembrò surriscaldarsi come ferro sul fuoco, e il suo corpo si riempì di altri brividi, che le fecero venire al pelle d'oca.

Non era un sogno. Lui era tornato.

Scostò lo sguardo come scottata, da quegli occhi verdi che le avevano promesso tanto, ma che poi erano spariti nel nulla.

Non ci sarebbe cascata un'altra volta. Non avrebbe lascito di nuovo alle emozioni di impossessarsi di lei e di schiacciarla ancora.

"Dove sono?" Chiese guardandosi attorno.

C'era un forte profumo di incenso e della musica classica suonava a basso volume nella stanza.

"A casa di miei amici" rispose continuando a guardarla. Rispose con voce atona, cercando di non mostrare il dolore che provava in quel momento nel leggere i suoi pensieri, nel vederla spostare lo sguardo, schifata da lui.

Ecco cosa aveva ottenuto.
La paura era scomparsa, ma ora ciò che vedeva e leggeva in lei, era anche peggio del terrore: l'indifferenza.

"Cosa mi è successo?"
"Sei svenuta nella libreria dell'istituto e ti ho portata qui per farti curare"
"Sono medici?" Chiese continuando a guardarsi attorno.
Tutto era meglio, rispetto ai suoi occhi verdi, avrebbe guardato anche lo Shinigami se fosse stato in quella stanza, avrebbe preferito qualsiasi cosa pur di non guardare lui.

Perché sapeva, che sarebbe scoppiata.
Sapeva che la sua bolla di indifferenza, era fin troppo precaria per riuscire a resistere agli occhi del suo carnefice.
A quegli occhi che per primi, erano riusciti a scioglierle il ghiaccio che aveva attorno al cuore.

"No..." disse sospirando e mettendosi seduto sulla poltrona vicina.

Si stava rassegnando all'idea che non lo avrebbe più guardato.
Non lo avrebbe mai perdonato.
Aveva ragione Marla: niente sarebbe tornato più come prima.

"Capito. Sono come te" rispose continuando a fissare il vuoto.
"Si e no. Non sono draghi. Nathan e una strega e Adrien un vampiro. Ti hanno fatto bere il sangue di Adrien"

A quelle parole, la ragazza si voltò di scatto, con la testa che le girava e pulsava dolorante.

"No" rispose sorridendo Al, mentre leggeva i suoi pensieri. "Non è bevendo il sangue di un vampiro che lo si diventa. È un processo molto più complicato"

Emma sorrise per una frazione di secondo, prima di ricomporsi immediatamente e tornare a fissare il pavimento.

"Perchè ho questo sapore di alcol in bocca?"

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